Capitolo 18 - Attesa (R)

Anno Domini 2531 – 468 della Nuova Era
Laguna veneta, Isola di Poveglia

Quando io e le mie compagne siamo finalmente stati liberati il sole era ormai alto. Né io né la Dottoressa abbiamo ancora compreso se in effetti dobbiamo considerarci ancora prigionieri o se il nostro status sia mutato. Una volta usciti dall'abitazione dei nostri custodi essi ci hanno lasciato muovendosi in direzioni opposte: il vecchio Anton dev'essere andato a far visita ad un vicino a cui probabilmente ha sottoposto una qualche richiesta dal momento che, qualche minuto dopo, l'abbiamo visto dirigersi verso il porticciolo e montare a bordo di una barca come aveva fatto Diana subito dopo averci lasciati soli; Giulia è invece rimasta, anche se slegata come noi, all'interno della stanza dove abbiamo trascorso le ultime ore: non ha senso portarla fuori dal momento che non può percepire nulla, e, anche se mi fa male dirlo, sarebbe al momento solo un peso.
-Cosa voleva dire, prima, Dottoressa, quando ha detto che non siamo una Squadra come le altre?- domando alla donna in tuta bianca che cammina al mio fianco mentre girovaghiamo più o meno a caso per l'isola.
-Quel che ho detto. Di solito quelli della Difesa, per lo meno i pochi che ho conosciuto io, si credono una specie di superuomini... di quelli a cui tutto è dovuto e che sanno solo loro cosa è giusto e cosa non lo è.- ribadisce la donna confermando ciò che già aveva osservato questa notte -Voi invece siete diversi... Lei è diverso, Comandante Ferraris: fra voi vi confrontate, Lei non è quel genere di Comandante che impone le sue decisioni sul resto del gruppo. Voi siete veramente una Squadra nel vero senso che la parola dovrebbe avere.-
-Non me n'ero reso conto.- commento io a mezza voce non capendo ancora bene se ci stia dando dei fenomeni da baraccone in qualche modo o se si tratti di veri e propri apprezzamenti. -Forse perché non conosco molti altri Comandanti e... Mah, non so... però a volte ho avuto anch'io la sensazione di non essere veramente nel posto giusto. Per certi versi la mia vita è migliore ora ma... ma d'altra parte è così diametralmente opposta a quello che era prima...-
-Prima di cosa?- domanda incuriosita la Dottoressa fissandomi con quegli occhi nocciola così intensi da sembrare quasi esagerati.
-Provi a dare un'occhiata alla mia scheda e capirà.- mi limito a risponderle io stringendomi nelle spalle, e dopo un secondo di silenzio la vedo sgranare gli occhi per la sorpresa.
-No.... o questo coso è andato...- inizia lei portandosi una mano alla nuca dove vengono iniettati i microchip -oppure Lei è un... Oh diavolo!-
-Già, esattamente, Doc!- le sorrido vagamente divertito dal suo sguardo sorpreso -Un
Pre Separazione vecchio di tipo cinquecento stramaledettissimi anni.-
-Miseria...- sospira la donna con un filo di voce continuando ad osservarmi come una specie di documentario televisivo su una specie animale ancora sconosciuta. Devo ammettere che la cosa mi mette un tantino a disagio, soprattutto perché la cosa aumenta ad ogni mia ulteriore parola.
