#6
NON SAI VESTIRTI, BRO
«Vieni con me. Non rimarrai deluso». James lo strattonò, tirandolo dentro il negozio d'abbigliamento. «I miei consigli non faranno altro che migliorarti. Sarai un figo!»
Jeff posò la vista sui vestiti appesi alle grucce o posizionati nei ripiani delle scaffalature. L'aria condizionata rinfrescava gli avventori presenti e i commessi, i quali trotterellavano su e giù senza sosta a riordinare i capi, tra abbaglianti luci a Led e profumo invadente, mentre all'esterno l'afa estiva scioglieva i gelati da passeggio e faceva lamentare gli anziani. Quella sera sarebbe dovuto uscire con Chloè e ci teneva a fare una bella figura. Presentarsi con classe era l'imperativo per un appuntamento "romantico". Quando l'aveva riferito a James, lui si era limitato a dirgli: «Tranquillo, ci penso io». Ecco spiegato perché si trovavano a fare shopping insieme, per la prima volta nella loro vita.
James reclinò il sostegno di un commesso dai modi effeminati e si diresse verso il reparto in fondo al negozio, riservato alle camicie e ai capi più eleganti.
Jeff sgambettò dietro di lui. Giunto sul posto, notò una camicia a quadri a maniche corte. La indicò a James.
«No, non ci siamo. E tu vorresti presentarti con quella? Te lo dico con affetto, non sai vestirti, bro.» James gli tirò una pacca sulla spalla, ridacchiando. L'amico sapeva andare dritto al punto, senza remore.
James spostò le grucce una alla volta, osservando scrupolosamente i capi, pronto a rimuoverne uno dall'appendiabiti qualora attirasse la sua attenzione.
«Questa mi convince. Molto classica, ma fa il suo sporco lavoro.» Si riferiva a una camicia bianca, a maniche lunghe.
«Ma con il caldo che c'è con quella schiatto stasera.» Ci mancava solo che le sue ascelle riversassero fiumi di sudore puzzolente. Chloè l'avrebbe accartocciato e buttato nel cestino dei ragazzi da bocciare.
«Dai, fai uno sforzo. Per una sera dovrai resistere. Questa ti dà un tocco di finezza e allo stesso tempo di sobrietà. Chloè apprezzerà.»
Jeff sbuffò. «E va beneee, perdinci...» Socchiuse le palpebre. «Se dovessi sudare copiosamente preparati a rinforzare il tuo tetto di casa. Un missile telecomandato è già sulle tue tracce!» James fece spallucce.
Jeff andò a provare la camicia in un camerino. Indossatala, si guardò allo specchio: gli stava bene.
Il suo amico espresse approvazione con il pollice alzato.
"Parte uno: portata a termine. Parte due: procurarsi dei pantaloni e delle scarpe adeguate", ricapitolò mentalmente. Ricordò a James: «Non scordarti che ho un budget. Non posso sforare...»
James gli rispose: «Lo sooo. Rispetterò il binomio qualità-prezzo, te l'assicuro. Ora proseguiamo!»
Jeff alzò gli occhi al cielo. Era uno stress e non vedeva l'ora di finire. James però, appassionato, lo motivava a non desistere. Avrebbe sopportato quel supplizio: in palio c'era l'appagamento di Chloè.
Si spostò con James dalla parte opposta del negozio. La ricerca proseguì.
IL BACIO
Chloè era in forma smagliante. Indossava un vestitino corto e degli anfibi scuri, il rossetto le impreziosiva il sorriso e i capelli ricci attorniavano i lineamenti tondi del suo viso.
Jeff era seduto di fronte a lei, nella vasta sala di una nota pizzeria popolare. Si augurò che la serata andasse per il meglio. Il locale era pieno di coppiette di ogni età che chiacchieravano a bassa voce, intimamente. Camerieri indaffarati prendevano gli ordini con modi affabili, nello stesso momento in cui altri di loro uscivano dalla cucina servendo pizze e bibite di ogni tipo.
Chloè gli aveva fatto subito i complimenti per l'outfit, a suo dire azzeccato. "James, ti devo un favore", si era dato come risposta tra sé e sé.
Inizialmente si sentì un po' in imbarazzo: non era mai andato a un vero e proprio appuntamento. Riuscì a sciogliersi un poco alla volta grazie all'allegria e alle esilaranti battute di Chloè. Mentre addentava le fette della pizza pepperoni, la sua preferita, discorreva con lei del più e del meno. Le parole gli uscivano di bocca senza impedimenti, producendo discorsi fluidi che non lasciavano spazio a tempi morti.
Dalla porta del ristorante entrarono tutt'a un tratto due persone, che attirarono la sua attenzione. Uno era Scott, il rivale a basket di Chloè. "Oh no, proprio adesso...", pensò sconsolato. Era con una ragazza, che faticò a riconoscere. La coppia fu accompagnata al tavolo prenotato. Essendo più vicini, gli fu facile accorgersi che era Sarah. L'amica di Grace. "Il mondo è proprio piccolo..." Disse a Chloè di voltarsi. Lei lo assecondò e, vedendo Scott, borbottò: «Uff, sempre in mezzo alle scatole». Poi osservò Sarah. «Ci vuole coraggio per stare con uno così... non la compatisco.»
