𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟑𝟎
13 agosto 2023
FILIPPO
Valerio e Samuele erano tornati dalla loro vacanza a Napoli abbronzati da far schifo. Erano anche belli rilassati e, secondo me, avevano messo su un paio di chiletti ciascuno. Trasmettevano benessere, perfetti come sempre, e accolsero Enrico senza metterlo in imbarazzo.
Per fortuna.
Avevo messo le mani avanti con lui, sicuro che lo avrebbero sommerso di domande indiscrete. Invece, dopo aver aperto la porta con sguardi truci, i miei amici dovevano aver visto il dito fasciato di Enrico e deciso di non infierire su una situazione delicata, mettendo per il momento da parte la diffidenza nei suoi confronti.
Non potevo garantire, però, che avrebbero resistito a lungo senza impicciarsi.
«Purtroppo dovrai accontentarti di questo divano letto con il materasso sfondato e di condividere l'unico bagno della casa», spiegò Valerio indicando a Enrico il posto dove avrebbe dormito fino a quando non avesse trovato una nuova sistemazione. «So che sei abituato a ben altri standard, ma in via provvisoria spero vada bene.»
«È perfetto e, anzi, non so proprio come ringraziare te e Paolo per l'ospitalità. Spero di riuscire a trovare un appartamento in affitto entro poche settimane e togliere il disturbo.»
«Non preoccuparti. Quando capirai quanto può essere rumorosa questa casa di notte, accelererai la ricerca!»
Il rumore di uno schiaffo ben assestato sul collo di Valerio riecheggiò nel salotto. Samuele, paonazzo in volto, gli stava rivolgendo una delle sue occhiatacce severe: «Smettila di dire stronzate!» lo rimproverò.
«Che c'è? Mi riferivo a Paolo e Noemi!» si giustificò Valerio sghignazzando. Afferrò il suo ragazzo per un braccio e se lo tirò addosso per stampargli un bacio sulla bocca. Samu si dimenò qualche secondo, ma poi si lasciò andare per accontentare quel gigante buono desideroso di coccole.
Davanti a quella scena, Enrico si portò una mano alla bocca per trattenere una risata, e io mi rilassai, felice dell'atmosfera leggera che si era creata tra di noi. Subito dopo, Enrico posò il borsone sul divano per tirare fuori la sua roba. Non aveva tantissimi cambi, forse sarebbero stati sufficienti per quattro giorni prima di doversi rimettere gli stessi vestiti. Li osservò dubbioso, mentre mi avvicinavo a lui per cingerlo da dietro e appoggiargli la fronte tra le scapole.
«Ti manca qualcosa?», domandai.
«Non ho nulla per andare in ufficio. La prossima settimana mi tocca rientrare dalle ferie e ho solo jeans e t-shirt.»
«Neanche ad agosto vi consentono un dress code più casual?», lo presi in giro.
Si girò tra le mie braccia avvolgendomi a sua volta.
«Io non vado mai in ufficio senza almeno la camicia.» sussurrò sulle mie labbra con un tono talmente sexy che mi fece venire la pelle d'oca. «È la mia regola personale, non un dress code.»
«Beh, è una regola molto rischiosa e che mette a repentaglio la produttività di chi passerebbe la giornata a desiderare di togliertela di dosso.»
Le nostre labbra si unirono in un tocco delicato e, per un attimo, dimenticammo di non essere soli nella stanza.
«Scusate!» Esclamarono Vale e Samu all'unisono. «Le cose sconce fatele a casa vostra.»
Ecco, appunto.
Ci staccammo e guardai i miei amici allibito: «Davvero avete il coraggio di parlare? Avete iniziato voi.»
Scrollarono le spalle, indifferenti alla mia accusa, e ci guidarono per finire il tour della casa. Non era un appartamento molto grande: appena si entrava dalla porta di ingresso si aveva la cucina sulla sinistra e l'ampio salone open space dalla parte opposta; proseguendo dritti vi era il corridoio sul quale affacciavano le camere da letto di Valerio e Paolo e il bagno. Era una casa su misura per due ragazzi che ogni tanto ospitavano i rispettivi compagni e, in via eccezionale stringendosi un po', una persona in più.
