27. COME EVITARE CHIAMATE DAGLI ALIENI

COME EVITARE CHIAMATE DAGLI ALIENI

















Earl e Jared tornarono dalle vacanze a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro, così colsi subito l'occasione per organizzare una serata "soli uomini" in pieno stile. Non vedevo l'ora che fossero di nuovo tutti lì: l'appartamento, con loro dentro, assumeva un'aria completamente diversa, una vivacità che non avevo provato in quei giorni di solitudine.

Durante la loro assenza, avevo riempito il tempo immerso tra libri universitari e qualche passeggiata distratta per il dormitorio, sperando di incontrare qualcuno con cui scambiare due chiacchiere. Spesso finivo nell'area comune, cercando il conforto di una conversazione improvvisata, anche solo con qualche volto familiare. Ma la maggior parte dei ragazzi con cui andavo più d'accordo era via, e non c'era nemmeno quel quattrocchi di Zeppelin a tenere alto il morale rifilandogli qualche battuta.

A rifletterci, in questi mesi sembrava come se mi stesse evitando.

L'attesa era diventata un po' una routine, scandita da piccole abitudini, e per questo l'idea di avere finalmente i miei coinquilini di nuovo a casa mi faceva sentire che la vita tornava al suo ritmo normale.

Quella serata prometteva bene, anzi, sapevo che sarebbe stato un modo perfetto per ricaricarci insieme, abbandonando la monotonia dei giorni in solitudine per tornare a godere delle nostre piccole tradizioni tra amici.

Ritornammo con una busta piena di schifezze da supermercato, birre da stappare e la promessa di una nottata dedicata a videogiochi e relax, soltanto noi tre per poterci godere una serata tranquilla. Almeno, così pensavamo.

Appena ci sedemmo e accendemmo la play di Earl, si udì la porta bussare e subito dopo Travis entrò senza curarsi di un invito. «Ehi, che cosa state combinando? Ho visto prima dal corridoio che siete tornati con buste di roba interessante! Sbaglio o quelle sono patatine alla paprika?» domandò, mentre lanciava uno sguardo curioso al sacchetto di chips.

«Ci stiamo concedendo una serata tra uomini. Te cosa sei venuto a curiosare?» rispose Earl, cercando di mantenere il tono fermo e volendo intendere le sue intenzioni. «Non provare a toccarmi il burro di arachidi perché se no ti meno e ti faccio diventare nero quanto me.»

Travis sorrise e si sedette sullo sgabello. «Interessante, posso giocare anche io? Cos'è, Pes o Fifa?»

Ciò che mi rese sbalordito è che si aprì senza curarsene il pacchetto, lasciandomi di stucco. «Quelle sono le mie pat-»

Non ebbi il tempo di terminare la frase che Scott arrivò di corsa per chiamare il suo sodale «Trav! Mi han detto che eri qui, ti cercavo dappertutto, che combinate?», si avvicinò a noi e come un automa Jared si alzò per comprendere la situazione.

«Ragazzi, penso proprio che dob-»

Niente da fare, Scott si era fatto distrarre dal sottofondo. «Cos'è questa canzone?» si osservò attorno e scorse il mio pc attaccato al cavetto degli altoparlanti, decidendo per sé di cambiare musica e alzare il volume.

Nelle casse iniziò a pompare musica anni Novanta.

Io, Earl e Jared ci guardammo l'un l'altro, confusi. Nel frattempo, la porta, lasciata semiaperta, stava diventando un invito non ufficiale.

Come se fosse stato un segnale, uno dopo l'altro, altri ragazzi del dormitorio si affacciarono alla porta con pacchi di snack e bibite e in pochi minuti, la stanza si riempì di gente e di risate, trasformando la serata in una vera festa improvvisata.

«Fratelli, solitamente sono i miei gemelli ad auto invitarsi nell'appartamento, che cazzo sta succedendo?!» esclamò Earl, scuotendo la testa con un sorriso rassegnato.

«Va bene, mi arrendo,» mi lasciai sopraffare dalla situazione, alzai le mani e cercai di coordinare l'orda festante. «Ma sappiate che se questa stanza sarà un disastro domani mattina, non sarò io a pulire!» urlai a tutti, ricevendo un urlo di esultanza che non mi aspettavo.

Scott era praticamente diventato il DJ della serata, aumentando il volume della musica e i ballerini più bravi si cimentarono a far diventare il modesto soggiorno una pista da ballo.

