𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟐𝟑
5 agosto 2023
ENRICO - PAOLO
Enri: Lo sai che ti devo un favore enorme?
Paolo: Sei arrivato in tempo??????
Enri: Sì! Per miracolo, ma ce l'ho fatta!
Paolo: Deduco sia andata bene! 👀
Enri: Meglio del previsto! Ma mi riterrò soddisfatto quando sarà tutto finito con Brando!
Paolo: Auguri allora! 🙌🏻💪🏻
FILIPPO
Il primo suono del citofono era stato quello del fattorino. Dopo averlo ringraziato e dato la mancia, riposi le due pizze in forno. Ero sicuro che sarebbero diventate il pranzo da condividere con i miei l'indomani. Subito dopo, però, arrivò Pietro per davvero.
Non avevo idea di come avrei affrontato il discorso con lui.
Dentro di me albergavano tante emozioni: rabbia, delusione, rammarico... Ce l'avevo con Pietro ed Enrico per motivi diversi. Con il primo perché mi aveva preso per il culo, e con il secondo per averglielo lasciato fare. Ce l'avevo inoltre con me stesso, per non aver capito un cazzo di quello che era successo e aver subìto il successivo corso degli eventi. Provavo, però, anche un grande sollievo perché, ora che la verità era venuta a galla, avevo di nuovo il controllo sui miei sentimenti. La nebbia in cui mi ero perso si era dissolta e, finalmente, vedevo dove mettere i piedi. Enrico aveva detto che avrebbe lottato per se stesso e per noi, e io avrei fatto la mia parte.
L'ascensore arrivò al piano. Questa volta, ne uscì davvero Pietro.
«Ehi ciao, scusa il ritardo! In gelateria c'era una coda assurda.» Si avvicinò per baciarmi, ma non riuscivo più a tollerare nessun contatto con lui; perciò, mi scansai con un gesto così evidente che non poté passare inosservato.
«Che hai?» mi chiese, aggrottando le sopracciglia.
«Dobbiamo parlare.» Prima che potesse replicare, presi il gelato dalle sue mani e mi diressi in cucina per metterlo nel freezer. Mi sentivo come una bomba a orologeria, ma non volevo esplodere nel peggiore dei modi.
Pietro mi aveva seguito e, appena richiusi il portello del congelatore, mi immobilizzò contro il frigo.
«Si può sapere che ti prende? Sei... strano.» Non era arrabbiato, solo stupito dal mio atteggiamento.
«Cosa c'era scritto nel biglietto insieme ai fiori che mi hai regalato?» Lo provocai senza preamboli. Un'ombra gli oscurò il viso per una frazione di secondo, talmente fuggente che, se non avessi conosciuto la verità, avrei creduto di essermela solo immaginata.
«Io... non ricordo esattamente. Qualcosa sui girasoli e il sole...»
«Qualche frase anonima presa su internet, immagino.»
«Beh, non sono molto bravo a inventare poesie... perché ti viene in mente adesso? È passato più di un mese da quando l'ho scritta.» Si portò una mano dietro la nuca in un gesto imbarazzato. Recitava la parte del ragazzo colto in fallo nell'impegnarsi poco con dichiarazioni romantiche, ma possibile che ritenesse davvero che fosse quello il problema? Non credeva che prima o poi avrei scoperto il suo inganno?
«Perché ho appena scoperto che non sei stato tu a regalarmi i fiori. Li hai rubati!» Sputai fuori con rabbia e, finalmente, Pietro sembrò capire che il suo castello di bugie era appena crollato. Si allontanò da me; il suo volto assunse un'espressione allegra che mi confuse ancora di più.
Alzò le braccia in segno di resa e mi osservò senza mostrare alcun senso di colpa. «Va bene, va bene. Mi hai beccato...» cantilenò. «Questo vuol dire che il tuo ammiratore misterioso ha trovato le palle per farsi avanti? Gli ci è voluto un po' per prendere coraggio. Tempismo perfetto, in ogni caso. Complimenti a lui.»
Rimasi pietrificato da tanta sfacciataggine. A che gioco stava giocando? Cercai di non bloccarmi e di rispondere a tono.
