PROLOGO
Sabato 19 giugno
Era una mattina come le altre quella mia e di Michael. Ci eravamo trasferiti nella nostra nuova casa solo da poche settimane, e non ci eravamo ancora abituati al calore del sole che entrava ogni mattina dalla finestra, quando dimenticavamo di chiudere le tende presi dal coccolarci a letto.
Mi svegliai col bagliore del sole sul viso, non molto piacevole quando aprivo gli occhi appena sveglia.
Ma d'altronde, svegliarmi in quella stanza con accanto l'amore della mia vita, era una delle sensazioni più belle che potessi provare, una sensazione che ormai, era solamente un vago ricordo nella mia testa.
Mancava esattamente una settimana, una settimana per far sì che si avverasse il sogno più grande della mia vita, che ci avrebbe legati fino alla fine dei nostri giorni, e anche oltre.
La data del nostro matrimonio era stata fissata per il 26 giugno, un perfetto sabato di sole. La cerimonia sarebbe stata fatta in spiaggia, di fronte al mare. Era buffa la storia che vi era dietro: ogni volta la mia famiglia e i miei amici non facevano altro che ripetermi che sarebbe stato un casino con l'abito e i tacchi sulla sabbia, «Credete che la sabbia fermerà il sogno che avevo sin da piccola?» dicevo sempre, e poi, doveva pur decidere la sposa dove sposarsi, o no?
Facemmo costruire una piattaforma abbastanza grande per la cerimonia, sopra la sabbia. Era trasparente, così che sarebbe stato ancora possibile vedere la sabbia sotto di noi, senza inconvenienti.
E dopo la cerimonia, saremmo andati al nostro ristorante preferito, il 'The View Restaurant'. Prenotammo l'intero locale tre mesi prima, per sicurezza. Quello, era lo stesso locale in cui Michael mi fece la proposta di matrimonio, cinque mesi prima.
Ricordo che quel giorno lo notai veramente nervoso, e non avevo idea del perché. Si comportò in modo strano per tutta la giornata, ed io iniziai a preoccuparmi dopo che mi disse con tono serio che aveva bisogno di parlare con me.
Pensai subito al peggio, non perché fossi insicura dei sentimenti che provava per me, ma perché magari ero io quella sbagliata, insicura di me stessa. Che sciocca che ero. Rimasi tesa per tutto il giorno, non mi ronzò per la testa neanche per un secondo il pensiero di una probabile proposta.
Eppure, era da molto che stavamo insieme, sei anni per l'esattezza.
Ci conoscemmo al college. Io, ero una folle ragazza amante delle feste, alcol, sesso, e tutto quello che aveva a che fare con il divertimento estremo. Lui, era il classico bel ragazzo per bene, esattamente il mio opposto. E due persone così diverse, come poterono conoscersi e stare insieme tutto quel tempo? Incredibile, non è vero? Per noi, era proprio vero il detto degli opposti che si attraggono.
Ci conoscemmo ad una stupida festa del college, venni spinta dalla mia migliore amica per sbaglio e andai a sbattere proprio contro di lui, bastò uno sguardo per capire che c'era chimica fra noi, fu proprio amore a prima vista.
Ad ogni modo, il giorno della proposta, durante il pomeriggio ero a lavoro. Mi arrivò un suo messaggio 'Preparati, stasera andiamo al 'The View Restaurant' ', finito di leggere quel messaggio fu un sollievo, mi tranquillizzai un po', se mi portava ad un ristorante non poteva essere una brutta notizia, pensai.
E infatti fu così.
Ricordo che mangiammo pesce e vino fino a scoppiare, e poi, ad un tratto, mi fece segno di guardare dietro a me, ma quando mi voltai non vidi nulla oltre alle persone che mangiavano in tutta tranquillità, ero confusa. Mi voltai nuovamente verso lui, e quando lo vidi, non potei fare a meno di sorridere e piangere dalla gioia. Il mio cuore batté all'impazzata, mi tremarono le mani e le gambe per l'emozione. Sentii un formicolio dappertutto e le farfalle allo stomaco, proprio come la prima volta che lo vidi.
