5. Felicità

Sospettosa, guardava la piccola pillola rosa che secondo il fogliettino allegato alla confezione le avrebbe cambiato la vita, anche se non specificava nè come nè quando e ciò la rendeva parecchio incerta.

Il curioso "medicinale" era già uscito da ormai cinque anni e aveva fatto scoppiare il finimondo: la maggior parte dei medici lo ettichettava come la truffa del secolo, altri rimanevano neutrali, mentre colui (o colei, non era conosciuta la sua identità) che lo aveva brevettato se ne stava nel buio, nonostante fosse l'unico ad avere la verità in tasca. Ormai quasi nessuno ne parlava, solo un paio di articoli che dicevano che chi aveva usato la pillola non aveva avuto nessun effetto collaterale. Anche grazie a quelli si era decisa, dopo diversi mesi di incertezza aveva comprato quella sfera minuscola e tondeggiante, al sapore di fragola (come diceva la confezione), che ora stava fissando, dubbiosa.

Era stata soprannominata dai mass media "Rivoluzione", perché ai suoi acquirenti prometteva di essere la strada per cambiare la propria vita e riniziare. Motivo per cui era venduta singolarmente e come caramella nei supermercati, poiché era stata rinnegata come medicina vera e propria già da tempo. Come può una pillola non curare nessuna malattia? Lei però sapeva che un qualche effetto lo aveva.

La parte per lei più divertente di fare la cassiera era poter osservare le persone e in un supermercato piccolo come quello in cui lavorava i clienti abitudinari erano molti. Lei alcune volte li sapeva riconoscere dagli alimenti e oggetti della loro spesa, vedeva i loro cambi d'umore, vedeva chi era più solare e chi invece era sempre triste.

Di queste ultime persone, solo poche avevano comprato quella pillolina malefica e lei si era limitata a chiedersi interiormente se potesse funzionare davvero. Aveva osservato per un po' di tempo i clienti in questione e, stupita, aveva constatato sempre che sì, sembravano persone diverse.

Il signore con quei baffoni bianchi a manubrio che prima camminava con le spalle curve e il passo strascicato e pesante, ora si muoveva tra gli scaffali con leggiadria e la schiena dritta, e negli occhi una serenità che aveva mai visto.

E il ragazzo biondo che vedeva camminare sì a testa alta, ma con gli occhi sempre rossi e residui di lacrime amare sulle guance, come se i suoi condotti lacrimali fossero sempre attivi a riversare tutta la tristezza che si portava dentro? Anche lui aveva preso la pillola, sperando che la magia funzionasse. Il suo sguardo era divenuto più sereno ogni volta che lo vedeva e poi dopo poco tempo, entrò nel supermercato mano nella mano con un ragazzo, con il quale si scambiava qualche bacio furtivo tra gli scaffali. Era riuscito finalmente ad accettarsi nonostante la sua famiglia gli remasse contro.

La giovane commessa avrebbe potuto elencare altre persone, tante altre persone che sconfitta la diffidenza verso la pillola avevano trovato un cambiamento radicale.

E si chiese per cosa stesse prendendo quella decisione e subito sentì di nuovo che stava per piangere. Era stupido essere tristi per una relazione andata a male.
Anche se la relazione durava da sette anni, da quando erano in quarta liceo.
Anche se era finita perché lui l'aveva tradita.
Anche se era finita perché lui si era fatto trovare di proposito con la sua migliore amica (ormai ex) in atteggiamenti poco casti.
Anche se lui le aveva sbattuto in faccia tutti i suoi difetti, insultandola ripetutamente.

No, non era stupido sentirsi così male. Era lei, quella stupida, anche lui glielo aveva detto.
Sì, aveva pensato, sono così stupida ad amarti.

Non lo vedeva da quanto, ormai? Sei mesi? Però le lacrime continuavano a scendere, a fiumi, perché due tra le persone più importanti della sua vita l'avevano abbandonata.
Spinta dalla tristezza e dalla rabbia contemporaneamente, ingoiò la pillola e poi andò a dormire.

Qualche ora dopo, si svegliò e leggermente intorpidita e intontita dal sonno andò a sciacquarsi il volto. Quello che vide nello specchio sopra il lavabo la fece spaventare, era da tanto che non si osservava.

Le occhiaie violacee, il mascara colato sulle guance, i capelli di cui aveva sempre avuto cura ormai arruffati e spettinati, era più magra rispetto a come si ricordava ma quello che più la terrorizzò furono i suoi occhi. Erano come senza luce. Senza vita.

Si sentiva un robot, una macchina programmata per andare avanti nella vita, ma in realtà lei non lo stava facendo realmente. Era ancora ferma a sei mesi prima, lei, mentre lui la pensava ogni tanto come lei faceva costantemente con lui? No, non lo faceva, si disse. Non aveva pianto per lei. Non era rimasto ferito.