-Sono nato qui vicino nel lontanissimo 1990, poi, a causa di un problema di vista che hanno tentato di risolvere con un intervento chirurgico andato male, sono stato smesso in stasi nel 2017 e risvegliato qualche mese fa nella vostra epoca nell'Insediamento al di sotto della mia vecchia città.-
-Accidenti... Quindi ha visto la Terza Grande Guerra?-
-In realtà no.- preciso io -Quella è stata qualche decina di anni dopo, anche se in effetti era già tutto abbastanza un casino... scusi il termine.-
-Nessun problema, non si preoccupi. Immagino che non sia stato per niente facile trovarsi a centinaia di anni da casa... senza riferimenti... in un mondo totalmente estraneo e... e senza nessuna persona vicina, senza famiglia... Diamine... non riesco proprio ad immaginare come dev'essere stato.-
-In effetti non è stato per niente facile... non tanto il risveglio in sé, anche se ritrovarsi a vedere perfettamente quando per tutta la vita fino a quel momento eri stato mezzo cieco è stato un bel cambiamento..., la cosa dura da accettare è stata tutta la faccenda del sottosuolo, dei Lunari ecc... e tutta la tecnologia che avete in quest'epoca... anzi, che abbiamo in quest'epoca, dato che ormai ci sono dentro fino al collo. Comunque fortunatamente non sono da solo... almeno quello ha aiutato un po'.-
-In che senso non è da solo? Ok, si sarà fatto degli amici, avrete pur legato col resto della Squadra, ma...-
-No, non in quel senso, anche se comunque ha ragione sul fatto di aver instaurato amicizie. Deve sapere che nel gruppo di Pre Separazione a cui appartenevo anch'io... c'era anche parte della mia famiglia: c'erano la mia sorellastra e... e sua figlia, mia nipote, il Soldato Rossetti.-
-Cosa? No, aspetti... come...?- balbetta incoerente la donna sempre più disorientata dalle mie rivelazioni, e molti di quelli che ci stanno intorno si voltano a guardarci sorpresi dal suo tono di voce sempre più alto ed acuto.
-Lasci perdere... una storia lunga e terribilmente incasinata: le basti pensare che l'ultima volta che l'avevo vista prima di essere messo in stasi la mia Giulia aveva poco più di un anno.-
-Ok, avevo ragione, siete un gruppo dannatamente strano.- conferma annuendo la Dottoressa McCoy con l'aria di chi è finalmente riuscito a provare oltre ogni dubbio una nuova legge fisica estremamente complicata.
Ma lasciamo perdere la mia famiglia o il mio passato.- riprendo io dopo qualche momento -Cosa ne pensa piuttosto di questa gente?-
-Sembrano parecchio primitivi, almeno dal punto di vista tecnologico: capaci sì di organizzazioni sociali complesse ma comunque alquanto primitive almeno a quanto si può comprendere senza poterne capire il linguaggio. Sembrerebbero sostanzialmente pacifici, o comunque molto chiusi nei confronti di agenti esterni. Se questo sia dovuto a conflitti con altre comunità o alla totale assenza di contatti con esse, ammesso che esistano, questo non si può sapere ancora.-
-Cavolo, e tutto questo l'ha capito solo vivendoci insieme un giorno scarso e non capendo un ca... scusi, un accidente di quello che dicono?- osservo, e questa volta è il mio turno di essere meravigliato da quello che racconta la mia interlocutrice.
-Be', è il mio lavoro: saper osservare i dettagli, metterli insieme nei giusti rapporti e ricavarne ipotesi...- spiega la donna non senza un pizzico di orgoglio nella voce -Se poi queste ipotesi saranno confermate o meno quello lo sapremo solo col tempo, ammesso che si sviluppino relazioni fra la nostra gente ed i Superficiali.-
-Superficiali?- domando sorpreso dal termine che, onestamente, non vedo come possa adattarsi a questa gente anche se non ne so ancora abbastanza di loro.
-Be', come voleva chiamarli, sennò? È la prima cosa che mi è venuta in mente, almeno fino a quando riusciremo a decifrare quel dannatissimo casino che sembra essere la loro lingua e capire se loro stessi si sono dati un nome specifico. Vivono in Superficie, quindi Superficiali... ha senso, no?-
-Sì be'... più o meno. Sorrido io un po' accondiscendente anche se in realtà sto pensando a quanto sono stato cretino a non arrivarci da solo, a quell'associazione di idee.
-Pensa che ora che sembrano fidarsi un minimo la aiuteranno, Giulia?- domando alla Dottoressa mentre ci addentriamo all'interno dell'isola su stradine polverose circondate da macchioni dei soliti alberi grigio-neri.
