Quattro

5 settembre 2018

Io e Michael ci siamo scritti per tutta la settimana.

Abbiamo parlato dei più vari argomenti, da cose davvero stupide ad altre più serie.

Domenica pomeriggio sono stato male ed è venuta l'ambulanza, ma ho deciso di non dirgli niente e ho finto di essermi semplicemente addormentato.

Non voglio mentirgli, mi sento in colpa, ma allo stesso tempo non voglio farlo preoccupare.

Tutto questo tempo a parlare con Michael non ha fatto altro che confermare la prima impressione che mi ero fatto su di lui: è un ragazzo meraviglioso.

È molto intelligente, divertente e anche molto molto dolce.

Credo di essermi preso una grossa sbandata.

Ne ho parlato con il mio migliore amico Ashton e in risposta ha cercato di convincermi a portarlo alla mia visita settimanale del mercoledì.

Stavolta sono riuscito a scamparla, ma non so per quanto ci riuscirò ancora.

Ashton dice che anche io piaccio a lui, ma voglio tastare un po' il terreno prima di buttarmi. Alla fine non si tratta di una relazione solo con me, deve accettare la malattia.
Non è facile, ne sono consapevole.

Ho avuto un ragazzo, Cody, ma per lui la mia malattia era troppo.

Per lui lo era, giusto. Solo per lui.

Scuoto la testa per cercare di scacciare questi pensieri dalla testa, mentre entro nella sala d'attesa.

Michael non c'è ancora, strano.

Mi avvicino alla macchinetta e inserisco i soldi, prendendo un pacchetto di tarallini. Mi siedo, aprendoli e mangiandone uno.

Pochi secondi dopo, Michael entra affannato. "Scusa!" Mi dice avvicinandosi velocemente. "C'era traffico, ho fatto il prima possibile."

Gli sorrido, porgendogli il pacchetto. "Non preoccuparti, Mike."

Scuote leggermente la testa rifiutando i tarallini e si siede accanto a me, stampandomi un bacio sulla guancia. "Come stai Lukey?"

Appoggio la testa alla sua spalla, chiudendo gli occhi. "Sto.. okay."

"Okay?" Mormora cingendomi con un braccio per farmi stare più comodo. "Devo preoccuparmi?"

Scuoto leggermente la testa, con un lieve sorriso. "No, non devi."

Restiamo in silenzio per un paio di minuti, poi riprendo a parlare. "Ci sono tre sintomi principali per il diabete di tipo uno, l'aumento della sete, maggiore produzione di pipì e aumento della fame, che però causa un dimagrimento drastico." Faccio una pausa, stringendomi nelle spalle. "Le cause di questa malattia non sono chiare, ma ci sono dei fattori che contribuiscono alla sua comparsa come dei fattori genetici o fattori immunitari. Mio nonno infatti, era malato."

"Se è genetico, anche i tuoi figli.." Non finì la frase, si morse il labbro appoggiando la testa sulla mia.

Sospirai appena, con un lieve sorriso. "Ci sono alte probabilità, sì. Ma più per i miei nipoti che per i miei figli. Questo tipo di malattia salta una generazione." Faccio una pausa, non trattenendo una risatina. "Menomale che sono gay."

Lo sentì sorridere tra i miei capelli. "Beh, meglio per me."

Ridacchio appena, senza rispondere. Adesso è lui che deve parlare.

"Avevo quindici anni quando mi sono accorto che i ragazzi mi piacciono tanto quanto mi piacciono le ragazze."

Resto in silenzio ma appoggia una mano sulla sua gamba, per fargli capire che lo sto ascoltando.

"Non me ne sono mai fatto un vero e proprio problema" continua poi. "L'ho detto subito ai miei genitori e loro hanno reagito nel più normale dei modi, mi sono sentito subito al sicuro."

"E Calum?" Mormorò ricordandomi il nome del suo migliore amico.

Accenna una risata, appoggiando la mano sulla mia, ancora sulla sua gamba. "È più gay di Adam Lambert, era contentissimo. Adesso ha qualcuno che va nei gay bar con lui."

Scoppio a ridere, allontanandomi quanto basta per guardarlo in faccia. "Deve essere un bravo ragazzo."

"Lo è." Mi sorride, prendendo a giocherellare con le dita della mia mano. "Senza di lui non so cosa farei."

Annuisco leggermente, pensieroso. So esattamente come si sente, senza Ashton non so cosa farei.

Diamine, ora mi sento ancora più in colpa per non averlo portato.

Mi giro verso Michael e gli sorrido. "Usciamo, venerdì?"

"Mi stai chiedendo un appuntamento?"

"Forse." Faccio spallucce, con una leggera risatina. "Ti va?"

"Certo che sì." Sorride, allungandosi e baciandomi la guancia. "Mi scrivi i dettagli in questi giorni?"

Annuisco e mi alzo, non prima di avergli baciato la guancia. " Ti scrivo."

"Non aspetto altro, Hemmings."

Sorrido mentre esco, dei leggeri brividi lungo la schiena.

Cosa mi stai facendo, Michael Clifford.

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