4. Fino all'alba
La musica ad alto volume la stordiva, facendole arricciare il naso perché, secondo il suo modestissimo parere, era davvero brutta. Si chiese il motivo per cui fosse finita in quella discoteca in mezzo a così tante altre persone così sudate, pronte a festeggiare lasciando da parte la scuola, gli esami universitari e il lavoro per una sera.
A dir la verità il suo motivo lo conosceva e, in quel momento, si stava scatenando sulla pista da ballo, probabilmente brilla ed era la sua migliore amica Serena, più simpatica e festaiola di lei.
Non che ci voglia molto, pensò Greta mentre la guardava scatenarsi con un suo compagno di università e nuovo amico. Il ragazzo, alto come un lampione e magro come un grissino, provava a imitare la folla, fallendo miseramente e risultando goffo e imbranato. Le venne spontaneo ridacchiare non tanto per il ragazzo, ma perché si figurò nella ressa e avrebbe fatto una figura peggiore.
Il sorriso le scomparve presto, facendola ritornare ai pensieri che la tormentavano da quando aveva messo piede nel locale qualche ora prima. Sapeva che, nonostante Serena le avesse ripetuto il contrario, non sarebbe riuscita a staccare la spina così facilmente come l'amica sosteneva. Si chiese come due persone diverse come loro riuscissero ad andare d'accordo da così tanto tempo.
Banalmente, Serena era in mezzo alla pista e brillava di luce propria, vestita e truccata perfettamente. Greta al contrario, si era messa il primo vestito trovato nell'armadio (un banale abito rosso) e un paio di Converse che, si vedeva, ne avevano passate tante. La sua amica, vedendola vestita così al volante della Fiat Panda di famiglia, aveva storto il naso.
Greta dal canto suo aveva ignorato la predica dell'amica e aveva guidato fino alla casa di Daniele, il compagno di corso di Serena che aveva incontrato in un altro paio di occasioni.
Pensava a questo quando l'amica le si avvicinò, probabilmente alticcia, chiedendole di riportarla a casa che non si sentiva molto bene.
Una quindicina di minuti dopo essere usciti dalla discoteca i tre ragazzi erano davanti a casa di Serena, e quest'ultima era appena entrata nel portone del suo condominio borbottando un "buonanotte", quando improvvisamente Daniele le chiese se avesse avuto voglia di stare un altro po' insieme.
Per Greta fu un fulmine a ciel sereno, mai e poi mai si sarebbe aspettata una richiesta del genere. Avevano solo un'amica in comune, al momento in condizioni pietose, stesa sul suo letto completamente sbronza.
-Sentiamo, tu cosa vorresti fare?- commentò la ragazza inarcando un sopracciglio ma non riuscendo comunque a reprimere l'accenno di un sorriso.
-Potenzialmente, qualsiasi cosa. Potremmo affittare una barca e navigare...-
-In pianura padana, all'una e mezza di notte.-
-Sono piccoli dettagli per i sognatori come me.-
-E io che pensavo che fossero piccoli dettagli per una capra in geografia.-
-Va bene, sarò sincero, non ho la minima idea di cosa fare. Per favore, però, non ho voglia di stare da solo questa notte. Dammi una possibilità e aspetta con me che arrivi l'alba, poi scomparirò dalla tua vita, se vuoi. Ma non lasciarmi solo.-
La ragazza scrutò i grandi occhi grigi del ragazzo. Si ritrovò a pensare che fosse un colore abbastanza piatto e che tutto l'aspetto di quel ragazzo le urlasse banalità. E guardando il proprio riflesso sul finestrino della sua Fiat Panda, non potè che pensare lo stesso di lei. Era la classica ragazza da parete, quella che nessuno nota a meno che non faccia qualcosa di sbagliato. Si ricordava alle medie, quando ancora seguiva la massa per sentirsi accettata, quando come ci si vestiva determinava chi fosse in e chi fosse out .
Poi semplicemente aveva smesso di badarci. Se qualcuno la giudicava per come si vestiva, avrebbe tranquillamente fatto a meno di lei.
Si riscosse dai suoi pensieri e guardò Daniele, che la fissava poco speranzoso, come se si aspettasse già una risposta negativa. In realtà lei aveva deciso subito. Come ci sono notti da passare svegli a guardare il soffitto e a pensare, ci sono notti in cui si ha bisogno solo di smettere di riflettere e di dimenticarsi di tutti i propri problemi.
