#29
JEFF'S PIXEL PARADISE
Jeff si stropicciò gli occhi. Ok, prendere sonno era ufficialmente un'impresa impossibile. Doveva mettersela via. Gli mulinava nella capoccia la solita sequenza di immagini: James all'uscio di casa sua che, dopo aver suonato ripetutamente il campanello, gli aveva concesso prima un timido sorriso poi un abbraccio caloroso, la passeggiata insieme durante la quale il suo migliore amico, sinceramente pentito, si era scusato ripetutamente per il suo atteggiamento. James gli era mancato tanto e non era mai stato in grado di prefigurarsi una vita intera senza di lui. Amici come prima, finalmente. Si scostò il lenzuolo di dosso e si alzò dal letto. L'orologio al polso, dal quale non si distaccava mai per nessun motivo, segnava l'1.20. La camera, immersa nell'oscurità, era trafitta da un pallido raggio lunare, che si allungava sul tappeto attraverso i balconi aperti. Infilò le Havaianas color pistacchio ai piedi e fece due passi strascicati verso la finestra. La aprì svogliatamente e, strizzate le palpebre, si sporse in avanti ficcando fuori il capo. All'esterno ogni cosa era immobile, avvolta dal manto scuro della notte, dalla facciata dell'abitazione vicina alla siepe del suo giardino. Un auto percorse la strada silente e pallidamente illuminata dai lampioni, un cielo stellato immutabile si stendeva su di essa e sul quartiere. Il giorno prima si era licenziato dal suo impiego presso il negozio di caramelle di Chris. Mancava poco alla ripresa delle lezioni e, come aveva messo in chiaro fin da subito, non avrebbe proseguito lungo il corso dell'anno scolastico. Lo studio gli sottraeva troppo tempo, e voleva arrivare al diploma senza patemi o rincorse dell'ultimo minuto. E poi? Rientrò con tutto il corpo nella camera. E poi che avrebbe fatto, finita l'highschool? Il futuro era un rebus, un enigma irrisolvibile. Non sapeva che ramo imboccare, che strada intraprendere. Ebbe un attimo di spaesamento. A quel pensiero non aveva mai fatto così attenzione, ma ecco che con un poderoso blitz in una notte settembrina veniva a turbarlo. Si sedette sul letto e ticchettò le dita sulla coscia, impaziente. Scrutò intorno a sé. I poster, i fumetti, la fornita raccolta di videogiochi. Cazzo, perché non ci aveva pensato prima? Si picchiettò la testa. "Sono un babbeo!" I videogiochi. La sua più grande passione. Alzò il sedere dal letto e si fiondò sullo zaino abbandonato vicino alla porta, urtando con il gomito sulla parete. "Porca paletta, Jeff, non vorrai mica svegliare i tuoi genitori?!", si disse. Infilò la mano e rovistò al suo interno. L'astuccio, le gomme da masticare, una squadra da disegno. Quando riconobbe di aver afferrato il quaderno non perse tempo e lo estrasse. Dei fogli scivolarono via e si sparsero per la stanza. "Stronzi!" Sfogliò in piedi le pagine fino a giungere alla sezione che dedicava alla materia Technology, la sua preferita. Sbirciò tra righe, cancellature e ghirigori quand'ecco che la sua attenzione venne catturata dagli specifici appunti a cui faceva riferimento. L'aprile scorso la sua memoria ballerina lo associava soltanto alla lezione di approfondimento dell'esperto esterno all'istituto sul linguaggio informatico html, essenziale per la programmazione di siti web. Il paio di orette trascorse in sua presenza erano state stimolanti e, diversamente dai compagni che sbadigliavano o strabuzzavano gli occhi per quelle che parevano loro astruse nozioni, Jeff era rimasto incollato come un magnete all'esposizione dello sviluppatore brizzolato. Si era promesso di tornare sull'argomento quando avesse avuto voglia e spirito di iniziativa, e a quanto pareva il fatidico momento era arrivato. Avrebbe progettato qualcosa di unico, e il cosa gli si stava delineando nella mente con più accuratezza. Perché non creare un sito web consultabile da tutti in cui racchiudere la sua ricca esperienza videoludica? Preparare un database dei vari videogame che aveva terminato con l'aggiunta di consigli, trucchi e skill per ottimizzare l'esperienza di gioco, e inoltre inserire un forum in cui gli utenti avrebbero potuto scambiarsi pareri e suggerimenti. Era fantastico! Come avrebbe potuto chiamare il sito? "Mmm, vediamo... beh, "Jeff's Pixel Paradise" suona bene, no?" Non aveva mai sentito di un'idea del genere, e per questo la considerava innovativa. Ora sì che non avrebbe più dormito per il resto della notte. Serrò il quaderno e uscì dalla camera. Macinò le scale a due a due con accortezza e si diresse verso lo studio di suo padre. L'unico computer presente in casa stava lì. Spinse la porta socchiusa e si fece strada tra le pile di scartoffie e l'ingombrante scaffale di libri e manuali tecnici, fino a raggiungere la scrivania. Accese il computer e cominciò a bazzicare in rete per reperire ulteriori informazioni e tutorial per principianti sull'uso di html, che avrebbe integrato con i suoi appunti. "Ah, manca solo una cosa prima di darci dentro." Fece un salto in cucina e sottrasse dal frigo una lattina di Sprite. Poi tornò nello studio e si mise al lavoro, la sua sagoma risucchiata dal buio, la sola faccia illuminata dalla luce verdastra del monitor.
