14- La dura realtà

Appena finisce il suo caffè si accende una sigaretta e avvicinandosi con la sedia mi accarezza la guancia dicendo:

-Io sento qualcosa per te, Amy. Tutto mi affascina di te. Vedo nei tu occhi una fiamma che non ho mai visto negli occhi di nessun'altra, hai un'energia forte e contagiosa. Lo so che stai giocando e non so neanche se le mie parole ti arriveranno dritte al cuore. Ho solo bisogno che tu lo sappia.

-E perché?- mi alzo dalla sedia e prendendo la borsa mi avvio verso il sentiero. Lui resta un attimo fermo senza capire, poi si incammina verso di me.

-Ho chiesto perché? Perché mi dici queste cose? Come puoi provare queste cose se non mi conosci?

-Beh. Ci sarà molto da lavorare vedo. Ti faccio una sola domanda Amy, ti sei mai innamorata?

-Io? Cosa?

-Come pensavo- E si porta una mano sulla fronte- Per caso sei anche vergine?- dice quasi conoscendo già la risposta.

Scoppio a ridere, non riesco a fermarmi. Oh se sapesse quante scopate di gusto mi sono fatta in questi anni.

-Ok Amy, è molto chiaro, anzi fin troppo chiaro, che non sei vergine. Almeno non devo insegnarti nulla - afferma ridendo.

-Ma tu guarda che presuntuoso. L a tua testolina fa film dal finale inatteso.

-Mi fa piacere che ti faccio ridere.

Mentre rido di gusto, appoggia il suo braccio sulla mia spalla e di nuovo le nostre mani si incrociano. Sfiora con le labbra il collo e inizia a baciarmi dietro l'orecchio. Sento un brivido percorrermi la schiena. Con uno scatto prendendomi dai fianchi, ci ritroviamo uno difronte l'altro, ci fissiamo negli occhi e iniziamo a baciarci di nuovo appassionatamente. Le mie mani scendono lentamente dalla schiena verso le sue natiche, inizio a palpeggiarle, sono sorprendentemente molto dure.
Lui continua a baciarmi e mi accarezza le braccia, ma non va oltre. Io mi sento nel pieno della mia eccitazione e non so cosa può succedere, ma ho una vogliai ncredibile di sentire la sua pelle sulla mia.

Allora glielo faccio capire e con le mani mi sposto dalle natiche allalunghezza dura che ha davanti, quasi sobbalzo per quanto è duro.

Lui mi ferma, oh che vergogna provo in questo momento.

-Vorrei tanto Amy, non sai quanto. Ma voglio conoscerti davvero. Non voglio che il sesso possa rovinare tutto.

E  come glielo spiego che non so come si fa ad amare, io conosco solo il sesso e nient'altro. In qualche modo però voglio che lui lo sappia.

-Sì ok Niccolò, scusa, io non so cosa significhi amare, né cosa significhi fare l'amore.

Mi sposto, lui prende la mia testa tra le mani e dice sussurrando:

-Cucciola l'ho capito. Ti insegnerò io cos'è l'amore.

Così ci avviamo verso la macchina, sono ormai le sette. Nel biglietto di questa mattina papà mi ha chiesto di cenare insieme, così gli chiedo:

-Mi puoi portare a casa?

-Ma certo, non aspettavo altro che poterti riportare a casa. Dove abiti?

-A Piangipane, sai che strada fare per arrivarci?

-Sì tranquilla a Piangipane abita un mio carissimo amico di scuola, forse lo conosci, Carlo Grossi.

Non posso credere a quello che ho sentito. Lui conosce Carlo. Il mio migliore amico fino alla morte di mamma. La persona che ho volontariamente allontanato anni fa.
Non posso raccontargli tutto, né dirgli quanto bene io lo conosca.

Così rispondo:

-Sì lo conosco, siamo andati a scuola insieme alle elementari e medie. Poi ci siamo persi di vista.

Mentre chiacchieriamo del più e del meno arriviamo a Piangipane. La sua macchina è tipo suv, molto alta e anche comoda. Sembrava di viaggiare su una nuvola.

-Che musica ti piace Amy?

-Adoro Amy Winehouse, Oasis, Depeche mode.

-Buona cultura musicale, ma che posso aspettarmi da una che sa le derivate e gli integrali meglio del Padre Nostro.

 Arriviamo vialetto di casa, parcheggia un po' distante perché forse ha paura che qualcuno mi possa vedere, ma non c'è nessuno in casa ad aspettarmi.

-Scusa se parcheggio distante, non so se magari tua madre o tuo padre si incazzano se ti vedono con un ragazzo.

Ed ecco che siamo arrivati al punto dove di solito scappo, ma non questa volta.

-Mio padre è ancora al lavoro e mia madre è morta sei anni fa.

Sento la temperatura tra noi scendere vertiginosamente. Il sorriso che aveva fino a due minuti fa, non ce l'ha più.

-Scusami davvero Amy non immaginavo.

-Lascia stare, ti prego. Voglio solo tornare a casa.

Scende dalla macchina e si dirige verso il mio lato per aprirmi la portiera.
Appena scendo vedo dall'altro lato della strada Stefano. Giro immediatamente lo sguardo fingendo di non averlo visto, ma lui se ne accorge e attraversa la strada di corsa.
Cerco di allungare il passo verso il vialetto di casa, ma Niccolò mi segue, non capisce cosa stia accadendo ora né perché sto scappando, di nuovo. Afferra il mio braccio e dice:

-Amy che succede? Perché corri così verso casa?

Improvvisamente si sente un applauso.

-Eccola mia stronza! Che cazzo di fine hai fatto? E chi è questo, uno che ti sei scopata in questi giorni?

Niccolò lascia il mio braccio, si ferma impietrito. Il suo sguardo è diventato improvvisamente di ghiaccio, le fossette sono scomparse e una ruga sulla fronte esprime la sua vergogna in quel momento.
Mi fissa negli occhi:

-Ma tu chi cazzo sei?- e se ne va verso la macchina.

Cerco di andargli dietro - Niccolò ti prego aspetta - ma Stefano mi blocca dicendo -Ehy piccola che cazzo fai...gli corri dietro? Non è da te.

Niccolò è arrivato alla macchina, mi guarda prima di entrare. Non ho mai visto uno sguardo più schifato di quello. Sale sul suv e se ne va sgommando.

-Beh Amy andiamo da Boris, dai ho voglia di scopare stasera- incalza Stefano.

-Tu devi solo andare affanculo- gli urlo in faccia.

-Cazzo ma calmati stronza. Chi è quello? Chi è? Me lo dici?

-Tu che cazzo vuoi da me? Non ce l'hai una puttana per scopare che devi rovinare la vita a me?- mentre dico queste parole inizio a piangere singhiozzando e proseguo- perché cazzo mi devi rovinare la vita. Adesso sparisci.

-Ehi piccola calmati dai- dice appoggiando una mano sulla spalla.

-Ti ho detto che devi sparire!- mi scanso bruscamente e mi avvio a passo svelto verso la porta.

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