Capii che tutte le preoccupazioni che ebbi durante la giornata furono completamente inutili, lui era lì inginocchiato, con una scatolina in mano, e al suo interno vi era un anello con un piccolo diamante, era incantevole. Lui era incantevole, ed era l'uomo della mia vita.
«Sposami» mi disse. Mi fiondai fra le sue braccia e dissi di sì. Ero al settimo cielo.
Le persone che poco prima erano per i fatti loro, ora non smettevano di applaudire, che imbarazzo.
E ora, c'era solo una settimana che ci separava dal nostro sogno, dal nostro destino assieme. Non avevo mai creduto nel destino fino ad allora, ma poteva essere solo il destino a far sì che la sera di quella festa, fosse proprio lui il ragazzo su cui andai a sbattere.
Il destino porta gioie, mi piaceva crederlo. Ma a volte, poteva anche distruggere le piccole gioie o i grandi sogni delle nostre vite, con un semplice gesto, una semplice azione, poteva cambiare tutto. E fu quel che accadde a me.
Il destino, sciocco, stupido destino. Mi portò via quel che avevo di più caro, il mio sogno più grande. Mi portò via Michael, quel sabato che all'apparenza sembrava perfetto, quel 19 giugno.
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«Buongiorno amore» mi voltai dall'altra parte del letto per incrociare il suo sguardo, quei occhi marroni che non smetterono mai di incantarmi,
«Buongiorno tesoro» gli sorrisi per poi posare un bacio sulle sue morbide labbra,
«Ti aspetta una grande giornata» mi ricordò mentre si alzava dal letto,
«Già, ho appuntamento con Jessy alle 10:00, oggi dovremmo finire gli ultimi dettagli» mi alzai anch'io, andai in bagno. Jessy era la nostra wedding planner, molto dolce e carina, e senza dubbi sapeva fare perfettamente il suo lavoro, ma a volte era un po' troppo ficcanaso per i miei gusti.
Dopo poco, scesi in cucina. Michael era già lì, già cambiato per andare a lavoro.
«Hai tempo per una colazione?» domandai, «Si, mangio qualcosa al volo», scaldai i pancake rimasti della sera prima, un po' di sciroppo d'acero sopra, due caffè latte ed era pronto, la nostra colazione perfetta.
«Più tardi mi fai sapere questi ultimi dettagli, per il matrimonio» disse, «Si, manca una settimana, sono troppo emozionata, e tu?» gli accarezzai la guancia dolcemente, «L'ho dovuta mettere da parte, sai, non mi faceva pensare lucidamente» ridacchiò e lo feci anch'io.
«Esci presto oggi da lavoro?» gli domandai davanti all'entrata, prima che uscisse, «No, ma ho la pausa pranzo più lunga, potresti venire a trovarmi in ufficio» propose, «Non credo di farcela, ho molto da fare» risposi, sistemai la sua cravatta, quando era di fretta gli veniva male il nodo, quindi io ero solita sistemarlo,
«Allora ci vediamo a cena» disse, io annuii con la testa.
«Ciao amore, ti amo» furono le ultime parole che mi disse, mi baciò un'ultima volta. Ma nessuno, oltre al destino, poteva sapere che quello sarebbe stato il nostro ultimo bacio, il nostro ultimo scambio di parole, il nostro ultimo sguardo, sorriso.
«Ti amo anch'io, buon lavoro!» dissi sorridendo.
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Passai una mattinata felice, non potevo sapere il dolore che mi sarebbe aspettato solo qualche ore dopo. Volevo chiamarlo durante la sua pausa pranzo, ma in preda a tutto quel che dovevo fare, rimandai al pomeriggio, quando ormai fu troppo tardi.
Avrei voluto prevedere il futuro, avrei voluto cambiarlo se solo avessi potuto.
Erano le 15:00 circa, mi trovavo in un bar con Jessy, bevendo un caffè lungo per tenerci sveglie fino a tardi. Mi arrivò una chiamata, ma non feci in tempo a rispondere, «Che ne dici dei petali bianchi per decorare?» mi domandò lei, «Mi sembra ottimo!» esclamai.
