𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟑𝟓
27 novembre 2023
ENRICO
Fatti delle domande e datti delle risposte.
Seduto alla scrivania del mio ufficio, continuavo a fissare il messaggio di Samuele. Avevo provato a contattare Filippo senza successo, fino a quelle parole lapidarie ricevute dal suo migliore amico. Doveva essere successo qualcosa per cui Fil ce l'avesse con me, ma non riuscivo a capire esattamente cosa.
Quel mattino, come al solito, lui era stato dolce e desideroso di coccole, e io avevo lasciato casa camminando a due metri da terra per la beatitudine.
Cos'era accaduto dopo? Mi aveva chiesto la calcolatrice e io gli avevo detto dove cercarla. Da lì era scomparso, senza neanche confermarmi se l'avesse trovata o meno. Io le domande me le ponevo pure... ma di risposte neanche l'ombra.
All'improvviso, la porta a vetri del mio ufficio si spalancò con una potenza che temetti si sarebbe infranta contro il muro. Sobbalzai sulla sedia mentre quell'arpia di mia madre entrava come una furia e si sedeva di fronte a me accavallando le gambe e incrociando le braccia. Il suo sguardo sarebbe stato in grado di tagliarmi in fettine molto sottili.
«Enri, non mi interessa cosa tu stia facendo di importantissimo in questo istante. Ora, io e te parliamo un attimo da madre a figlio.»
«Ti sembra il caso di farlo in orario di lavoro?» Domandai stizzito.
«Non ho alternative, visto che a casa ormai non ti presenti più e sei diventato irraggiungibile. Ancora non so dove vivi, ti pare normale un comportamento simile?»
«Se fossi davvero preoccupata per me sarei quasi commosso da tutta questa premura, ma so benissimo che non è così. Quindi cosa ti ha spinto a cercarmi proprio oggi?»
Sbuffò e alzò gli occhi al cielo. La osservai meglio e mi accorsi che il suo viso sembrava più stanco del solito, le palpebre erano appesantite da occhiaie molto marcate e mi chiesi se non fossi io la fonte del suo stress. Nel caso, avrei provato una forte soddisfazione, visto che di solito mia madre si presentava più simile a una statua di ghiaccio, prepotente e autoritaria.
«Enri, tesoro, forse non vincerò mai il premio come migliore madre dell'anno e mi dispiace se ti ho dato l'idea di non mettere mai la tua felicità al primo posto ma...»
«Non c'è nessun ma, mamma!» La interruppi incazzato. «Prima di me c'è sempre stata qualunque altra cosa: il tuo patrimonio, il lavoro e assicurarti la successione. Non dico che tu non mi voglia bene, ma sei sempre stata una donna arida di sentimenti e ho smesso da tempo di cercare il tuo affetto; perciò, non chiamarmi tesoro e vedi di arrivare al punto senza altri giri di parole.»
Le sue labbra si tesero fino quasi a scomparire in una linea sottile e gli occhi si ridussero a due fessure. Non mi avrebbe fregato tanto facilmente, almeno con lei sapevo come non lasciarmi manipolare.
«Hai smesso di cercare il mio affetto quando lo hai trovato in Brando. Dopo che lo hai prosciugato, lo hai abbandonato per cercarne di nuovo da un'altra parte, ma lui è al limite di un esaurimento nervoso. Tua zia non lo aveva mai visto così e non sa più come parlarci. Ieri sera ha dato un pugno in faccia a uno. Ha toccato il fondo, per questo sono qua oggi. Ti prego, parlaci! Se non lo fai per la tua famiglia, fallo almeno per quello che c'è sempre stato tra di voi. Non posso credere che non ti importi più di lui fino al punto di lasciarlo andare alla deriva.»
Mia madre che mi supplicava era qualcosa di inedito a cui non ero preparato. Lei e mia zia continuavano a vedere Brando come l'unica vittima di quella rottura, ma si erano mai soffermate a immaginare quello che provassi io? Brando, il ragazzino pelle e ossa che era stato adottato a nove anni; che ancora oggi aveva attacchi di panico per qualche trauma legato ai suoi genitori biologici; che diceva di amarmi, ma non era mai riuscito a smettere di tradirmi; che sosteneva fossi la sua ancora di salvezza, ma da troppo tempo non mi aveva dato più nulla in cambio. Brando che aveva fatto a botte con qualcuno perché io lo avevo lasciato solo. Come aveva predetto mia zia, aveva combinato una cazzata per colpa mia.
Dunque, secondo la logica, toccava a me rimediare.