-Non saprei, non li conosco ancora così bene, cosa crede? Comunque può darsi: forse la ragazza ed il tizio che è partito dopo di lei sono andati a cercare qualcosa che possa aiutarci.-
-Aiutarci?-
-Sì be', ormai ci siamo dentro insieme, in questa situazione, mi sembra!-
-Già, in effetti sì. Pensa che sia prudente far sbarcare sull'isola i miei compagni o è meglio attendere di entrare in rapporti un po' più stretti prima di introdurre altri sconosciuti anche se simili a noi?-
-Non saprei, in effetti...- sospira pensierosa la Dottoressa -Però forse... considerando che c'è anche Sua sorella... penso che dovrebbe permetterle di stare accanto alla figlia. Dopotutto siete gli uni per gli altri le uniche persone vicine rimaste, no?-
-Già. Però ci servirà comunque qualcuno che tenga aperta la via d'uscita in caso la situazione per qualsiasi motivo possa degenerare.-

Giorgia è arrivata in volo da qualche minuto. Appena abbiamo visto Diana e l'altro tizio partire le ho inviato un messaggio per avvertirla, e nonostante il rischio di farsi vedere volare da due che non hanno la più pallida idea che una cosa del genere sia possibile ed il fatto che ancora non sappiamo quando torneranno con la cura per Giulia ha voluto partire immediatamente troncando i miei avvertimenti a metà e chiudendo la comunicazione.
-Dovrei farti rapporto, il teoria, lo sai?- la rimprovero mentre ci allontaniamo dal molo dov'è appena atterrata, ma non riesco a tenere un sorriso lontano dalle mie labbra: è sempre stata così, impulsiva e pronta a scattare ad ogni minima sollecitazione, la mia sorellona!
-Sì, cert... come no?! Perché saresti capace di farlo, vero fratellino?- mi prende in giro lei rifilandomi un colpo sul braccio. Sa benissimo che non ne ho avuta la minima intenzione neppure per mezzo secondo, che l'ho detto solo per mantenere davanti alla McCoy una parvenza seppur minima di disciplina.
Entrambi ridiamo di gusto e voltandomi verso la Dottoressa rimasta un tantino in disparte la chiamo.
-Venga, Doc! Che aspetta? Non ha senso restare piantati qui ad aspettare!-
-Arrivo, Comandante!- risponde la donna facendosi avanti ed accodandosi a me e mia sorella, e dopo un veloce giro di presentazioni tutti e tre ci avviamo verso l'interno.
Non sappiamo ancora quanto tempo ci vorrà perché la ragazza ed il tipo che l'ha seguita tornino, e anche trovassero ciò che cercano quanto ci vorrà perché Giulia si riprenda. Tanto vale, nel frattempo, cercare di scoprire con discrezione il più possibile su questa gente e sul luogo dove vivono.
L'isola, se non ricordo male, non è molto grande quindi non vale la pena di dividersi: ci metteremo comunque abbastanza poco ad esplorarla soprattutto in considerazione che una buona parte sembra coperta da boschetti e macchioni di quelle strane piante nero-grigiastre e quindi difficilmente accessibile senza dare nell'occhio.
-Hey, Mike, mi senti?- risuona la voce di Caled attraverso gli auricolari della tuta.
-Sì, Cal, dimmi tutto.-
-Sono appena arrivato al Rover. Qui è tutto in ordine. Vuoi che rimanga qui in attesa o devo spostarmi più vicino, così saremo pronti a filarcela in caso di problemi?-
-Forse è meglio. Però anche col Rover è un gran casino passare dalla foresta, anche dal sentiero che abbiamo fatto noi. Penso che ti convenga piegare a Sud e cercare un punto più accessibile, rientrare verso Est e ripercorrere la costa a ritroso fino a qui. Non possiamo lasciarti segnalazioni o daremo troppo nell'occhio, ti sto inviando le coordinate.-
-Ricevuto. Ci si vede, allora!-
Caled chiude la comunicazione e finalmente posso concentrarmi di nuovo sull'ambiente che mi circonda. Normalmente per la ricognizione si utilizza la Squadra al completo, ma qui in Superficie non abbiamo idea di cosa ci aspetta ed è meglio avere i mezzi per la fuga il più a portata di mano possibile, per questo ho ordinato a Cal di abbandonare la posizione di sorveglianza in cui gli era stato detto di rimanere e ritornarvi solo una volta recuperato il Rover con cui siamo arrivati.
