11. QUANDO I CANGURI METTONO IN CHIARO
Parte del capitolo è stato scritto con la collaborazione di: DaddaTaras
QUANDO I CANGURI METTONO IN CHIARO
Quella sera l'avevo accompagnata fino in camera sua, anche perché avevo bisogno del bagno. Tuttavia quando ero andato a salutarla per andarmene, lei si era addormentata sul letto con ancora i vestiti della festa addosso, quindi con la tranquillità più assoluta l'avevo svegliata e aiutata a cambiarsi.
Poteva risultare atipico, ma mi veniva pressocché naturale. Non mi ero sentito agitato o in fibrillazione, ero tranquillo e pacato, e quando prima di andarmene mi aveva chiesto di restare a dormire, non mi feci dilemmi nello stringerla tra le mie braccia senza camicia.
«Sammy.» mi sentii chiamare durante il sonno. «Sammy, svegliati.» continuò a rompere e aprendo a poco a poco le palpebre, vidi Lara seduta sul materasso, intenta a fissarmi con un leggero imbarazzo dipinto sul viso.
Chiusi gli occhi, girandomi completamente a pancia in giù e affossando il viso nel cuscino. «Non interrompere il mio sonno di bellezza.»
«Lo so che mi stai dando sella rompi scatole in modo carino, ma stai dormendo sul mio letto, perciò decido io.»
«Sì, ma ieri sera ti ho aiutata a cambiarti dato che stavi in coma, quindi zitta.» ma avendo troppa curiosità nel sapere che espressione avesse dipinta sulla faccia che spostai la testa e aprii gli occhi, vedendola rossa come un pomodoro e le labbra tirate ad una linea.
Sorrisi soddisfatto, ma per via di quel gesto mi rifilò una cuscinata. «Non ricordarmelo!»
«Non ti ho visto le tette, sta tranquilla.» ridacchiai fermando il cuscino e togliendolo dalle sue mani, buttandolo a terra.
«Non è per quello.» disse, distogliendo lo sguardo.
Mi preoccupai e mi sistemai a gambe incrociate davanti a lei, spostandole una ciocca di capelli dietro all'orecchio. «Che succede, Laretta?»
«Io ieri sera ti ho baciato.» andò dritta al punto. «Scusami.»
Scossi la testa e l'accompagnai ad appoggiarsi al mio petto, abbracciandoci. «Tranquilla, non ci crederà nessuno.» e poco dopo, scostandola, le baciai la fronte. «Andiamo a fare colazione?»
Quando annuì, le mostrai le mie fossette scivolando dalle lenzuola. Raccattai la camicia dalla sedia su cui l'avevo lasciata e la indossai.
«Sammy, i canguri cosa stanno facendo?»
Mi voltai dalla sua parte abbottonando la camicia e aggrottai la fronte. «Eh?»
Buttò gli occhi verso l'alto e si strinse le spalle. «Dico, i canguri migliori amici fanno bene a provare ancora a fare i fidanzati?»
Non sapevo cosa risponderle. In verità me lo stavo domandando anche io.
«Sam, tu cosa provi nel stare con me?» domandò, fissandomi dritto nelle iridi.
Diedi aria ai polmoni e mi sedetti nuovamente, prendendole le mani. Stavo facendo sin troppa ginnastica nel giro di pochi attimi. «Io ti voglio un mondo di bene, Lara.»
«Te ne voglio molto anche io, ma mi sento strana nell'essere "fidanzati". Insomma, tu dovresti capirlo più di me.»
Corrugai la fronte credendo di non capirla, ma la verità era un'altra: io sapevo eccome l'allusione a cui stava riflettendo. «Perché?»
«Beh, tu lo hai già fatto. Quando stai con me ti viene mai la voglia di fare l'amore con me? Anche alla festa di ieri sera, appena stavamo per accentuare le cose ci siamo allontanati.»
Abbassai lo sguardo, posandolo sulle nostre mani unite mentre io coi pollici le accarezzavo le nocche. «Sì, l'ho notato anche io.»
«Quindi in realtà noi ci amiamo come fratelli, non come due innamorati.»
Mi persi nel rimuginare su ciò ed effettivamente aveva pienamente ragione. Io mi ero fatto venire i dubbi e forse questi li avevo trasmessi a lei, finendo per voler provare qualcosa che era più grande di noi.
«Noi abbiamo frainteso quello che proviamo. Ad esempio, quando baciavo Alessio era diverso da quando bacio te. Con lui mi sentivo imbarazzata, ma allo stesso tempo mi piaceva e ci immaginavo tra qualche anno. Con te invece mi sembrava strano. Okay, ammetto che ci sai fare coi baci, però non ho mai pensato a un futuro nostro come farebbe ogni ragazza.»
