𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟐𝟏

ENRICO

5 agosto 2023

Dopo l'episodio della settimana prima, non avevo più chiesto nulla a Brando dei suoi genitori. Mi ero, però, consultato su quanto capitato con la dottoressa Caligola. Dalle poche informazioni ricevute, aveva dedotto che Brando potesse soffrire di qualche forma di disturbo da stress post traumatico: i suoi attacchi di panico ricorrenti, le esplosioni di rabbia incontrollate e l'incapacità di fidarsi completamente delle persone potevano essere solo alcuni dei sintomi significativi per approfondire un'eventuale diagnosi. Il ricordo dei suoi genitori biologici, inoltre, poteva essere il suo trigger emotivo, ovvero quello stimolo che gli attivava emozioni, sensazioni o ricordi legati al suo evento drammatico.

Qualunque cosa fosse successa era stata sufficientemente orribile da traumatizzarlo per il resto della vita.

Non sapevo come sentirmi di fronte a questa verità: tutto ciò che avevo fatto negli anni per aiutarlo non avrebbe mai potuto essere abbastanza, perché quello di cui lui aveva bisogno era uno specialista che riconoscesse il problema e lo aiutasse ad affrontarlo.

Il mio amore da solo non poteva curarlo, e io ormai non avevo neanche più quello da offrirgli.

Come avrei fatto a farglielo capire senza indurlo a nuovi attacchi di rabbia? Non lo sapevo ancora, ma ci avrei pensato quando Brando sarebbe tornato dalla vacanza a Malta.

Era stato un viaggio organizzato all'ultimo minuto, e avevo deciso di non andare con la scusa del lavoro. Brando aveva provato a insistere, ma ero stato irremovibile a riguardo. Quei giorni da solo mi erano stati utilissimi per riordinare le idee, scavando nella memoria alla ricerca dei dettagli del nostro passato che potessero farmi capire qualcosa di più su quella situazione.

L'unica cosa di cui fossi certo, era che nessuno si era mai presentato alla nostra famiglia per reclamare Brando come proprio figlio. Se i suoi genitori biologici erano ancora vivi, lo avevano completamente abbandonato, altrimenti... si poteva pensare solo al peggio. Non avevo, però, sufficienti informazioni per azzardare ipotesi; perciò, approfittai di un giro in moto per raggiungere mio padre al golf club di Rapallo.

Lo trovai alla postazione più lontana del campo pratica, che provava tiri lunghi e potenti con il drive. Mi sedetti sulla panca alle sue spalle e aspettai che finisse il cestello di palline prima di rivelare la mia presenza.

«Ciao, papà.»

«Oh, ciao.» Rimase in piedi di fronte a me appoggiandosi a uno dei pilastri in legno che reggeva la tettoia.  «Di cosa hai bisogno?»

Interessante come desse per scontato che volessi vederlo per qualcosa di diverso dalla semplice voglia di passare del tempo padre e figlio. Questo la diceva lunga sul tipo di rapporto che avevo instaurato con lui. 

«Potresti dirmi che cosa è successo ai genitori di Brando?»

Mi guardò come se gli avessi chiesto di confessare l'ingrediente segreto della coca cola.

«No.» Rispose secco, senza possibilità di replica.

«Perché no?»

«Segreto professionale. Sono il suo avvocato.»

«Papà, qualunque cosa sia successa, parliamo di un caso di vent'anni fa. Sarà decaduto ormai, no? Sempre che tu non mi stia prendendo per il culo.»

«Perché proprio ora ti sei messo in testa di saperlo? Non glielo avrai mica chiesto direttamente, vero?»

Il mio silenzio fu una risposta sufficientemente eloquente.

«Cazzo, Enri.» Sbottò irritato. «Una sola cosa ti avevo chiesto con Brando: non fargli domande. Scommetto che non ti è piaciuta la sua reazione.»

«Se mi avessi messo al corrente di questo problema, che evidentemente conosci da sempre, avrei saputo come comportarmi. Invece, mi hai solo strappato una stupida promessa a nove anni! Possibile che in tutto questo tempo io non abbia mai avuto il diritto di sapere?» Stavo iniziando ad alterarmi per tutta quella faccenda. Potevo capire che Brando non me ne volesse parlare, ma mio padre?

«Enri... stanne fuori. E lo dico per il tuo bene. Tu non vuoi sapere davvero la verità, ed è proprio il fatto che non ne fossi a conoscenza che ti ha reso un porto sicuro per Brando. Non sei mai stato contaminato dall'orrore che ha vissuto.»

Mi alzai in piedi e lo fronteggiai, faccia a faccia.

«Dunque per voi sono sempre stato un mezzo per tenere a bada i suoi incubi? Beh, non ha funzionato molto se a quasi trent'anni non riesce ancora a sentir nominare i suoi genitori senza impazzire. Forse avreste dovuto fare molto di più per aiutarlo.»

Gli voltai le spalle e me ne andai senza un saluto. Mio padre non fece nulla per trattenermi. Avrei scoperto quell'orribile verità prima o poi, ma se non volevano che rivangassi il passato, benissimo, al momento avevo già abbastanza problemi miei da risolvere.

