Tramonto (soleil couchant)

Si è alzato dalla sedia con un sospiro, tenendo la mano destra appoggiata sul basso ventre. Era ormai chiaro che tutti quei ravioli potevano fare da piatto unico; ma non poteva dire di avere rimorso per aver assaporato il formaggio che quella stessa mattina aveva acquistato al mercato, reso ancor più delizioso dall'accostamento con il suo pane preferito.

L'ha scostata subito, comunque, per afferrare il telecomando e spegnere la televisione che stava trasmettendo una sfilza di pubblicità eccessivamente rumorose e caotiche. Ha indossato il grembiule, pulito la piatteria e lucidato il piano cottura.

Al fine di pulire anche il tavolo, poi, ha preso la tovaglia e aperto la zanzariera, per andare sul balcone a scrollarla. Appena scorto il cielo senza il filtro costituito da tutti quei quadratini, però, si è bloccato.
Si è sforzato di chiudere la portafinestra, di battere la tovaglia e di piegarla prima di appoggiarla sull'avambraccio come il più elegante dei camerieri. Poi, finalmente, ha alzato lo sguardo e ha lasciato vagare l'immaginazione tra le nuvole tinte di mille colori, tra i punti luminosi come nel giorno più assolato e quelle zone dove sembrava essere già scesa la notte... Si trattava di una visione talmente bella da portarlo praticamente alle lacrime. Ma non si è lasciato andare al sentimentalismo.
Ha stropicciato gli occhi con nonchalance prima di tornare in cucina, poi si è dato alla lucidatura del tavolo. La sua mente, però, si era bloccata sulla splendida vista che dava il balcone. E senza neppure accorgersene, ha preso a decantare dei versi a mezza voce, nella sua lingua natale.

Le soleil s'est couché ce soir dans les nuées ; / Il sole stasera è tramontato dentro le nuvole;
Demain viendra l'orage, et le soir, et la nuit ; / Domani verrà il temporale, e la sera, e la notte;
Puis l'aube, et ses clartés de vapeurs obstruées ; / Poi l'alba, e le sue schiarite saranno ostruite dai vapori;
Puis les nuits, puis les jours, pas du temps qui s'enfuit ! / Poi le notti, poi i giorni, non c'è tempo che sfugga!

Giunto a questo punto della poesia, un po' meravigliato dalla sua memoria, un po' emozionato dallo spettacolo che la natura aveva deciso di regalargli, ha abbandonato il suo lavoro di pulizia e si è accostato alla finestra per fissare il disco vermiglio che andava accucciandosi dietro un colle. Ha preso un respiro e continuato a recitare quella poesia:

Tous ces jours passeront ; ils passeront en foule /  Tutti quei giorni passerano; essi passeranno in gruppo
Sur la face des mers, sur la face des monts, / Sul viso dei mari, sul viso dei monti, 
Sur les fleuves d'argent, sur les forêts où roule / Sui fiumi d'argento, sulle foreste dove rotola
Comme un hymne confus des morts que nous aimons. / Come un confuso inno ai morti che abbiamo amato.