Mi inumidii le labbra e mi ripetei le sue parole mentalmente. «E io come faccio a capire se una ragazza mi piace davvero?»
Lara increspò la parte alta del viso in tante piccole ondine e piegò leggermente il capo di lato. «In che senso?»
Mi sistemai meglio sul letto e mi passai una mano fra i capelli, poi mi sdraiai sul materasso. «Io non mi sono mai immaginato fra qualche anno con una ragazza. Io ho sempre vissuto il presente, se una ragazza ci stava ci baciavamo e finivamo a letto, finita lì. Con te è diverso invece. Voglio proteggerti, starti accanto per tutta la vita.»
«Sì, ma questo è perché mi vuoi bene. È come se ti chiedessi cosa vorresti con Xavier o anche con Scarlett. Tu vuoi essere loro amico per sempre, stare con loro e rivivere quei giorni spensierati che passavi a Darwin. Tra me e te è la stessa cosa. Questo significa voler bene a delle persone e sono felice che tu non vuoi lasciarmi.»
Le osservai il viso e aveva gli occhi lucidi, accompagnati da un sorriso felice. Mi sollevai e la guardai nelle pupille. «E allora come faccio a capire che quello che provo è amore?»
Lei sorrise con dolcezza accarezzandomi delicatamente una guancia. «Guarderai quella ragazza con occhi diversi.» cominciò a spiegarmi. «Capirai che lei è la persona più incredibile che tu abbia mai conosciuto quando ti farà battere forte il cuore e quando non riuscirai a resisterle ancora per un secondo quando la guarderai. Con lei ti sentirai completamente te stesso e le vorrai così bene dal volerla rendere sempre felice. Non vorrai mai farle del male e le tue scelte saranno fatte solo per il suo bene. Metterai quella donna davanti a tutto, sarà il tuo primo pensiero che al mattino ti sveglierà e sarà l'ultimo desiderio che la notte ti culla. E quando mancherà ti si stringerà un nodo e ti mancherà il respiro.»
«Laretta...» la fermai temporaneamente e lei sembrava pendere dalle mie labbra sperando in chissà che cosa, «ti ascolti troppo gli 883 e Nek.»
Scioccata rimase a bocca aperta, poi cominciò a darmi dei pugni sul petto. «Io sono seria, Samuel! Sei un cretino, io cerco di farti capire come ti sentirai quando troverai la ragazza giusta per te e tu mi spezzi il discorso con queste uscite!»
Scoppiai a ridere e la fermai per i polsi. «Scusa, ma mentre parlavi mi sono venute in mente le loro canzoni e per colpa tua adesso ho in testa Eccoti e Sei Solo Tu a intermittenza.»
Mise il broncio e mostrai le mie fossette, divertito. «Comunque ho capito, grazie.»
Tirò le labbra ad una linea non sapendo cosa dire, ma io invece ci tenevo a vederle un sorriso. «Sono sicuro che troverai un uomo che penserà questo ed altro su di te, perché tu sei fantastica e ti meriti un compagno che non ti ami mai abbastanza.»
A quel punto gli occhi ripresero a luccicare. «Adesso stai citando tu Nek.» e tirò su col naso.
«Dannazione, è colpa tua!» imprecai facendola scoppiare a ridere, ma andava bene così. Io avevo lottato più di chiunque altro per vederla sorridere e non mi sarei mai stufato di ammirare quella spensieratezza che aveva perso durante il suo cammino.
«Ti voglio bene, piccoletta.» le dissi abbracciandola, e di ricambio lei mi strinse a sé.
«Promettimi che non mi lascerai mai.»
Sorrisi a quel suo modo innocente di dire le cose. «Tu potrai sempre contare su di me. Sempre. Sarò la tua bufanga.»
«Mi stai dando dell'ippopotamo?» parve offendersi.
Ridacchiai immaginandomela in quelle vesti. «No, ma le tue tette sono davvero grandi.»
«Smettila, pervertito.» e mi spinse via.
«Non te le ho ancora toccate, così tanto non lo sono.»
«Sei comunque malizioso.» e intersecò le braccia sotto al seno.
Scossi la testa e mi alzai dal letto. «Così le metti più in evidenza, mettitelo in testa.» e così dicendo percepii uno sbuffo provenire dalle sue labbra.
«Non cambierai mai.» sbuffò.
«Cammina va, che andiamo a fare colazione, ho una fame.»
*
Tamburellavo le dita sul tavolino del bar da più di tre minuti, in attesa che arrivasse Alessio. Gli avevo scritto se potevamo vederci e stranamente non ero io quello in ritardo. Da premettere che come al mio solito almeno cinque minuti avevo tardato. Ma aspettare era comunque logorante.
