Capitolo 2

       
Lisbona, luglio 1740

La calda temperatura estiva che si era abbattuta sulla città di Lisbona, aveva ispirato tutti gli abitanti di Palazzo Ribeira a uscire all'esterno.  Gli uomini, ne avevano approfittato per recarsi al porto, desiderosi di vedere da vicino la nuova imbarcazione ormeggiata: si diceva che fosse la nave da guerra più potente e con la strumentazione più avanzata dell'epoca.

Il vascello di prima classe della Royal Navy HMS Victory, troneggiava imponente con i suoi tre piani d'altezza e le innumerevoli bocche da fuoco previdentemente chiuse. La Bandiera Britannica si agitava con il soffio di quella calda brezza, mentre l'equipaggio si affaccendava per fare rifornimento in prossimità della partenza.

Non appena la notizia della presenza del Sovrano giunse all'Ammiraglio, egli si affrettò a scendere per rendergli il corretto ossequio. Da quando i rapporti tra i due Regni si erano rabboniti con il reciproco supporto, non vi erano motivi per  rifuggire al rispettoso decoro.

"Vostra Grazia!" onorò con un inchino.

"Sir John Balchen, che maestosa costruzione!" esordì il Re con ammirazione, "ammetto di non aver mai visto niente di simile."

L'Ammiraglio, un uomo attempato dal fisico ben tenuto, accennò un sorriso fiero prima di chiedere: "Vostra Grazia, vi andrebbe di farmi l'onore di salire a bordo?"

Il Re apprezzò quell'accortezza e sorrise. Desiderava fortemente visitare uno dei più imponenti pezzi di ingegneria navale, fino ad allora mai costruiti.

Accordò l'onore e, insieme ai suoi pochi nobili amici, salì sulla nave.

Le donne, invece, si erano riunite sotto il pergolato in giardino, dove una piacevole frescura le sollevava dalla pesantezza di quegli abiti ingombranti, mentre i bambini giocavano, seguiti a breve distanza dalle balie.

Un nuovo ingresso dalla stradina principale, delimitata da alte siepi, cambiò all'istante l'argomento di discussione delle nobildonne.

Una giovane donna, dai lineamenti algidi del nord, avanzava con eleganza sul sentiero in pietra fina, affiancata a un passo da un bambino biondo proprio come lei.

Il valletto che li precedeva si premurò di annunciarli prima di svanire come un'ombra senza luce.

"Or dunque, donna Kathleen, cosa vi porta alla corte del Portogallo?" chiese la Regina con sufficienza. Non amava le sorprese e detestava le belle donne.

"La salute di mia figlia", rispose dopo una perfetta reverenza, "a Londra, il medico ci ha consigliato un clima mite, eravamo diretti più a sud, ma Sua Altezza Reale il Re,  è stato tanto gentile da concedere ospitalità a me e alla mia famiglia per il tempo necessario alla guarigione" concluse con evidente soggezione.

"Vostro marito?"

"Frederick Maximilian di Exeter, è il Viceammiraglio della flotta dell'Ammiraglio Balchen."

"Vostro marito è dunque un soldato della marina Britannica?" domandò seria.

"Sì, Vostra Grazia."

"Avete un titolo?" incalzò la sovrana.

"Lady, mio marito è il conte di Exeter."

"Vostro marito è un Lord e un Viceammiraglio?" inquisì la regina con un moto di disapprovazione.

"Sì, Vostra Grazia, egli è entrambe le cose" replicò la donna con una nota infastidita nella voce, che però, nessuno colse.

"Il bambino è vostro figlio?"

Sembrava un inquisitorio.

"Sì, Vostra Grazia. Lui è Franklin Maximilian. Il nostro secondogenito."

"Quanti anni ha?"

"Otto, Vostra Grazia!"

"La bambina?"

"Si chiama Margarethe Elizabeth, dieci anni il prossimo ottobre."

"Dove si trova?"

"Il medico di corte si sta prendendo cura di lei."

La nuova arrivata stava per perdere la pazienza. Non riusciva a capire per quale motivo la trattasse con tanta supponenza. Ella era una contessa, non una popolana qualunque e poi, quegli sguardi d'infondato astio la stavano letteralmente irritando. Se non fosse stata costretta dal bon ton e dalla salute precaria della sua bambina, avrebbe evitato di sottostare a tale acidula compagnia.

La sovrana alzò il ventaglio chiuso in direzione di una delle tante balie che, celere, si pose al suo cospetto in attesa di istruzioni.

"Portate il ragazzo a giocare con gli altri", ordinò, "si chiama Franklin, fate in modo che venga trattato come si conviene."

Con molta calma tornò a guardare la Lady inglese studiandone i dettagli, era giovane, trent'anni o poco meno, luminosi occhi verdi, pelle priva d'imperfezioni e un corpo sottile.

Che Giovanni l'abbia vista e la voglia qui mentre il marito è altrove? Si chiese mordendosi l'interno della guancia.

Era stanca di dover condividere il marito con tutte le donne di corte. In vero, ormai il panciuto uomo non era più il ragazzo gradevole che l'aveva conquistata con l'arguzia, la musica e l'arte, ma era pur sempre il consorte e, sapere che si dilettasse in compagnia delle altre, le dava notevole ribrezzo.

"Avete già parlato con mio marito?" domandò, senza pensare.

"Non ancora, Vostra Grazia."

"Dite il vero?"

"Sì, Vostra Grazia, non ne ho avuto motivo", ancora immobile con le mani strette davanti a sé aggiunse: "in seguito all'attracco, Lord Exeter ha chiesto udienza a Sua Altezza Reale per auspicare ospitalità per me e i miei figli, in quanto la salute già precaria della bambina si è aggravata durante il viaggio. Ed è a lui che ha accordato tale gentilezza."

