Uccisa dal desiderio

L'arte dell'ingannaree persone, una tattica che Dennis aveva messo in atto da quando ne aveva memoria. Giocava un ruolo, come un attore, fingeva, ingannava tutti coloro che lo circondavano inducendoli a cadere nella sua trappola fatta di morte.

Arrivò il giorno dell'appuntamento di Kayla, una fredda giornata di inizio Marzo. La ragazza aveva assicurato che al college del fratello non ci sarebbe stato nessuno a disturbarli, perché si stava organizzando la grande serata col falò e tutti quanti avrebbero passato la notte fuori. Di conseguenza i corridoio e gli altri dormitori sarebbero stati deserti.

Kayla lasciò un biglietto nell'armadietto di Dennis per comunicargli il posto d'incontro e lo attese nel parcheggio dietro la scuola così che nessuno potesse vederli.

Dennis arrivò puntuale dall'uscita sul retro della scuola, nel suo cappotto di mezza stagione nero e i capelli che ondeggiavano a ogni passo. La strada per il college era piuttosto lunga e Dennis non l'aveva mai percorsa. Non riuscì a riconoscere parecchie cose, ma personalmente non gli importava.

Dopo vari minuti di silenzio, che sembrarono eterni, il ragazzo decise di provare a documentarsi meglio su quello che, in teoria, aveva programmato Kayla.

«Lo decideremo lì, ho preso delle cose per aiutare la nostra fantasia.»
«Tipo?»
«Manette e frustino se sei più selvaggio, altrimenti una semplice vestaglia bianca se sei più romantico.»
«Oh cielo.» Dennis si nascose il viso nella mano per mascherare l'espressione divertita che gli si stava dipingendo in volto.

Quelle cose le aveva viste fare solo nei film che sua madre gli aveva rigorosamente vietato di guardare.

Ne aveva visto uno solo, di nascosto sul portatile, una sera prima di andare a letto e le immagini che aveva visto gli erano rimaste impresse nella mente per tutta la notte. Il giorno dopo si era svegliato con una sensazione di vomito pronta ad esplodere da un momento all'altro.

Ripiombò di nuovo il silenzio tra i due, Kayla era concentrata alla guida e Dennis esplorava ciò che lo circondava. A un certo punto la ragazza accese la radio stanca di non dire più una parola.

Vennero trasmesse diverse canzoni che a Dennis facevano davvero schifo, e alla quarta decise di spegnere e di tornare a parlare: «Quanti ci sono stati prima di me?»
«Sei geloso?»
«No, solo curioso.»
«Ok, diciamo otto va bene? Ma tu sei speciale, quindi non ti offendere.»

In realtà Dennis non provava affatto gelosia, voleva solo dire qualcosa per non stare a sentire quelle orribili canzoni.

***

Finalmente apparve il college all'orizzonte, grande e maestoso come solo una scuola della sua reputazione sapeva essere.

Era un edificio dalla forma rettangolare, con l'intonaco sull'arancione chiaro e in grande sopra l'ingresso, a lettere grosse in ottone, il nome del college.

Kayla parcheggiò molto lontano dalle altre auto presenti, mise il freno a mano e spense la macchina. Poi guardando Dennis con un'espressione maliziosa disse: «Eccitato per la tua prima volta?»
«Non so, dimmelo tu.»
«Vedrai, dovrai solo lasciarti andare e andrà tutto bene, sarà come in un sogno.»

Kayla sembrava piuttosto esperta di certe cose. Scesero e percorsero il grande prato che si estendeva davanti a loro, entrarono nel corridoio della scuola e raggiunsero i dormitori.

Kayla aveva proprio ragione, non volava una mosca dentro al grande edificio. Sentirono un vociare di studenti provenienti dall'esterno e ogni tanto dalle finestre spuntavano delle teste che sfrecciavano da ogni parte del cortile. Alcuni andavano verso al parcheggio di fronte, salivano sulle macchine e andavano via, altri andavano a mangiare nei pub lì vicino e altri ancora stavano sdraiati sul prato in attesa del grande falò.

