[2021] - Sai che parli nel sonno? - Abel x Rashid
Era appena uscito dalla doccia. Per l'esattezza si era vestito in bagno, come suo solito: quindi aveva i capelli già asciutti e profumati grazie al nuovo shampoo che aveva acquistato; aveva talco su tutto il corpo, perché gli piaceva quella sensazione; ed indossava già il pigiama, nonostante il sole splendesse alto nel cielo.
Gli piaceva stare comodo, l'aveva imparato durante il lockdown.
Si era diretto in cucina per mettere il bollitore sul fuoco: le madeleine che aveva preparato il giorno prima avevano bisogno di essere accompagnate ad una bevanda calda per essere gustate al meglio, quindi aveva piazzato la tovaglietta impermeabile sul tavolo in noce, la tazza al suo centro, e poi dentro la tazza due cucchiai di zucchero di canna e il filtro del tè nero alla vaniglia che gli piaceva tanto.
E mentre il bollitore iniziava a fischiare, il cellulare lo ha spaventato con il suo trillo elettronico. Non lo chiamava mai nessuno: preferivano tutti usare i messaggi e le mail. E ancora meno spesso accendeva la suoneria; ma quel giorno aveva deciso di accenderla prima di entrare in bagno, prevedendo di restarci almeno un paio d'ore.
Ha ciabattato fino alla camera da letto, sorriso vedendo il nome di colui che lo stava chiamando, e avvicinato il dispositivo all'orecchio.
"Ciao Abel, ti disturbo?"
"Quando mai! Dimmi tutto"
All'altro capo c'è stato un momento di esitazione, che ha significato abbastanza silenzio da permettere al francese di ricordarsi il bollitore che stava fischiando ormai disperatamente.
"Mi annoiavo e ho pensato di sentirti. Se hai da fare..."
"Hai fatto bene!" Ha risposto lui, arrossendo, mentre si dirigeva al fornello. "Sto per bere del tè. Vorrei tanto offrirtelo" gli ha quindi detto, versando l'acqua bollente nella sua tazza preferita - quella che gli aveva regalato proprio l'interlocutore.
"Guarda, adesso lo faccio anche io, sarà come se me l'avessi offerto per davvero!"
"Bella idea." Si è lasciato sfuggire un sospiro mentre si sedeva al tavolo, ascoltando nella cornetta il frusciare tipico di qualcuno che si alza dal letto per incamminarsi da qualche parte.
"Oggi c'è un tempo fantastico, qui da me. C'è un sole accecante."
"La Francia si è ispirata ai miei Emirati, è questo che stai cercando di dirmi?"
"Già..." Ha aspettato un attimo. "Mi sembra quasi di essere ancora da te - solo che si congela"
"Che peccato." Dall'altro capo del telefono si è udito il rumore di un recipiente metallico poggiato sul fornello, e poi del fuoco che si accende. "Mi manchi tanto."
Sul viso di Abel è sorto un sorriso triste.
"Anche tu, Rashid."
"Sai cosa stavo pensando? Potremmo raccontarci le cose strane che abbiamo notato uno dell'altro stando assieme. Arrivando da posti tanto lontani, chissà cosa avrai notato nelle mie abitudini."
Abel ha riso. "È una proposta curiosa! Dai, inizia tu: per avere avuto un'idea simile avrai sicuramente notato qualcosa di insolito in me."
"Già... In effetti tu metti lo zucchero nella tazza prima del liquido. È una cosa che non faccio mai."
Hanno riso insieme.
"L'ho fatto anche prima! Penso di farlo solo per risparmiare tempo."
"Be', non sempre c'è un motivo. Adesso tocca a te."
"Vediamo un po'... Tu..." Ha fatto vagare lo sguardo nella stanza, fino ad incontrare la televisione. "Alzi sempre il volume della televisione ad un numero che finisce con il cinque."
"Te ne sei accorto!"
Hanno detto qualcosa come dieci frasi a testa prima di finire le idee. Allora hanno deciso di girare per casa in cerca di nuovi spunti.
"Quando esci dal bagno c'è sempre un profumo di talco che non mi spiego."
"Beh, penso sia dovuto al fatto che lo uso. Mi piace. Tu invece indossi profumi speziati."
"E poi..." A questo punto sono arrivati alle camere da letto; là sono venuti in mente ad entrambi numerose idee per questo strano gioco. "Tu dormi con le braccia dietro la testa" gli ha detto Rashid, ricordando le poche notti in cui si era addormentato dopo di lui.
"Tu invece ti raccogli come un gatto."
"Sono comodo solo così."
"E poi... Lo sai che parli nel sonno?"
"Cosa?"
Udendo il tono sorpreso dell'amico, Abel è scoppiato a ridere.
"Mica sempre. A volte fai solo delle specie di versi. Hai detto solo una parola mentre ero da te, ma è un segreto che custodisco gelosamente!"
"No, non è corretto! Dimmela, dai, adesso sono curioso!"
Abel si è accomodato sul letto, prima di riferire il messaggio che si era portato dentro fino ad allora.
"Hai detto: 'non andartene'. Ma l'hai detto in arabo. Cavolo, ho dovuto cercare su internet per capire che cosa avessi detto."
Sono seguiti dei momenti di silenzio.
"È per questo che sei rimasto due settimane in più?"
"Se avessi potuto restare per sempre l'avrei fatto."
"Grazie, Abel. Sei il migliore. E dobbiamo vederci presto."
"Sai che la mia porta è sempre aperta, per te. E poi... Ho già comprato un biglietto per le vacanze di Natale!"
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