Capitolo 20

Portogallo, 6 giugno 1760

Maria Francesca fissava il suo riflesso con una punta di fastidio. Niente nel proprio aspetto aveva un che di gradevole anzi, quella profonda ruga e l'espressione imbronciata la facevano apparire quasi arcigna.

Attese con impazienza che l'abito venisse allacciato sulla propria schiena per allontanarsi da quella immagine veritiera e cautamente dolorosa.

"Siete incantevole, Vostra Grazia!" esclamò la dama con voce genuina e con la volontà di sollevarle l'animo.

"Davvero, questo abito vi dona alla perfezione" aggiunse Marianna avvicinandosi alla sorella maggiore, "dovreste gioire nell'ammirarvi."

"Non riesco a sorridere, Marianna, il mio viso è l'esternazione della mia anima inquieta."

"Avete discusso con Sua Altezza, ieri?"

"No. Egli è oltremodo gentile e attento."

"Dunque, cosa vi inquieta?"

"Ogni cosa" fiatò lisciando le inesistenti pieghe che le foggiavano l'ampia gonna in taffettà e organza.

L'abito partiva dal fondo con un colore vermiglio intenso per digradare con tonalità più chiare, mentre il corpetto era di un ocra pallido con inserti floreali color rosso e oro.

I capelli neri, lisci e setosi per natura, erano raccolti in una semplice ed elegante acconciatura alta che veniva impreziosita da una raffinata coroncina in oro e Topazi.

Al collo portava una graziosa collana, che accentuava l'eleganza della linea e l'ampiezza della generosa scollatura.

Era esteticamente piacente eppure, non si sentiva di gioirne.

"Dobbiamo andare", sentenziò la sorella guardando la principessa dritto negli occhi d'ossidiana, "Siete pronta?"

"Credo non lo sarò mai", ammise Maria Francesca con un sorriso dolceamaro, "tanto vale non indugiare oltre."

Silenziose come in un corteo funebre, si incamminarono verso la chiesa.

Nel esatto momento in cui sentì partire la musica, il duca strinse i pugni che erano abbandonati lungo i fianchi e trattenne il respiro senza voltarsi.

Sentiva il cuore pompare nel petto una miriade di sentimenti contrastanti che, da giorni, erano in grado di abbattere la sua consueta stravaganza e il perpetuo ottimismo.

Nel mentre, la principessa procedeva a passo lento lungo la navata. Percepiva tutti gli sguardi su di sé, ma preferiva non distrarsi rimanendo con gli occhi fissi sul fondo della chiesa dove scorgeva le spalle rigide del futuro marito. Si sentiva sopraffatta dall'emozioni, aveva lottato intimamente contro l'afflizione ma, in quel momento, sembrava fosse stato solo tempo sprecato.

La riluttanza che aveva nutrito segretamente in quei mesi, in quel momento le stava rimbombando nel petto come il suono di quelle campane che ancora scandivano il tempo. Ogni dubbio era riapparso soffocandola e sembravano volessero annientarla. Le era chiaro come null'altro in quel mentre, che egli non era il proprio futuro. Sapeva di non appartenergli e temeva che non sarebbe stata in grado di fingere per tutto il resto della sua vita.

Quando lo raggiunse e vide il di lui sguardo, intuì il medesimo struggimento. L'uomo allegro e fiducioso aveva ceduto il posto a uno cupo e tristemente scoraggiato.

La funzione fu lunga e intrisa di parole non udite.

Quando anche l'ultima benedizione fu pronunciata, i novelli sposi si incamminarono lungo la navata sotto l'incessante applauso di congratulazioni.

Un sorriso mutevole era appena tracciato sui loro volti e, mentre avanzavano verso la carrozza a loro destinata, non avevano voluto neanche guardarsi per un solo istante.

Lo sportello si richiuse alle loro spalle e un silenzio sconosciuto colmò lo spazio che li divideva. Erano seduti l'uno dinanzi all'altra con gli sguardi puntati fuori dai finestrini e le mani ben strette sul ventre.