Dopo aver camminato per qualche metro sentendo solo l'eco dei loro passi, e soprattutto il rumore dei tacchetti degli stivali di Kayla, finalmente i due ragazzi giunsero davanti al dormitorio del fratello.

La ragazza tirò fuori una chiave facendo l'occhiolino e, dopo aver aperto la porta, fece a Dennis cenno di entrare. La stanza era incredibilmente ordinata: c'era un letto attaccato al muro, due mensole con dei libri, una scrivania con un computer, un piccolo armadio a due ante e un'altra porta che conduceva in un piccolo bagno. Le pareti erano dipinte di un color crema quasi bianco e una sola finestra posta vicino alla scrivania con la persiana abbassata.

«Che te ne pare? Abbastanza appartato?»
«Molto direi.» Dennis si guardò intorno, scrutando ogni angolo che gli capitava sotto gli occhi e mettendo insieme e pezzi di una folle idea.

Kayla portò dentro il borsone che si era trascinata per il corridoio e, appoggiandolo sul letto, chiese: «Bene, hai già qualche idea su come procedere? Oppure comincio io?»
«Se per te non è un problema, vorrei fare da solo. Ma, se ti devo dare delle dritte, potresti metterti quella vestaglia bianca di cui parlavi.»
«Va bene, io vado un bagno a cambiarmi.»

Mentre Kayla portava dentro al bagno un lungo tessuto bianco, Dennis cominciò a guardare dentro il borsone tirando fuori degli oggetti che posò sulla scrivania. A ogni cosa che prendeva in mano, nel suo cervello si sviluppavano mille idee diverse da mettere in pratica. Spostò la sedia poco più in là della scrivania e guardò dentro ai cassetti per vedere se c'era qualcosa di interessante. La sua caccia non fu molto fruttuosa, ma una penna blu, una forbice e un caricabatterie del cellulare erano già delle ottime trovate.

Dopo poco la ragazza uscì con una camicia da notte candida lunga quasi fino alle caviglie, semi trasparente che faceva intuire che sotto non era presente l'intimo.

Il ragazzo la guardò aprendo gli occhi come due biglie, e questo non potè che eccitare ancora di più la ragazza: «Il tuo sguardo mette in soggezione. Te lo hanno mai detto?»
«No, non parlo molto con la gente.»
«Ah, sei un riservato.»
«Più o meno. Come mai questa trovata del gruppo?»

Kayla mise nel borsone i suoi vecchi vestiti prima di iniziare: «Sai Dennis? Secondo me, il sesso è sinonimo di potere. Dalla a qualcuno e ti cadrà ai piedi. La ragazza di mio fratello lo comanda così, apre un po' le gambe e lui esegue tutto come un cagnolino.» fece una risatina per concludere ad effetto.

Dennis d'impulso scosse la testa incredulo, Kayla aveva solo diciassette anni ma parlava di certi argomenti erotici come se fosse una donna esperta e praticante da sempre. Neanche sua madre aveva mai detto cose del genere, sia che avesse parlato dei suoi ex, sia che avesse parlato di suo padre.

Il ragazzo di riconcentrò su di lei che ora aveva smesso di riempire il borsone e lo stava guardando con le braccia conserte, impaziente.
«E la storia degli eterni secondi?»
«Ognuno ha diritto a una possibilità. Sia di essere padrone, sia di essere servitore.» si lisciò la vestaglia, «Allora? Vuoi continuare a parlare oppure sei pronto a passare all'azione?»
«Qualsiasi cosa?»
«Accetto tutto.»
«Bene...» prese la sedia e la sistemò al centro della stanza, poi prese una mascherina da notte che aveva trovato nel borsone e gliela mostrò, «Siediti, il resto faccio io.»

