Pt. 2
I torture you
Take my hand through the flames
I torture you
I'm a slave to your games
I wanna chain you up
I wanna tie you down
I'm just a sucker for pain
◊ Meleys POV ◊
Eraser Grin mi sta ancora baciando e la mia lingua non risponde ai miei comandi, continuando ad intrecciarsi con la sua, che è terribilmente calda e morbida. Ha un sapore forte e deciso, con un retrogusto di alcol.
Lo sento premere il suo bacino su di me, ed è palese l'erezione che preme nei pantaloni. Socchiudo gli occhi e vedo le sue labbra sulle mie, mentre la sua mano torna a premermi il fianco.
Ne ho abbastanza di quella follia, così mordo il suo labbro con decisione, sentendo il sapore del suo sangue. Lui si scosta di scatto e, nonostante la poca libertà di movimento, cerco di dargli una testata, che va a vuoto.
Si è allontanato da me e con una mano si tiene il labbro, mentre mi fissa con quell'espressione seria che mi da i brividi, ma ora è anche peggio, perché sembra davvero furioso. Toglie la mano dal viso e osserva il sangue, poi torna a fissarmi.
Quando parla il suo tono è duro, secco «Meleys forse tu non hai capito. Questo non è un gioco».
«A me non frega un cazzo di chi sei, né perché sei qui, né mi importa che il tuo quirk è utile, perché posso farne a meno».
Non riesco a distogliere lo sguardo dai suoi occhi neri, ma vedo anche il suo fisico scolpito troneggiare su di me, mentre è issato sulle gambe ancora fasciate dai pantaloni, poggiate ai lati del mio bacino.
Si avvicina al mio viso chinandosi e cerco di allontanarmi, senza successo «finora non ti ho fatto male semplicemente perché sei debole, e non ne ho bisogno, ma forse ho sbagliato».
«Mi pare che tu non colga la situazione in cui ti trovi, e che abbia scambiato la mia indifferenza per gentilezza».
«Ora. Se fai qualcosa del genere un'altra volta, ti giuro che te ne pentirai. Quindi cerca di non farmi incazzare, perché potrei diventare violento».
Credevo che fino a quel momento avevo avuto paura, ma se paragonato all'effetto di quelle parole non era niente. Fino ad ora non è stato violento secondo lui? Mi vengono i brividi a pensare a come la situazione potrebbe peggiorare, così non mi muovo.
Sono ancora bloccata in quelle pozze oscure che mi osservano con attenzione, finché lui non si alza di colpo, facendomi sussultare, va nell'altra stanza sbattendo la porta alle sue spalle con rabbia.
Sento dell'acqua scorrere e forse il frigo, o un mobile non so, che viene aperto e poi richiuso.
Ora c'è silenzio assoluto. Sento ancora il suo sapore in bocca, mentre le sue parole risuonano nella mia testa. "A me non frega un cazzo di chi sei" e "sei debole" sono le frasi che non mi tolgo dalla mente, ma non mi spiego perché facciano più male di tutto il resto.
Stranamente non piango, ma non riesco a smettere di tremare, in parte per il freddo. Il riscaldamento è spento -o non c'è affatto- e io mi trovo sopra le coperte.
Rientra poco dopo, con un altro bicchiere d'acqua. Come prima mi aiuta a bere, fissando le gocce che ricadono ai lati della mia bocca e scendono lungo il collo.
Posa il bicchiere e, ancora a terra, lecca alcune di quelle gocce, lentamente. Sento dei brividi che mi dico siano di paura. Per cos'altro altrimenti?
Lo guardo ed Aizawa fa lo stesso, poi si avvicina a me per baciarmi nuovamente, ma con più dolcezza. Come fa a fingere così bene?
Non posso fare altro che ricambiare, le nostre labbra si saggiano a vicenda, senza fretta. Poi mi lecca la bocca, chiedendomi il permesso di entrare e io acconsento, del tutto incapace di oppormi a lui.
Sale piano sul letto, continuando a baciarmi, poi si sposta sul mio collo, mentre la mano torna possessiva sul mio fianco.
«Così va meglio..» sussurra. Trattengo un gemito a stento, e mi odio per questo. Che diavolo mi prende? Perché sento del calore passare dalle sue labbra al mio corpo?
Serro le labbra e gli occhi, voltando il collo dal lato opposto, e sento le labbra di Aizawa piegarsi in un sorriso.
La sua mano intanto è risalita sul mio seno e lo tocca con decisione, scostando la stoffa e torturando il capezzolo prima con la mano, poi la lingua.
«Hai davvero un buon sapore..» dice continuando a baciarmi e premendo il bacino sulla mia coscia.
«Smettila..» tento, con un filo di voce.
«E perché? Non sembra ti dispiaccia» dice mordendo il seno turgido. La sua mano scende poi lungo la coscia, stringendola.
«Si invece, è così per il freddo» rispondo trovando un po' di coraggio e guardandolo.
«Ah davvero?» chiede sollevando lo sguardo, con un'espressione divertita. Sposta la mano verso il mio interno coscia e risale, sfiorandomi l'intimo.