Quando tornai alla moto, mi accorsi che il cellulare stava vibrando nella tasca dei jeans.

Era Paolo.

Aspettai che smettesse di squillare, ma poi vidi altre quattro chiamate, tutte nel giro di pochi minuti. Strano, cosa poteva mai volermi dire di così urgente? Quando partì la successiva, risposi.

«Pr...»

«Cazzo, ce ne hai messo di tempo!»

«Ciao anche a te.» Cercai di sdrammatizzare.

«Ciao un corno. Tra un po' Noemi veniva a bussarmi alla porta del cesso se aspettavi ancora un po'.»

«Mi stai chiamando di nascosto da un bagno?» Scoppiai a ridere e la tensione della discussione con mio padre svanì in un attimo.

«Certo, perché ho molta pietà di te e ti dirò questa cosa.»

«Spara.» In quel momento ero di nuovo sull'attenti e con le orecchie tese.

«Il tuo dolce Filippo ha deciso che è giunto il momento di ufficializzare la sua relazione con Pietro. Stasera gli preparerà una serata romantica, e un letto caldo in cui dormire per svegliarsi insieme il giorno dopo.»

Quelle parole furono come un pugno nello stomaco. Sapevo fin troppo bene che quei due si stavano frequentando, ma Paolo aveva continuato a rassicurarmi che si vedevano in maniera molto superficiale. Ero geloso di Pietro, soprattutto perché era finito al fianco di Filippo grazie alla mia idiozia. Ma sarei stato ipocrita ad arrabbiarmi perché l'oggetto del mio desiderio viveva una vita da normale ventenne. Era giusto che Filippo si divertisse e facesse nuove esperienze, e potevo prendermela solo con me stesso se non stava accadendo con me. Eppure, ora che si parlava di sentimenti seri, stavo esplodendo dentro per la voglia di spaccare la faccia a quell'infame approfittatore. Ma non ero come Brando; perciò, mi calmai, cercando di mettere insieme un pensiero di senso compiuto.

«Perché me lo stai dicendo? Non posso farci niente ora...»

«Sei pazzo? Questa potrebbe essere la tua ultima occasione di dichiararti prima che le cose si complichino ancora di più. Che senso avrebbe tutto quello stai facendo se poi lui si mette con un altro?»

«Ma io non ho ancora lasciato Brando...» Ribattei frustrato e incazzato di aver procrastinato tanto a lungo. «Avevo promesso che non lo avrei più confuso finché non avessi risolto i miei casini.»

Una risata amara attraversò la linea telefonica e mi fece sussultare.

«Cugino, se aspetti il momento in cui sarai libero da tutti i tuoi problemi, Filippo, nel frattempo, sarà già sposato e con tre figli maggiorenni.»

Non aveva tutti i torti, ma non significava che dovessi fare una mossa sconsiderata. Però, se non avessi agito subito, avrei potuto dire addio a ogni speranza con lui.

«Oh, 'fanculo! Dammi i dettagli dell'appuntamento.»

In quel momento sentii in sottofondo un bussare alla porta e la voce di Noemi.

«Paolo? Dai, muoviti che dobbiamo andare.»

«Un attimo, cucciola. La peperonata ad agosto non è mai una buona idea.» Aprì l'acqua del lavandino e, abbassando il tono di voce, mi diede tutte le informazioni che sapeva.

Prima delle otto, Pietro non si sarebbe presentato.

In quel momento, erano quasi le sette e loro stavano per partire da Masone con la macchina. Da Rapallo, avrei impiegato il loro stesso tempo per raggiungere Genova, ma io ero in moto e avrei fatto senz'altro prima.

Misi il casco e partii. Dovevo parlare con Filippo, smetterla di fingere che fossi felice a vederlo con un altro, convincerlo che avrei fatto di tutto per dare vita a qualcosa tra noi... dovevo supplicarlo di credermi e di scorgere la verità di quello che provavo nel fondo dei miei occhi, sentirla dal battito del mio cuore che impazziva solo per lui.

Quando entrai in autostrada e presi la deviazione per il ponente, però, la mia corsa contro il tempo fu arrestata da un incidente che aveva immobilizzato tutto il traffico. Erano segnalati cinque chilometri di coda.

«Cazzo!»

***

SPAZIO AUTRICE: Buonasera 💕
Enrico cerca di risolvere l'enigma Brando ma anche il padre non sembra essere molto collaborativo... ma che ha passato quella dolce bandierina rossa che lo ha portato a essere così? 🥲 boh!

Nel frattempo Santo Paolo prende in mano la situazione e avverte Enrico dei piani focosi di Fil... GRAZIE PAOLO!! 💕 ora è tutta una corsa contro il tempo... riuscirà il Principe Filippo ad arrivare al cuore del Cavalier Filippo prima di Pietro l'Avventuroso?

Lo scoprirete nella prossima puntata! 🤓

Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina! E ricordate che ogni feedback è sempre ben gradito 🫶🏻

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