Per cosa stava soffrendo invece lei? Per qualcosa che non esisteva più. Certo, faceva comunque male. Ma ormai era giunto il momento di chiudere quella parentesi una volta per tutte e andare avanti.

Qualche mese dopo, aveva conosciuto un ragazzo e aveva iniziato a uscirci insieme. Aveva ritrovato la felicità nelle piccole cose, nelle piccole emozioni e il suo sorriso sembrava la più luminosa delle stelle. Aveva trovato la sua felicità.

In un piccolo appartamento, Maia stava osservando la sua conquilina mentre sorseggiava la sua tazza di tè come tutti i pomeriggi. E come sempre si chiedeva come fosse essere il genio merito della felicità di più persone, ma non volersi mostrare al mondo.

-Ti stai chiedendo come mai non voglia rivelare al mondo che sono io la creatrice di Rivoluzione. Come ogni volta che mi fissi così. Sembra quasi un rituale.- le disse la donna, senza guardarla.

-Eppure tu non mi rispondi mai. Puoi dirmelo, lo sai. Così come custodisco la tua identità, posso anche tenere segrete le tue motivazioni. Anche se non capisco come mai non mi spieghi anche come funziona la pillola.- rispose Maia, pacata come suo solito ma senza nascondere la sua curiosità.

-Vedi, è difficile dire al mondo chi sei, se sai che poi ti additerà come una ciarlatana. La mia non sarà mai una medicina. Sono stata triste anche io e solo al punto di non ritorno, quando mi sembrava di non vivere più ho capito che non potevo andare avanti così. Che dovevo cambiare. La pillola in realtà non ha niente dentro. È solo una caramella alla fragola. Ma se se arrivi a dover prendere una pillola per cercare la felicità, capisci di essere arrivato a quel punto di non ritorno. E una volta arrivato lì vuoi solo tornare indietro e già solo provandoci vuol dire aver voglia di cambiare. È sapere di poter ancora tornare indietro, che la tua felicità ti sta aspettando da qualche parte e tu devi solo andare a prenderla.-

Angolo autrice
Prima di tutto: a PMillerEunaNotte sono meno 1100 parole.
Poi ci terrei a fare un paio di precisazioni riguardo a questa cosa di cui non sono propriamente soddisfatta, anche se un giorno (molto lontano) potrei rimetterci su mano e riadattarla, allungarla, insomma: divertirmi un po'.
Anyway, sto divagando come al solito. Volevo dire che innanzi tutto è impossibile mettere una pillola o una caramella del genere sul mercato e sono la prima a saperlo, come so che nessuna pillola può far cambiare una persona come succede in questa os, più che altro volevo creare (e ho fallito miseramente) una sorta di metafora. Io ho pensato a quello che è successo a me, l'anno scorso, quando ho trovato la felicità dopo un periodo in cui non ero più me stessa, in cui la mia autostima era messa peggio di quanto non lo sia mai stata. Mi vedevo semplicemente sbagliata, forse a causa di alcune persone che ritenevo essere mie amiche ma che invece non facevano altro che ferirmi in continuazione. Poi ho trovato altre persone che, senza neanche volerlo, mi hanno teso una mano. Io all'inizio non mi fidavo di loro, l'ultima volta che mi ero aperta con qualcuno non era finita bene e ne stavo vivendo le dirette conseguenze. Quelle persone erano la mia pillola e il destino ha voluto fare in modo che iniziassimo a parlarci, nonostante ci conoscessimo di vista da anni.
Mi hanno aiutato a farmi amare me stessa con la loro amicizia, mi supportano tutt'ora in ogni cosa. Però all'inizio avevo paura di legarmi a loro, come la protagonista senza nome aveva paura della pillola, perché avrebbero potuto farmi stare peggio, tradendo la mia fiducia.
Io però ero stanca di dover continuare ad andare avanti così, non riuscivo neanche a fare quello che più amavo come la danza e stavo male. Sono una ragazza debole, lo so. E so anche che della mia vita non frega un puffo a nessuno e che mi sto dilungando inutilmente.
Quello che sto cercando di dire è che la "pillola" nella vita non è mai qualcosa di fisso. Può essere un gruppo di amici come nel mio caso, può essere svegliarsi una mattina e dire "basta, devo andare avanti", può essere qualsiasi cosa. E in alcuni casi è il destino a darci delle occasioni per essere felici che possiamo prendere o non prendere più o meno inconsciamente, oppure magari ci pensiamo per giorni o agiamo di istinto, perché non esiste un modo per essere felici con il 100% di probabilità di riuscita. Chissà, se avessi preso scelte diverse sarei soddisfatta da due anni e non da uno, oppure da due mesi. Chi lo sa?
Il mio scopo era di fare riflettere su questo, anche se non ci sarò riuscita.
Intanto vi auguro un po' di fortuna, che nella vita non fa mai male.

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