«Anche qui sei bagnata per il freddo?» domanda, continuando a fissarmi.
«Anche la paura fa quell'effetto, non ti illudere».
Ride e mi bacia nuovamente, mentre la sua mano solletica la stoffa ruvida «la paura fa del tutto un altro effetto, fidati» dice con certezza.
Mente. Non può essere altrimenti.
Bacia il mio corpo scendendo piano, infilando lingua nell'ombelico e stuzzicandolo qualche secondo. Delle scosse raggiungono all'istante il mio bassoventre, come se sentissi la sua lingua direttamente lì.
Mi mordo il labbro, ma si sente lo stesso un piccolo verso, sfuggito al mio controllo. Non voglio reagire al suo tocco, ma il corpo sembra non essere d'accordo e quando scosta le mie mutande, percorrendo l'interno delle mie labbra con il dito, non riesco a non emettere un sospiro di piacere.
«Vedi, bastava rilassarsi..» dice mentre continua a sfilarmi l'intimo, issandosi e passando le mani a lato delle gambe fino a raggiungere le cavigliere che mi bloccano i piedi, scendendo dal letto.
«Adesso te le tolgo, ma prova a darmi un calcio e giuro che ti spezzo la gamba, intesi?». Annuisco debolmente. Che altro potrei fare?
Finalmente posso piegare le ginocchia doloranti, anche se essere privata della costrizione ai piedi mi rende più consapevole dell'impedimento alle braccia. I polsi mi bruciano leggermente, ma, con mia sorpresa, la cosa non mi turba particolarmente.
Non ho molto tempo per pensarci, perché Aizawa afferra le mie caviglie aprendomi le gambe e ponendosi tra esse. Sento il suo respiro a pochi centimetri dalla mia vagina e ho paura di come sto reagendo.
Io non lo voglio, non voglio niente di ciò, ma allora perché reagisco così? Perché il mio corpo sembra desiderare ogni cosa, ogni suo tocco, ogni suo gesto.
«Dillo» la sua voce è più grave per l'eccitazione.
«Cosa?..» abbasso lo sguardo confusa, e noto che mi sta osservando.
«Che non vuoi che mi fermi» mentre parla risale piano il mio corpo, lasciando dei baci «che vuoi sentire la mia lingua percorrerti piano e poi velocemente, che vuoi sentire le mie dita entrare dentro di te, per scoprire quale zona è più sensibile» è sul mio collo ormai, e la sua voce roca mi giunge direttamente nelle orecchie «che sei eccitata, per me..» conclude mordendomi il lobo.
Scuoto la testa per negarlo, tenendo le labbra serrate. Non voglio gemere per il pollice che, mentre parla, stimola lentamente il mio clitoride. Il mio corpo non può non reagire, questo è vero, ma io non lo voglio, né lo vorrò mai.
«Come vuoi, Meleys» sussurra, facendo risalire la mano verso la mia bocca e posando due dita contro di essa.
«Lecca» dice semplicemente, baciandomi le spalle e causandomi altri brividi. Io resto immobile, col cazzo che farò quello che dice.
Aizawa mi guarda nuovamente «lo dico per te sai?» dice sottovoce «o vuoi che ti prenda ora?». No che non voglio, e sembra proprio che non stia scherzando. Schiudo le labbra e lecco le sue dita lunghe.
Le spinge nella mia bocca, danzando con la mia lingua. Non riesco a non pensare alle sue dita dentro di me e all'effetto che avrebbero, di come le falangi ruvide possano insinuarsi tra le mie pareti morbide.
Mi maledico per quei pensieri, quando Aizawa li mette in atto. Si abbassa nuovamente tra le mie gambe e lecca il mio clitoride lentamente, rendendomi succube del piacere che aumenta piano, poi inserisce le dita già umide in me.
«T-togliele..» gemo, mentre mi mordo le labbra per non sospirare, quando la sua lingua aumenta la velocità, compiendo movimenti rotatori.
Lui mi ignora del tutto e continua quello che sta facendo, mandando completamente a fuoco il mio corpo «mm..» gemo. «Smettila.. ti prego.. A-Aizawa!» urlo, quando morde leggermente il clitoride, e continuo a urlare mentre lo succhia, passandoci sopra la lingua ruvida.
Non ce la faccio più e continuo a gemere, pregandolo di smettere, quando in realtà il mio corpo si sta contraendo sotto al suo tocco, inarcandosi fino a raggiungere un orgasmo potente, appagante e maledettamente sbagliato.
Si solleva rivolgendomi un ghigno sadico e mi osserva, mentre tento di regolarizzare il respiro. Le mie guance vanno a fuoco e le labbra mi bruciano per quanto le ho morse, tentando senza successo di trattenere i gemiti.
Scende dal letto e si toglie le scarpe, poi inizia a slacciare i pantaloni senza fretta e quando intravedo i boxer gonfi arrossisco ancora di più, distogliendo lo sguardo.
Lo sento ridere per la mia reazione «mai visto un uomo nudo?» chiede ironico, mentre sento i vestiti cadere a terra.
«Quanti anni hai?» domanda, liberandomi i polsi e facendomi sedere, per poi portare le mie braccia dietro la schiena e legarle di nuovo.
