Sei

19 settembre 2018

Sono seduto nella sala d'attesa, accanto a me è appoggiata la custodia della chitarra. Picchietto con le dita sulla coscia, un po' nervoso.

Michael non è ancora arrivato, e se non venisse?

No, non lo farebbe mai.

Lui è... semplicemente troppo.

Troppo buono, troppo gentile. Ma non ingenuo, decisamente no.

Alzo lo guardo sull'orologio attaccato alla parete e mi mordicchio il piercing. Le 15.17.

Strano, di solito alle 15.10 è qui.

Non faccio in tempo a pensarlo che il diretto interessato entra, la custodia della chitarra stretta nella mano. "Hey! Scusa, ho fatto la tinta e avevo perso la cognizione del tempo."

Alzò lo sguardo sulla sua testa.

Accidenti.

Accidenti.

Delle ciocche rosse sparate in tutte le direzioni fanno risaltare ancora di più i suoi occhi.

"Ti stanno davvero bene." Cerco di darmi un contegno. "Sei davvero.." Bello. Stupendo. Un dannato Dio. "Ti stanno bene, insomma."

Sorride e si passa una mano tra i capelli, sedendosi accanto a me. "Grazie Lukey."

Gli sorrido, appoggiandomi alla sua spalla come sempre. "Sei strano oggi, va tutto bene?"

Alza leggermente la testa e sospira, guardandomi. "Ho litigato con Calum."

"Oh." Lo guardo dispiaciuto. "Come mai?"

"Non ne sono sicuro." Sbuffa leggermente, cingengendomi le spalle con un braccio. "Stavamo chiacchierando e ha dato di matto, ha detto che si sente messo da parte e che parlo sempre di te."

"Ed è vero? Parli sempre di me?"

"Forse un po'" confessa con un lieve sorriso. "Ma comunque non aveva il diritto di trattarmi in quel modo. Lo lascio sbollire un paio di giorni, poi andrò a parlarci."

Annuisco leggermente. "Sì, forse è la cosa più giusta da fare."

"Oltre la chitarra suono anche il pianoforte, un accenno di basso e anche di batteria." Dice all'improvviso, sorridendomi leggermente. Ha iniziato lui stavolta.

Gli sorrido sorpreso, c'è qualcosa che questo ragazzo non sa fare? È perfetto. "Anche io suono il pianoforte."

"Beh, un duetto è d'obbligo." Ridacchia, guardandomi con i suoi bellissimi occhioni verdi.

Annuisco senza dire niente, il suo sguardo mi fa seccare la gola.

"Cosa mi spieghi oggi?"

Sorrido automaticamente, è davvero interessato e questa cosa mi fa stringere il cuore.

"Uhm, c'è un modo per... guarire?" Sembra quasi una domanda la mia, non so esattamente come definirla. "Un po' drastico, in realtà."

Mi guarda curioso, noto una scintilla di speranza nel suo sguardo.

"Il trapianto di pancreas, il donatore deve essere morto solo cerebralmente e.. È difficile trovare una compatibilità." Faccio una pausa, prima di sganciare la bomba. "Sono in lista per il trapianto da due mesi."

Lo sento trattenere il respiro e quando alzo lo sguardo nel suo, i suoi occhi mi sembrano leggermente lucidi. "Non è... pericoloso? Sei così giovane."

"Lo so, lo è." Non voglio mentirgli, non ce la farei. "Ma non voglio passare tutta la mia vita succube di questa malattia."

Mi mordo il labbro, quando inizia ad accarezzarmi il viso. "Promettimi una cosa." Sussurra.

Lo guardo curioso, annuendo leggermente. "Certo."

"No, no promettimelo davvero." Il suo tono è serio, come non è mai stato.

"Te lo prometto Mikey, dico davvero." Porto una mano sulla sua, che è ancora sulla mia guancia.

"Promettimi che mi chiamerai, qualsiasi cosa succeda. Dopo essere stato male, se ti chiamano per il trapianto. Ti prego, chiamami."

Gli sorrido, gli occhi mi diventano inevitabilmente lucidi. "Te lo prometto, sarai la prima persona che chiamerò."

E so che probabilmente Ashton si offenderà, ma non mi interessa.

Michael è lui, è la mia persona. Lo sento.

Spazio autrice
Ormai è quasi finita, spero davvero vi stia piacendo.

Arey

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