Capitolo 22


Portogallo, agosto 1760

La regina Marianna Vittoria entrò nelle stanze della figlia senza nemmeno farsi annunciare e, quando la scorse da sola nell'enorme letto, non ebbe più modo di trattenersi.

"Sei nuovamente sola" constatò con voce alterata, mentre avanzava a passo svelto fino al letto.

"Cosa c'è di strano?" replicò la figlia mettendosi a sedere per lanciarle uno sguardo confuso.

"Sono passati due mesi, Maria", sottolineò la sovrana con uno sguardo di rimprovero, prima di dirigersi alla finestra per scostare le tende e tornare a guardarla, "non sei incinta e lui è venuto da te solo la prima notte di nozze. Non capisco che problemi abbia!"

"Non ha nessun problema", ribatté la ragazza allarmata, "e vi pregherei di abbassare la voce. Non desidero che l'intero palazzo si metta a disquisire su di noi."

"Ah!" ghignò stranamente acida, "Credi che ci vogliano le mie parole per far alzare le maldicenze. Quelle ci sono già, è per questo che sono venuta."

"Non capisco..."

"Sul serio, Maria. Davvero credevi che la tua vita coniugale potesse passare inosservata? Sei l'erede al trono, ogni tua azione viene studiata nel dettaglio. Ora ascoltami, non so quale sia il problema tra te e Pietro, ma cercate di risolverlo."

"Madre, non c'è nessun problema."

"Tu credi?" la beffeggiò la donna scura in volto. "Un uomo di quarant'anni, che preferisce passare le notti da solo invece che con la moglie, di gran lunga più giovane e molto graziosa, secondo me denota un serio problema."

"Il Re non vi raggiungeva tutte le notti" confutò la figlia stringendo tra le mani il tessuto della coperta.

"Questa è una frecciata di pessimo gusto, Maria" sentenziò incrociando le braccia al petto, "e comunque, se proprio ci tieni a saperlo, sta di fatto che se non ero io, era un'altra la donna a scaldargli il letto. Pietro non ha mai ricevuto nessuno..."

"Lo fate spiare?" la interruppe la figlia con sgomento.

"Faccio quello che devo e, ora, è giunto il momento che lo faccia anche tu."

"Come volete che mi comporti?"

"Esigo che tu compia il tuo dovere di moglie, Maria. Quello che probabilmente non hai ancora fatto."

"Come potete dire questo" mormorò rossa in volto per la vergogna.

"Accidenti!" imprecò dandole le spalle, "Speravo di sbagliarmi." Per un solo istante si massaggiò le tempie con sconforto, prima di tornare da lei con sguardo duro, "Devi consumare questo matrimonio."

"Io non ci riesco."

"Trova un modo. Chiudi gli occhi, pensa che sia Exeter, insomma, fai quello che devi per rinsaldare la tua posizione. La tua corona è in bilico come il tuo matrimonio e, sinceramente, non capisco come abbia potuto lasciarti crogiolare in questa fantasia."

"Ha solo voluto darmi un po' di tempo."

"Tempo?" ironizzò la regina per nulla divertita, "Maria non hai più tempo, hai quasi ventisei anni e ti serve un erede per mettere a tacere le malelingue e rafforzare la tua posizione."

"Madre..."

"No." La interruppe con la voce e con un movimento energico del capo, "Maria, ascoltami. Sai il bene che ti voglio, ma è necessario che tu ti comporta da futura regina e non più da ragazzina. Dai una possibilità a Pietro di essere tuo marito."

"Come?"

"Smettendola di vederlo come tuo zio e iniziando a vederlo per quello che è, un uomo piacente e  gentile."

"In che modo posso dirgli che deve giacere con me?"

"Sciocca di una fanciulla", disse carezzandole una guancia, "credo che per lui non sia un dovere. Ti sta aspettando e ti assicuro che in pochi lo farebbero."

"Voi credete..." s'interruppe arrossendo.

La madre le sorrise in modo benevolo, "Almeno invitalo per bere un bicchiere di Porto in camera tua, tanto da mettere a tacere le voci, e poi lascia che le cose facciano il loro corso."

"D'accordo" mormorò la principessa non del tutto convinta.

"Bene", sospirò la sovrana più serena, "ora preparati per la colazione" ordinò uscendo dalla stanza con la stessa rapidità con cui era entrata.

"Come desiderate, Vostra Grazia!" le rispose con un accenno di sorriso, mentre il cuore aveva accelerato nel petto all'idea di quello che avrebbe dovuto fare.

La sera giunse con una velocità impressionante e il cuore di Maria Francesca non aveva smesso di battere freneticamente neanche per un istante. Ogni qualvolta si ritrovava di fianco al marito poi, il respiro correva via e il cuore impazzava ancor più per la tensione.

Aveva avuto diverse occasione per invitarlo, ma ognuna le era sfuggita via lasciandola in silenzio. Fu poco prima di congedarsi, che si decise a raggiungerlo di fianco al caminetto.

Era rivolto con lo sguardo alle fiamme, il volto chino e un'espressione assente. Si fermò ad ammirarne il profilo maturo dai tratti decisi ed eleganti, dimentica del suo nome. Cercò di guardarlo con occhio esterno ritrovandosi rapita dalle sue fattezze.