«Aveva le sue ragioni per rimanere anonimo, ma questo non ti giustifica per esserti comportato in quel modo. Si può sapere cosa credevi di fare?»
Tra i due, sembravo l'unico ad avere un atteggiamento bellicoso. Qualunque cosa dicessi a Pietro, al momento, non sembrava scalfirlo minimamente.
Fece spallucce, come se stessimo parlando di una marachella tra ragazzini. «Il tizio che doveva consegnarti i fiori era arrivato molto di corsa, lasciando il furgoncino in mezzo alla strada. Stava impazzendo a cercare il cognome sul citofono, ripetendolo a voce alta; così, gli ho detto che ti stavo aspettando e avrei potuto consegnarteli io. Mi ha ringraziato ed è scappato via.»
«Questo non spiega perché mi hai mentito! Cosa avresti fatto se Enrico mi avesse scritto quella sera stessa smascherandoti subito?»
Per la prima volta da quando avevamo iniziato quella discussione, un sorriso amaro gli attraversò il viso. «Enrico... Dunque, è questo il nome del fantasma che ha sempre aleggiato tra noi?»
Deglutii. Allora si era accorto che avevo spesso la testa altrove quando stavamo insieme.
«Che c'è?» Riprese. «Credevi che non l'avessi capito? Al nostro primo appuntamento avevo intuito che ci fosse qualcun altro nella tua vita, e il biglietto nei fiori lo ha confermato. Ho colto l'occasione e fatto una scommessa con me stesso: riuscire a portarti a letto prima che il tizio misterioso ti reclamasse. Da come Margherita mi aveva parlato di te, avevo pensato di riuscirci molto prima...»
Quelle parole furono l'ultima stilettata che il mio cuore potesse reggere.
«Adesso basta!» Strillai, mentre lacrime calde mi rigavano il viso. Come osava parlarmi in quel modo? Ammettere senza pudore che mi aveva raggirato solo per scoparmi? In tutta la mia vita non mi ero mai sentito così umiliato come in quel momento. Non avevo mai avuto problemi con la mia sessualità. Mi ero sempre sentito libero e orgoglioso di come decidevo di concedere e affidare il mio corpo a un'altra persona. Sempre con consapevolezza e rispetto verso me stesso. Qualche volta era capitato che non ottenessi del sesso soddisfacente, e in alcuni casi mi ero pure pentito di aver ceduto a delle avventure occasionali, ma le intenzioni con i partner erano sempre state trasparenti. Pietro, invece, stava minando tutte le mie autodifese e, per la prima volta, mi sentii usato e manipolato. Peggio: mi sentii come se il mio valore fosse limitato al mio corpo. Ma non ero disposto a lasciarmi insultare in casa mia.
«Ho capito che di me non te ne è fregato niente fin dal principio, ma non c'è bisogno di continuare a ferirmi. Se ho deciso di frequentarti è perché pensavo che con il tempo avremmo potuto instaurare qualcosa di più profondo.»
Pietro scosse la testa, come se non potesse credere a quello che stava sentendo. «Ma ti senti? Dimmi la verità: hai mai pensato che le cose tra noi potessero funzionare davvero? Poniamo il caso che non ci fossero stati quei fiori di mezzo, che io e questo Enrico giocassimo ad armi pari: c'è mai stata la possibilità che scegliessi me al posto suo?»
Ammutolii, e quello dovette bastargli come risposta.
«No, vero? Allora fossi in te eviterei di fare troppo il risentito. Anche tu mi hai considerato un passatempo. Ci siamo usati a vicenda, e lo sai benissimo.»
Avrei voluto riprendere il gelato dal congelatore e spiaccicarglielo in faccia. Sarebbe stato il finale perfetto, ma ero troppo signore per abbassarmi a un livello del genere. Recuperai la mia compostezza e mi asciugai le guance con il dorso della mano. Poi, cercai di indurire lo sguardo e mi schiarii la gola per rendere la voce il più ferma e tagliente possibile.
