Capitolo 10



Clara mi ha fatto trascorrere un bel pomeriggio nonostante abbia pianto per tutto il tempo, ora mi sento decisamente meglio;
Cammino verso casa mia guardando tutti questi alberi; sono bellissimi in questo periodo; ci sono quelli in cui sbocciano le prime foglie e quelli ricoperti di un rosa stupendo; ho sempre amato gli alberi in fiore; oggi, invece non mi trasportano nessuna emozione.

Quando entro in casa i miei genitori stanno mangiando; vedo il merluzzo con i pomodori in un vassoio enorme al centro del tavolo e altri due vassoi contenti dell'insalata verde e delle patate al forno.

-"tesoro sei arrivata giusto in tempo"- si alza mia madre per prendere un piatto e farmi mangiare assieme a loro.

-"grazie mamy, ma ho mangiato da Clara"- accenno un mezzo sorriso per far credere la mia bugia.

-"Vincent quando hai fatto vieni un po' in camera mia?"-

-"si Eva, l'importante è che non metti la musica ad alto volume"-

-"tranquillo"- rispondo e mi incammino verso le scale.

Vincent arriva in camera e si stende al mio fianco.

-"tra me e Alex è finita"- dico a mio fratello con un filo di voce

-"me l'aspettavo, non sei mai stata innamorata di lui e si notava"-

-"lo so, però Alex è straordinario e io sono solo una stronza"- scoppio in lacrime e fatico anche a parlare.

-"stai calma Eva, sei sempre stata buona e gentile con tutti; Sono sicuro che Alex ti perdonerà un giorno"-

-"lo spero Vincent, lo spero davvero"- gli dico mentre mi pulisco gli occhi con le mani.

Mio fratello si alza dal letto e fa per alzarsi;

-"dai, io vado a dormire; domani devo aiutare papà con il vino visto che lunedì parte per Londra"-

-"davvero? Non lo sapevo"-

-"stai tranquilla, abbiamo tutti i nostri periodi"-

-"grazie Vincent"- chiude la porta e va via.
E così, si sono invertiti i ruoli; un sedicenne che consola una diciottenne. Accenno un mezzo sorriso e cerco di chiudere gli occhi. Mi sono anche dimenticata della partenza di mio padre; questo è il primo periodo dell'anno in cui papà parte; l'altro dipende, a volte settembre, a volte ottobre;

Per un attimo ho pensato al mio cellulare, ma sono troppo stanca anche per muovere la mano verso il comodino.

Il giorno seguente passa in fretta; sono più calma e più serena;
Purtroppo penso a un ragazzo che nemmeno conosco e che quasi quasi odio anche; lo odio perché in un semplice sguardo non mi ha fatto capire più niente; lo odio perché mi ha reso quasi una cattiva persona; lo odio perché gli ho permesso di prendere i miei pensieri e di cacciare quelli per Alex.

Oggi ho fatto di tutto in casa; pur di non pensare ho aiutato mia madre con le pulizie; ho aiutato mio padre con le valigie e mio fratello a pulire tutta la sua stanza. Ora sono andati tutti in azienda per preparare le botti che servono in Inghilterra ed io sono rimasta a casa.

Quando rientro in camera vorrei quasi crollare ma decido di chiamare Clara;

-"ciao tesoro che fai?"-

-"ciao Eva, a dire il vero mi sto preparando"-

-"dove vai?"- chiedo con voce incerta è quasi triste; la volevo tutta per me stasera;

-"esco con Roby, andiamo al locale di sempre, sai giusto per fare qualcosa"-

-"allora vengo anch'io, dammi il tempo di prepararmi e vengo a casa tua"- sto per riagganciare quando la sento strillare il mio nome;

-"dimmi cara"-

-"ehm, c'è anche Alex; perciò non ti ho chiesto di uscire"-

-"ok"- dico solo e riaggancio.

Clara ha provato a chiamarmi altre due volte ma io non ho risposto a nessuna chiamata. Anche la mia migliore amica si è accorta di quanto sono stronza così che tutti preferiscono Alex; ma hanno ragione; non posso dargli torto; che testa di cazzo che sono.