Jessy andò in bagno, avevamo entrambe bisogno di una pausa.
Nel mentre, presi il telefono, c'erano due chiamate perse da Maryse, la madre di Michael. Perché mi chiama a quest'ora? mi domandai in testa. Non potevo saperlo, non potevo neppure immaginare che qualcosa del genere potesse accadere proprio a noi, a Michael.
La notizia mi venne data da Maryse, per telefono. Era in lacrime, riuscivo a sentire un respiro affannoso provenire dall'altra parte del telefono. Era ovvio che non sapeva come dirmelo o cosa fare, ma era normale. Nessuno era preparato a questo, alla sua morte.
«Dimmi che succede Maryse, mi stai facendo preoccupare» avevo la voce che tremava, eppure, non sapevo ancora nulla.
«Michael... il mio dolce bambino» fu quel che disse. E come era mio solito fare, pensai subito al peggio. Cercai di scacciare quel pensiero, volevo essere positiva almeno per una volta, perché la realtà era troppa da sopportare, non poteva essere.
«Cosa è successo, Maryse?» sentii solo lacrime e urla, ma nonostante ciò, volevo ancora sperare in altro.
Purtroppo il panico sopravvalse, uscii di corsa da quel bar, andai in mezzo alla via con le gambe tremolanti, «Maryse, dimmelo!» urlai, ignorando la gente attorno a me, «C'è stato un incidente stradale» disse quasi come un sussurro.
Il battito del mio cuore accellerò, non volevo pensare al peggio, «Maryse...» sussurrai con le lacrime agli occhi, il pensiero della sua morte divenne ancora più forte, sembrava sempre più reale.
Non può essere, non è morto, non è stato coinvolto in quel fottuto incidente, continuavo a ripetermi in testa.
«E' morto sul colpo, i paramedici non hanno potuto fare nulla» e fu in quell'istante, quando pronunciò quelle parole, che sentii il mio cuore cessare, o almeno sembrò. Mi entrò un vuoto nell'anima, un vuoto al cuore. Non potevo credere che lo avevo perso, avevo perso Michael, il mio amore più grande.
Gettai il cellulare a terra senza badare alla chiamata o alla gente che mi guardava storto. Non sapevo cosa fare, come reagire. Un dolore mi pervase il cuore, era indescrivibile. Le orecchie cominciarono a fischiarmi, era terribile. Mi trovavo sotto schock, continuavo a guardare il vuoto cercando di realizzare l'accaduto.
Era come se il mondo si fosse fermato insieme a me, ed insieme a lui. Mi portai una mano sulla bocca, volevo urlare, volevo mandare a fanculo quel mondo, quella vita, che si era portata una parte di me, lasciandomi più sola che mai.
Sentii una lacrima rigarmi il viso. Non volevo piangere, non volevo sfogarmi, non lì. Mi buttai a terra per cercare il telefono, era finito sotto la sedia di un ragazzo. Lo presi, Maryse era ancora in linea, così parlai «Dov'è?» domandai con più calma possibile, non volevo agitarmi, non volevo che nessuno mi vedesse così.
«Lo hanno portato al Presbyterian Hospital» attaccai la chiamata e corsi più velocemente possibile verso la mia macchina, accesi il motore e mi diressi lì.
Volevo vederlo, avevo bisogno di prove perché altrimenti, mi sarebbe stato impossibile credere a tutto ciò.
La mia testa venne riempita di suoi ricordi, ed ogni volta che sbattevo le palpebre riuscivo a vederlo, il suo dolce viso che mi sorrideva, frammenti di ricordi felici che prima o poi avrei completamente dimenticato, e lui, non ci sarebbe più stato a ricordarmi dei bei momenti passati, lui non ci sarebbe più stato per nulla.
Cominciai a urlare dalla disperazione e a sbattere una mano contro il volante. Ero arrabbiata, lui non meritava di morire, e io non meritavo di vivere senza di lui. Il pensiero di farla finita in quel momento mi inondò la testa, come potevo continuare una vita senza il mio Michael?