Era consapevole del fatto che il ritmo aiuta la memoria, eppure man mano che proseguiva si stupiva sempre più. Interrompendosi per un momento, ha pensato al libro in cui l'aveva letta. Si trattava di un volume antico, rilegato in pelle, uno di quei libri che in biblioteca lasciano solo sfogliare e non portare via. Doveva essere la prima o la seconda edizione dell'opera: una raccolta di poesie di un solo autore, un poeta francese del quale aveva approfondita la vita e i lavori al punto da conoscerli meglio di qualsiasi altra cosa.
Sì, Victor Hugo era ormai come un amico di vecchia data per lui. Sia perché era un compatriota, sia perché la visione romantica del mondo assomigliava molto al suo modo di pensare.
A proposito del libro, comunque, Abel non ha dovuto nemmeno sforzarsi per ricordare in che modo ne fosse venuto in possesso; lo aveva presente al punto da non riuscire a immaginare quel tomo senza le mani di Émile che glielo porgevano.
Émile era un classico clochard all'apparenza. Quando lo aveva conosciuto aveva una lunga barba bianca, qualche rado capello spettinato in cima alla testa e possedeva un solo abito marrone, che un tempo doveva essere stato molto elegante, ma che si era ormai sgualcito, rotto in più punti e scolorito. Puzzava di sudore e di alcol. Era a dir poco repellente.
Viveva nella zona portuale di Marsiglia, spostandosi ogni notte in un anfratto diverso - che fossero grotte naturali scavate dal mare o vicoli dimenticati che correvano dietro ristoranti o negozi.
E si erano conosciuti proprio in una di queste vie.
Abel era appena tornato da una missione che aveva messo alla prova il suo corpo e anche la sua mente; aveva visto centinaia di compagni cadere, aveva ucciso con le armi e con le mani nude i nemici. Aveva camminato per ore sotto il sole e dormito senza tenda né coperte all'aperto per diverse notti.
Sì, gli avevano dato talmente tanti soldi che aveva finito di pagare il mutuo della casa in una volta sola e ne aveva ancora abbastanza da poterne praticamente comprare un'altra. Però non si sentiva più la stessa persona.
Nelle orecchie sentiva le urla dei feriti, gli scoppi delle granate e dei missili sganciati dai caccia; non riusciva a dormire una notte intera senza svegliarsi di soprassalto per via di qualche incubo; e, quando era circondato dalla folla, non riusciva a convincersi che non ci fosse qualche nemico in agguato pronto a ucciderlo.
Per questo tremava mentre percorreva il vicolo buio e puzzolente che costituiva la strada più rapida per rientrare a casa dal supermercato. Erano soltanto le cinque, ma il sole era già sceso da un pezzo e si prospettava una notte lunga e gelida.
Stava camminando più velocemente che poteva anche per riscaldarsi: non è facile abituarsi al rigido clima del dicembre europeo quando si è appena tornati da un viaggio di tre mesi in una zona equatoriale.
Così era finito per inciampare in una lattina, probabilmente rotolata via dal bidone vicino. Non era caduto; si era solo dovuto arrestare per ripristinare l'equilibrio. Ed è stato nell'abbassare la testa che aveva notato la mano di un uomo.
Sporgeva da un telo cerato, accartocciato dietro un bidone che avrebbe potuto tranquillamente mascherare la puzza di un cadavere in decomposizione con la sua.
Immobilizzato del terrore, il ragazzo aveva fissato le vene che si scorgevano a malapena sotto la pelle diafana di quel corpo e, pure nella penombra, gli era sembrato di vederle pulsare. Così aveva trovato il coraggio di scostare il telo, intercettare un flebile movimento delle labbra dello sconosciuto, togliersi il giubbotto per avvolgerlo e riscaldarlo almeno un po'; infine caricarlo in spalla e portarlo a casa con sé.
La convivenza con quell'uomo era stata sorprendentemente facile, sicuramente perché un ospite del genere non può avere molte pretese, ma altrettanto certamente perché Abel non stava praticamente mai in casa.
E così in cambio di vitto e alloggio, il ragazzo aveva trovato qualcuno che tenesse occupata la casa nei lunghi periodi in cui mancava; ed Émile, oltre a non dover più preoccuparsi ogni giorno di sopravvivere, aveva potuto tornare agli studi che tanti anni prima aveva abbandonato e preparare quaderni interi di lezioni da impartire al padrone di casa, che era avido di conoscenza e poteva starlo ad ascoltare con attenzione per interi pomeriggi, quando tornava in Francia.
Per di più, la tranquillità di quella nuova vita che Abel gli aveva donato ha conciliato la concentrazione di Émile: nel giro di un anno aveva scritto e pubblicato un libro saggistico di un tale valore culturale da fruttargli la cattedra presso una scuola privata.
E dopo sei ulteriori mesi, finalmente aveva messo da parte abbastanza soldi da poter affittare una casa.
Sebbene Abel non si sia opposto, la loro separazione non è stata affatto facile. Si sono augurati tutto il bene del mondo, si sono scambiati lunghissime promesse e raccomandazioni e si sono abbracciati per talmente tanto tempo che tutto il pianerottolo si è messo ad osservarli dagli spioncini.
Ed è stato durante quell'addio che il tomo di Victor Hugo è giunto nelle sue mani.

Et la face des eaux, et le front des montagnes, / E il viso delle acque, e la fronte delle montagne,
Ridés et non vieillis, et les bois toujours verts / Ridono e non invecchiano, e i loro boschi sempre verdi
S'iront rajeunissant ; le fleuve des campagnes / Continuano a ringiovanire; il fiume campagnolo
Prendra sans cesse aux monts le flot qu'il donne aux mers. / Prende ai monti senza sosta il flusso che dona ai mari.

Aveva letto tutto il libro più e più volte. Le immagini descritte nelle poesie erano talmente nitide che equivalevano, per lui, ad un vero e proprio viaggio; inoltre in quelle parole aveva trovato una chiave per decifrare il mondo e, cosa molto più importante, sé stesso. Non le ricordava tutte a memoria, questo no; sapeva recitare senza sforzo solo due o tre componimenti. Questo, dedicato al sole che tramonta, era in assoluto il suo preferito e quello che conosceva meglio. Perciò si era messo a sussurrarlo al vetro della finestra, quasi senza rendersene conto, anche dopo tutti gli anni che erano passati.

Mais moi, sous chaque jour courbant plus bas ma tête, / Ma io, con la testa ogni giorno più china,

Je passe, et, refroidi sous ce soleil joyeux, / Io passo, e, raffreddato sotto quel sole gioioso,
Je m'en irai bientôt, au milieu de la fête, / Io me ne andrò presto, nel mezzo della festa,
Sans que rien manque au monde immense et radieux ! / E non mancherà nulla al mondo immenso e radioso!

Dopo aver proclamato l'ultimo verso, Abel è rimasto immobile dove si trovava per qualche momento. Rimettendo da parte tutti i ricordi e le emozioni, si è diretto al salotto dove avrebbe letto un altro libro in attesa dell'orario consono per dormire.

È giusto non dimenticare, ma purtroppo è inutile legarsi al passato.

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