«Lo sai benissimo..» mormoro. Non è possibile che non lo sappia, considerando le ricerche che ha fatto su di me.
«Rispondi» dice con voce ferma. Mi fa alzare e intanto si siede sul letto.
«Ventidue..» rispondo rassegnata. Ora è seduto con i piedi poggiati a terra, mentre io sono in piedi tra le sue gambe, sotto al suo sguardo famelico, tenuta saldamente dalle sue mani sui fianchi soffici.
«Non è la tua prima volta..». Non capisco se me lo stia domandando o se lo stia confermando, come se dovesse essere meno imbarazzante essere nuda davanti a lui.
«No, non lo è..»
«Bene» dice baciandomi e mordendomi il petto «allora sai già come si fa..».
Fa pressione sui miei fianchi facendomi capire di abbassarmi, così mi inginocchio davanti a lui, ritrovandomi difronte la sua erezione arrossata che tiene con due dita verso di me. Resto ferma, con una sensazione di disagio che deriva anche dalle dimensioni del suo membro.
«Perché tutto questo? Non puoi prendere quello che vuoi e finirla?» chiedo rassegnata. Sono stanca di questi giochi, di queste sensazioni. Mi ha rapita, minacciata e poi fatto raggiungere uno degli orgasmi più intensi che abbia avuto; non ha senso tutto ciò.
«È questo quello che voglio» afferma duramente, per poi spingermi verso il suo membro costringendomi ad aprire la bocca.
«Mi sono sempre chiesto cosa potresti fare con quelle labbra rosse e piene..» sento il suo sguardo su di me e inizio a leccarne la punta. Mi basta fargli abbassare la guardia..
Passo la lingua su tutta la lunghezza, per poi avvolgere la cappella e succhiare. Sento i suoi gemiti rochi e decido che è il momento. Lo guardo e vedo che mi osserva ancora, ma i suoi occhi sono oscurati dall'eccitazione. Ok, ora o mai più..
«Qualunque cosa tu stia pensando, ti consiglio di non farla..» dice con una voce bassa e vibrante. Come ha fatto a capirlo?
Mi allontana da lui. «Facciamo così, ti do una possibilità. Se con un movimento solo riesci a farmi abbastanza male da impedirmi di seguirti, sei libera. Se non ci riesci, mi prendo la tua ultima verginità, e ti assicuro che non sarò così paziente. Che vuoi fare, Meleys?»
Oggettivamente, non credo di riuscirci. Considerando anche che sono nuda, legata, e in un quartiere popolato da villain, non andrei lontano.. Non oso pensare a quanto potrebbe essere doloroso essere presa in quel modo, in un luogo mai toccato da nessuno, da un uomo come lui, da quel membro pulsante tanto imponente.
Fisso il pavimento. «Nulla..»
«Ottima scelta». Aizawa passa le mani ai lati della mia testa, intrecciando le dita tra i capelli e tenendoli all'indietro, senza interrompere il contatto visivo. Sarebbe anche un gesto dolce, ignorando la situazione.
«So che lo vuoi Meleys, te lo leggo negli occhi». Cerco di scuotere la testa, per quanto possibile, ma nel profondo si fa largo una consapevolezza che continuo a negare.
Nonostante l'abbia appena rifiutato, senza che lui faccia nulla, apro la bocca e, aiutandomi con la lingua, prendo la sua erezione e la calo completamente in gola, succhiandola con forza.
«Ngh.. sei davvero brava, Meleys..». Pronuncia il mio nome in modo melodico e seducente, spingendomi a muovermi più velocemente.
Continuo per diversi minuti, risalendo a tratti sulla punta leccandola con movimenti circolari. Lo guardo: la testa gettata all'indietro, i capelli che ricadono nel vuoto, la bocca socchiusa che emette gemiti soffocati.
Sento che è prossimo all'orgasmo e vorrei fermarmi, allontanarlo, ma le sue mani me lo impediscono, così continuo finché non si riversa completamente in me, riempiendomi la bocca.
Mi tiene ancora ferma, poi porta contemporaneamente una mano sulla base del suo membro e una a tenermi ai lati delle labbra. Esce lentamente e mi guarda. Ho ancora il suo seme nella bocca e vorrei sputarlo, ma non posso.
«Fallo» mi intima duramente, ma io scuoto la testa. Mi rifiuto di ingoiarlo.
Serra la presa sulle guance fino a farmi male «non te lo sto chiedendo..» dice minaccioso. Lo guardo di nuovo, e mi rendo conto che tutto ciò potrà portare ad un unico epilogo, così mi arrendo.
Deglutisco, accogliendo il suo seme caldo e salato, che dovrebbe trasmettermi solo repulsione, ma allora perché trovo questo sapore così soave?
Mi rivolge un sorriso malizioso, per poi aiutarmi ad alzarmi. Mi volta liberandomi nuovamente i polsi, che tuttavia tiene con una sola mano, grande abbastanza da cingerli entrambi. Con l'altra mano invece tocca prepotentemente il mio fondoschiena abbondante, facendomi sussultare.
