Capitolo 18

Portogallo, marzo 1760

Maria Francesca se ne stava seduta accanto alla finestra, con le mani strette in grembo, lo sguardo puntato all'orizzonte e la mente imbrigliata tra desiderio e dovere.

"Vostra Grazia! Le Sue Altezze Reali sono qua fuori" spiegò il valletto rimanendo fermo accanto alla porta aperta.

"Falle entrare."

Pochi attimi dopo sciamarono nella stanza le sue tre sorelle, la ventitreenne Marianna, la ventunenne Dorotea e la quattordicenne Benedetta che, prima fra tutte, andò a omaggiare la principessa.

"Non affannarti in ossequi Benedetta, Sua Altezza non ha tempo di badare a simili deferenze" chiocciò Marianna lanciando alla minore uno sguardo di sufficienza.

"Non cominciate, ve ne prego!" asserì l'altra lanciandole uno sguardo di ammonimento. Non sopportava quando le sorelle discutevano per futili motivi.

"Esatto! Evitiamo diverbi inutili, Marianna, vi ho chiamate per un motivo ben preciso" dichiarò la principessa guardandola dritto negli occhi.

"Quale, di grazia?" replicò con un sorrisetto ironico.

"Chiedervi sostegno" rispose Maria Francesca con un sospiro.

"Quale sostegno possiamo mai fornire alla futura regina del Portogallo?", ribatté Marianna con un'espressione sprezzante, che poco si addiceva a una sorella. "Mi sembra che siate riuscita a vivere bene anche senza di noi."

La principessa mandò giù un boccone amaro di saliva quando sentì quelle parole. Come poteva la sua stessa sorella esprimersi in quel modo?

"È questo dunque il tuo pensiero?" domandò alzandosi in piedi per andarle vicino, "In tutti questi anni di astio non hai fatto altro che crogiolarti nella convinzione che mi sentissi troppo importante per te?"

Gli occhi della principessa si fissarono sul viso della sorella e a Marianna parve che quello sguardo le si conficcasse nella pelle, da quanto era determinato.

"Non è una convinzione infondata", tentò di giustificarsi, "fin dall'infanzia avete sempre ricevuto attenzioni diverse."

"Attenzioni?" replico Maria incredula, "Quelle che definisci attenzioni con tanta superbia erano imposizioni per nulla piacevoli."

La principessa piroettò su se stessa allontanandosi di alcuni passi, "La tua presunzione è oltraggiosa, Marianna!" esclamò voltandosi nuovamente a guardarla, "Se così fosse stato, per quale motivo credi che continuassi a cercarti?"

"Tedio?"

"Sei solo un'orgogliosa insolente", dichiarò al colmo della frustrazione, "sciocca io a credere che mi volessi bene come io ho dimostrato di volertene in tutto questo tempo."

Era la prima volta che si affrontavano così a viso aperto e, nonostante il dolore causato da tale rancore, in parte quella conversazione stava facendo bene a entrambe.

"Forse, invece di urlarvi contro dovreste solo parlare" ipotizzò Dorotea che, come Benedetta, odiava quell'assurda tensione.

"Sempre se Sua Altezza ha tempo" vociò Marianna con fare impertinente.

"Per favore, Marianna, frenate un attimo la lingua" la supplicò Benedetta posandole una mano sul braccio che, animoso, volteggiava nell'aria.

"Sei sempre stata abbagliata dal suo ruolo?"

"Vi sbagliate", replicò la minore, "io ho conosciuto solo la principessa, Maria Francesca, non ho i vostri trascorsi e non li posso comprendere, ma ci ha volute qui, non ha forse più senso sentire cosa ha da dire?"

Per un lungo momento calò uno strano silenzio in quel salottino e si potevano udire solo i loro respiri violenti e colmi di tensione.

"Io non la voglio questa corona", esordì Maria Francesca tornando a sedersi sulla poltrona, "non l'ho mai desiderata, ma non posso fare niente per cambiare il corso della mia vita."

"Sarete Regina. Regnerete un Regno tutto vostro, come potete non desiderare di essere la padrona e quindi libera?" domandò la secondogenita prendendo posto dinanzi a lei, la voce era ancora scettica, ma stava cercando di trattenere il proprio rancore.

"Non vi è libertà nella corona, Marianna, solo obblighi diversi chiamati con altri nomi."

Calò nuovamente il silenzio.

"Io avrei dato qualsiasi cosa per diventare la Delfina di Francia", ammise Marianna portando gli occhi scuri alle mani strette in grembo, "ma nostra madre ha scelto per me."

