8.0
Kyla
🏎️
Signorina Knight
Principato di Monaco,
Agosto 2022
🏎️
Aspettai fin troppo una risposta da Max, ma sembrò troppo occupato a guardare il suo telefono per prestarmi attenzione.
«Sai dov'è la stanza di Daniel?» Ripetei e questa volta lo feci urlando, tanto da fargli cadere l'apparecchio dalle mani, che finì sulle sue gambe, dato che era ancora seduto sul pavimento.
«Se vai dritto per il corridoio ci sono due porte una di fronte all'altra, è quella sulla sinistra.» Mi rispose e poi sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Che melodrammatico.
Lo lasciai perdere e mi voltai, seguendo le sue indicazioni. Trovai la camera, ed entrai in quella del padrone di casa, meravigliata ancora una volta dalla grandezza e mi diressi verso l'armadio che aveva le stesse proporzioni del resto.
Spalancando la prima antina, mi accorsi di aver aperto la parte dedicata ai pantaloni, quindi la chiusi, sbattendola con forse troppa enfasi. Continuai l'ispezione trovando qualunque cosa e aprendo l'ultima mi imbattei nelle magliette a maniche corte, quindi ne tirai fuori una a caso e la aprii per osservarla. Poteva andare.
Questa volta appoggiai lo sportello e girandomi trovai Verstappen osservarmi, come al solito con un viso contrariato.
«Dan si incazzerebbe tantissimo se ti lasciassi indossare i suoi vestiti, è molto geloso, rimettila a posto.» Ruppe quei momenti di silenzio che come sempre si venivano a creare.
«Ma non voglio dormire con il vestito, è già scomodo tenerlo addosso e camminare, figurati dormirci.» Enfatizzai, cercando di esagerare nel discorso, ma lui non sembrava abboccare ai miei tentativi di manipolazione.
«Tieni» Affermò togliendosi la t-shirt nera con nonchalance, lasciandomi esterrefatta a osservare il suo petto tonico «Voglio riaverla.» Mi indicò con fare completamente serio, ma per un attimo non riuscii a muovermi e rimasi di stucco. Max mi lanciò la maglietta, che riuscii a prendere al volo senza destare sospetti e mi concentrai a guardare ovunque, tranne che lui.
Avendone abbastanza della situazione, mi avvicinai alla soglia. Il ragazzo non sembrava aver intenzione di spostarsi, però mi bloccai sui miei passi, attirata da quella vicinanza così intima.
I nostri occhi si incontrarono, lui alzò una mano, quasi indeciso se toccarmi o meno, ma poi essa finì sul cornicione della porta, bloccandomi il passaggio.
«Cosa vuoi fare?» Domandai smarrita per un momento, abbassando lo sguardo e guardando la sua pelle che sfiorava la stoffa del vestito. Il suo sguardo scese, incontrando la scollatura che si schiacciava contro di lui, prese un respiro lungo.
«Forse non lo saprai mai.» Commentò liberando lo spazio, perciò girandomi di lato, passai sfiorandolo ancora una volta ed entrai spedita nella stanza di fronte, chiudendo la porta alle mie spalle. Cazzo.
La camera sembrava quasi identica all'altra ma dava l'impressione di essere inabitata, non vissuta. Appoggiai la maglia sul letto a due piazze, avvicinandomi qualche secondo allo specchio che c'era al posto di un'anta dell'armadio, il mio riflesso quasi mi diede fastidio; avevo del trucco colato sotto l'occhio destro e i capelli arruffati come se mi fossi appena svegliata.
Diedi una sistemata veloce con le mani, legai i capelli e allungai le dita alla ricerca della cerniera del vestito, che qualche ora prima mi era stato allacciato da Abigail. Provai in più modi e più volte ad arrivarci ma la mente offuscata dal troppo alcol, sicuramente non aiutava.
Il pensiero di quello che sarebbe dovuto succedere, mi fece venir voglia di dormire con l'abito, sbuffai più e più volte facendo avanti e indietro per la stanza indecisa sul da farsi, afferrai la maniglia in metallo che mi sembrò congelata e aprii la porta, mi affacciai sull'uscio e con voce non troppo alta per evitare di svegliare i ragazzi addormentati in soggiorno, chiamai l'unica persona sveglia.
«Max! Puoi... Puoi venire un secondo?» Udii solo silenzio per qualche momento, ma poi esso venne sostituito da dei passi e feci retromarcia all'interno della camera.
«Si può sapere cosa c'è, ancora?» Entrò di controvoglia e mi pentii di averlo chiamato.
«Puoi solo abbassare la cerniera del vestito? Poi puoi sparire o anche andartene.» Acquistai sicurezza e quasi non gli sbraitai contro. Senza aspettare una risposta mi voltai e attesi.
Vidi il suo riflesso nello specchio muoversi, fino ad arrivare alle mie spalle.
«Basta che dopo la smetti di fare richieste!» Affermò con tono seccato, come faceva a essere così sobrio? Io mi sentivo ubriaca e accaldata, ma forse era la sua vicinanza a farmi avvertire quelle sensazioni.
Spostò i capelli, stringendoli in una mano e li appoggiò da un lato, lasciando il punto scoperto, afferrò metodicamente la cerniera sulla mia schiena e la trascinò in basso con una lentezza estenuante, facendo scivolare il suo dito a contatto con la mia pelle.
«Signorina Knight, se intendeva arrivare ad avermi senza maglietta a slacciarle il vestito, poteva farmelo sapere senza un'umiliazione pubblica.» Si piegò sul mio collo, per arrivare a sussurrare all'orecchio in modo rude. Sentii il suo fiato sulla pelle e non potei fare a meno di spostare lo sguardo verso lo specchio e osservarci. Stavo firmando la mia condanna per l'inferno.