«Con quanti sei stata?»
«E tu con quante donne? E quante di loro erano consenzienti?» chiedo debolmente. I suoi baci leggeri mi fanno venire la pelle d'oca in tutto il corpo.
Ride piano «gelosa?..»
Non rispondo, non ce n'è bisogno. Perché mai dovrei esserlo? E poi lui mi ha fatto la stessa domanda. Con questo ragionamento anche lui lo è..
Mi fa girare e poi stendere. «Allora quanti ragazzini hai avuto?»
«Solo uno..» non lo guardo, ma so già che sta sorridendo.
«Ed è per caso il tuo amico poliziotto?» chiede, legandomi nuovamente al letto.
«Che ti importa?» sto tremando, lo sento, lo vedo. Si avvicina a me, guardandomi negli occhi, a pochi centimetri dal mio viso. Ha di nuovo un'espressione seria e terrificante.
«Perché non sai quanto mi renderebbe felice sapere che sto per scoparmi la ragazza di quell'incapace..» mi soffia sulle labbra, sottovoce, causandomi altri brividi.
«Beh mi dispiace deluderti». Sostengo il suo sguardo, ma anche la mia voce è incerta e tremante.
«Peccato». Mi bacia, intrecciando le nostre lingue, mentre la sua mano scivola lungo il fianco ed afferra la mia gamba, portandola attorno alla sua vita e mettendo a contatto i nostri bacini.
Fremo a quel contatto. Sento la sua erezione premere sulla mia entrata, senza spingere, ma la mia vagina si contrae, come se non aspettasse altro.
Morde il mio collo e gemo, mordendomi le labbra. «Non serve che ti trattieni, lo so già che ti piace..»
«N-no..». Sorride. Non ho convinto neanche me stessa. Continua a baciare e mordere sia il collo che il petto, mentre le nostre intimità sfregano tra loro.
«Smettila.. ti prego..» tento, voltando la testa di lato.
«Davvero vuoi che mi fermi?» chiede provocatorio. Annuisco.
«Eppure sei così bagnata.. guarda» preme leggermente il suo membro contro di me e la punta entra senza difficoltà.
La mia carne si apre per accoglierlo e stringe attorno a lui, che tuttavia non si muove, nonostante i versi eccitati che emette nel mio orecchio.
«Mm.. Meleys vedi.. sei così stretta.. eppure ti contrai attorno al mio cazzo. Sembra proprio che ti piaccia..» ansima. Sta palesemente facendo uno sforzo immane a trattenersi e stare fermo, e non capisco perché.
«Non mi piace..» sussurro «.. e.. non voglio..». Eppure, mentre lo dico il mio bacino si muove verso di lui, contro la mia volontà.
Sorride trionfante per quel gesto, mi guarda negli occhi e si spinge completamente dentro di me, con un unico e forte colpo di bacino. Geme sulle mie labbra e mi bacia.
Ripeto: sono stata rapita, minacciata e legata, ma non ho mai provato queste sensazioni in vita mia; non sono mai stata così eccitata.
Il mio nemico si muove velocemente dentro di me, nelle mie pareti strette, e io non riesco a non gemere di piacere, stimolata maggiormente dal suo tocco e dai versi strozzati che emette.
Allunga le mani verso la spalliera e mi scioglie i polsi. D'istinto lo spingo debolmente, premendo sui pettorali scolpiti, ma ovviamente non si muove minimamente.
Dovrei tentare altro, cercare di fermarlo, ma le mie braccia si dirigono verso la sua schiena. Lo stringo, passando le mani sui suoi muscoli contratti, per poi premere piano le unghie nella sua carne.
Aizawa posa una mano sul mio fianco, affondando le dita nella carne morbida, stringendomi possessivamente e causandomi una fitta di dolore, che si trasforma in calore, diffuso in tutto il mio corpo come un fiume.
«F-fermo» gemo, ma lui continua a muoversi con decisione. Mi porta una gamba sulla sua spalla e continua a spingere. Il mio respiro è sempre più incerto, i lamenti meno convincenti.
Sento le spalle muscolose contrarsi, vedo i suoi addominali piegati per spingere con più forza dentro di me, il suo sguardo eccitato che osserva ogni mia espressione.
«Meleys..» geme dolcemente «smettila di resistere». Rispondo al suo richiamo e mi abbandono completamente a quelle sensazioni, raggiungendo in breve un altro orgasmo mentre invoco il suo nome.
Sorride, continuando a muoversi, poi si scosta bruscamente e mi volta, portandomi le braccia sul cuscino e tenendomi i polsi con una mano.
Di nuovo la paura si fa strada in me. «N-no.. tu hai detto-»
Si china sul mio orecchio «ti ho detto di rilassarti..» sussurra, lasciandomi baci sulle spalle che causano brividi sulla mia schiena.
Entra nuovamente nella mia vagina, tenendomi una mano saldamente sul fianco. I suoi capelli mi solleticano il collo, mentre continua a baciare la spalla, lasciando succhiotti e morsi leggeri.