«Preparo un po' di caffè, per chi lo vuole», propose Samu. Tutti annuimmo entusiasti e ci spostammo in cucina, dove aprimmo anche il pacco di focaccia che aveva comprato Enrico prima di arrivare da loro.
Vale e Samu ci raccontarono la loro vacanza e, per qualche minuto, ci immergemmo con la fantasia tra le vie di Napoli e le spiagge della Costiera Amalfitana. Avevano passato tre giorni nel capoluogo, ospitati dai loro amici, e quattro a Minori da cui avevano visitato i paesi limitrofi con il battello. A Samu brillarono gli occhi quando raccontò di quanto aveva trovato suggestivo assistere al tramonto dalla terrazza del Palazzo Avino di Ravello.
«E voi? Che avete fatto in questi tre giorni?», chiese entusiasta alla fine del loro racconto.
Io ed Enrico ci guardammo, presi alla sprovvista dalla domanda diretta.
«Noi... ehm...» balbettai, sentendo il calore che mi stava sicuramente imporporando le guance.
«Abbiamo fatto esattamente quello che vi aspettate potessimo aver fatto», rispose alla fine Enrico, serio e senza battere ciglio, come se avesse appena constatato che il cielo è azzurro, «Per tutti e tre i giorni.»
Rimasi a bocca aperta e dovetti sbattere un paio di volte le palpebre per riprendermi da quella risposta sfacciata. Notai che Samu aveva avuto la mia stessa reazione, mentre Valerio aveva indurito lo sguardo, diventando di pietra, come un padre a cui un ragazzo stava dicendo di aver deflorato la figlia. Fissò Enrico per diversi diversi secondi, il quale non distolse il contatto visivo. Nel frattempo, io cercavo di farmi il più piccolo possibile.
Poi, scoppiando in una risata improvvisa, Valerio rispose: «Va bene, va bene. Non so come sia possibile, ma tu mi piaci. E non avevo dubbi sui vostri programmi. Solo Samu poteva sperare in qualcosa di diverso. Vero, piccolo?»
«Ma... cioè, con quelle belle giornate? Non siete andati al mare neanche una volta? Usciti a cena?» Samu era ancora sconvolto da quella notizia.
«No, ma ci siamo divertiti lo stesso...»
«E tu smettila di dargli corda!» strillai esasperato a Enrico, dandogli un colpetto sul braccio.
«Vedi?» Bisbigliò Samu a Valerio. «Te lo dicevo: effetto Enrico», ma il tono non era stato abbastanza basso da non farsi sentire da me.
«Che stai dicendo?» mi feci sospettoso, guardandolo di sottecchi.
I due si scambiarono un'occhiata, poi Valerio annuì dando il consenso al suo ragazzo di spiegarsi. «Effetto Enrico: quando si tratta di voi due, diventi improvvisamente timido e riservato. Se fosse stato chiunque altro ci avresti già raccontato nei dettagli tutte le vostre performance.»
Valerio continuava a fare su e giù con la testa approvando il discorso.
«Beh, non mi va più!» Mi imbronciai. «Vi basterà sapere solo quello che era già scontato. Quindi, Enri, discorso chiuso con loro.»
In risposta, una mano di Enrico iniziò a scompigliarmi i capelli e io feci quasi le fusa beandomi della sua carezza.
«Va bene, Scheggia, scusa. Terrò al sicuro i nostri segreti.»
Quel mezzo sorriso sulle labbra mi fece capire che stava trovando tutta quella situazione molto divertente, ma che avrebbe rispettato la mia richiesta.
«Cambiando discorso,» Enrico tornò improvvisamente serio, «devo tornare a casa mia per recuperare altra roba. Non mi basta quella che ho portato qua e, soprattutto, ho bisogno anche di prendere la moto dal garage per muovermi in città. Senza i guanti dovrei riuscire a guidarla anche con questa dannata fasciatura»
Dovevo aspettarmelo, eppure mi si attorcigliò lo stomaco all'idea che Enrico volesse rimettere piede così presto nel luogo in cui aveva lasciato tanta sofferenza. Gli posai una mano sopra il ginocchio e glielo strinsi per fargli percepire la mia vicinanza.
«Va bene, ti accompagno. Andiamo con il mio scooter così...»