"Maria, volevate parlarmi?" le chiese quando si accorse di essere osservato.

"Sì", mormorò arrossendo appena, "volevo chiedervi..." la voce si ridusse a un sibilo monocorde.

"Sì?"

"Se volevate venire in camera mia" confessò d'impulso.

Gli occhi dell'uomo si sgranarono con piacevole sorpresa e quello sguardo le causò un guizzo allo stomaco che non seppe decifrare.

"Mi riferivo; ecco; intendevo per bere un bicchiere di Porto" aggiunse abbassando lo sguardo.

L'uomo sorrise, "Mi farebbe piacere."

Nonostante non fosse quello che desiderava ascoltare, accettò l'offerta con una sorta di sollievo, perché quello era un primo passo verso la direzione giusta.

Poco tempo dopo, Pietro si trovò fermò dinanzi alla porta chiusa della moglie con un po' di agitazione. Era indeciso su come comportarsi, da un lato vi era il suo dovere, dall'altro il suo orgoglio e nell'altro ancora il suo volere che, impavido, gli picchiettava di continuo sulla coscienza. Si trovava in un triangolo spinoso i cui lati erano perfettamente uguali.

La porta si aprì con lui ancora immobile e la mano a mezz'aria, mentre all'interno vi era la moglie che gli regalava un sorriso, "Siete indeciso?" domandò mordendosi poi l'interno della guancia.

"In vero sì", ammise varcando di poco la soglia, "mi stavo chiedendo se fosse davvero una buona idea essere qui."

"Vi ho invitato io."

"Non per desiderio, ma per obbligo, e questo ci porta al punto di partenza."

"Entrate per cortesia", lo invitò trascinandolo per un polso e, quando furono entrambi al sicuro dietro il legno chiuso aggiunse, "cosa volete dire?"

"Voci di corridoio" minimizzò con un'alzata di spalle.

"Siete ancora arrabbiato con me?"

"No."

"Dunque perché siete così scostante?"

"Cerco solo di proteggermi."

"Da cosa?" incalzò la donna, mostrando chiaramente la propria confusione.

"Da te."

"Io non posso ferirvi" contestò allontanandosi dalla porta per muovere alcuni passi fino a raggiungere il caminetto acceso, dal quale saliva un piacevole tepore.

"Ti sottovaluti, Maria, perché ne sei perfettamente in grado."

"Pensavo avessimo chiarito" puntualizzò allungando entrambe le mani verso la fiamma.

"Lo avevamo fatto", concordò affiancandola per sedersi su una delle poltroncine in velluto, "ma poi scopro che ti sei lamentata con Sua Altezza Reale, la regina delle mie inadempienze, e questo è inammissibile."

"La vostra accusa è ingiusta", si giustificò sedendosi a sua volta con un movimento rabbioso, "chiunque vi abbia detto una tale menzogna sarà punito. Chi è stato?"

"La regina in persona" rispose guardandola con sfida.

"Avrà voluto provocarvi", si difese rossa in viso, "non avrei mai gettato su di voi la colpa della mia inottemperanza."

Rimasero a fissarsi per lungo tempo, prima che quegli occhi velati di lacrime non placassero il di lui nervoso.

"Ti credo", fiatò con uno sbuffo d'aria, "non vale la pena sprecare del tempo con inutili drammi."

Ella annuì asciugandosi una lacrima sfuggita dalla prigione degli occhi, mentre seguiva con lo sguardo il marito che era andato a versarsi da bere.

"Desideri bere?" le chiese mostrandole la brocca.

"Sapete che non posso."

"Ah già!" rise lui, "Non prima di aver dato un erede al regno."

"L'erede sarebbe nostro" precisò lei, sostenendo per la prima volta lo sguardo.

"Non avrei diritti, io" confutò senza rabbia.

In quel momento si era reso conto che qualcosa in lei era cambiato.

"Ma sarebbe ugualmente nostro figlio" disse alzandosi per raggiungerlo.

Senza muoversi di un centimetro, l'uomo attese che si avvicinasse. La vedeva avanzare occhi negli occhi e quell'espressione tranquilla su un discorso così intimo gli stava procurando un fremito sottopelle.

"Sì, lo sarebbe" ammise confuso e, quando la mano della moglie si posò delicatamente sul suo avambraccio sospeso, deglutì a vuoto.

"Pietro, voglio provarci", sospirò senza spostare lo sguardo, "desidero realmente essere vostra moglie."

"Non sei tu a parlare, ma i tuoi obblighi verso il Regno."

"Non siate così sfiduciato" lo ammonì bonariamente e, senza accorgersene, la mano era sfuggita al controllo e gli accarezzava la guancia, con un contatto molto più intimo di quanto fosse mai successo.

"Maria" sospirò lui socchiudendo gli occhi, sentendo il cuore accelerare e il respiro arrestarsi nel petto. Era una sensazione unica e nuova in grado di sconvolgerlo.

Maria, invece, si sorprese nello scoprire che il suo nome, pronunciato in quel modo, era capace di scaldarle il cuore al punto da adorarne il suono, infatti indugiò ancora, delicata e curiosa, per seguitare a percepire quell'inusuale vibrazione sulla pelle.

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