Risale lentamente la mia schiena con una mano, scivola lungo la spalla e infine avvolge le dita attorno al mio collo, senza stringerlo. Lo guardo impaurita, ma lui è troppo impegnato a baciarmi per accorgersene, o semplicemente non gli importa. La presa sui polsi si attanaglia sempre di più.
Eppure, continuo a stringere le mie pareti attorno a lui, perché voglio sentirlo muoversi dentro di me, riempiendomi completamente.
Si muove più velocemente, emettendo gemiti rochi; la mascella è serrata per l'eccitazione. Poi sento il suo membro contrarsi e infine esplodere dentro di me, riversando fiotti caldi al mio interno.
Aizawa si accascia su di me e cerca la mia bocca, in cui fa entrare la lingua per incrociarla con la mia in un bacio passionale, che diventa sempre più delicato, finché non mi lascia un leggero bacio a stampo uscendo da me e gettandosi di lato.
Mi lascio sfuggire un sospiro, mentre lo guardo. Sorride e si passa una mano tra i capelli tirandoli indietro, mentre il petto si muove ancora ad un ritmo veloce.
Osservo i miei polsi, ormai arrossati, ma liberi. Forse questo è il momento giusto per andarmene, ma non ho forze. Cerco ancora di metabolizzare quelle sensazioni quando Aizawa si alza ed esce dalla stanza in silenzio, infilandosi i boxer velocemente.
Chiudo gli occhi qualche secondo e li riapro quando lo sento avvicinarsi a me. Mi sta porgendo un bicchiere e una pillola.
Sollevo con lentezza il mio corpo dolorante a causa delle ore passate legata al letto e di tutto ciò che è appena accaduto.
«Cos'è?» chiedo, sperando che mi risponda.
«Secondo te?» dice alzando un sopracciglio.
Lo guardo confusa. Non ne ho idea, è così scontato?
Sospira annoiato «è un contraccettivo..» spiega «o vuoi crescere da sola il figlio di Eraser Grin?»
Lo prendo velocemente e bevo con avidità. Non mi ero accorta di avere così tanta sete.
«Ottima scelta» mi sfotte «se vuoi altra acqua vai e prendila, non sono un cameriere. Il bagno è lì» conclude facendo un cenno verso una porta. Fa qualche passo, prende la maglia che indossava precedentemente e me la getta addosso «puoi metterla se vuoi».
È sudata e tremo, se penso a cosa ha fatto indossandola, ma i miei vestiti giacciono sul pavimento, ridotti a pezzi. Rassegnata annuisco e mi alzo incerta. Mi fanno male le gambe e un ginocchio cede sotto al mio peso.
Perdo l'equilibrio e cado verso Aizawa che mi afferra, sorreggendomi senza difficoltà. Alzo lo sguardo e vedo che ha un'espressione sorpresa per un istante, per poi tornare alla solita apatia. Mi rimette dritta e si allontana senza dire nulla, dirigendosi verso la cassettiera.
Osservo la sua schiena qualche secondo, poi sospiro e mi dirigo verso il bagno, sperando che ci sia acqua calda per farmi una doccia.
Entro e guardo il mio riflesso nello specchio sbiadito. Le solite occhiaie, i soliti capelli, forse più scompigliati del solito, ma il mio corpo è del tutto diverso.
Ho vari succhiotti e qualche zona arrossata dai suoi morsi, così come i capezzoli. Non mi volto ma so che le mie spalle e la schiena sono nelle stesse condizioni. Sul collo inoltre ci sono dei leggeri segni rossi, lasciati dalle bende.
La cosa che attira maggiormente la mia attenzione è il fianco, dove cominciano ad emergere con prepotenza i segni delle sue dita, preannunciando un livido che non credo passerà in poco tempo.
Come mi aspettavo la cosa peggiore sono i polsi, su cui certamente emergeranno altri lividi, mentre le caviglie sono solo arrossate.
Mi allontano dalla sconosciuta che vedo davanti a me, riuscendo fortunatamente a farmi una doccia calda. Una volta uscita indosso la maglia nera e torno nell'altra stanza, pregando mentalmente che mi lasci almeno dormire.
È steso sul letto e quando entro si gira verso di me. «Ci hai messo troppo» dice annoiato.
«Vaffanculo» rispondo in un sussurro, ma so che mi ha sentito perché lo vedo sorridere con malizia.
«Magari la prossima volta..». Un brivido mi percorre la schiena, ma lo ignoro, notando poi che ha indosso dei calzoncini di una tuta.
Perché lui ha vestiti puliti mentre a me tocca questo straccio, e neanche della biancheria, o dei pantaloni?
«Hai dei vestiti puliti» affermo.
Inarca un sopracciglio «e quindi?»
«Quindi quella cassettiera non è vuota e ci sono altri vestiti»
«Non per te» dice con freddezza. Che stronzo, che gli costa darmi una maglietta che non abbia l'odore del suo sudore?
Lo guardo male e mi avvicino a letto «e ora?» domando, ostentando sicurezza. Vorrei solo sparire.
Sorride nuovamente «già vogliosa di un altro round?». Se possibile lo guardo ancora con più astio, Aizawa lo nota e torna serio.