Io dovevo avere un futuro con lui, non ne avevo uno di riserva in caso non ci fosse stato. Non era possibile. Lui era una parte di me, e io ero una parte di lui, era sempre stato così, eravamo sempre stati io e lui, insieme.
Scoppiai in lacrime, non potevo sopportare la sua perdita. E tra le lacrime e urla dentro quella macchina, mi sentii più sola che mai. La sua perdita, fu come se mi avessero privata di una parte di me, con la quale non potevo vivere senza.
Arrivai velocemente all'ospedale, corsi come una matta senza neanche guardare i semafori. Uscii da lì e mi precipitai all'interno dell'ospedale. Con le mani tra i capelli e il respiro che mi stava per mancare, mi guardai attorno, alla ricerca di un dottore o qualche infermiere.
Ne trovai uno, un'infermiera. Corsi verso di lei sperando in qualche risposta, «Mi scusi, sono qui per Michael Collins, è q-qui vero?» balbettai, l'infermiera mi guardò dispiaciuta e mi fece cenno di sì con la testa «Lo hanno portato poco fa all'obitorio cara» mi portai le mani sulla bocca per impedirmi di urlare, feci un bel respiro e mantenni la calma, non mi era mai piaciuto fare sceneggiate davanti alle persone, non dovevano sapere la situazione che stavo passando e fingere che gliene importasse qualcosa.
«Voglio vederlo» esigei, «Perfavore»,
«Lei era un suo parente? Ho bisogno che firmi dei documenti»,
«Io- si, sono-, ero- sua moglie» mi si spezzò il cuore, era la prima volta che mi definivo sua moglie anche se non ci sposammo mai, e fu davvero triste, lui doveva essere mio marito, ma non c'era più.
«Oh- mi scusi signora Collins, avrei dovuto immaginarlo» mi porse dei documenti e una penna, li afferrai in fretta e poggiandoli su di una sedia li firmai, glieli restituii con le mani che tremavano, «Mi segua».
Mentre mi trovavo tra i corridoi di quell'ospedale in attesa di arrivare in obitorio, venni sopraffatta dalla paura, avevo paura di vedere il suo corpo immobile sopra una barella e crollare. Quando l'infermiera si fermò e mi avvisò che eravamo arrivate, il battito del mio cuore iniziò ad accelerare, incrociai le braccia e guardai fisso la porta, ricordo che mi pizzicai un braccio sperando di svegliarmi da quel brutto incubo.
Entrammo in quella fredda stanza, e lo vidi, proprio di fronte a me. Era Michael, era morto, ed era tutto reale.
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Lunedì 21 giugno
Era il giorno del suo funerale.
Svegliarmi su quel grande letto senza lui era diventata una delle cose più orribili che mi potessero accadere. Mi mancava, da morire, e sapere che non c'era modo di farlo tornare da me mi distruggeva l'anima ogni volta di più. Erano passati solo due giorni, eppure mi sembrava di averlo perso da una vita.
Mi capitò di sentire la sua voce nel cuore della notte, mi svegliai con le lacrime al viso e urlai disperatamente il suo nome, fino a perdere la voce. Per fortuna non avevamo vicini di casa, altrimenti avrebbero probabilmente chiamato la polizia o mi avrebbero magari fatta mandare al manicomio, ma il dolore che avevo al cuore era qualcosa che non potevo davvero controllare, era troppo dura per me, e nessuno avrebbe mai potuto capire cosa stessi passando.
La notte che mi svegliai decisi di scrivere una lettera, per lui, il mio Michael. Sapevo che non l'avrebbe mai letta, ma sapevo anche che se ci fosse stata almeno una probabilità che lui fosse lassù a vegliare su di me, di certo avrei voluto fargli sapere cosa stavo passando e ricordargli quanto lo amavo.
Avevamo il suo funerale alle 10 di mattina, feci tutto il possibile per rendermi presentabile poiché era davvero ridotta male. Indossai un vestito nero a tubino e di seta che mi era stato regalato da sua madre, un cardigan anch'esso di seta e di colore nero per coprirmi dal vento e dal freddo di quella giornata, e infine dei tacchi a punta non troppo alti del medesimo colore. Per coprire gli occhi tremendamente gonfi comprai dei grossi occhiali neri. Ai capelli feci uno chignon basso tenuto da un fermacapelli di cristallo e un cappello con un leggero velo davanti, per volere di Maryse. E così, la quasi vedova fu perfetta per andare al funerale del suo quasi marito, strabiliante.