-Andiamo.- disse semplicemente Greta e il sorriso che le rivolse Daniele sarebbe stato in grado di illuminare il cielo.
Rimasero in un piccolo parco giochi tutta la notte, a dondolarsi sulle altalene usate da chissà quanti bambini e a parlare. Certe volte erano più seri, altre quasi filosofici e in altre ancora scherzosi.
Neanche sentivano la stanchezza, e l'unico a guardare il sole era Daniele, spaventato che l'alba potesse essere il suo dodicesimo rintocco della mezzanotte e che la sua carrozza si sarebbe presto trasformata in zucca.
Greta non si accorse di niente.
Erano circa le sette di mattina quando si ritrovarono in un McDonald's a fare colazione e nonostante il non aver dormito avrebbero voluto fare durare quel momento per sempre.
In un momento di improvviso silenzio, Greta si azzardò a chiedere: -Perché non volevi pensare questa notte? Se non vuoi dirmelo non fa nulla, davvero.-
-Poco meno di un anno fa ho scoperto che la mia ragazza storica del liceo mi tradiva. Con un ragazzo intelligente, bello e simpatico. Ovvero mio fratello.- disse lui con un sorriso amaro, intento a mescolare il suo cappuccino per far sciogliere lo zucchero, mentre il suo sguardo era perso nel vuoto e la sua mente nei ricordi.
-Ormai però mi sono rassegnato nel vederli a fare i piccioncini ai pranzi di famiglia e anche al fatto che è il primo San Valentino senza di lei. E tu? Cosa volevi dimenticare questa notte?-
-Il fatto che i tre ragazzi che ho avuto dalla seconda liceo a oggi mi abbiano mollato tutti la stessa data, con motivazioni simili. Ovvero San Valentino, cioè oggi .- concluse lei prima di addentare la brioches alla crema sporcandosi la bocca di zucchero a velo.
-Che stronzi a mollarti il giorno di San Valentino...- commentò lui.
-A dir la verità, non me ne frega nulla di San Valentino, penso che sia una festa commerciale e ormai priva di significato. Più che altro mi hanno detto che sono troppo banale e cinica e sono arrabbiata con me per aver perso tempo con ragazzi del genere.-
Ci fu un attimo di silenzio.
-Non capisco come abbiano fatto. Non riesco neanche a lasciarti per tornare a casa mia.- confessò lui. Entrambi capirono che forse nel mondo c'era qualcuno che non li avrebbe mai ritenuti meno di altri.
Intanto, nel cielo, una quindicina di costellazioni a forma di lumaca discutevano sui due giovani che erano ignari di essere stati osservati (e chiaccherati) tutto il tempo.
-Me lo diceva il sesto senso che sarebbero finiti assieme!-
-Tripon, il sesto senso... Ecco, non credo che esista.-
-Prizin, la tua gentilezza nei confronti di quella sciroccata è nauseante. E non lo dico perché la mia tolleranza è pari a zero. Anche se sono la Lumha della tolleranza alle chiamate dei Call Center.-
-Secondo voi abbiamo fatto bene a convincere Serena a fingere di ubriacarsi, farsi portare a casa e a parlare bene di Greta a Daniele? Non è che siamo stati leggermente invasivi?-
-Mia cara Mevgal, apprezzo il tuo tatto nei confronti degli umani, ma noi siamo stati fin troppo in disparte. Vogliamo meno sdolcinatezza e più fatti!-
-Parla al singolare, Zovil. Io rispetto le decisioni altrui, io!-
-Ragazzi, mi sono persa!-
-Qualcuno vada a recuperare Trabin che ha sbagliato strada! Sono abbastanza impegnato ad ammirare i baffi del commesso del McDonald's, sono così belli...-
-Loloc, sono semplicemente orrendi. Scommetto che li ha comprati ai saldi.-
-Chi è Trabin?-
-Io, sommo Sabir, sento odore di Triqon incazzato.-
-Ragazzi, silenzio! Rischiate di svegliare Sterix, Norva e Clobi e state interrompendo il mio film mentale in cui Daniele e Greta si stanno sposando. Inoltre ora lasciamoli in pace, ragazzi avanti! E smettela di sbuffare. Che ognuno torni a casa propria! Ma dov'è Gubin, non doveva venire anche lui ?-
-Eccomi! Mi sono perso qualcosa?-
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