«Ora dormi, domani abbiamo da fare»
«Devo dormire sul divano immagino, principino» lo sfotto. Non mi ha concesso neanche una maglia pulita, perché dovrebbe darmi un letto.
In realtà preferisco dormire da sola, così mi volto verso l'ingresso senza attendere una risposta.
Con un gesto rapido blocca il mio polso «dormi qui» dice autoritario.
«No grazie» dico cercando inutilmente di tirare via il polso. Mi tiene ancora stretta così mi volto, e rabbrividisco all'istante. I suoi occhi neri mi fissano duramente, lasciando poco spazio alle repliche. Non ha bisogno di dire che non è una richiesta, perché si capisce bene dal suo sguardo.
Salgo insicura sul letto, scavalcandolo e infilandomi sotto le coperte, dandogli le spalle. Sento che anche lui fa lo stesso, spegne la luce e poi il silenzio.
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Credo sia passata un'ora. Aizawa respira profondamente e credo si sia addormentato. Io invece, come al solito, non riesco a chiudere occhio. E rispetto ad ogni giorno, ora ho preoccupazioni più serie che mi tengono sveglia a fissare il soffitto.
Sono libera ora, potrei tentare di fuggire, ma allora perché non mi muovo? Certo, sono convinta che se provassi ad alzarmi si sveglierebbe all'istante, impedendomi ogni movimento e probabilmente rivolgendomi nuovi minacce. Ma è davvero solo questo a impedirmi di tentare?
Mi rigiro su un fianco e osservo la sua schiena nuda, ipnotizzata dal suo movimento ritmico. In automatico tendo una mano verso essa, per poi pietrificarmi a qualche centimetro di distanaza, lasciando cadere il braccio lungo il cuscino.
«Non ci provi nemmeno?» la sua voce roca mi giunge inaspettata.
«C-cosa?» chiedo titubante, sorpresa.
«A fuggire. Hai tentato quando eri in posizioni peggiori. Hai passato due ore ad urlare quasi ininterrottamente..»
«Come lo sai?». Lui era andato via, credevo fosse andato chissà dove.
«So tante cose, più di quante vorrei, o vorresti..» dice voltandosi. «Allora?» insiste, fissandomi.
«Avrei avuto qualche possibilità?»
Sorride leggermente «no».
«Perché non dormi?» mi chiede. Che cazzo gliene frega? Poi direi che è umano non riuscire a dormire accanto all'uomo che ti ha rapita.
«Io sto dormendo» affermo voltandomi, cercando di chiudere la conversazione. Non ho certo intenzione di raccontargli i miei incubi o la mia insonnia.
Aizawa allunga le braccia verso di me, mi afferra e mi tira a sé, continuando a tenermi saldamente. Resto sorpresa qualche secondo. Mi sta.. abbracciando..?
«Neanche io riesco a dormire» sussurra piano, così a bassa voce che non saprei dire se volesse essere sentito o meno.
«L-lasciami..» dico incerta. È troppo strano trovarsi tra le sue braccia forti, poggiata al suo petto caldo che si muove lentamente. Anche le nostre gambe sono intrecciate e sento il calore dei suoi piedi scaldare i miei, ghiacciati.
«No» afferma, stringendomi ancora più forte.
Non riesco a dire altro e, cullata dal suo respiro profondo, mi addormento, abbandonata del tutto dai miei incubi, che stranamente non si presentano durante la notte.
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Appena inizio a svegliarmi sento una fitta di dolore che mi attraversa ogni muscolo del corpo, ma fatico a ricordarne il motivo.
La seconda sensazione che mi pervade è invece rassicurante. Sto stringendo il mio cuscino, come sempre, anche se questa mattina emana più calore del solito.
Quando apro gli occhi la verità mi piomba addosso come acqua gelida.
Il dolore deriva dalle ore che Eraser Grin mi ha tenuta legata al suo letto, mentre il calore insolito deriva dallo stesso soggetto che.. sto abbracciando?
Ho la testa poggiata sul suo braccio, che mi cinge la vita, mentre la mia mano è allungata sul suo addome scolpito.
Spalanco gli occhi, rabbrividendo per lo shock e la paura di essere ancora lì con lui, piuttosto che nel mio confortevole letto.
Mi spingo all'istante per allontanarmi, ma mi sembra di sentire una resistenza da parte di Aizawa. Al secondo tentativo riesco ad allontanarmi e mi volto verso la finestra, da cui entra poca luce.
Vorrei solo andarmene. Non sapere cosa accadrà è spaventoso, così come sapere che non posso fare nulla per cambiarlo.
Sollevo la maglia, per controllare il fianco, che è esattamente come lo immaginavo. Passo piano le dita sulla macchia violacea e mi sfugge una smorfia di dolore. Spero davvero che riescano a trovarmi, anche se, considerato che in tanti anni non si è scoperto quasi nulla su Eraser Grin, dubito fortemente che verrò salvata da altri al di fuori di me.
Persa nei miei pensieri non mi accorgo di un movimento sul letto, finché non sento una mano posata sulla mia, che giace ancora sul livido scuro.