Sono le 22:00 e sto allungata sul letto insieme a little princess. Guardo il mio peluche, ma nemmeno lui sa che consigli darmi; sono amareggiata ma mi faccio forza e mi alzo; ho deciso: Stasera esco. Non so ancora dove andrò ma penso che una passeggiata mi farà bene.
Indosso velocemente una maglietta con la giacca di jeans, dei leggins coprenti e le mie solite Nike e sono fuori la porta.

Cammino lungo le strade del paese, non c'è nessuno a quest'ora; regna una pace assurda.

Forse, è meglio se torno a casa; si stanno avvicinando delle nubi scure e non vorrei prendere un bel raffreddore siccome non ho ombrello e già mi sono allontanata abbastanza. Faccio per voltarmi e tornare indietro ma qualcosa mi frena; ho bisogno di un altro po di aria;
-"che m'importa del temporale"- dico a voce alta e riprendo la mia lunga passeggiata.
Non so come, ma camminando camminando arrivo davanti al pub; vorrei tanto entrare e andare dalla mia amica però c'è Alex e credo che non gli faccia bene vedermi.
Mi accendo una sigaretta e riprendo a camminare, non so quanta strada ho fatto questa sera; mi attraversano tanti di questi pensieri in testa. Le uniche cose a farmi compagnia sono i lampioni che emanano un po' di luce sulle strade buie e le prime gocce di pioggia.
-"ecco, lo sapevo"- esclamo quando la pioggia batte sempre più forte sul cemento della strada.
Allungo il passo quasi correndo mentre mi riparo un po' con la borsa.
Corro e il temporale si fa sempre più forte, non si vede quasi più niente davanti a me; solo quando giro la testa alla mia destra mi accorgo di essere arrivata davanti la 'METEORA'.
-"proprio in questo posto dovevo arrivare? Cazzo"-
Corro nel verso del locale e arrivo davanti l'entrata.
'Mi conviene entrare, almeno fin quando non passa il temporale' dico nella mia testa. Ringrazio chi ha strutturato questo posto per aver avuto la brillante idea di mettere un porticato vicino l'entrata; non sono tanto convinta di voler entrare qui, l'ultima volta ero in gruppo; stasera, sono da sola, single e pure mezza bagnata. Prendo una sigaretta dalla borsa e controllo il cellulare; nessuna chiamata; nessun messaggio.

Accedo a WhatsApp e mi ritrovo il numero di Lucas. Mi passa un'idea strana per il cervello, ma ormai non penso più a niente e digito il messaggio:

-ehi ciao- con uno smile sorridente.

Lucas è online e l'ha visualizzato; aspetto con ansia la risposta ma non arriva; fumo altre due sigarette per il nervosismo che ho addosso in questo momento; ne posso tornare a casa perché questo maledetto temporale non termine; ne posso fare niente. Controllo nel portafogli e ho 50€ così decido di entrare e dimenticare tutti con un paio di cocktail;

Questo locale puzza sempre porca troia! C'è una folla assurda e mi dirigo verso il bancone.

-"un cocktail a tuo piacere, grazie"- mi rivolgo al bar-man.

Prendo i soldi dalla borsa e lo pago; arriva il mio cocktail e comincio a sorseggiarlo. Quasi quasi mi strozzo. Mi sono dovuta trattenere per non sputare questa roba e fare una pessima figura davanti questi signori.
'Una diciottenne qui non ci sta bene proprio' penso mentre cammino per il locale.

Esamino queste varie persone e devo dire che la definizione 'fare schifo' è poco per descriverle.
C'è chi fuma, chi si scopa solo con gli occhi e chi si bacia in un modo orrendo mentre si toccano le varie parti intime.
L'altra volta c'era anche Lucas così mi dirigo nel verso dei privèe e anche stavolta mi viene un colpo al cuore.
Lucas è lì seduto, intento a baciare una puttanella sulla quarantina, mentre un'altra signora, seduta a sua volta sull'altra gamba gli bacia tutto il collo mentre ha una mano nella sua camicia. Hanno dei tacchi da far paura! Gli fanno entrambe piedino. Sono scioccata!
-"che schifo"- dico a voce alta senza nemmeno accorgermi di averlo fatto.
Sono bloccata e non so che fare.
Da un lato vorrei andare da lui e dargli uno schiaffo da fargli rimanere le impronte delle mie dita sul suo viso e dall'altra vorrei solo scappare e non farmi più vedere da questo bastardo.