Jeff masticò a fatica il boccone. Quell'apparizione aveva corroso l'atmosfera che gradualmente si era creata con Chloè. Lei aveva mutato atteggiamento e appariva più inquieta e rabbuiata.
«Tutto ok? Vuoi che ce ne andiamo?», le domandò.
«Preferirei. Non voglio che Scott mi veda, la sua presenza mi mette a disagio.»
Jeff rifilò l'ultimo morso alla pizza.
Si alzarono e si diressero verso la cassa per pagare, accorti nel dare le spalle a Scott e Sarah. I due stavano confabulando tra loro, lanciandosi sguardi traboccanti di desiderio.
«Okay, non ci hanno notato», disse a Chloè. Pagata la cena, si precipitarono fuori dal locale. Appena furono all'esterno, lei esclamò seccata: «E ti pareva che qualcosa dovesse andare storto?! Tra tutte le persone che potevano venire qui stasera è comparso proprio quel coglione...»
Jeff la confortò: «Beh, non vuol dire che la serata debba finire qua. Che ne dici di andare al cinema a vederci un film?»
Chloè strabuzzò gli occhi per la gioia. «Affare fatto!»
Jeff si avviò con lei verso la meta. Il cinema era a pochi passi dal ristorante, oltre un incrocio trafficato. I marciapiedi del centro erano gremiti da file di persone in passeggiata. La maggior parte dei negozi erano chiusi e le insegne spente, eccetto quelle dei piccoli minimarket che tenevano aperto tutta la notte. Degli indiani azzannavano un kebab all'esterno di un bangladino, donne in abiti succinti pazientavano a bordo strada promettenti guadagni.
Attraversarono le strisce pedonali e furono davanti all'ingresso del cinema. La grande scritta al neon sopra alle porte a vetri recitava "ILS Film Center". Una volta entrati, si focalizzarono sulla locandina sulla quale era appuntato l'elenco dei vari film in proiezione nelle sale. Scelsero di comune accordo quello che secondo loro aveva la copertina più invitante, "The Truman Show": il faccione di Jim Carrey appoggiato sul letto con un placido sorriso, all'interno di un grande schermo svettante tra i grattacieli vicini. Presero il biglietto e ordinarono una porzione maxi di popcorn, poi entrarono in sala e si accomodarono sulle poltrone. Chloè gli parve subito catturata dal film. La sferzante ironia del regista Peter Weir e l'amara visione della società di cui si faceva portatore costituivano degli innegabili punti di forza del lungometraggio, capaci di tenerti appiccicato allo schermo.
Jeff non riusciva a concentrarsi sul film. Chloè era seduta al suo fianco, gli veniva impossibile non pensare a lei. Voleva approfittare di quel momento, in cui regnava il silenzio e il buio li circondava, per fare un passo avanti. Non aveva mai baciato una ragazza, e compiere quel gesto alla luce del sole o davanti ad altri lo metteva fortemente a disagio. Per buona parte della proiezione si limitò a scambiarsi con Chloè qualche rapido commento sul film. Attendeva l'attimo propizio per avvicinare il suo volto a quello di lei, ma il tempo scorreva disinteressato, non concedendogli una reale possibilità di manovra. Stava iniziando a perdere le speranze.
Ad un certo punto, verso la fine del film, Chloè inclinò il collo e appoggiò la testa sulla sua spalla. Gli occhi gli si accesero di eccitazione e il suo corpo intorpidito si ridestò con un sussulto. Il cuore gli batteva all'impazzata. Non sapeva bene come fare, ma tentò ugualmente il tutto per tutto. Con un movimento della testa si voltò verso di lei e avvicinò le labbra alle sue. Chloè però evitò il bacio, spostandosi dall'altra parte della poltrona.
Jeff avrebbe voluto scomparire. Puff, e Chloè sarebbe rimasta sbigottita non vedendolo più. Peccato che volatilizzarsi di punto in bianco fosse un sogno impossibile da realizzarsi. Pietrificato, la vide assumere una faccia buffa. Si aspettava da lei una reazione di fastidio, invece Chloè si lasciò andare a un risolino imbarazzato. «Jeff, mi sa che hai frainteso.» Sussurrò. «Forse ho sbagliato a non dirtelo subito, ma mi piacciono le ragazze... sono lesbica.»
Immobile e con la gola secca, Jeff era frastornato. Fissò lo schermo incantato per qualche secondo, poi istintivamente si alzò e se ne andò. Chloè, sbigottita, lo richiamò. Non stette a sentirla. Un macigno gli era crollato sul cuore da notevole altezza e gliel'aveva schiacciato. Patatrac!
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