Aizawa mi sposta la mano, sostituendola con la sua. Fa una leggera pressione, facendomi gemere per il dolore, poi la sposta sollevando la maglietta fino a raggiungere il mio seno, che stuzzica piano con i polpastrelli. Tutto ciò mentre, dopo avermi scansato i capelli, bacia famelico il mio collo e il mio lobo, lasciando altri morsi.
Non è stato abbastanza ieri? Io sono stanca, fisicamente e mentalmente, destabilizzata anche dal suo atteggiamento bipolare.
«Aizawa smettila.. non voglio..» dico, cercando di reagire, anche se so come andrà a finire.
«Non me ne frega un cazzo» la sua voce roca giunge direttamente nel mio orecchio, ancora impastata dal sonno «io si» conclude duramente.
Con un unico movimento mi ritrovo sotto di lui, con la guancia premuta sul cuscino. Cerco di spostarmi ma vengo subito bloccata dal suo braccio, mentre continua a causarmi brividi con le sue labbra.
Si solleva poco da me e sento il suo sguardo sul mio corpo, mentre una mano scende lungo il fianco, causandomi altre fitte, poi si sofferma sul fondoschiena, che afferra con prepotenza.
Sento la sua erezione sfregare contro i miei glutei divaricati e tremo, non per i suoi baci, ma per le sue parole che fanno eco nella mia testa "la prossima volta".
«Smettila» dice piano, quasi annoiato. Apro gli occhi, finora serrati, solo per guardarlo male. Davvero in questa situazione vuole controllare anche le mie emozioni?
«Facciamo così» prosegue «quando vorrò il tuo culo te lo dirò ok? Adesso smettila, sembri un cerbiatto impaurito».
Ma che stronzo! Se lo sembro è perché sono impaurita.
«Io ho paura..» ammetto piano, senza guardarlo negli occhi, focalizzandomi invece sulla finestra.
«Mm certo..» dice sorridendo «allora perché sei già pronta per me?..» sussurra, mentre senza preavviso mi penetra con un gesto fluido.
Fa male, a differenza di ieri sera, ma lui continua a muoversi e i suoi gemiti mi fanno venire la pelle d'oca, finché non sento il corpo rilassarsi. Finché non inizio a mordermi il labbro già gonfio, pur di non gemere, sentendo come la sua erezione stimola le mie pareti strette.
Aizawa evidentemente non si lascia sfuggire quel gesto, perché si distanza nuovamente da me, afferrando i miei fianchi e spingendo con più forza. La sua mano sul fianco continua a lanciare fitte in tutto il corpo, e allora perché dalla mia bocca fuoriescono solo gemiti di piacere?
Inizio a sentire il mio corpo contrarsi, stringendo il suo membro, finché non raggiungo un altro orgasmo, cercando di soffocarlo nel cuscino. Dopo poche spinte lo sento uscire bruscamente, e subito due getti caldi mi macchiano la schiena.
Si sdraia accanto a me, osservandomi. Tende il busto fino a raggiungere il mio viso e darmi un bacio soffice, strano nella sua gentilezza, vista la situazione. Si allontana, guardandomi negli occhi a pochi centimetri di distanza.
I suoi occhi neri mi lasciano senza fiato, così scuri e profondi, ma al tempo stesso indecifrabili.
Lo osservo finché non interrompe quel contatto velocemente, stendendosi di nuovo sul letto e concentrandosi sul soffitto.
«Vai a lavarti» dice con freddezza.
L'ho detto io che è bipolare..
Sospiro e mi alzo, con ancor più difficoltà di ieri sera, e raggiungo il bagno, pronta a farmi un'altra doccia ustionante, così da rilassarmi almeno qualche minuto.
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Esco dal bagno e sento una voce a me sconosciuta provenire dall'ingresso, così decido di rimanere immobile, in attesa. Di sicuro non andrò in quella stanza.
«Tieni Eraser. Ufficialmente non è mai stato prodotto, quindi usalo come credi»
«Grazie. Ora vai e porta suo il telefono agli uffici» è Aizawa a rispondere.
Immagino stia parlando del mio telefono, in modo che Tsukauchi ancora per qualche ora non saprà del mio rapimento, mentre Aizawa avrà ancora delle ore di vantaggio, per fare di me.. cosa esattamente? Di ciò ancora non mi ha detto nulla..
La porta dell'appartamento si chiude con forza, facendomi sussultare.
«Non serve che te ne stai lì nascosta» dice Aizawa, così esco dalla stanza e vedo che sul tavolo c'è un computer.
«Siediti» ordina, stranamente con calma. Sapevo che sarebbe arrivato questo momento, così mi dirigo senza oppormi alla mia postazione.
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Ho passato le ultime tre ore ad eseguire tutto ciò che Aizawa mi chiedeva su quel computer. Avrei anche tentato di lasciare piste o altro, ma le bende che mi cingevano strettamente il collo mi intimavano di continuo il contrario.
Finalmente mi libera e torno a respirare senza difficoltà. Si dirige in cucina e quando torna ha di nuovo dell'acqua e una pillola.
«Cos'è?» chiedo un'altra volta, ma Aizawa non risponde. Resta a fissarmi con insistenza, finché non prendo ciò che mi sta porgendo, assumendo quella sostanza.
