Capitolo 4
Lisbona, aprile 1741
Gli occhi della piccola principessa di Beira erano puntati sull'ampio giardino a due piani di distanza, dove il gruppo di bambini giocava senza di lei, ancora, senza di lei.
Dall'alto, riusciva a scorgere la sorellina nascondersi goffamente dietro un cespuglio, mentre l'inglese avanzava nella sua direzione con passo sicuro. Avrebbe voluto suggerirle di nascondersi meglio perché, anche da quella distanza, era evidente che il suo corpicino, mosso da una sicura risata, era per buona parte scoperto, ma non le era concesso intervenire.
"Vostra Grazia, dobbiamo proprio iniziare la lezione" la voce dell'istitutrice suonò ferma mentre impartiva le nuove regole.
La piccola si portò dinanzi al lungo pianoforte a coda e iniziò a riprodurre in melodia le note tracciate sullo spartito. La musica era piacevole, quella insieme al disegno, erano le lezioni che meno le pesava apprendere, ma la mente era distratta dalle risate provenienti da basso e mancò una nota, fallendo l'esecuzione.
"Dall'inizio" la interruppe la donna che era in piedi al suo fianco, pronta a voltare pagina al momento opportuno.
Ripartì l'esecuzione, le piccole dita ripresero a muoversi sapienti su quei tasti bianchi e neri, ma le urla giulive minarono nuovamente la sua concentrazione.
"Dall'inizio" ripeté l'istitutrice, puntando i suoi occhi chiari in quelli della bambina.
Maria Francesca deglutì a vuoto e riprese a suonare, dall'inizio, perché doveva essere impeccabile. Era questo quello che ora si aspettavano tutti da lei, che eccellesse in tutto per non dare adito a critiche di Corte. Anche quei pensieri le portarono scompiglio e sbagliò per la terza volta. Neanche alle prime lezioni con quello strumento era stata tanto goffa.
"Dall'inizio."
"Datemi un attimo" sbuffò infastidita, balzando in piedi.
"Vostra Grazia, il tempo è tiranno e dobbiamo rispettare il programma."
La piccola puntò lo sguardo sul volto della donna e la durezza della sua espressione, le fece salire le lacrime agli occhi.
"Le lacrime non si addicono a una regina" l'ammonì grave. Donna Ines era sempre stata gentile e premurosa, ma da quel fatidico giorno, era cambiata insieme al numero di lezione impartite.
La principessa deglutì ancora affranta, perché non sapeva proprio come fare per trattenerle.
Con un semplice battito di ciglia le rotolarono giù dagli occhi, ma non si lasciò abbattere. Sospirò fingendo di non sentirle sulla pelle e tornò a sedere, ricominciando per l'ennesima volta a suonare.
Quella giornata le sembrava che non finisse mai. Forse colpa del Sole che filtrava dalla finestra, forse la stanchezza per quelle lezioni che erano iniziate la mattina con il Precettore, per poi proseguire con la musica, l'arte, il portamento e, finire, con ancora quei fastidiosi intrighi reali, dei quali doveva comprenderne assolutamente le dinamiche.
Entrò nella sala studio che era pomeriggio inoltrato. L'uomo era in piedi accanto alla finestra e osservava l'esterno colorato dai boccioli in fiore.
"Don Pedro", lo chiamò per catturare la sua attenzione.
Egli si volse a guardarla e la ossequiò con un compito inchino: "Vostra Grazia."
Il Precettore era un uomo sulla cinquantina dai lineamenti mansueti. La pienezza del viso tondo, era accentuata dal naso largo e dagli occhialini tondi che vi pesavano sopra.
La principessa accennò un sorriso di cortesia prima di prendere posto attorno al tavolo rotondo in legno.
"Avete avuto modo di pensare a quanto discusso questa mattina?" le chiese, prendendo posto dinanzi a lei.
"In vero, no" ammise, abbassando lo sguardo.
"Sollevate il viso, principessa, solo chi è inferiore china il capo."
Maria Francesca sollevò gli occhi in quelli dell'uomo, che appariva calmo e per nulla infastidito.
"Sono stata oltremodo impegnata. Con l'inasprimento delle lezioni non mi è concesso molto tempo per riflettere."
"Capisco", replicò grattandosi il mento rasato di fresco, "dunque, fatelo ora."
"Ora? Volete che ci pensi in questo momento?"
"Esatto, esponetemi le vostre congetture."
La bambina si morse l'interno della guancia con evidente apprensione. Non ci aveva pensato perché non aveva capito un granché quella mattina, visto che era troppo impegnata ad ascoltare le risate dei piani inferiori.
