1.1 -Piacere Betty
4anni prima
-Amy svegliati, sono le 6.30- mio padre grida dal piano di sotto.
Apro gli occhi cercando il cellulare sul comodino per capire che ore siano davvero, mio padre ha il vizio di mentire quando mi sveglia, spera che possa alzarmi solo perché temo sia tardi.
Inizia oggi il primo giorno di scuola. Mi sono iscritta al liceo scientifico, mia madre ha sempre detto che era la scuola migliore da frequentare. Peccato che oggi non sia qui per assistere al penoso spettacolo che andrà in scena tra poco giù in cucina tra me e mio padre.
Ma a dire il vero, non sarà qui in nessun altro giorno della mia vita, perciò non è necessario preoccuparsi se lo show sia di gradimento a qualcuno.
Non mi interessa cosa pensano gli altri della mia vita.
Dicono che quando qualcuno muore, vive nel cuore di chi l'ha conosciuto e che non sarà mai davvero morto.
Io non ci credo.
Mia madre è morta da due anni ma non vive da nessuna parte. È dentro un'enorme scatola di legno e non può sentirmi, non può vedermi, non può abbracciarmi o parlarmi.
Non credo a nessuna delle frasi di circostanza di chi ti dice: Chiamami, qualunque cosa ti serva; oppure: Col tempo andrà tutto meglio.
Non è così, è tutto falso. Solo menzogne. Niente va meglio.
Non c'è nessuno che entra in camera la mattina per svegliarmi o che mi chieda com'è andata la giornata a scuola o che voglia sapere se mi piace un ragazzo.
Non c'è nessuno, e basta.
Allora devi decidere come vorrai vivere la tua vita: vuoi portare il fardello per sempre o creare una versione di te diversa, una persona estranea a te stessa, senza emozioni né sentimenti. Non puoi permetterti di averne, saresti troppo vulnerabile e la debolezza porta alla sofferenza, sempre.
Mio padre ha preso la mia stessa decisione quindi quotidianamente tra noi va in scena uno spettacolo dove i veri protagonisti sono le nostre maschere.
-Ecco scendo - gli rispondo urlando.
Arrivo in cucina e trovo una tazza di latte con del cacao e una cannuccia, lo guardo interrogativa:
-Pà ma questo cos'è?
-È la tua colazione.
-Lamia colazione? Mica sono una bambina?
-Ma..non capisco. Cosa mangi per colazione di solito?
-Sì vabbè, vuoi fare il padre all'improvviso.
-Amy non rispondermi così- ecco che finge interesse.
-Lascia stare dai. C'è un po' di caffè?
-Caffè ?Da quando bevi il caffè?
-È più di un anno ormai, comunque, c'è o devo prepararlo?
-È nella caffettiera, l'ho appena fatto.
-Oh benissimo, ora sì che posso fare colazione.
-Ti accompagno io a scuola questa mattina, è il primo giorno.
-No grazie, ho già fatto il biglietto del bus, vado da sola.
Non risponde e neanche insiste, lo so bene che non ha alcuna voglia di accompagnarmi a scuola e a dire la verità, neanche io lo voglio: adoro stare sola e oggi ne ho bisogno. Inizia una fase nuova della mia vita e non voglio condividerla con nessuno.
Risalgo in camera e mi vesto. Ho scelto un paio di jeans molto casual, una maglietta a maniche corte e delle sneakers bianche. Non do molta importanza al mio abbigliamento. Non mi trucco neanche, in questo periodo non ne ho voglia.
Scendo in salone, prendo la giacca jeans e mentre sto per uscire dico a mio padre:
-Ah, dovrei fare l'abbonamento, costa 40 euro. Li hai ora o me li dai stasera?
-Nono Amy, te li do subito così non fai più il biglietto.
Mi dà i soldi ed esco di casa.
Arrivo a scuola e chiedo alla bidella all'ingresso dove si trovi la 1A. Mi indica il corridoio davanti ai miei occhi e mi dice che si trova infondo, è l'ultima stanza.
Entro in classe. I banchi sono composti da due postazioni e sono disposti su quattro file.
In totale sono ventiquattro.
Mi guardo intorno spaesata, cerco di trovare un posto dove sedermi, ma noto che sono già tutti occupati, tranne uno. Si trova in fondo all'aula, vicino la finestra.
L'idea di sedermi all'ultimo banco mi piace molto. Ho sempre pensato che ai primi posti si siede solo chi ama essere al centro dell'attenzione o chi é secchione, ed io non mi reputo né l'uno né l'altro.
Mi avvicino lentamente e vedo seduta al banco una ragazza con dei capelli rossi molto corti.
Riesco a vedere solo la parte di dietro della testa perché sta fissando fuori dalla finestra.
Le dico con tono basso, preoccupata di interrompere la sua riflessione mattutina:
-Ciao sono Amy, credo che mi posso sedere solo qui.
Lei si gira e mi accorgo che ha un piercing al naso e quattro orecchini. Indossa gli occhiali da sole nonostante sia in classe.
Mi risponde masticando nervosamente un chewingum:
-Certo, gli altri posti sono tutti occupati. Ah ciao, mi chiamo Elisabetta, per gli amici Betty. Piacere.
Dopo avermi risposto si gira di nuovo verso la finestra continuando a fare un rumore molto irritante con la bocca. Penso: wow, che ragazza strana. Cominciamo proprio coi fiocchi questa nuova esperienza. Comunque non ho altra scelta che rimanere seduta qui. Mi guardo intorno pensando che potrei fare amicizia con qualche altra ragazza così da cambiare posto. Inizio ad osservare bene la mia classe e conto dieci ragazze e quattordici ragazzi, quindi togliendo me e la mia compagna ne restano solo otto. Sono tutte già amiche, si capisce dalle risate e le chiacchiere che fanno tra loro, quindi la possibilità di cambiare posto è svanita.
Mi giro di nuovo verso Betty. Sta fissando ancora il vetro. Incuriosita le chiedo:
-Scusa, cosa stai guardando fuori dal vetro, io non vedo nulla.
Lei scoppia a ridere e risponde:
-Mi hai preso per una matta - annuisco con un movimento della testa. - Ma no Amy, sto solo guardando un ragazzo del terzo anno, vedi? - e mi indica il viale sotto la scuola.
-Non vedo nulla- rispondo.
-Guarda qui, sotto la finestra, sta parcheggiando lo scooter. L'ho conosciuto questa estate al mare e stavo aspettando che arrivasse - si toglie gli occhiali da sole e continua - questi non li avevo tolti solo per non fargli capire che guardavo lui.
-Ah bene- rispondo tirando un sospiro di sollievo, non è completamente matta, meno male.
-Sento che saremo ottime amiche- afferma con un caloroso sorriso. Annuisco senza rispondere. Non credo lo diventeremo. Per i miei gusti ha già parlato anche troppo.
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