Prologo
Lisbona, gennaio 1740
Il classico scoppiettio di legna secca avvinta tra le fiamme si intrecciava al caotico temporale che imperversava sul fiume Tago. Quel caldo fuoco che sfrigolava nell'enorme camino, posto al centro della lunga parete, inondava l'ambiente con il suo tepore e lo impregnava di un piacevole profumo di legna arsa.
Le piccole sorelle di Braganza parevano non accorgersi del cielo inclemente, tanto erano intente a divertirsi, giocando e utilizzando tutta l'ampiezza della stanza felici come non mai, di poter trascorrere del tempo insieme.
Maria, la maggiore, cinque anni appena, saltellava alle spalle della minore di soli quattro anni, che trotterellava con affanno per cercare di scappare e non cadere.
"Marianna, scappa, scappa, scappa!" intimava la maggiore con voce buffa, mentre avanzava a braccia aperte in direzione della piccola.
Uno strillo divertito si levò nell'aria quando la raggiunse, seguito da un pianto infastidito.
"Bambine, per favore", le ammonì bonariamente la principessa alzandosi dalla poltrona per raggiungere la culla, "avete svegliato vostra sorella."
"Scusate, madre" si mortificò Maria, fermandosi e chinando il capo.
L'altra imitò la sorella con voce falsamente pentita. Non aveva la minima idea per cosa si stessero scusando.
"Vostra Grazia, desiderate che le porti fuori?" Chiese la dama con sollecitudine.
"No, lasciatele pure, ormai la piccola è sveglia e questa precauzione sarebbe inutile" sorrise, prendendo la neonata tra le braccia.
Il cattivo odore che emanava la creatura, era tutto fuorché angelico e fu chiaro, che molto probabilmente, la neonata si sarebbe svegliata ugualmente di lì a poco.
La balia, che era di fianco alla donna protese le braccia per accogliere la bambina senza neanche il bisogno di attendere l'ordine, mentre qualcuno bussava alla porta per chiedere udienza.
Un messo consegnò una missiva alla Principessa e si dileguò così come era giunto.
Marianna Vittoria osservò il sigillo familiare e d'istinto le si incresparono le labbra sottili per formare un sorriso sincero.
"Chi vi scrive, madre?" Chiese Maria, avvicinandosi cauta.
"Tuo zio, il Re" le rispose senza problemi.
Era meno affezionata all'etichetta di quanto avrebbe dovuto, ma poco le importava. Nell'intimità con le proprie figlie, desiderava essere se stessa.
Con passo misurato raggiunse una finestra, il cielo plumbeo non illuminava il tratto come aveva sperato e così, fu costretta a raggiungere il divanetto accanto al candelabro interamente acceso.
"Chi, dei tanti?" inquisì, sedendole accanto e lasciando che le gambette penzolassero senza attrito.
"Io, doe mi sedo?" domandò Marianna, accennando un tenero broncio.
La dama, che conosceva bene la propria signora, prese una sedia e la portò dall'altro lato del candelabro, vi prese posto e invitò la bimba a salirle in grembo.
La piccola non se lo fece ripetere e si arrampicò con malagrazia sulle gambe della donna.
"Il pubblico è pronto?" chiese la principessa con ironia, inarcando le folte sopracciglia.
Marianna Vittoria non si poteva definire bella, aveva il viso dai tratti decisi, gli occhi piccoli e scuri, le labbra sottili e il famoso nasone dei Borbone che ne induriva maggiormente i lineamenti, ma quello che le mancava in bellezza eccedeva in bontà d'animo. Ella era di indole buona e giusta.
La dama le sorrise con partecipazione.
"Vostro zio, Carlo", rispose rivolta a entrambe, "attualmente, l'unico Re."
"Il re delle Due Sicilie" dedusse Maria, mostrando la propria conoscenza.
"Esatto", sorrise guardandola negli occhi, "ora posso leggere oppure hai altri quesiti da pormi?"
"No, madre", borbottò inclinando il capo di lato, "potete leggere."
La principessa scoppiò a ridere di gusto, sua madre la regina Elisabetta l'avrebbe punita per un simile affronto, ma ella non era come sua madre e non desiderava neanche esserlo.
"Con il vostro permesso" ironizzò con un sorriso ancora più ampio, prima di dedicarsi alla lettura della missiva.
Cara sorella e Principessa,
mi duole venire a conoscenza dei vostri dispiaceri e delle vostre gioie con così tanto ritardo, ma sappiate che sono felice di sapervi in salute e madre di una nuova creatura. Ora siete a tre splendide fanciulle che spero un giorno di poter incontrare. Se solo possedessero la metà della vostra forza, sono sicuro che avrebbero uno splendido futuro.
Io sono sorprendentemente felice, Maria Amalia è la donna migliore che potesse capitarmi e sono oltremodo grato al Signore Iddio per una simile fortuna. Maria Francesca studia come le si conviene?
Vi prego, raccontatemi ancora delle bambine e rendetemi partecipe della loro quotidianità, in modo da sentirmi vicino a voi.
Ora vi lascio perché la mia sposa si sta svegliando.
Con affetto
Vostro fratello Carlo, per la Grazia di Dio Re delle Due Sicilie e di Gerusalemme, Infante di Spagna, Duca di Parma, Piacenza, Castro e Gran Principe Ereditario di Toscana.
Marianna Vittoria sorrise. Ricevere notizie dal suo adorato fratello era motivo di gaudio, perché le dava conforto sapere del suo incondizionato affetto. Era inutile negare che, a distanza di anni, lì a Lisbona, ancora non si sentisse a casa.
La piccola Marianna scivolò giù dalle gambe della dama prima di chiedere: "Maia, gioiamo, aesso?"
Prima di rispondere la maggiore si volse a guardare la madre per chiedere il consenso.
Le bambine tornarono a giocare spensierate, mentre la Principessa le guardava con un sorriso colmo d'affetto.
"Volete che vi porti il materiale per rispondere?" chiese la dama, osservando anche lei le piccole.
"Sì, grazie Josefa."
Rimasta sola, con i propri pensieri, Marianna Vittoria si ritrovò a chiedersi cosa potesse fare, per rendere la vita delle sue figlie, migliore della propria.
#Mio spazietto#
Comincia un'altra storia che seguirà le tempistiche e gli anni di Carlo e Maria Amalia. Due Regni paralleli, due storie diverse, unite da un legame di sangue.
Se vi fa piacere, fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie :-)
A presto!
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