Purtroppo non faccio nessuna cosa di queste due; bevo tutto d'un fiato questo cocktail orribile e vado a scatenarmi in pista. Lucas non mi ha nemmeno vista ed è meglio così. Ballo da sola ma non m'interessa, devo sfogarmi un po' e il ballo e la musica sono le uniche cose che possono far rilassare i miei muscoli.

Mi accorgo tutto d'un tratto che sono avvolta da cinque uomini che mi guardano come se fossi qualcosa di buono da mangiare; alcuni di loro si passano la lingua sulle labbra mentre io li guardo disgustata. Passo tra di loro spingendoli e vado di nuovo al bancone;

-"mi fai uno shottino per favore?-"

-"certo, questo lo offre la casa"-

-"grazie mille"- dico mentre lo ingoio tutto.

Sono quasi sbronza, mi gira un po' la testa ma continuo a muovermi a ritmo di musica.
Intravedo di nuovo Lucas mentre parla con la donna sulla quarantina, così mi incammino verso di lui.

Sono proprio dietro Lucas quando la donna mi guarda con la faccia tutta tirata.

-"che vuoi piccolina?"-
Mi dice facendomi un falso sorriso.
Lucas si gira e mi ritrovo nei suoi occhi; ma ora, nemmeno quel cristallo è in grado di farmi calmare.

-"vedo che sei impegnato, ma a questo punto non capisco proprio il motivo dei fiori"- mi giro e vado via.

Chiudo il portone del locale alle mie spalle e mi accendo una sigaretta. Il temporale è finito e mi aspetta una lunga passeggiata.
Non mi va proprio di camminare ma a mali estremi, estremi rimedi!
Mi incammino lungo il parcheggio quando sento qualcuno correre dietro di me.

-"Eva aspetta"- mi prende per il braccio e mi volta verso di lui.

-"dimmi Lucas"- accendo un mezzo sorriso

-"qui se c'è qualcuna che è impegnata, quella sei tu"-

Lo guardo con aria confusa e non rispondo.

-"tu sei fidanzata, non io"- continua a parlarmi con aria quasi incazzata.

-"e no Lucas, io e Alex ci siamo mollati."-
A questa affermazione guarda dritto nelle mie pupille per poi passare piano alla bocca; io sono concentrata ai suoi occhi e al suo naso perfetto. Mi avvolge la mano attorno al collo spingendomi verso di se e mi bacia.
'sto sognando' penso mentre la sua lingua esplora ogni angolo della mia bocca. Ha un sapore così buono nonostante sia un po' amaro per via dell'alcol.
Toglie la mano dalla mia nuca e con movimenti leggeri la sposta fino a raggiungere il mio sedere. Mi accarezza dolcemente e allo stesso tempo con ardore; Ci baciamo quasi a ritmo di musica. È meraviglioso stare nelle braccia di quest'uomo nonostante conosca solo il suo nome.

Si stacca da me e ci guardiamo negli occhi. Credo volesse dire qualcosa, ma non lo fa.
Si volta e con passo fermo ed elegante torna al locale.

Io sono rimasta lì, come una statua a pensare a ció che mi è appena successo.
Mi ha baciata e se ne è andato. Non so cosa fare, così mi incammino verso casa.

La strada è stata lunga e per via del temporale fa un po' freddo;  ma non mi lamento poiché sono quasi arrivata e penso alle mie calde coperte; metto le braccia conserte e cammino a passo veloce; sono
quasi vicino il sentiero di casa mia quando sento il cellulare vibrare dalla borsa.
È Lucas.

-a presto Sun-
E sorrido perché mi fa ricordare il nostro primo incontro.

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