La regina la scrutò ancora, pareva sincera, ma le nobildonne erano istruite per indossare la maschera dell'indifferenza.

Si guardò intorno con indolenza per osservare le quattro donne che l'avevano accerchiata. Tre di loro erano state e, forse lo erano ancora, amanti del marito e la quarta era immune a un tale disonore semplicemente perché era la cattolica nuora.

Un moto di ripugnanza l'avvinse, la loro presenza le era indigesta quanto quella della inglese, ma non si sarebbe arresa al nuovo capriccio del Re senza battere le ciglia.

"Lasciateci sole" ordinò al loro indirizzo, stranamente sembravano tutte provare il medesimo fastidio.

Una volta sole, invitò la giovane a sederle accanto prima di chiedere: "Non mi state mentendo, dico bene?"

La giovane annuì fingendo una calma che in vero non provava. Si stava torturando le dita senza sosta.

"Volete davvero farmi credere, che la Victory abbia affrontato un simile viaggio solo per voi e la vostra famiglia?" incalzò la Regina, inarcando un sopracciglio.

Lady Exeter si prese un momento per osservare la donna che le era dinanzi e che era appesantita dal tempo. Piccole rughe contornavano gli occhi chiari su un viso dalle guance cadenti e le labbra sottili erano strette in un broncio di sfida.

Che tema la mia presenza e per questo è tanto ostile? Si chiese dispiaciuta, la fama del Re era giunta fin nei salotti londinesi.

Convinta, che la sua diffidenza fosse una radicata gelosia, si affrettò a rispondere: "I motivi che spingono l'Armata di Mare Britannica a intraprendere un simile viaggio li ignoro, Vostra Grazia, io sono solo una passeggera e, più di tutto, sono una madre che cerca disperatamente un modo per aiutare la propria figlia."

"Rimarrete a Palazzo, dunque?"

"Solo se non reca disturbo a Vostra Grazia."

Maria Anna apprezzò talmente tanto la risposta della donna, da accennare un sorriso.

"Non vieterei mai a una madre di stare accanto alla figlia malata e non contesterei una concessione di Sua Altezza."

La Lady accennò un sorriso con le labbra, mentre gli occhi le si velavano di pianto.

"Vi ringrazio, infinitamente" disse sollevando gli occhi all'intreccio d'edera che fungeva da tetto, per cacciare indietro le lacrime. "Non credo che la piccola possa affrontare altro mare."

La Regina annuì prima di dire con voce seria: "Vi chiedo solo di non assecondare mio marito."

"Assolutamente" confermò, guardandola brevemente negli occhi, il tanto da farle intuire quanto fosse sincera.

Da quel momento cominciarono a parlare della bambina e di tanto altro ancora.

Poco distante, si stava consumando un litigio senza eguali nel gruppo di bambini che stava giocando a Mosca cieca.

"Tocca a te, adesso!" si impuntò Franklin incrociando le braccia al petto.

"Non puoi rivolgerti a me in questo modo" replicò la bambina imitando il gesto.

"Non puoi rivolgerti a me in questo modo" la scimmiottò il bambino con un ampio sorriso.

"Sei uno sciocco."

"Non sono io colui che ignora le regole."

"Io non ignoro le regole" protestò la bambina avvicinandosi con uno sguardo furioso.

"Davvero? E allora perché non dovresti fare la Mosca cieca? L'abbiamo fatta tutti."

Nel frattempo tutti gli altri bambini li guardavano con interesse. C'era chi era divertito, chi era sorpreso e chi, come la piccola Giuseppa, provava una punta di reale soddisfazione.

La bambina sotto accusa, altri non era che Maria Francesca la quale, in vero, ignorava il perché non dovesse farla. Semplicemente non l'aveva mai fatta.

Una delle balie, accortasi del trambusto soggiunse e redarguì il giovane inglese.

"Chiedete subito scusa alla Principessa."

Franklin guardò la bambina dai capelli neri con evidente sorpresa. Non credeva possibile, che una bambina così piccola potesse essere una principessa. Sapeva bene che la coppia reale non aveva figli tanto giovani.

In tutta risposta la principessa modificò il viso con un sorriso di soddisfazione, come a dirgli, Visto? Ora non fai più il dispettoso.

"Perdonatemi principessa" disse con un lieve inchino, ma la voce non era contrita, bensì, era ancora beffarda, "non avevo capito che temeste un po' di onesta competizione."

"Io non vi temo" rispose secca.

In un solo istante erano passati al voi.

Franklin inarcò soltanto un sopracciglio biondo con evidente ironia ed ella fu costretta a cedere all'orgoglio e, alla fine, si ritrovò a giocare in un ruolo sconosciuto, che però le diede un'insolita soddisfazione.

Quando le sue piccole mani afferrarono un lembo di tessuto e il proprietario non poté sfuggire alla presa, sorrise contenta.

Il possessore dell'indumento rimase immobile e trattenne anche il respiro per non agevolarle il compito, ma quando le manine sfiorarono quel viso, ella non ebbe dubbi: "L'inglese" dichiarò, abbassando la benda.

"Ho un nome, principessa", la redarguì con il broncio prima di chiedere: "come avete fatto?"

"Siete l'unico che mi supera in altezza", rispose soddisfatta, "e... siete l'unico con il cipiglio perenne" sorrise ironica prima di sfiorargli la leggera riga tra le ciglia.

Egli rispose al sorriso con uno divertito.

Forse la difficile principessa poteva essere una degna avversaria, in fin dei conti, egli come il padre, adorava le sfide.

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