Pensieri alla deriva
Il mio paese e il mondo intero sfrecciano verso il ventunesimo secolo, trascinando tutto con sé come un impetuoso tsunami. Penso di aver trovato una specie di equilibrio, una calma interiore. I videogiochi erano e sono ancora un modo per evadere dalla realtà, un'oasi di svago, ma d'ora in poi non comporteranno più una totale chiusura in me stesso, una rimozione di ciò che mi circonda, dei forti legami che ho stretto. Voglio dedicarmi alla creazione di un microcosmo personale, farne una ragione di vita, che possa cullarmi e su cui possa rifugiarmi qualora ciò che non mi piace di questo tempo vorticoso inizi a pesarmi sull'anima. "Jeff's Pixel Paradise". Si, il nome è appropriato.
Jeff
CASTELLO DI SABBIA
Pensieri alla deriva
Grace, ti amo ancora. Follemente. Con quella ragazza, Mei, non è la stessa cosa che con te, solo l'infatuazione di una serata. Tu sei unica. Alla festa, lo so, c'eri anche tu, sotto forma di un angelo che vagava per la stanza. Eri l'unica presenza luminosa tra il buio che mi attorniava e che cercava di lambirmi con i suoi artigli. Ho avvertito i tuoi occhi azzurri, la tua essenza, il tuo spirito limpido ogni volta che il nulla ha tentato di trascinarmi a sè strattonandomi per la manica della maglia. Sono ancora io, senza travestimenti, e non desidero altro che rituffarmi tra le tue braccia. Cambio vita, puoi starne certa.
James
James accarezzò delicatamente la fronte di Grace. Lei, distesa, appoggiava il capo sulla sua coscia. «Avevo paura di averti perso per sempre...», le disse facendo scorrere una mano tra i suoi capelli biondi. Si smarrì nei suoi occhi, placati come l'oceano che stava loro davanti. Il paesaggio marittimo gli riempiva l'anima di pace.
Alla fine era tornato da lei. Si era liberato di tutti i pesi e le angosce che l'avevano angustiato e aveva messo da parte l'orgoglio. Il suo cuore l'aveva guidato fino a casa sua, la notte prima. Aveva tirato un sasso alla finestra, per richiamarla. Grace l'aveva guardato attraverso il vetro con un'espressione di compassione e perdono e l'aveva fatto entrare in camera sua. Poi si erano tanto amati, come un tempo, e James aveva dormito raggomitolato tra le sue braccia.
«Sei diversa da tutte, e me ne sono accorto quando non c'eri.» Una leggera brezza gli scompigliò i capelli. L'oceano, di solito turbolento e selvaggio, quella mattina si presentava timido ed esitante. Aveva condotto Grace lì, in auto, nascondendole la destinazione, e nel breve tratto a piedi fino alla spiaggia le aveva coperto la vista con le mani intrecciate.
«Ti ho aspettato, concedendoti del tempo. Seppur fosse finita male, per me è stato impossibile sotterrare la nostra storia da un momento all'altro.» Le pupille di Grace erano splendenti di gioia. «Per questo non ho ricercato altri ragazzi. Non ne ho mai sentito il bisogno, mi saliva un moto di repulsione solo a pensarci... confidavo in un tuo ritorno.»
James le sorrise. Davvero esisteva il lieto fine, come nei cartoni della Disney? Quello che stava accadendo rimetteva in discussione ciò in cui aveva sempre creduto, che l'amore non era sempre destinato a soccombere sotto i colpi dell'incomprensione e dell'egoismo; che non bastava dire un "ti amo", ma dimostrarlo con piccoli gesti. Forse si poteva davvero costruire qualcosa di duraturo e sincero, donandosi in modo disinteressato all'altra metà.
«Ero spaventato dall'amore, prima di conoscerti. Temevo che aprirmi a una ragazza in futuro mi si sarebbe ritorto contro come un boomerang, che mi avrebbe infranto il cuore a pezzi.» Si confidò, mentre lei lo fissava ricolma di ammirazione. «Voglio dimostrare a me stesso che con te non sarà così, perché tu ne vali la pena. Mi impegnerò fino in fondo...»
Uno stormo di gabbiani passò sopra di loro, chiazza di colore bianco e puro che attraversò il cielo incontaminato.
James passò il suo palmo sulla pancia di Grace. Lì sotto c'era suo figlio. C'era l'ignoto, nel quale tuffarsi. Quando i suoi pensieri cadevano lì, per farsi forza diceva a sé stesso che in fondo era ancora un ragazzo come gli altri, soltanto con più responsabilità.
«Cresceremo insieme questo bambino. E, facendo ciò, lui insegnerà a noi a crescere», disse Grace. «Tra poco metterò al corrente anche i miei genitori che sono incinta. È ora che lo sappiano.»
James annuì, poi smorzò la profondità del momento. «Insomma, come lo chiameremo? E per te sarà maschio o femmina?» Le passò le dita tra i capelli biondi, increspati dalla salsedine.
«Per me femmina. Le darei il nome Cami, mi è sempre piaciuto.»
«Non mi dispiace, amore.»
L'occhio gli cadde sulle numerose conchiglie sparse per la spiaggia. Gli si presentò l'immagine di una bambina che sgambettava agile, intenta a raccoglierle una ad una per decorare un instabile castello di sabbia.
Pensieri alla deriva
Le nostre anime sono allacciate. I nostri pensieri vanno a tempo, in sincronia. Sfioro l'interno della tua coscia snella, e al tocco è come se mi librassi in alto. Sprofondo nel tuo viso dolce. Sei più bella struccata, più pura. Quando il sole si riflette sulla tua pelle costellata di chicchi di sabbia è come se divenisse ambra lucida. So di avere dei difetti, ma sono disposto a limarli per te. Sei la parola "fine" ai miei tornanti interiori, con te sarà solo una camminata in quota. Sotto al cielo cristallino.
James
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