«No, non se ne parla. Vado da solo con un taxi», ribatté secco.
«Ma perché? Non mi va che vai da solo. Potresti aver bisogno di una mano.» Non capivo il motivo per cui mi stesse escludendo con così tanta convinzione.
«Non ho intenzione di rischiare che incontri Brando di nuovo. È vero che ha scritto di essersene andato, e io non ho dubbi che lo abbia fatto sul serio. Ma se mi sbagliassi? Non voglio che ti ferisca di nuovo.»
Non ci avevo pensato, ed ebbi un brivido per la preoccupazione che aveva nei miei confronti. In effetti, mi auguravo di non dover mai più vedere Brando in tutta la mia vita, ma sarebbe stato da vigliacchi lasciare che, nel caso, lo affrontasse da solo, dopo tutto quello che avevano passato.
«E io non voglio che lui faccia del male a te,» insistetti, «non riuscirei a stare qui tranquillo pensando a quello che potrebbe capitarti. Lasciami venire, faremo anche prima così.»
Enrico scosse la testa, non sembrava disposto a scendere a compromessi. «Scheggia,» mi afferrò il viso tra le mani accarezzandomi gli zigomi con i pollici, «tu rimarrai qui e io tornerò il prima possibile. Te lo prometto.»
Nelle sue iridi grigie lessi tutto il suo turbamento. Capivo che volesse tenermi fuori da quella storia ma... «Ho paura per te», ammisi, con voce tremante e gli occhi che mi pizzicavano per l'angoscia.
«Lo so, Fil, ma se Brando dovesse anche solo sfiorarti un'altra volta non me lo perdonerei mai. Lo capisci?»
Annuii, perché non potevo essere io la causa di altre preoccupazioni.
«V-va bene.» Mi allungai verso di lui per dargli un bacio dolce sulle labbra. «Fai presto, però.»
Ci perdemmo qualche istante a scambiarci tenerezze, quando Valerio esclamò: «Oh, e va bene! Ti accompagno io, o il piccolo demonio passerà tutto il tempo a piangerti come se fossi partito per la guerra.»
«Vale, cazzo! Un po' di sensibilità.» Lo rimproverò prontamente Samu. In realtà, ero talmente sollevato della sua proposta che non mi offesi neanche per la presa in giro.
«Coniglietto, sai che quella non mi appartiene. Dammi le chiavi del tuo scooter, così almeno ho confidenza a guidarlo.»
«Non serve, davvero...» Protestò Enrico, ma Valerio aveva già preso il casco, le chiavi e lo stava aspettando sulla porta d'ingresso.
«Sì che serve. Se Brando dovesse essere ancora nel tuo appartamento ci vorrà qualcuno pronto a tirargli un pugno in faccia.»
Enrico ci rifletté su ancora un momento, ma alla fine si arrese. «Ok, avete vinto. Prendo il casco e andiamo.»
In effetti, l'unico che avrebbe avuto qualche possibilità di stendere Brando in caso di necessità era proprio Valerio. Mi sentivo decisamente più tranquillo a saperlo vicino a Enrico.
«Vale?» Lo chiamò Samu.
«Dimmi, coniglietto.»
«Non fare cazzate, ti prego.»
Valerio gli sorrise e gli fece l'occhiolino, ma non lo rassicurò. Dopo averci baciato, ciascuno il proprio compagno, si chiusero la porta alle spalle lasciando me e Samu in attesa del loro ritorno.
«Forse siamo stati tutti un po' troppo melodrammatici, non credi?» cercò di smorzare Samu.
Aveva ragione, ma non riuscivo proprio a scrollarmi di dosso tutta quell'inquietudine che mi scombussolava i nervi. Ci sedemmo sul divano in salotto, mi accasciai contro di lui ed emisi un paio di singhiozzi per scaricare la tensione accumulata poco prima. Samu mi cinse le spalle, sfregando una mano sul mio braccio per consolarmi. Una volta ci eravamo trovati nelle posizioni opposte, e mi rasserenai pensando che io e lui ci saremmo sempre stati l'uno per l'altro.
«Sei davvero tanto preoccupato per questo Brando? Insomma, ho capito che è una gran testa di cazzo, ma credi che possa essere così pericoloso?»
