Epilogo
DANTE
“Allora rimarrò in silenzio, mia luna.
Il sole arde, ma non brucia per nessuno.”
E fu il preludio dell’alba, l’inizio di una fine. L’intangibile chiarore del cielo che annunciava l'arrivo del sole. Il mio s’era spento nell’attimo più buio... L’ambulanza giunse alle quattro del mattino. I paramedici, austriaci, furono molto discreti, non posero quesiti relativi al luogo a luci rosse, oltre alle domande di routine, a cui Nico e Liam risposero con evidente coinvolgimento. Io non ne ebbi la forza.
Muto, in stato catatonico, mi limitai a starle vicino all’interno del veicolo di soccorso, senza toccarla, ma standole comunque accanto e temendo che le sue condizioni potessero aggravarsi o peggiorare. «C’è qualcuno che possiamo chiamare?» chiese un'operatrice sanitaria, addolcendo la voce.
Divorato dai dubbi e dal rimorso che fosse stata colpa mia, annuii, affidandomi all'unica persona che mi ero ripromesso di non contattare mai più. Fra il frastuono delle sirene e il rumoreggiare del traffico urbano, accostai il cellulare offertomi all'orecchio destro, per inerzia, dopo aver blaterato una cifra telefonica. Squillò quattro volte prima che potesse rispondermi: «Pronto?! Chi è a quest’ora?». La voce non sembrava invecchiata di un giorno, dall’ultima volta che l’avevo udita cinque anni prima. In un’altra vita.
Trattenni di nuovo il fiato, e solo a quel punto ripresi la parola: «Ciao, papà...».
CONTINUA...
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