Cominciai a cantare a squarciagola, Earl dietro di me a farci trascinare dall'allegria del gruppo. Jared, invece, se ne stava in disparte con un'espressione perplessa, in parte stanco dalla giornata di faccende casalinghe; tuttavia, appena vide gli altri divertirsi da matti, si sciolse a poco a poco e scartò un sacchetto di popcorn e si stappò una birra, unendosi alla mischia.

«La sapete questa?» chiesi improvvisamente, attirando a sé l'attenzione. Sapevano tutti dopo i fumogeni in casa che sapevo tirar fuori delle magie e a questo giro presi per mano un rotolo di carta stagnola e un elastico. «Chi è il MacGyver del dormitorio? È o non è Samuel Sampson?»

Un coro di esulti mi caricò così tanto da intraprendere la misteriosità di un mago dinanzi al suo trucco preferito.

«Ora vedi che si costruisce un cappello per evitare i campi elettromagnetici ed evitare chiamate dagli alieni» celiò Travis, generando una risata generale e del chiacchiericcio. La musica nel frattempo si era abbassata per farmi spazio.

Mi feci contagiare dalle risa per subito dopo mettermi all'opera. In pochi minuti, utilizzando la carta stagnola, una molletta e un po' di nastro adesivo, costruii una piccola catapulta artigianale.

«Et voilà!» dichiarai trionfante. Presi un pezzo di patatina, lo posizionai sulla catapulta e, con un colpo secco, la scagliai in aria, centrando in pieno Stuff, che nel frattempo si era appisolato sulla sedia.

Stuff saltò su, sorpreso. «Ma che è sta cosa?» esclamò con voce assonnata, seguito da uno sbadiglio.

Chi mi era attorno esultò e vollero a testa provare la catapulta, mentre qualcun altro mi chiedeva di mettere in scena altri trucchetti da baraccone.

A quel punto della situazione, cominciai a distribuire "armi" improvvisate. «Bene, siccome c'è entusiasmo generale per questa catapulta, io propongo una sfida» presi il guanto del supermercato e lo posai sul piano della cucina. «Io dichiaro guerra a chi osa sfidarmi!»

Un coro da battaglia si sollevò e ben presto l'intero appartamento si trasformò in un campo di battaglia di patatine volanti e bottiglie vuote usate come bersagli.

«Vediamo se qualcuno riesce a fare meglio di me, il re della mira! Se vinco mi dovrete chiamare Occhi di Falco!» incitai il dormitorio a battere il mio record.

La sfida iniziò a prendere forma.

Travis agguantò carta e penna e passò da ciascuno a prendere le scommesse. «Non possono essere inferiori al dollaro e maggiori ai cinquanta.»

«Fratello, lo sai bene che se ci fossero qui i miei gemelli, diventeresti ricco sfondato? Sono una frana con gli sport eccetto il Basket, dimmi se non è da neri saperci giocare?!» Earl era impressionante con la sua auto ironia, scatenando un'altra ondata di risate.

E così, la serata proseguì in un crescendo di musica, risate e improvvisati "trucchi alla MacGyver", avevamo persino fatto un cappello di carta stagnola per Paprika, il gatto del custode che se la dormiva all'ingresso, coi piedi sopra al banco a ronfarsela più di uno studente in after; tutto proseguì fino a quando tutti, sfiniti, ci adagiammo sul divano e chi sul pavimento, circondati da resti di snack e pacchetti vuoti.

«Chi avrebbe mai detto che un sacchetto di patatine e un rotolo di carta stagnola avrebbero fatto iniziare una festa del genere?» dichiarò Jared, ridendo mentre si appoggiava a un cuscino.

Dagli occhi si vedeva che aveva bevuto qualche goccio in più di quello che normalmente si permetteva, facendomi sogghignare. Ero a pezzi, soprattutto i miei polmoni oramai stanchi, il giorno dopo sarei rimasto senza voce; per non parlare delle orecchie, tra le casse e la voce alta, percepivo un suono simile alla mancata sintonizzazione dei canali del televisore.

«Soltanto il vecchio Mac poteva, soltanto da lui potevo imparare» dichiarai, ripensando alle prove passate con Alessio, conscio che nel futuro mi sarei goduto un'atmosfera caotica e allegra come questa.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top