La sua battuta pungente alleggerì un po' la tensione e decisi di buttarla anche io sul ridere, inclinando il collo nella sua direzione e beandomi del respiro caldo sulla nuca.
«Oh no, se non ci fosse stata quella, una semplice giornalista come me, non avrebbe mai attirato le attenzioni del grande Max Verstappen.» Ironizzai, non smettendo di guardarci nel riflesso. Lui si congelò, socchiudendo gli occhi, forse non aspettandosi un affronto con lo stesso tono da parte mia, e appoggiò entrambi i palmi sui miei fianchi.
«Non ho attenzioni per te, tutto il mio interesse si concentra esclusivamente sul mio lavoro.» Ribatté seccato contro la mia pelle; avevo oltrepassato il limite ma era divertente giocare con il fuoco, soprattutto se ad accendere la miccia era lui. Con un dito, fece scendere una spallina del vestito, che rallentò la presa sui miei seni.
«Chiedo venia per la saccenza.» Continuai noncurante a stuzzicarlo, sentii la presa delle sue mani farsi più ferrea e iniziò a farle scendere quasi sulle mie gambe. Mi sentivo bruciare.
Sembrava che la situazione si fosse invertita, ora dava lui l'impressione di voler provocare me, ma mi resi conto di non essere abbastanza lucida e sentii l'urgenza di mettere fine a quel contatto.
«Max...» Quasi lo supplicai: «Questo non ha senso, da sobri non lo faremmo mai.» Mi voltai a osservarlo, trovandomi il suo viso fin troppo vicino. Lui fece qualche passo e fui costretta a indietreggiare contro la scrivania.
«Non è un gioco, sento già caldo, finiremo per bruciarci.» Pronunciai quasi sopraffatta dalle emozioni, stavo dicendo a lui di non fare alcun passo, ma avevo dannatamente voglia che lo facesse.
«Non sto giocando, e anche se lo facessi, gioco solo per vincere, Kyla.» Scandì ogni parola con accuratezza, non potei fare a meno di fissargli le labbra, ed ebbi l'impressione che ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato a desiderarlo. Alzai un dito, toccando la sua bocca leggermente, incantata da quella parte di lui e asservita a immaginare come sarebbe stato baciarla. Era sbagliato.
Il suo odore mi mandava in pappa il cervello, entrava e decideva che doveva essere il mio unico pensiero.
Chiusi le palpebre, un po' per fargli capire che stessi accettando e mi lasciai andare. Mi va bene. Tutto quello che stai pensando.
Si lanciò sul mio collo, baciandolo, mordendolo, facendomi mugolare dal piacere. Le sue mani viaggiarono, scoprendo ogni lembo a cui potesse arrivare, mi strinse le gambe, quasi facendomi sbattere sulla scrivania per mettermi seduta e le fece spalancare per avvicinarsi ancor di più.
Io volevo le sue labbra, avrei voluto sentire l'esplosione che si sarebbe creata, che noi avremmo creato. Infilai le dita tra i suoi capelli, tirandoli, beandomi dei suoi sospiri pesanti. Baciami e se non lo fai tu, lo faccio io.
Con i palmi, presi il suo viso, obbligandolo a guardarmi, da quella distanza potevo contare il numero di sfumature nei suoi occhi. Fece aderire il suo petto nudo con il mio, che con le spalline dell'abito abbassate, era ancora più scoperto.
«Max! Oddio ho il mal di mare!» Rantolò Daniel e fece scattare le mani dell'olandese lontane dal mio corpo, come un riflesso incontrollato «Max mi accompagni a letto!» Continuò la voce, arrivando attutita dalla lontananza del soggiorno. Io rimasi immobile, essendo che la presenza del ragazzo mi teneva bloccata sopra il tavolo.
Se fosse accaduto in quel momento, non ci saremmo parlati più o fermati più, forse si trattava dell'alcol, dell'intera serata... Non avremmo avuto il coraggio forse, di farlo da sobri, di guardarci come se non desiderassimo altro.
I nostri occhi si incontrarono un'ultima volta, in silenzio, quasi come se fosse normale, nella quiete si promisero che non sarebbe successo mai, mai più, di avere la possibilità di rivedersi da così vicino. Il cuore leggero però sapeva che era una menzogna, raccontata per persuadere noi stessi, ma la mente prevalse e bloccò l'immaginazione, lasciando che le parole non dette rimasero impronunciate.
«Sei salva, non finisce qui.» Sussurrò a qualche millimetro dal mio viso, prima di girarsi e andarsene.
E aveva maledettamente ragione.
🏎️
Questo ragazzo mi fa impazzire scusate🙃
Buon pomeriggioooooo!
Come vi sentite dopo aver letto questo ottavo capitolo? Non finisce qui, ha detto Max, sarà davvero così?👀✨✨✨
Ricordate: Tutto quello che succede nel Principato di Monaco è sempre la parte migliore🍿
Non odiate Danny per averli interrotti, aveva solo il mal di mare 💀
Io raga più avanti si va, più amo le cose che scrivo su DR3 🏁
Continuerò a postare qualche spoiler su tik tok ma anche su Instagram, dove ho lasciato un box per le domande, se vi va passate. Vi aspetto✨
Ci vediamo giovedì con l'aggiornamento!
Instagram: mybrightshadow.wattpad
Tik Tok: ire.stories
A presto,
ire
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