"Non vederla come una punizione", sottolineò la principessa mordendosi l'interno della guancia, "i matrimoni combinati non sempre riescono."

"Cosa ne pensate del vostro?" domandò Dorotea, nel tentativo di armonizzare l'ambiente e far fluire il reale stato delle cose.

"Pietro non sarebbe stata la mia scelta", ammise sentendosi quasi in colpa, "è un brav'uomo, ma..." si interruppe sentendosi un'ingrata.

"Ma non è Exeter" aggiunse Marianna senza ironia.

Le due sorelle si guardarono negli occhi e per la prima volta, da diversi anni, il loro sguardo parve privo di risentimento.

"Vi andrebbe un po' di the?" chiese l'erede al trono con un sorriso fiducioso.

Lo spiraglio che intravide nel recuperare il rapporto con Marianna le dava un sollievo tanto insperato quanto necessario per il proprio futuro.

Le sorelle rimasero insieme a lungo, raccontando e spiegando i motivi delle tensioni che si riassumevano in una profonda gelosia causata dall'abbandono.

Stettero bene e, quando se ne andarono, la principessa si sentì notevolmente meglio.

Il rumore delle nocche sul legno, pochi attimi dopo, la sorpresero.

"Sì?"

"Sono Marianna."

"Entra" autorizzò sorpresa.

L'Infanta del Portogallo entrò a lunghe falcate gettandosi addosso alla sorella per stringerla in un abbraccio necessario.

"Perdonatemi!" le mormorò nell'incavo del collo, "Ho perso così tanto tempo e vi ho fatta soffrire così a lungo che non merito il vostro affetto."

"Nessuna lo merita più di te, Marianna!" dichiarò Maria ricambiando la stretta, sentendo il petto alleggerirsi di molti pesi, "E mi dispiace non aver cercato questo confronto prima, ci saremmo risparmiate entrambe notevoli dispiaceri."

Un rumore sul legno le disturbò facendole separare.

"Sì?" inquisì la principessa sorridendo.

Il valletto entrò annunciando il duca di Beira.

"Fallo entrare" autorizzò salutando la sorella che, fece giusto in tempo a effettuare una riverenza allo zio, prima di svanire nel dedalo di corridoi.

"Pietro!"

"Maria, sbaglio o quel tulle svolazzante era di Marianna?"

"Non sbagliate, era proprio lei", confermò invitandolo a sedere con lo sguardo, "desiderate che vi faccia servire qualcosa?"

"Un bicchiere di Porto lo bevo molto volentieri" rispose con un sorriso, mentre si sedeva su una delle poltroncine in damascato color cielo.

"Vi devo ringraziare", ammise Maria Francesca mentre attendevano la bevanda, "se non fosse stato per il vostro consiglio, a quest'ora saremmo ancora in lotta."

"Felice di esservi stato utile."

"Era solo gelosa", aggiunse la donna, "era convinta che l'avessi abbandonata perché mi sentivo troppo importante. Che sciocchezza! Tutti quegli anni persi, solo perché non ho avuto il buon senso di chiederle cosa le avessi fatto."

"Eravate una bambina proprio come lei."

"Sì, ma sono cresciuta e ho continuato a comportarmi da bambina..."

L'uomo provò a interromperla, ma ella non gli diede modo di difenderla.

"Non tentate di giustificarmi, Pietro, so bene di essermi comportata in modo inappropriato. Sono stata superficiale. Ho preferito fare l'offesa, invece di capirne le motivazioni. Se voglio diventare una buona regina, dovrò sapermi mettere in discussione, dovrò essere in grado di ragionare. Non posso mostrare leggerezza in affari di Stato, allora dai miei capricci ne dipenderà l'integrità di un Regno e di molte persone."

"Un simile pensiero getta le basi per un buon Sovrano."

"Vedete sempre il buono in me anche se io stessa stento a riconoscerlo."

"Non pensate che lo faccia per alleggerirvi l'animo. So esattamente che tipo di persona siete e quale sovrano potete diventare."

"Ma non sappiamo che tipo di moglie sarò."

"Avremo modo e tempo di scoprirlo."

Arrivò il Porto e il the e ripresero a chiacchierare abbandonando l'argomento matrimonio. Entrambi non si sentivano pronti per simili pensieri, ma sapevano di essere pronti per discorrere del futuro del Regno.

*Mio spazietto*
Cosa ne pensate di questa riappacificazione? Contente?
Alla prossima!

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