Il clima sembrava sapere che quella giornata era molto triste per me, infatti, piovve durante tutta la giornata. Non starò qui a dirvi com'è stato il funerale, ma credo proprio che ve lo possiate immaginare. Gente che prima di quel giorno non sapevo chi fosse e gente che non sapeva nulla di Michael, era lì. Erano tutti lì a far le condoglianze a me e la sua famiglia, come se davvero mi importasse sentire le loro parole. Non capisco come i genitori di Michael, soprattutto Maryse, abbiano potuto invitare tutta quella gente, mi sembrava quasi una stupida messinscena. Dio, quanto avrei voluto mandarli al diavolo, uno ad uno.
Ad ogni modo, ebbi modo di inserire la lettera che scrissi per lui all'interno della sua bara, fu difficile guardarlo per l'ultima volta, ma la accomodai tra le sue mani, assieme ad una scatolina contenente le fedi che ci sarebbero dovute spettare. Ricordo che fui io l'ultima a vedere il suo viso prima che la bara venisse chiusa, ricordo che gli sussurrai un 'ti amo' e chiusi gli occhi, cercando di immaginarmelo nella mia testa ancora vivo, e ancora con me.
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Sabato 26 giugno
Quello, sarebbe dovuto essere il giorno più bello della mia vita, il giorno mio e di Michael. Quel giorno sarebbe dovuto esserci il nostro matrimonio, avremmo dovuto farci delle stupide promesse davanti ad un prete e centinaia di persone, e avremmo dovuto continuare a vivere le nostre vite felici, insieme. Io avrei dovuto vivere una vita felice con lui, e lui, avrebbe dovuto...vivere.
Eppure, non fu affatto così. Mi trovavo tra le mura di quella che ormai era diventata la mia ex casa, con due valige enormi, colme di miei vestiti. Abbandonai la casa che doveva essere mia e sua, lasciando all'interno solo un immenso silenzio.
Lo avevo detto, lo avevo detto che sarei sparita da lì. Lo avevo detto anche a Michael.
Lasciai i genitori di Michael a New York, l'unica vera famiglia che mi era rimasta, ma della quale me ne volevo liberare. Dissi a Maryse che per me era troppo rimanere lì senza di lui, le dissi che avevo bisogno di nuova aria, di un nuovo inizio, perché ormai, non c'era più nulla che mi tenesse aggrappata a quella vita. E lei lo capì perfettamente, mi lasciò andare senza fare storie, e disse che era quello che più meritavo.
Lasciai lì la Grace Thompson del passato, e anche i ricordi, per quel che potei. Magari era troppo presto per cambiare. Magari era troppo presto per lasciare andare così tante cose, così tanti ricordi, ma non avrei sopportato un secondo di più in quel posto pieno di emozioni e ricordi di ogni tipo.
Sarei comunque stata in lutto per un lungo tempo, ovviamente. Non avrei di certo dimenticato l'amore della mia vita con un semplice trasferimento. Ma almeno, sarei stata lontana da lì, e non mi sarei fatta soffocare da continui ricordi.
Mi aspettava un nuovo inizio, una me completamente diversa, che sembrava quasi un'altra persona. E dove se non a Los Angeles? La città che amavo sin da piccola.
SPAZIO AUTRICE
Eccomi qui con il prologo di Suddenly in love, che ve ne pare? Fatemelo sapere nei commenti!
Siete curiosi di sapere cos'ha scritto Grace al suo Michael dentro a quella lettera? Beh, spero di sì, perché ve la farò leggere presto!❤️
Vi ricordo che ho un profilo su Instagram, mi chiamo @anonymous26105, se vi va andate a seguirmi! Lì potrete sapere di più riguardo agli aggiornamenti e magari ogni tanto potrei pubblicare qualche spoiler o qualche video edit❤️
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