«Mamma, io lo capisco che siete preoccupate per Brando, e credimi se ti dico che non ho mai smesso di esserlo anche io. Però, non posso più essere l'unica soluzione ai suoi problemi. L'ho già detto alla zia e lo ripeto a te. Deve farcela con un aiuto diverso.» Senza accorgermene, avevo addolcito il tono della mia voce e vidi mia madre rassegnarsi del tutto.
«Quindi hai deciso di chiuderlo fuori dalla tua vita per sempre?»
Mi agitai sulla sedia prima di rispondere: «Ho un nuovo compagno, mamma, e lo amo in una maniera che non è paragonabile a quello che credevo di provare per Brando. È un sentimento più puro e sincero, e non voglio che la nostra vita possa essere condizionata dal mio passato. Quindi, non credo che sarà per sempre, ma al momento la mia risposta è sicuramente sì, devo chiudere Brando fuori.»
Mia madre si alzò e allungò un braccio oltre la scrivania per darmi una carezza sulla guancia. Non mi scansai di fronte a quel gesto inaspettato, anzi cercai di sentire attraverso quel contatto una parvenza di amore materno che mi era mancato durante la vita.
«Va bene, Enri. Ne parlerò con tua zia e troveremo una soluzione per aiutare Brando. Sono contenta che hai trovato qualcuno di speciale, ma chiediti se puoi davvero andare avanti con lui, senza aver prima chiuso definitivamente con il passato.»
Con quella raccomandazione, si congedò lasciandomi nuovamente solo.
Chiudere con il passato.
Credevo di averlo fatto, ma era avvero così? Alla psicologa avevo detto di sì, e ultimamente ci eravamo concentrati a lavorare per far andare bene il rapporto con Filippo.
Cercai di pensare a come mi sentissi davvero nei confronti di Brando, focalizzai le parole che aveva scritto nella lettera e...
Cazzo!
La lettera.
Che coglione ero stato a non pensarci subito! Avevo trovato finalmente la mia risposta.
***
Suonai con insistenza il campanello di casa Molinari e attesi che qualcuno mi aprisse la porta.
Ero uscito dall'ufficio mollando tutto il lavoro in sospeso, certe questioni personali non potevano aspettare.
Filippo non poteva aspettare.
Per fare presto avevo chiamato un taxi, ma nell'aspettarlo mi ero bagnato fradicio perché avevo dimenticato l'ombrello in ufficio. Il raffreddore era ormai assicurato.
Ad accogliermi fu Samuele.
Accogliere non era proprio l'espressione corretta.
«Alla buon'ora,» controllò l'orologio, «settantacinque minuti dal mio messaggio. Avresti dovuto volare qui.»
«Scusami, ho avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo.»
«Puoi fare di meglio a inventare giustificazioni.»
«Se conoscessi mia madre, capiresti invece che la definizione è proprio adatta.»
Samuele rilassò le spalle e distese le sopracciglia, togliendosi quell'espressione corrucciata che lo caratterizzava.
Ora sembrava molto meno ostile, perciò presi coraggio: «Ha letto la lettera, vero? Come sta?»
«Non l'ha presa benissimo, e non lo biasimo. Ha passato mesi ad accumulare le sue paure senza mai esprimerle per non turbarti. È semplicemente esploso e ora sta vedendo tutto nero.»
«Quelle parole non significano nulla per me, dovrebbe saperlo. Non gliel'ho mostrata perché...»
Samu alzò un braccio per interrompermi e ammutolii.
«Non è a me che devi dire queste cose. Vai da lui. Non ha risposto alle tue chiamate, ma vuole parlare con te. Io prometto di non origliare.»
Lo ringraziai e mi avviai verso camera di Fil. Bussai una volta ma non sentii risposta, così tentai una seconda volta e attaccai l'orecchio alla porta. Mi sembrò di percepire un lamentoso "avanti", perciò entrai in camera.
La stanza era avvolta nella penombra, la poca luce che entrava filtrava attraverso le persiane. Sul letto individuai una montagnetta e intuii che fosse Fil rintanato sotto le coperte. Mi sedetti accanto a lui e gli massaggiai la schiena attraverso il copriletto.
Poi, lo chiamai.
***
SPAZIO AUTRICE: Buongiorno! 💕 oggi vi concedo doppio capitolo perché mi pareva illegale darvene solo uno che finisse così... del resto, questo e il prossimo dovevano essere uno unico dal POV di Enri ma poi mi è sembrato meglio mostrare la discussione da quello di Fil ❤️🩹
In questo capitolo, torna la Miss Simpatia. L'assenza di Enri nella vita di Brando, evidentemente, sta portando conseguenze... addirittura un pugno a uno... chissà che è successo con quel poveraccio 😬 ma non perdiamo altro tempo qua e andiamo oltre!
Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina e ricordate che ogni feedback è sempre gradito! 🫶🏻
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