La cameriera era passata a chiedermi se volessi ordinare, ma le chiesi cortesemente di aspettare che arrivasse il mio socio. Ovviamente si sciolse nel vedere le mie fossette e dopo aver annuito si allontanò per servire altri clienti.
Mi passai una mano sul viso e la tenni appoggiata al livello della bocca pensando a prima, alle parole di Lara, e stranamente mi balzò in mente Scarlett. Chissà cosa stava facendo... non ebbi il tempo di reprimere l'impulso di adocchiare l'Instagram del fratello che percepii uno spostamento d'aria alle mie spalle.
«Sam, scusa il ritardo.» si presentò Alessio, togliendosi la sua giacca in pelle e appoggiandola sul divanetto in cui eravamo seduti.
Sorrisi lievemente e scossi la testa con garbo. «Nessun problema.»
Si accomodò e il suo sguardo penetrò nelle mie pupille. «Allora, siamo qui per?» domandò, ma in quell'istante passò nuovamente la cameriera e colsi l'occasione per attirare l'attenzione.
«Scusami, possiamo ordinare?» si sorprese alla mia richiesta e tirando fuori dal grembiule il blocco di carta, si appuntò due espressi. Una volta avviatasi mi dedicai al motivo di quest'uscita. «Volevo parlarti-»
«Non sarà per ieri sera.» si accasciò sullo schienale, fissandomi tra il sarcastico e il seccato, non facendomi intendere i suoi reali pensieri. Perciò sorrisi amaramente e diedi assenso.
«Mi spiace, ma non ho potuto fare a meno di notare come ci guardav-»
«Samuel.» mi stoppò dato che non avevo ancora finito. Con lui era un continuo festeggiamento essendo l'unico coetaneo di madrelingua italiana che pronunciava a dovere il mio nome. «Non sto più con Lara.»
«Non mi interessa. Sei il mio migliore amico e lei era la tua ex ragazza.» fui sincero. Personalmente mi avrebbe dato fastidio assistere a quelle scene, anche perché pareva uno di quei film strappalacrime per adolescenti che si guardava mia cugina. E io non li sopportavo.
«Prima di questo è la tua migliore amica.»
«Avanti, vuoi dirmi che è normale che ci baciamo?» sputai fuori facendomi prendere dal nervoso.
Già non era semplice parlarne, per di più voleva evitare il discorso. Mi giravano e non poco. Inoltre si sapeva che tra migliori amici non ci dovevano essere segreti o faide, e anche se avevo promesso di non parlare a nessuno della mia parentela con Lara, in realtà lo avevo detto ad un'unica persona, ovvero Xavier. Quando era venuto qua in Italia, oltre al raccontarmi le sue novità, io mi ero sfogato con lui, cominciando dalla mia partenza da Darwin. Lui era quell'unica persona di cui mi sarei potuto fidare ciecamente, non mi aveva mai dato un motivo per cui dovessi essere diffidente nei suoi confronti. Non poteva esistere migliore amico più perfetto di Xav ed era per questo che per me era come un fratello.
Ad ogni modo Ale rimase interdetto. «Vi è capitato solo due volte, entrambe a una festa. Vi stavate spalleggiando... vero?» chiese con quell'espressione tipica di quando non si sapeva in quale posto dovesse andare un'informazione e come collegarci le altre.
Sospirai schioccando la lingua e mi chinai leggermente sul tavolo. «Non è andata esattamente come credi.»
«Ecco i vostri ordini.» spuntò di punto in bianco la ragazza con i due caffè e due bicchieri d'acqua. Abbassò il vassoio e ce li porse assieme al porta bustine. Le sorrisi ringraziandola ed osservai il liquido scuro dentro la tazzina.
«Come sarebbe a dire che non è come credo?»
Mi inumidii le labbra e presi un sorso senza aggiungere dolcificanti. L'amaro mi scivolò lungo l'esofago. «Come mi hai detto tu le ho parlato.»
«E?»
«E... abbiamo provato a stare insieme, ma in segreto.»
Il mio amico fece una falsa risata, passandosi una mano fra i capelli con frustrazione. Dopo agguantò il piccolo manico e bevve tutto il contenuto della sua tazzina come se fosse uno shottino. Una smorfia di poco gradimento gli contornò il volto, conosco del fatto che solitamente ci versava una bustina di zucchero di canna. Si schiarì la gola, ingollando un sorso d'acqua. «Quindi adesso vi siete fidanzati ufficialmente da quel bacio?»
Sembrò quasi ringhiarmi contro, e per quanto parte del tono lo modellava il sapore forte, d'altro canto lo conoscevo abbastanza per affermare che si stava controllando. Eravamo simili in molte cose, forse lui aveva un po' più la testa messa a posto rispetto a me, più razionale e meno avventato. «No, l'esatto opposto.»
