Capitolo 4

La settimana sta passando in modo tranquillo, a scuola Alex mi parla, ma niente di più, aspetta con ansia la mia risposta riguardo l'appuntamento;
io, invece sto aspettando con ansia l'arrivo di sabato. Per ritrovare Lucas, così, tanto per scombinare un altro po i miei pensieri.
Vado a scuola, torno a casa, mangio e studio.
Così ho passato questi ultimi giorni;
Clara si è ammalata, spero proprio si rimetta per sabato perché non ci tengo ad uscire di nuovo con Sarah; non così presto, almeno.
Domani a scuola c'è il compito in classe di inglese, devo ripetere tutto e Alex mi ha chiesto di aiutarlo; ma questa volta non ce la faccio.
Almeno finché non prenderò una decisione riguardo l'uscita.
È ancora giovedì, due giorni e potrò vedere di nuovo Lucas; ho paura che non ci sia, ho questa sensazione, e di solito a sensazioni non sbaglio mai.
Passo l'intero pomeriggio a studiare, ma alle 18:00 sono davvero esausta.
Esco da camera mia e busso a quella di Vincent.
Quando entro lo trovo sul letto a fumare una sigaretta;
-"mi offri una?"-
-"prenditela, stanno sulla scrivania"-
-"grazie, sono esausta oggi"-
-"come mai?"-
-"domani abbiamo il compito d'inglese; tu a scuola come stai messo?"-
-"lasciamo stare, non mi va proprio di continuare. Ieri sera ho litigato con papà proprio per questo motivo, preferisco lasciare e aiutarlo col vino, andare a Londra insieme a lui, anziché studiare"-
Si alza dal letto sbuffando mentre apre la finestra per buttare la sigaretta.
-"dai, altri due anni ti mancano; finisci e poi lavori con papà"-
-"tu parli perché sei brava, ti manca un anno e sei libera, a meno che non vai all'universitá; io non ce la faccio proprio; Arrivo alla sufficienza proprio perché non voglio sentire mamma e papà."-
Si siede accanto a me mentre io sto ancora fumando e mi guarda in modo curioso.
-"ma Lucas, quel ragazzo che hai conosciuto chi è?"-
Mi alzo per andare alla finestra a buttare la sigaretta e torno a sedermi.
-"non so chi sia, è venuto, si è presentato e poi sei arrivato tu; ne l'ho più visto, ne so quanti anni abbia, ne niente"-
-"meglio, no? Mi è sembrato un tipo alquanto strano; ma forse è stata solo un'impressione"-
-"non lo so Vincent"-
Quegli occhi, quello sguardo cupo sono sempre dentro di me; tento di liberarmene, in ogni modo, in ogni dove; a scuola penso ad Alex, a casa a entrambi e nel letto a Lucas.
Non è più normale il mio cervello; forse, sabato sera quando ho sbattuto il viso vicino il muro si è scollegato qualcosa. Mi viene da ridere, mentre mio fratello va a prendere le carte.
-"che dici, ci facciamo una partita?"-
-"ovvio, tanto stavolta vinco io"-

Ho giocato tutto il resto del pomeriggio con Vincent, proprio come quando eravamo piccoli. In queste ore ho dimenticato gli altri e mi sono vista di nuovo bambina.
Proprio così io e mio fratello siamo cresciuti, giocando, ridendo e stando sempre insieme; mi ricordo ancora, quando ci mettevamo sul davanzale della finestra e mangiavamo quintali d'uva; lui preferisce la rossa, io la bianca.
Crescendo, invece c'è passato il nostro amore per questo frutto e ci è venuto per un suo derivato: il vino. E, infatti, lui ama il rosso ed il bianco.
Noi siamo opposti, a me piace il bianco, a lui il nero; a me piace studiare, a lui piace lavorare; a me piace il cavallo, a lui le moto;
Nonostante questo siamo molto legati, ci siamo sempre sostenuti a vicenda e spero continueremo a farlo.

Stasera a cena ho mangiato tantissimo, non so perché, mamma ha fatto il tiramisù e l'ho quasi divorato; ora mi sento quasi male, il tempo di una doccia calda e vado a nanna.

Venerdì, la giornata sembra interminabile; il compito è andato piuttosto bene; ho suggerito due domande ad Alex perché mi dispiaceva troppo; aveva chiesto il mio aiuto e glielo avevo negato;
Ho studiato per tutto il pomeriggio e tutta la sera; Clara ha ancora l'influenza, sta a letto e credo proprio che domani andrò a trovarla;

Il sabato mattina passo tranquillamente, pulisco un po' camera mia con la musica ad alto volume mentre ballo come una pazza.

Il pomeriggio, invece, come mi ero ripromessa vado a trovare la mia migliore amica;
-"tesoro mio, come stai?"- esclamo correndole incontro mentre entro in camera sua.
Sta bevendo una tazza di latte caldo.
-"come vuoi che stia, tra febbre, mal di gola e tosse non riesco nemmeno a parlare"- dice con un filo di voce. Povera amica, ha le occhiaie, la faccia di un bianco quasi come il latte che sta bevendo.
Non gli dico niente riguardo stasera. Per farmi contenta sarebbe capace di uscire così; se Clara non potrà uscire, lo farò da sola dico nella mia testa.

Rimango fino alle 18:00 a casa di Clara; quando torno a casa per prepararmi sento dentro di me che sta crescendo l'ansia; l'ansia perché voglio incontrare Lucas e l'ansia perché devo dare una risposta ad Alex.