«Hai ragione, sarei un ipocrita a addossarti tutte le colpe. Tuttavia, la differenza tra me e te è che io non ho mai avuto cattive intenzioni nei tuoi confronti. Avrei chiuso la nostra relazione nel momento esatto in cui avessi capito che non aveva un futuro, indipendentemente da Enrico. Quindi, esci da casa mia e sparisci dalla mia vista.»
«Non preoccuparti, non ho intenzione di trattenermi oltre. Ti auguro una buona vita con il tuo girasole smarrito.» Con un cenno del capo, Pietro lasciò la cucina. Lo seguii in silenzio fino a quando non uscì dalla porta di ingresso. Dopo avergliela chiusa alle spalle, andai a buttarmi sul letto.
Era finita.
Avrei dovuto sentirmi sollevato.
Lo ero, infatti, ma non riuscivo a scrollarmi di dosso le parole maligne che mi aveva riversato contro. Si era avvicinato a me pensando fossi una conquista facile, alimentato dal pettegolezzo di una delle mie amiche più vicine. Era pure la verità, lo sapevo, e allora perché, in quel momento, il fatto che la gente lo pensasse mi bruciava così tanto?
Ripresi a piangere e, con mani tremanti, mandai un messaggio a Enrico.
@Fil_the_sunshine: è stata una discussione più difficile di quanto mi aspettassi ma è finita con Pietro. Sono di nuovo ufficialmente single 😊
@E.dema94: Non sai quanto la notizia mi renda felice, anche se dovrei essere l'ultimo a parlare. Non vedo l'ora sia dopodomani per il ritorno di Brando... ammetto di avere un po' di ansia ma sono determinato come non mai!
@Fil_the_sunshine: sono sicuro che troverai il modo migliore per farlo soffrire il meno possibile! ❤️🩹
@E.dema94: lo spero tanto... sembra grande e grosso ma è una persona fragile...
@E.dema: senti... posso telefonarti? Ho voglia di sentire la tua voce...
@Fil_the_sunshine: va bene... ma devo darti il mio numero.
Glielo scrissi e, tempo due minuti, il telefono squillò.
«Enri.»
«Scheggia»
Le nostre voci erano cariche di commozione. Potevo percepire la sua dall'altra parte della linea, e il pensiero mi fece fare un singulto che non riuscii a controllare.
«Ehi, tutto bene?»
«Più o meno, è che... sto scaricando la tensione.»
«Ti va di raccontarmi come è andata?» Il suo tono era pacato, ma non riusciva a nascondere la preoccupazione che stava provando.
«Sì...» e gli raccontai tutto, senza omettere nulla.
Alla fine del mio discorso, ci fu qualche secondo di silenzio, tanto che iniziai a chiedermi se Enrico fosse ancora in linea. Ma potevo sentire il suo respiro regolare, quello che mi avrebbe fatto rabbrividire la pelle del collo se lo avessi avuto qui con me. Avrei voluto che tornasse a casa mia, per passare la notte insieme. Se glielo avessi chiesto, avrebbe senz'altro accettato. Non era giusto, però, non ancora.
«Non sai quanto mi dispiaccia averti lasciato nelle grinfie di quello stronzo. Non ci si poteva aspettare di meno da uno stupido ladro di fiori...»
«Enri, davvero, non ha senso continuare a rimuginarci sopra. Piuttosto... posso chiederti una cosa?»
«Tutto quello che vuoi, Scheggia.»
Non sapevo se fossi pronto a porre una domanda del genere, ma dovevo provare a scacciare via un po' di sensazioni negative, ed Enrico era l'unico che potesse aiutarmi nell'intento.
«La sera del compleanno di Paolo... tu hai pensato che fossi uno facile? Per questo mi hai chiesto di venire a letto con te?»
Il cuore iniziò a battermi furiosamente in attesa della sua risposta che, per fortuna, non tardò ad arrivare.
«Fil, secondo te avrei messo in discussione la mia vita solo per una scopata occasionale? Non sei mai stato quello e, anche se stasera Pietro ti ha messo in testa cose orribili, so che in cuor tuo lo sai anche tu. Non lasciarti svalorizzare da una persona del genere, non è degno neanche di allacciarti le scarpe.»