Tirai su col naso, cercando di ricompormi. «Non lo so, ma sai com'è andato il mio incontro con lui. Tremo ancora adesso al ricordo, e tre giorni fa eravamo al pronto soccorso con il dito di Enrico slogato. Non capisco se lui sia davvero convinto che Brando non ci tormenterà più o se stia minimizzando per rassicurarmi.»
«Il fatto che non abbia voluto che lo accompagnassi mi fa pensare che neppure lui sia così tranquillo come vuol far credere, ma potrebbe anche trattarsi di un eccesso di scrupolo.» Ragionò il mio amico.
Parlare con Samu mi aiutava a razionalizzare la situazione senza che le emozioni prendessero troppo il sopravvento.
«Il problema è che non conoscendo Brando come si deve, mi riesce difficile fare delle previsioni. Vorrei dare di matto, e sono sempre sull'orlo per farlo, ma devo trattenermi per il bene di Enrico.»
«Perché non gli parli con sincerità e gli spieghi come ti senti?»
«Ma no, ci manca solo che debba badare alle mie isterie.» Sbuffai, convinto che le mie seghe mentali fossero in fondo alla scala di priorità del momento.
Restammo qualche secondo in silenzio, dando un'occhiata ai nostri cellulari nella speranza che Valerio ed Enrico ci aggiornassero sui loro movimenti.
Per ora, tutto taceva.
«Sai cos'è che mi devasta più di tutto?» buttai fuori senza che il mio cervello riuscisse a impedirlo.
«Cosa?»
«Il pensiero maligno di essere solo di passaggio nella sua vita, come una stella cadente. Ho il terrore che si sveglierà una mattina e il suo amore di sempre, per quanto tossico, tornerà a essere più importante di me. Come faccio a competere con Brando, me lo spieghi?»
«Non lo so,» ammise con un sospiro, «ma capisco le tue ansie... Ricordi quando credevo che io e Valerio avessimo una scadenza? Vivevo con timore ogni momento felice perché ero sicuro che presto avrei dovuto rinunciare a lui, e non lo volevo.»
Sollevai la testa dalla sua spalla per poterlo osservare in viso, e lessi commozione nelle sue iridi scure come il fondo di un pozzo.
«Beh, ti eri sbagliato alla grande.» Affermai allegro, strizzandogli una guancia nel tentativo di stemperare l'atmosfera malinconica che si era creata. «Ho sempre saputo che sareste diventati una coppietta meravigliosa.»
«Sì, lo hai sempre saputo prima di noi. Per questo ti dico di goderti ogni momento con Enrico senza lasciarti avvelenare dal dubbio di cosa accadrà domani. Vi meritate entrambi un po' di serenità, no?»
A quelle parole, rischiai di mettermi a piangere di nuovo. Questa volta, però, perché il mio amico mi aveva commosso. Cazzo, se aveva ragione! Non potevo prevedere il futuro, ma mi sarei impegnato per gestire al meglio il nostro presente.
Lo abbracciai di slancio, nascondendo il volto nell'incavo del suo collo, e lui ricambiò, col suo solito modo pacato.
«D'ora in poi in rubrica sarai Samu il gentile e saggio.» Lo adulai.
«Tu invece rimarrai sempre Filippo Molinari... ma posso aggiungere uno smile, se proprio insisti.»
Scoppiai a ridere.
«Mi pare il minimo!»
***
SPAZIO AUTRICE: Buongiorno 💕 oggi è il mio compleanno perciò vi regalo subito un capitolo nuovo 🥳
L'incontro tra Enrico, Valerio e Samuele è finalmente avvenuto, ed è andato meglio del previsto! Del resto, se si mettevano contro pure loro sarebbe stato un po' come sparare sulla croce rossa 😝
Enrico è pronto a tornare a casa e Fil inizia a esprimere tutte le sue preoccupazioni ❤️🩹 come sempre adoro i momenti di supporto tra Fil e Samu... sono proprio i miei pulcini 🥹💕
Valerio ed Enrico stanno andando sul luogo del delitto... cosa troveranno?
Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina e ricordate che ogni feedback è sempre gradito! 🫶🏻
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