Mantenere il respiro intrappolato nel petto era l'unico modo che ella aveva per sfuggire alle lacrime, così si dedicò al paesaggio che quel intaglio le rimandava.

"Avete intenzione di rimanere in silenzio per tutto il ricevimento?" domandò il principe consorte con voce seria.

"No", soffiò piano senza voltarsi, "credo di no."

"Le persone si aspettano determinati atteggiamenti da noi" puntualizzò lui incrociando le braccia al petto e volgendosi a guardarla per la prima volta con l'intenzione di vederla.

"Lo so" la risposta suonò incrinata e l'uomo strinse nuovamente i pugni per la frustrazione.

La sua giovane sposa era a un metro da lui eppure sembrava distante molte miglia. Nella sua lunga vita aveva immaginato diverse volte le proprie nozze e, ogni volta, non erano così infelici.

"Cercate perlomeno di non piangere" aggiunse l'uomo con voce falsamente neutra e profondamente scoraggiata.

"Non sto piangendo" replicò dopo un lungo istante di silenzio, mentre una lacrima taciturna le scivolava lungo la guancia arrossata.

Pietro rimase immobile a osservare quella scia liquida che le faceva scintillare l'incarnato con un moto di amarezza. Non voleva che piangesse e tanto meno desiderava che soffrisse e, Signore permettendo, sperava un giorno di farla tornare a sorridere ma, in quel momento, era un'impresa ardua anche per lui.

Uno sbuffo rumoroso lambì l'ambiente cogliendo l'interesse della sposa che, solo allora, si volse a guardarlo, senza però tentare di nascondere la fluida discesa.

Gli occhi si puntarono sul volto del marito e si ritrovò smarrita nel non riconoscerne l'espressione.

"Siete deluso?" domandò d'impulso, mordendosi poi l'interno della guancia con evidente imbarazzo.

"Dispiaciuto, semmai."

"Per quale ragione?" incalzò girandosi con tutto il corpo verso di lui e sfiorandogli involontariamente le di lui ginocchia.

Lo vide irrigidirsi al contatto e d'istinto ella si appiattì contro il morbido schienale.

Non era preparata a una tale reazione di ribrezzo.

"Credevo avessimo chiarito la nostra posizione" le rispose scrutandole il viso.

"Infatti è così."

"Dunque perché piangente?"

"Gioia" mentì cauta, spostando lo sguardo alle mani strette in grembo.

"Siete ancora una pessima bugiarda" la informò con un mezzo sorriso che parve una smorfia di dolore.

"Cosa pretendete che faccia?" ribatté la donna alzando la voce e gli occhi, "Sapete bene, che non era questo il mio desiderio."

"Credete che io lo volessi?" replicò l'uomo con altrettanta foga, "Ma ne abbiamo discusso, Maria, e questo atteggiamento ostile non gioverà a nessuno dei due."

"Ora sembrate tanto assennato", criticò nervosa, "però il vostro volto mostra un tale disgusto che apparite diverso."

"Disgusto?" ripeté con un ghigno beffardo e tormentato al tempo stesso, "Non sono io quello ad avere gli occhi rossi e un'espressione funebre in volto."

"Sapete solo criticarmi, Pietro" sbottò decisa, anche se dentro di sé percepiva un moto di difetto, "siamo ambedue amareggiati, se non erro."

"Se pensare questo vi compiace, fate pure", asserì il principe alcuni attimi dopo, "tuttavia devo dirvelo, l'unica mia contrarietà è nel vedervi infelice."

Maria Francesca tornò a guardare quei profondi occhi neri e si sentì morire. "Mi duole avervi ferito."

"Sono in egual modo colpevole", confessò allungandosi per posare una mano su quelle ancora strette di lei, "temo di essere particolarmente irrequieto quest'oggi e di aver agito diversamente. Mi dispiace, Maria."