L'isola su cui ci troviamo sembra ritornata improvvisamente indietro di un buon migliaio di anni, al più profondo Medioevo. Le strade che vi erano state costruite sono quasi totalmente scomparse, spaccate e sovrastate dalle erbe infestanti e dal resto della vegetazione di queste zone, l'illuminazione pubblica ed i segnali completamente spariti, il metallo corroso dal potere del sale accentuato dalle radiazioni. Ora che ci penso in effetti non ho ancora visto nessuna traccia di oggetti in metallo neppure addosso o nelle case degli abitanti di questo posto: a quanto pare non hanno ancora raggiunto il livello evolutivo tale da scoprire come lavorarlo oppure non possono appunto a causa delle reazioni chimiche con l'aria malsana della laguna. Facendomi una nota mentale di indagare sulla questione se mai riusciremo ad entrare maggiormente in comunicazione con questa gente continuo a guardarmi intorno. Ovunque fra gli edifici ancora in piedi è un susseguirsi di macchioni più o meno estesi dei bassi cespugli dalle foglioline rotonde o gruppi più o meno numerosi di quei bizzarri alberi dall'aria bruciata e le foglie sottili ed allungate simili a palme. Se non fosse per la bizzarria delle piante, se si trattasse di un qualcosa di più armonioso e simile a ciò a cui ero abituato ai miei tempi, sarebbe tutto sommato un paesaggio piacevole col suo alternarsi di natura ed edifici in pietra. Già, solo edifici in pietra, perché stranamente ancora una volta sono quelli, i più antichi, ad aver resistito meglio. Forse ancora un volta per l'indebolirsi del metallo delle loro armature, le case costruite negli ultimi decenni prima della catastrofe della Terza Guerra sono state le prime a crollare senza quasi lasciare traccia. Gli unici a rimanere in piedi, seppur comunque non esattamente immacolati, sono i palazzi e le costruzioni più antiche, quelle realizzate ancora in pietra. Ed è proprio in quelle che la popolazione dei "nuovi Povegliotti" ha stabilito le proprie dimore. Si tratta di case bizzarre, d'accordo, ma comunque inconfondibilmente case appartenenti ad una popolazione mediamente evoluta o comunque sulla strada di un'evoluzione abbastanza stabile e sicura. Ad ogni porta si notano grandi pannelli più o meno regolari nella forma ricavati dai tronchi neri degli alberi del posto, mentre le finestre sono schermate da quelle lamine giallastre che ho notato ieri sera al mio arrivo, e che, immagino, debbano essere ottenute dalla resina ancora una volta ricavata dalle stesse piante. D'altronde che altre possibilità ha, questa gente, se non sfruttare il più intensamente possibile i pochi elementi di cui possono disporre e che possono essere in grado di manipolare con gli scarsi strumenti che hanno e con l'ingegno umano che, apparentemente, anche una catastrofe come quella di quattrocento anni fa non ha potuto cancellare...?!
Non c'era molta gente, in giro, ed i pochi che incrociavamo non parlavano molto o perché intimiditi dal nostro aspetto così diverso dal loro o perché presi dalle rispettive occupazioni. C'erano bambini che giocavano fuori da molte porte mentre le madri o le sorelle rincorrevano i più vivaci e qualche uomo che abbatteva alberi attorno alla propria casa o, dove questi erano già stati eliminati, tentava di creare un piccolo orto che potesse sostenere la famiglia. Animali non ce n'erano molti, a dire il vero, se non qualche raro esemplare di quelli che sembravano grossi cani molto simili ai vecchi pastori tedeschi o lupi ma a pelo molto corto e decisamente più magri.
-Posso farle una domanda, Dottoressa?- chiedo alla McCoy tornando a guardare le mie compagne dopo aver osservato per un momento una donna tentare di separare un bambino ed una bambina che si stavano azzuffando per giocare con quella che sembrava una trottola di legno.