Risi, risollevato dalle sue parole.
«Neanche tu per me sei mai stato solo una scopata occasionale.»
«Lo so, Scheggia, e non sai quanto questo mi faccia sentire fortunato. In ogni caso... questo non toglie che avrei voluto saltarti addosso dal primo istante che ti ho visto.»
Il tono malizioso con cui lo disse mi scaldò il basso ventre. Del resto, il mio corpo si era preparato per una nottata di fuoco, anche se ringraziavo Enrico per avermi fermato in tempo dal passarla con la persona sbagliata. Però, dopo tutti i baci che ci eravamo scambiati... la voglia era rimasta...
«Oh, mi sono accorto che non riuscivi a fare a meno di guardarmi.» Lo assecondai.
«Ah, sì? Sono stato così poco discreto?»
«Un po'. O, forse, l'ho notato perché anche io avevo i miei occhi sempre puntati su di te.»
«Più che gli occhi, avrei voluto le tue mani addosso... adoro essere toccato da quelle dita delicate.»
«Delicate?» squittii. «Così mi offendi! So anche essere rude, se tu lo desideri. Posso essere quello che vuoi, in effetti.»
Lo sentii ridacchiare e, in automatico, andai ad accarezzarmi in mezzo alle gambe. Ero duro e con una voglia matta di masturbarmi guidato dalla sua voce che mi diceva porcherie, ma non sapevo se fosse il caso di proporglielo. Forse, anche il sesso telefonico sarebbe stato considerato tradimento? Oppure, era ormai troppo tardi per farsi remore? Per quanto avessi voluto evitarlo, eravamo diventati amanti nel momento stesso in cui ci eravamo baciati e promessi di iniziare una relazione appena liberi dai nostri vincoli. Anzi, probabilmente anche prima, quando messaggiavamo fingendo di essere amici e ci provocavamo a vicenda. Per citare Samu: eravamo già due peccatori destinati all'inferno.
«Scheggia?»
«Sì?»
«Che stai facendo?»
Avvampai, come se mi avesse colto in fallo. La mia mano si era intrufolata dentro alla tuta e aveva afferrato l'erezione. Con il pollice, toccai la punta e la sentii bagnata.
Cazzo.
Mi scappò un gemito.
«Ti stai toccando?» chiese eccitato.
«No... Sì. Scusa Enri, so che è inopportuno ma ho ancora addosso il calore del tuo corpo e...»
«Anche io mi sto toccando.»
«Cosa?!» Quel ragazzo continuava a sorprendermi e mi avrebbe mandato al manicomio.
«Non sono fatto di pietra. In che condizioni pensi che sia uscito da casa tua?»
«Enri, sei consapevole di cosa comportano certe affermazioni?» Cercavo di essere razionale, ma nel frattempo avevo già fatto sparire i pantaloni e recuperato il dildo.
«Non lo so, ma dici che è inopportuno farti sapere che ho appena sputato su una mano e che ora la sto facendo scorrere lungo il mio cazzo immaginando che sia tu a farlo?»
Dio santissimo, aiutami.
«Lo sai che sei un porco provocatore? Non ti facevo così depravato.» Glielo dissi in modo che capisse che la cosa non mi dispiaceva affatto. Perciò, proseguii: «Continua a descrivermi quello che stai facendo, mentre io metto il lubrificante su questo dildo e lo uso come surrogato del tuo uccello per scoparmi.»
«Wow, nascondi sex toys in casa! Chi sarebbe quello depravato ora? Io dovrò accontentarmi delle dita. Sono supino e ho portato le ginocchia al petto. Un dito... due dita... tre...»
Tre? Cazzo, doveva essere una visione meravigliosa.
Mi misi carponi, con le gambe ben divaricate, e iniziai a spingere il dildo nel mio sedere già allentato.
«Io sono a novanta, talmente eccitato che il mio culo si è risucchiato il sex toy. Se ti avessi davanti, schizzerei nella mia mano in un secondo.»
«E allora fallo per me Scheggia.»