Anche se fosse veleno cosa importerebbe? Se volesse uccidermi, lo potrebbe farlo anche in altri modi.
Passa qualche secondo e i miei pensieri diventano sconnessi, la vista incerta. Lo guardo preoccupata, come se fosse l'unica persona in grado di aiutarmi, su cui fare affidamento. Vedo la sua sagoma sgranata avvicinarsi a me e lo chiamo, non riuscendo ad emettere più di un sussurro, poi sento il suo calore avvolgermi, infine il nulla.
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Apro gli occhi stordita e vedo solo metà cuscino e un muro. Mi volto, cercando di capirci qualcosa.
Resto sorpresa quando riconosco il mio appartamento. Che ci faccio qui?
Mi sforzo, in cerca degli ultimi ricordi. Ricordo Aizawa, quella casa strana, il computer, la pasticca e.. nulla.
Mi ha drogata? E per cosa, per portarmi qui? A casa? Non ha senso..
A meno che.. Sono sicura che sia accaduto davvero?
Mi alzo: sono scalza, senza pantaloni, senza intimo. Piego ancora di più la testa e noto che indosso ancora la sua maglietta. Senza contare che i segni sui miei polsi non lasciano spazio a dubbio alcuno.
Quindi mi ha portata qui ed è andato via, lasciandomi anche i suoi vestiti. La stessa domanda che mi pongo da quando mi sono svegliata si ripresenta: perché?
La luce arancione che entra dalla finestra mi fa capire che è sera, quindi ho dormito qualche ora. Non ho davvero idea di cosa fare, così mi dirigo verso i fornelli e mi preparo un thé.
So che devo contattare Tsukauchi e dirgli ogni cosa, ma non c'è fretta, così decido di godermi un attimo di quiete.
Qualche minuto di pausa tra un rapimento e le future ore di interrogatori e visite mediche penso di potermelo permettere.
Ho un mini-infarto e rischio di rovesciarmi la tazza addosso, quando sento una voce direttamente alle mie spalle.
«Ma come sei gentile, ora mi prepari anche il thé, Meleys?..».
Mi volto mentre il cuore batte a raffica e mi trovo davanti agli occhi la figura imponente di Eraser Grin. Come ho fatto a non sentirlo entrare? È letteralmente a mezzo metro da me.
Aizawa sta di nuovo sorridendo, probabilmente per la mia espressione confusa e sorpresa. Inoltre, nonostante vorrei negarlo, il modo suadente in cui ha pronunciato il mio nome mi ha fatto arrossire e sento le guance più calde.
«Mi spieghi che succede? E te lo puoi scordare che ti offra qualcosa». Ci manca solo che gli prepari del thé.
«Non importa..» dice divertito «ho già preso tutto ciò che voglio» mi rivolge un sorriso malizioso, costringendomi a distogliere lo sguardo.
«Va bene allora, ti dico come stanno le cose» afferma.
«Tu non dirai a nessuno quello che è successo, altrimenti uccido te e il tuo amichetto» dice minaccioso.
Poi prosegue con un tono meno duro, sensuale «visto che sei stata molto brava, sei libera». Lo guardo un istante, sorpresa, ma non ho tempo di gioire.
«Tuttavia, se ti chiedono di indagare sulla Triade tu, non mi importa come, rifiuti.
Inoltre, quando mi servirà il tuo quirk verrò a trovarti, oppure quando avrò voglia di altro..» conclude, gettando lo sguardo sulla mia coscia seminuda.
Resto immobile, incapace di dire altro. In pratica sono la sua schiava, ma sono "libera" di vivere qui e uscire quando voglio.
Si dirige verso la finestra aperta, da cui presumo sia entrato, poi si volta un'ultima volta.
«L'ultima cosa, anche se mi sembra scontata. Tu sei mia, e se qualcun altro oserà toccarti come ti tocco io, ti assicuro che i miei occhi sarà l'ultima cosa che vedrà. Buonanotte, Meleys..».
Mi lascia un ultimo bacio, come per suggellare il nostro accordo unilaterale, e salta giù, lasciandomi più confusa che mai.
Afferro la sua maglietta, osservandola, come se mi aiutasse a metabolizzare tutto ciò.
Ripenso alle sue parole. Sono sua..
∂ ∂
Ooook eccoci arrivati alla fine di questa "one shot" talmente lunga che avrei potuto farci una storia a sé ahaha
Fatemi sapere che ne pensate, e se gradireste un seguito, potrei pensarci su ;) Il finale l'ho volutamente lasciato leggermente aperto ad interpretazioni, diciamo che se il "sono sua" è una cosa che rende felice o meno, è una scelta della lettrice :3
Vorrei ringraziare tutte tutte per il supporto, i voti -che spero saranno abbondanti ahah- e per avermi sopportata finora LOL.
Mi sono divertita moltissimo a scrivere questa one shot, quindi forse in futuro ne scriverò altre, ma per ora riprendo la mia storia "principale" -ovviamente su Aizawa 😅- che questa settimana ho bistrattato anche troppo.
A presto!! 😁😘
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