"Mi è mancato il respiro durante tutta la funzione" rivelò con un accenno di sorriso.

"Anche io ero senza fiato" ammise lui sorridendole, mentre un'espressione indecifrabile gli modellava i lineamenti.

Maria abbassò lo sguardo sull'unione delle loro mani e quel sorriso fugace svanì insieme con l'arrivo di un nuovo pensiero.

Non è più il mio caro e comprensivo zio, ora è mio marito!

Il cuore, per un solo istante, accelerò in un modo sconosciuto prima di tornare regolare.

"Dobbiamo essere pronti per incantare gli invitati", disse allontanandosi da lei, "pensate di farcela?"

"Devo" sospirò tornando a guardare il marito, "diversamente inizieranno, sin da ora, a tramare contro la nostra persona."

"Esatto! Proprio per questo vi ho esortata a sorridere."

"Non credo sia quello che avete fatto" protestò accennando un sorriso.

"Solo perché siete incline al dramma" la rimbeccò ridendo.

"Io? Siete voi quello afflitto" replicò con un soffio allegro, mentre il tiro da sei color nuvole bianche arrestava il passo.

"Direi che siamo arrivati" ipotizzò il principe sbirciando dal vetro e scorgendo i servitori in livrea e uniforme, pronti ad accoglierli mentre segnano il sentiero fino al grande patio.

"Non mi dite!" replicò con ironia, lasciando che le labbra si curvassero con un riso sincero.

Non capiva come, l'agitazione che l'aveva avvinta fin dalle prime luci dell'alba erano svanite, rilegate oramai sul fondo della propria coscienza.

Lo sportello venne aperto da uno dei valletti che accompagnava il corteo e, nel farlo, li omaggiò con un sorriso sincero prima di mettersi rigido di fianco a esso.

Il primo a uscire fu il marito che, elegante nel suo abito di seta e organza color vermiglio, si pose ad attenderla ai piedi della scaletta.

La sua mano solida si levò a mezz'aria per sostenerla e aiutarla nella discesa e, quando anch'ella fu con i piedi sul ciottolato, partì un leale plauso dalla servitù.

La coppia sorrise con sincera gratitudine prima di intraprendere quel lungo sentiero ghiaioso cosparso di petali bianchi e rossi. Il loro avanzare era elegante, misurato e accompagnato dai riguardosi ossequi dei domestici che delimitavano quel percorso.

Una volta raggiunto il grande tendone in cotone color ocra dalle sfumature vermiglie e dai drappeggi raffinati contornati di fiori, la festa ebbe inizio.

Come i più abili degli attori, gli sposi misero in scena un ricevimento impeccabile, composto da deliziose pietanze ai profumi dell'India, corposi vini stagionati, discorsi allegri, canti e danze divertenti, il tutto corredato da una buona dose di sorrisi coniugali e parole sussurrate sottovoce. Seppure al pubblico appariva come la più affiatata delle coppie, in quei privati bisbigli vi era solo una perenne ironia nei confronti degli oziosi uomini che sonnecchiavano sul perimetro della grande tenda.

Fu con il sorgere delle stelle, che la regina si avvicinò alla novella sposa. Un sorriso inciso sul volto pallido e due occhietti chiari, che emanavano apprensione. Alla principessa bastò sfiorare quello sguardo per intuire che la festa era giunta alla sua conclusione.

"È ora" mormorò all'orecchio del marito, il quale ne approfittò per scrutarla con apprensione.

"Siete sicura?"

Proprio in quel mentre ci fu l'annuncio del ritiro nelle proprie stanze della sposa ed ella annuì, si alzò per seguire la propria dama, mentre dentro si sentiva nuovamente vittima dell'angoscia.

Il bagno con oli profumati, le chiacchiere di conforto e le raccomandazioni materne non riuscirono a placare la di lei ansia. Aveva ripreso il controllo delle proprie emozioni, ma ora era di nuovo allo sbando, confusa e in allarme.