Alle 21:00 esco di casa e mi incammino per il sentiero che portano in paese; indosso una camicia bianca con una giacca sopra, un jeans nero attillato e dei tacchi altissimi.stasera ho optato anche per dei bei orecchini lunghi color argento. Fanno un rumore assordante a volte, però devo dire che sono bellissimi.
Non so come mai abbia fatto questa scelta nel vestire; non è da me; ma, mentre mi vestivo pensavo agli sguardi di Lucas e non ho capito più niente.
Passo metà paese a camminare sola, non so quante macchine siano passate e fermate solo per darmi uno strappo.
Ho detto a tutti di no, preferisco camminare e avere freddo piuttosto che andare con degli sconosciuti.
Quando arrivo davanti al locale li musica già è assordante, finisco la sigaretta ed entro.
Il locale è pieno stasera, non so quanta gente c'è ma si fatica anche a camminare. I tavoli sono tutti occupati; opto, così per il bancone. Il bar-man è un figo da urlo, capelli lunghi allacciati in una coda di colore nero e occhi altrettanto neri come il carbone; ha un fisico da Dio. Rispecchia tutti i miei canoni di bellezza. Ma questo, sino ad una settimana fa.
Dal momento in cui due occhi cristallo hanno intrappolato i miei e dal momento in cui due labbra hanno schiuso le mie, sono completamente cambiati i miei prototipi.
Il bar-man mi ha offerto un paio di cocktail, tutti molto pesanti ma anche molto buoni; chissà quali erano le sue intenzioni; forse, farmi ubriacare e portarmi a letto;
Appena finito di bere lo saluto, lo ringrazio ed esco a fumare sul balcone. Di Lucas nessuna traccia, ho guardato tutti, uno per uno; lo avrei riconosciuto all'istante.
Non so cosa abbia messo nei drink, ma ho un giramento di testa continuo. Esco sul balcone mentre mi accendo una sigaretta.
Ma chi è questa Eva? Puzzo d'alcol e sigarette. Mi sento brilla, non mi sono mai sbronzata davvero, forse solo una volta col vino, ma niente di esagerato. Con i cocktail non mi sono mai lasciata andare al punto di diventare brilla; stasera però ci voleva, mi serviva proprio.
Rido come una pazza, non so quanto ragazzi mi stanno girando intorno; mentre rientro nel locale a ritmo di musica mi lancio in pista e trovo un gruppetto di ragazzi tutti a fissarmi mentre mi muovo; si avvicinano, uno di loro mi fa molti complimenti; ma non m'interessa in questo momento; voglio ballare fino a dimenticare tutto; voglio ballare per dimenticarmi quegli occhi e quelle labbra;
Ci provo, ballo, rido e scherzo con questi ragazzi ma mi guardo sempre intorno per vedere lui.
Non c'è, da nessuna parte, ne fuori ne dentro;
È passata l'una di notte e credo proprio di dover rientrare.

Mentre cammino per strada da sola, sento che l'eccesso di alcol stia passando; non posso credere di non averlo ritrovato; forse, dovrei accettare Alex, forse lui è il mio destino. Ma anche se provasi con lui, so che Lucas farà sempre parte dei miei pensieri. Perché si, Alex mi ha fatto provare qualcosa nel baciarmi e nel toccarmi;
Ma Lucas, cazzo, mi ha fatto provare tutte queste cose solo guardandomi; e ora, ora mi sento completamente idiota; non rivedrò più Lucas, non lo cercherò più; sapeva che abitavo qui, se gli interessavo poteva tornare; ma non l'ha fatto.
Tra la delusione che provo fa posto la rabbia. La rabbia perché è un cretino; forse aveva ragione Vincent; non fa per me Lucas.
Estraggo il cellulare dalla borsa e mentre accendo una sigaretta scrivo un messaggio ad Alex.
-domani pomeriggio, ore 16:00 davanti al parco-
Mentre cammino a passo veloce, il mio tacco si intrappola in un tombino.
-"ma vaffanculo"- esclamo mentre sbatto di faccia a terra e il cellulare finisce in un cespuglio.
Mi rialzo, tolgo le scarpe e cerco di togliere il tacco dal tombino; tiro forte ma non viene via.
Credo proprio di doverlo lasciare qua. L'asfalto è freddissimo sotto le mie calze ma mi imbatto sull'erba per ritrovare il mio cellulare.
E guarda caso la mia sfortuna, proprio ora passano dei ragazzi con le rispettive fidanzate. Vorrei nascondermi, ma non so dove.
Ci penso su un attimo e decido che non m'importa di cosa e pensano; ho bisogno del cellulare.
Sto in ginocchio mentre cerco di ritrovarlo, quando sento dell voci alle mie spalle:
-"ma questa è pazza"- dice una cretina al fidanzato
-"spero vi venga una gastrinterite atomica dove non vi potete alzare nemmeno dal water per mangiare, stronzi"- sbuffo e rido come una cretina. Questa bestemmia co stava tutta.
Finalmente ritrovo il mio cellulare, lo pulisco un po' vicino la giacca e ritorno a camminare.
Rientro a casa non so come, mi fanno malissimo i piedi e vorrei solo crollare. Sdraiata sul letto, penso al cristallo dei suoi occhi.
-"esci da questa cazzo di testa"- urlo mentre butto il cuscino a terra.
Mi sposto a pancia in giù, riprendo il cuscino e lo abbraccio.
Una lacrima scende, la scaccio subito, perché, forse Alex mi merita.
Mi addormento con questa consapevolezza, Alex.

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