Aggrottò la fronte non capendomi, appoggiando successivamente i gomiti al tavolo e posando la testa sul dorso delle sue mani incrociate tra loro. «Credo di non seguirti.»
Finii il mio caffè e spostai la tazzina, scompigliandomi con una mano i capelli. «Quello che proviamo è puro affetto fraterno. Quindi la presupposizione che a me piacesse e anche la sua corrispondenza è, come dire...»
«Capito.» mi fermò, abbassando lo sguardo e tornò ad appoggiarsi allo schienale. Sollevò appena il capo infrangendosi la chioma con le dita e notai il piccolo sorriso che fece nel sapere la notizia. In parte ero contento, d'altro canto ero sicuro del fatto che lui sarebbe stato preso a una delle diverse università inglesi a cui aveva fatto domanda, quindi non avrei permesso a loro di rimettersi insieme. Non volevo che Lara soffrisse ulteriormente.
Rimettendosi composto e col ciuffo ben sistemato, buttò fuori l'aria dai polmoni, in seguitò si grattò il naso. «Avevo paura di averci visto giusto, anche se in parte forse è stato così.»
«Almeno adesso so cosa si prova nell'essere falsamente innamorati di una sottospecie di sorella.» scherzai sopra, giocherellando con la tazzina mentre l'altro braccio stava in sospeso sullo schienale.
«Sei per caso alla ricerca dell'anima gemella, Sampson?» mi stuzzicò e volevo bruciargli quelle sue fossette, più marcate rispetto alle mie.
«Ma vuoi scherzare?» sbottai. «Tornerò sulla piazza. Please beware, girls. Samuel Sampson tornerà a fare danni.» ridacchiai infine.
Ale scosse la testa, sorridendo. «Amico, sappiamo tutti che non andrai a fare il ricercatore d'oro, o almeno, non come prima.» mi fece notare.
Feci una smorfia. «Ti ho mai detto che adoro il tuo accento toscano?»
Un'espressione scocciata dipinse il suo volto, girando la testa dall'altra parte. «Finiscila, sembri omosessuale.»
Allargai le braccia facendo il falso sorpreso. «Vuoi dirmi che sei omofobo? Perché nel caso non saremo più amici.»
Lui rise. «Come potrei esserlo se mia sorella è lesbica?»
Spalancai occhi e bocca, scioccato dalla notizia. «Tua sorella è lesbica? Ma non mi dire! Ecco perché non mi mangia con gli occhi, adesso si spiega tutto.»
Una smorfia sola bastò per farmi trastullare dentro. «Ma smettila e reprimi il tuo egocentrismo, sta invadendo il mio spazio vitale.» e contornando con braccia e mani quello che doveva essere la sua area protetta, mi fece piegare dalle risate. «Tornando alle cose serie.» riprese parola. «Cosa farai tu? Hai già visto come funziona in America?»
Mi scrocchiai le dita e annuii. «Sì, manderò la domanda per poter entrare l'anno prossimo, ci vogliono mesi e mesi di anticipo, ma va bene così. Almeno ho il tempo di mettere da parte i soldi.»
«Sei deciso?»
Annuii leggermente preoccupato, infatti Alessio piegò la testa e si portò per poco in avanti. «Lo hai detto a Lara?»
Lo guardai nelle sue iridi scure e, tirando le labbra ad una linea, scossi il capo. «No. E non so come dirglielo, ci rimarrà male. Lei crede che tornerò in Australia.» e mi grattai il collo, sospirando.
«Lì da te non ci sono università sull'astronomia?» chiese con curiosità.
«Sì, è probabile che ci sia qualcosa a Sydney o a Melbourne, ma ad ogni modo in America potrei avere dritto accesso alla NASA se conoscerò le persone giuste, non fa poi così tanto schifo come piano.»
Però dovevo ammettere che sarebbe stato bello anche tornare a Darwin. Chissà cosa avrebbe detto Xavier. Chissà come avrebbe reagito Scarlett...
No, al momento dovevo concentrarmi sulla mia futura carriera lavorativa, la mia infanzia era stato il mio punto debole per molto tempo, non potevo distrarmi proprio quando dovevo decollare. Era il sogno di una vita poter lavorare per la NASA, non potevo frantumare quella speranza proprio ora che avevo le porte aperte.
Annuendo prese il bicchiere d'acqua che avevano portato insieme al caffè e lo bevve. «Non ridurti all'ultimo per parlargliene.» mi avvisò.
Ma purtroppo fu quello che succedette per la mia stupida mancanza di coraggio.
*****
SAMMY È TORNATO PER NATALE! 🥳🎅🏻🎄🎁
ANTICIPAZIONE DEL PROSSIMO CAPITOLO: IL SOLE DEL TUO SISTEMA SOLARE
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