Non era pronta per quello che sarebbe accaduto di lì a poco.

Il cuore nel petto degli sposi era rapido come il respiro che, riluttante, sfiorava appena i loro polmoni.

Gli occhi di Pietro si posarono in quelli della moglie e per un breve istante esisteva solo lei e nessun altro. Sembrava un cucciolo impaurito, le si leggeva chiaramente l'ansia e questo lo devastava come null'altro prima di allora.

Lasciò che il suo valletto lo spogliasse della vestaglia e lo aiutasse a entrare nel letto e quando entrambi furono coperti dalla coltri, rimase in silenzio e attese la Santa benedizione.

L'arcivescovo avanzò fino a fermarsi ai piedi del letto e benedì gli sposi, il talamo e il ventre della principessa prima di uscire dalla stanza seguito dal resto della nobiltà e lasciarli definitivamente soli.

Maria Francesca fissava un punto in lontananza senza realmente vederlo, mentre le mani giocavano con il ricamo del lenzuolo. In quel mentre si rese conto di essere davvero sua moglie e non riusciva a capire come poteva fuggirne.

Aveva sempre amato stare da sola con suo zio, il duca, ma con Pietro suo marito, era tutta un'altra cosa.

"State bene?" le chiese girandosi su un fianco per scrutarle il viso.

"Bene non è il primo termine che mi sovviene" ammise lei senza guardarlo, ma dal timbro era chiaro che fosse a disagio.

"Volete parlare? Chiedermi qualcosa?" tentò lui con fare impacciato. Non era la prima volta che si trovava in quella situazione eppure, in un certo senso era come se lo fosse.

"No", rispose secca continuando a guardare dinanzi a lei, "fate quello che dovete e non preoccupatevi" concluse scivolando sotto le lenzuola ad occhi chiusi.

Pietro deglutì l'amaro causato da quella risposta e ne osservò l'espressione tesa, quasi imbronciata.

"Non è proprio un dovere..."

"Vi prego non voglio parlarne" lo zittì serrando le labbra.

L'uomo inspirò ed espirò scuotendo il capo, ma non disse nulla. Si avvicinò a lei scostandole i capelli dal viso, carezzandole la guancia e il collo con tocco leggero e più la mano oziava su quella pelle morbida, più il di lei volto diveniva una maschera di repulsione.

"State trattenendo il respiro" constatò lui sollevandosi su un gomito.

"Per favore" soffiò lei a occhi serrati.

"Maledizione!" imprecò Pietro balzando giù dal letto.

L'assenza del suo peso sorprese la sposa che si alzò a sedere per guardarlo e chiedere allarmata: "Dove state andando?"

"Non posso giacere con voi" spiegò estraendo un piccolo pugnale dalla cintola.

"Non potete non farlo", replicò lei in ansia, "verranno per controllare."

"Lo so, Maria", rispose seccato, "ma non ho mai obbligato nessuna a stare con me e non comincerò da mia moglie."

Senza aggiungere altro ritornò sul letto segnando con la lama la propria pianta del piede e lasciando che piccole gocce rosse chiazzassero il lenzuolo. "Così non dovremo giustificarci con alcuno."

"È una menzogna" gli fece notare con un filo di voce.

"Non ho alternative" rimarcò rimettendo l'oggetto al suo posto dopo averlo pulito.

"Come... mi dispiace... io..." tentò la donna, intimamente scossa per quell'epilogo.

"Lascia perdere" la zittì lui, infilandosi nel letto e dandole le spalle, "ricordati solo di dire che hai provato dolore."

Con queste ultime parole e un silenzio scomodo, la coppia affrontò la prima notte di nozze che fu insonne, ma per ben altri motivi.

*Mio spazoetto*
Ciao a tutte! So di essere sparita la settimana scorsa, ma ho recuperato con un capitolo un po' più lungo. Spero vi sia piaciuto 😏
Alla prossima!

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