Sul telefono che avevo messo in vivavoce sul cuscino, comparve la notifica per passare alla modalità videochiamata. Accettai subito, senza esitazioni, e mi trovai presto l'immagine del sedere di Enrico in primo piano. Doveva aver sistemato il cellulare in modo da riuscire a riprendersi lasciando libere entrambe le mani. Le sue dita scorrevano umide dentro e fuori l'apertura dilatata e, per la prima volta dopo tanto tempo, desiderai essere io a sprofondare in un altro corpo per scoparlo. Ero talmente incantato dal modo in cui si dimenava che quasi mi arrestai, dimenticandomi di dare sfogo al mio piacere. Quando, però, le sue palle si contrassero e un urlo roco scaturì dalla sua gola, ripresi a pomparmi il cazzo.
«Enri... porca puttana, tu sei pazzo a mostrarmi una roba del genere.»
Prese il cellulare e fece scorrere la fotocamera lungo il suo corpo sporco di sperma. Avrei voluto leccarlo via, sentire il suo sapore sulla lingua. Doveva essere buonissimo e inebriante. A quel pensiero, mi lasciai andare del tutto e venni con impeto nella mia mano.
«Ti è piaciuto?» Chiese mostrandomi il suo viso soddisfatto. «Mi dispiace non aver potuto vederti... la prossima volta sarai tu a farmi assistere al tuo spettacolino.»
La prossima volta... speravo, in realtà, che non ce ne fossero tante altre così, e che la successiva sarebbe stata dal vivo perché avrebbe voluto dire che potevamo stare finalmente insieme. Tenni quel pensiero per me, per non rovinare l'atmosfera che avevamo creato.
«Tu che dici?» Inquadrai la mia mano ricoperta del mio orgasmo e, coricandomi sulla schiena, gli feci vedere come la usavo per sfilarmi il dildo dal culo.
«Direi che hai apprezzato. Dio mio, potrei già essere pronto per un altro round.» Rispose con un sorriso compiaciuto che mi fece contrarre lo stomaco. Sospirai, consapevole che era tutto quello di cui potevo accontentarmi al momento. Dovette percepire l'angoscia nel mio sguardo, perché, passata l'euforia, tornò serio.
«Fil, ti ho fatto una promessa e ho intenzione di mantenerla. Ancora due giorni, e poi non dovremo preoccuparci più di niente.»
A parole sembrava così facile, ma sarebbe riuscito davvero a mantenere quella determinazione davanti a Brando? Non conoscevo i dettagli della loro relazione, se non i vari tira e molla di cui mi aveva raccontato Paolo che li avevano portati ad allontanarsi. Dio, se avesse cambiato idea all'ultimo momento, non mi sarei mai più ripreso.
«Fil, ti prego, torna a guardarmi.»
Obbedii e nei suoi occhi potei scorgere uno spirito battagliero che non avevo ancora percepito in lui.
«Ti fidi di me?» Mi domandò per la seconda volta quel giorno.
E la mia risposta fu di nuovo la stessa.
«Sì. Mi fido con tutto me stesso.»
***
SPAZIO AUTRICE: Buongiorno! 💕 Finalmente ci siamo sbarazzati di quel bruto di Pietro che ha osato maltrattare il cuoricino del nostro povero Fil 😒 pussa via ladro di fiori, ora abbiamo un bel principe delle nevi che deve fare la sua parte! 😍 E non parliamo solo dell'ottimo sesso telefonico... ehehehe malandrini che non siete altro! 😏 io giuro che ho provato a trattenerli, ma non c'è stato verso! Un nuovo cornino è spuntato sulla testa di Brandolino (fa pure rima 🤭)... ma come dice Fil, il tradimento è in atto dal momento che hanno deciso di rivedersi come "amici" ❤️🩹
Dunque, Filippo ha fatto la sua parte, ora tocca a Enri! Riuscirà a mantenere la sua determinazione di fronte a Brando? Forza ragazzo, siamo tutti con te... non ci deludere! 🙌🏻 (io intanto vado a chiudermi nel bunker)
Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina e ricordate che ogni feedback è sempre gradito! 🫶🏻
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