-Sì, certo, Comandante! Ma non possiamo darci del tu? Non credo che ci sia tutta questa differenza d'età, no?-
-No, in effetti... be' in questo caso... Per caso tu riesci a capirli, questi, quando parlano?- domando incuriosito. In qualche modo ci spero, che lei sia in grado almeno un po' di comprendere la lingua di queste persone, perché il doversi spiegare esclusivamente a gesti sta iniziando ad essere abbastanza complicato, a volte, oltre a darmi la netta sensazione di appartenere come a due specie totalmente estranee. E forse quest'ultima osservazione, ora che ci penso, non è neanche del tutto errata.
-Purtroppo no, Michele, mi dispiace. Sfortunatamente il mio campo di studio non si estende alla linguistica o cose simili. Però non mi dispiacerebbe riuscire in qualche modo a comunicare con loro: sembrano gente interessante anche se un po'... un po' medievali, forse?-
-Già, un pochino. Peccato. Mi sa che dovremmo trovare qualche maniera di spiegarci comunque perché questa cosa dei gesti inizio a non sopportarla più.-
-Infatti. Quando torneremo dalla ragazza e dal vecchio, se non saranno impegnati entrambi con la vostra compagna, potrei provare a ricavarci qualcosa, anche se mi ripeto, non è il mio settore.-
-Tu hai studiato lingue, no, Mike?- interviene Giorgia che fino a quel momento è stata molto silenziosa, immersa probabilmente nelle preoccupazioni per le sorti della figlia.
-Sì, in effetti sì, ma... ma non ne sono così esperto da riuscire a capire la struttura di una lingua, le regole e quant'altro. Per quello ci vorrebbe qualcuno che conosce entrambe le lingue, ma sfortunatamente non esiste nessuno del genere.-
-Be' da qualche pare bisogna cominciare, no? Potresti essere tu, il primo!- mi incoraggia mia sorella strizzando l'occhio -Potresti farti aiutare dalla tua nuova... amica... che ne dici?-
-Cos'è quel tono?!- esclamo io sconcertato che in un momento del genere si metta a fare certe allusioni.
-Hai visto come ti guardava prima di partire?- mi domanda la Ellie intromettendosi a sua volta.
-Ti ci metti anche tu, adesso! Aiuto... sono circondato da pazze!- protesto alzando le mani in segno di resa mentre le due donne si guardano con un sorriso complice. "Non mi piace proprio, questa situazione!"- penso fra me, quando due donne si coalizzano contro di te inizia pure a scappare! E queste due decisamente stanno iniziando ad andare fin troppo d'accordo.
-Intanto direi di pensare a rimettere in sesto Giulia. Per il resto ci sarà tempo e modo, vi pare? Abbiamo altre priorità, al momento!- cerco di farle ragionare, ma nonostante la loro risposta gli sguardi maliziosi che mi lanciano mi fanno pensare che non molleranno l'argomento tanto facilmente.
-Sì sì ok... d'accordo. Fai pure la parte del super-soldato, se ti va!- mi deride mia sorella per poi aggiungere sottovoce in modo che solo io riesca a sentirla: -Guarda che non ci casco, però, non io. Lo so, quanto vuoto ti ha lasciato dentro una certa biondina...-
Proprio in quel momento una voce risuona alle nostre spalle in lontananza. Voltandoci vediamo una ragazza scendere da una barca aiutata da un vecchio dalla barba e capelli grigi.
-E quei due chi sono? Che cavolo vogliono?- domanda Giorgia schermandosi gli occhi dal sole con una mano per vedere meglio i due, che sembrano parlare con noi anche se naturalmente non capiamo una parola di ciò che stanno dicendo. Le uniche parole che intuiamo in mezzo allo sproloquiare agitato e rapidissimo del vecchio sono i nomi mio e della Dottoressa McCoy.
-Non ne ho idea.- dico avviandomi di ritorno verso il porto seguito dalle altre due -Comunque la piccola Diana è tornata e chissà che non abbia novità sulla cura per Giulia.-

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