"Niente?" inquisì l'uomo abbassando gli occhialini per guardarla meglio.
"Non ricordo di cosa abbiamo parlato" confessò, giocherellando con le dita.
"Male", asserì l'uomo riportando la montatura agli occhi, "si presume che una regina sia sempre informata su quanto accade negli altri Regni. Inoltre, non è opportuno mostrare simili mancanze di rispetto."
"Lo so, ma..." si interruppe abbassando nuovamente il viso in una posa di evidente sottomissione e imbarazzo.
"Sguardo in alto, Vostra Grazia" la rimproverò intrecciando le dita sul bordo del tavolo.
"Sono stata disattenta, non lo nego", pronunciò dopo aver sollevato il viso, "don Pedro, giuro di non comprendere il motivo di tali insegnamenti, visto che l'arrivo di un maschio cambierebbe tutto. Non capisco neppure perché io possa ereditare il trono. È a causa della Prammatica Sanzione austriaca?"
L'uomo sorrise in modo benevolo e disse: "Il passato ci insegna, Principessa."
"Cosa? Potete spiegarmi in che modo io possa salire al trono?"
"I vostri dubbi emergono per via della tradizionale Legge Salica, ma qui in Portogallo si utilizza la Legge Consuetudinaria. Avete idea di cosa sto parlando?" aggiunse, notando la fronte corrucciata della bambina.
"No" rispose, senza abbassare lo sguardo. In fin dei conti quell'uomo veniva pagato per istruirla.
Il Precettore tirò su gli occhialini che erano scivolati nuovamente giù dal naso e parlò cercando di non essere pedante. "La legge Salica è quella che usano gli altri Regni per la successione al Trono, la quale dichiara che nessuna terra può essere ereditata da una donna. La legge Consuetudinaria, invece, prevede una successione per discendenti legittimi secondo primogenitura, con preferenza degli eredi maschi, ovviamente."
La piccola intese a grandi linee ma chiese ugualmente: "Per quale motivo noi adottiamo questo diverso tipo di successione?"
"Nel 1640 scoppiò una guerra tra il Regno del Portogallo, supportato dal Regno di Inghilterra e il Regno di Spagna che a posteriori venne chiama Guerra di restaurazione portoghese."
"Per quale motivo scoppiò la guerra?"
"Non è bene interrompere", l'ammonì bonariamente prima di rispondere: "la storia è lunga e assai complicata, Vostra Grazia, vi basti sapere che nel 1635 la duchessa Margherita di Savoia venne nominata viceregina del Portogallo da Filippo IV di Spagna, nonché Filippo III del Portogallo. Questo fece insorgere i portoghesi che non volevano una straniera come regnante. In particolar modo il casato dei Braganza iniziò una rivolta nel 1640 che si concluse nel 1668, in seguito al trattato di Lisbona, con la netta vittoria portoghese. Da quel momento, la vostra famiglia ha voluto mantenere il dominio sul Regno escludendo la possibilità di avere sovrani di altri paesi."
La principessa annuì e sbadigliò allo stesso tempo.
L'uomo la guardò notando lo stordimento e preferì concludere prima la lezione, con la richiesta di vederla più attenta il giorno a seguire.
Libera da quelle incombenze, Maria Francesca si lasciò andare a una lunga passeggiata per i corridoi. Oramai il Sole stava tramontando e non poteva più uscire all'aperto, ma poteva ugualmente camminare e liberare la mente da quei tediosi pensieri.
Il passo affrettato la portò a scontrarsi con qualcuno che proveniva dal corridoio alla sua destra.
"Vostra Grazia!" la salutò l'inglese con un risolino.
"Franklin" rispose, guardandolo torva.
"Perdonatemi, ma devo andare" si affrettò a dire, guardandosi alle spalle.
"Dove andate così di fretta?"
"Vostra sorella mi insegue" spiegò, fingendosi preoccupato.
"Da sola?"
"No, di certo. Vi è la balia con lei. Ora devo proprio andare" troncò, prima di fare un rapido inchino e allontanarsi senza darle il tempo di ribattere.
Si ritrovò nuovamente sola. Erano passati circa tre mesi dall'inizio del suo nuovo percorso di crescita ed era dallo stesso tempo che non giocava più con gli altri bambini, troppo presa da quelle interminabili lezioni che le avevano tolto il sorriso. Nonostante tutti gli adulti continuassero a dirle che era una fortuna la sua posizione, in quel frangente, per lei era solo una solitaria e triste reclusione.
#Mio spazietto#
Domandona: Si capisce la spiegazioni di Don Pedro?
Grazie a tutti/e :-D
A presto!
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