Kayla obbedì senza battere ciglio. Si sedette e si fece mettere la mascherina sugli occhi, poi si fece guidare da Dennis: con il suo aiuto mise le mani dietro allo schienale della sedia e sentì il pelo delle manette rosa sui polsi, poi il suono delle cerniere metalliche.

La stessa cosa venne fatta alle caviglie. La ragazza sentì un brivido mentre nel buio percepiva i movimenti del suo compagno, cercando anche di immaginarsi quello che stava succedendo ma nessuna delle idee che le strasmetteva il cervello la convincevano. A un certo punto le sue orecchie sentirono un suono diverso che però non riuscì a riconoscere, era come qualcosa che venisse tagliato e strappato, tipo della stoffa ma non ne era sicura.

Non sentì però nessun sentimento di ansia o di inquietudine, anzi, ipotizzò che Dennis avesse trovato il preservativo e lo stesse aprendo. Il suono degli strappi riprese, poi sentì quacosa di leggero posarsi sulle sue gambe e stringersi in un colpo. Idem sulle braccia. Ora, sulla pelle nuda dei gomiti, spoglia dalle maniche della vestaglia, Kayla potè capire che si trattava davvero di stoffa, forse un lenzuolo.

Non riusciva a collegare quel gesto ad altro, così si decise a continuare ad aspettare. In tutto questo però, si rese conto che Dennis ancora non l'aveva toccata come si aspettava: non aveva tirato su la gonna della vestaglia per toccarle le parti intime, non aveva accennato un succhiotto sul suo collo e nemmeno aveva iniziato a slacciarsi i pantaloni.

«Hey, ma cosa stai aspettando?»
«Sai Kayla? Conosco anche io qualcosa che ti rende potente, oltre al sesso. È una cosa che, non appena sai padroneggiarla, è inarrestabile e ti fa ottenere quello che vuoi senza troppo sforzo...»
«Oh, è la stai mettendo in pratica? Come funziona?»

Ma dopo quelle parole seguì un silenzio terribile, quasi tombale. La ragazza si concentrò meglio per percepire qualche altro suono, ma nulla arrivava alle sue orecchie.

Poi a un tratto un dolore lancinante al seno destro la fece sobbalzare dalla sedia, poi un altro al seno sinistro e due sulle cosce. Kayla iniziò a gridare, ad agitarsi senza capire cosa stesse succedendo, ma per quanti sforzi facesse non riusciva ad alzarsi e scappare via, Dennis l'aveva legata stretta alla sedia.

Quei colpi dolorosi andarono avanti per un tempo che lei non riuscì a stabilire, poteva solo urlare e dimenarsi comunque consapevole che nessuno la stesse sentendo. Ormai, qualunque cosa il ragazzo stesse facendo del suo corpo, aveva cominciato a camminare sui fianchi e sulla pancia, sentiva qualcosa di bagnato inumidire la vestaglia bianca che si stava appicicando a lei e un forte odore metallico le arrivò alle narici.

Quel dolore le impediva addirittura di parlare, le sue urla uscivano assieme a ogni colpo afflitto e poi le si smorzava pure il fiato, faticava a respirare e il suo cervello cominciò ad andare in tilt. Perfino la mascherina cominciò a bagnarsi di lacrime. Dennis sembrava quasi impazzito nel buio dei suoi occhi coperti, colpendo la sua pelle e bucandola con qualcosa che lei non poteva vedere.

Cercò di ipotizzare, forse era un coltello ma la lama era troppo stretta, forse era un paio di forbici o forse qualcos'altro che lei stessa ignorava potesse essere un'arma.

Alla fine, dopo una serie di buchi sulle spalle e sulla parte superiore del petto, Dennis le diede il fatale colpo di grazie conficcando la sua arma sconosciuta dritta nel cuore di quella povera fanciulla, convinta che avrebbe solo consumato un'altra notte di desiderio.

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