[2021] - Empire State Building - Abel x Nash
"Siamo arrivati!"
Mentre Charlie ispezionava la camera che avevano affittato, Abel si è avvicinato alla vetrata della camera come stregato dall'incredibile vista che dava. Era ormai calata la notte: la città era illuminata dalle lampadine degli appartamenti, dai lampioni, dalle automobili e dai cartelloni pubblicitari. È rimasto là, a scrutare il paesaggio, finché Charlie non si è deciso a unirsi.
"Non avevo mai visto qualcosa di simile" gli ha confidato sottovoce.
"Pensavo che la vista dalla Tour Eiffel fosse migliore di questa" Ha risposto lui, cingendo le sue spalle con un braccio.
"Non sono mai stato lassù... È triste andarci da solo, quindi ho sempre evitato."
"Il prossimo viaggio lo faremo lì, allora."
Soffiando piano dal naso, il ragazzo ha finalmente scollato gli occhi dal vetro per rivolgere lo sguardo all'amico. Era decisamente provato dal viaggio e sentiva un principio di mal di testa, ma era felicissimo di essere là. Charlie aveva insistito tanto perché viaggiassero assieme: dato che era americano ci teneva che la meta della prima vacanza fosse la sua patria. Certo, lui veniva da un altro stato; ma voleva approfittare dell'occasione per visitare un posto che fosse nuovo per entrambi, motivo per cui Miami era stata eliminata sin dal principio dalle mete possibili.
Avevano preso in considerazione di tutto: itinerari naturalistici, qualcosa di rilassante come la spiaggia o di sofisticato come un tour culinario o ancora erudito come una visita a musei e biblioteche nazionali, ma avevano convenuto quasi subito che la stagione in cui si trovavano era quella ideale per visitare semplicemente una città.
Quindi avevano confrontato le cose da fare nelle varie capitali e i prezzi offerti per volo e appartamento. Infine, come sempre, qualcosa aveva rovinato i loro calcoli: erano andati a guardare King Kong al cinema e Abel aveva perso la testa per quell'assurdo film d'avventura, arrivando a pregare Charlie perché visitassero la città dell'Empire State Building.
"Andiamo a dormire, adesso".
L'edificio che interessava tanto al suo amico non era contenuto nella vista offerta dalla cameretta: Nash ha quindi pensato che sarebbe convenuto alzarsi presto la mattina seguente, nella speranza di trovare poca coda per visitarlo.
Coricarsi non è stato facile come aveva sperato: ha dovuto capire come tirare le tende scure sulla vetrata in modo da avere almeno un po' di buio, disfare i bagagli per cercare le mascherine da notte, mettersi abiti comodi, lavarsi i denti, infine bere una camomilla insieme ad Abel perché lui era 'troppo emozionato' per chiudere gli occhi e poi persino trasportarlo dal divano dove si è addormentato nel letto, rimboccargli le coperte e coricarsi a sua volta.Insomma, la mattina seguente Abel è stato il primo a svegliarsi e quando ha guardato l'ora, gli è venuto da ridere.
Dato il frastuono che ha fatto voltandosi in direzione del telefono, anche l'altro è tornato allo stato cosciente. La prima cosa che ha fatto è stata imprecare.
"Le undici e venti?! Ma non faremo in tempo a vedere niente!"
"Evidentemente avevamo bisogno di riposo" ha osservato il più giovane, sornione.
Charlie si è alzato e ha scostato la tenda, rivelando che splendida giornata di sole li aspettasse.
"Sei pronto a vedere l'Empire State Building?"
"C'est clair!"
Poco più di venti minuti dopo si trovavano all'esterno dell'albergo, in cerca di un bar: avrebbero iniziato la giornata con la tradizione americana del brunch.
Solo dopo qualche momento, Charlie ha preso ad armeggiare con il cellulare.
"Che hai?"
"Ho trovato il posto perfetto! Lascia che ti guidi" ha quindi annunciato, riponendo il dispositivo e afferrando la mano dell'amico. "Penso che impazzirai quando lo vedrai."
Ci è voluto un quarto d'ora per arrivare al luogo designato per il brunch e una volta là, lo stomaco del francese brontolava senza interruzione. Era un edificio piuttosto insulso, alto come tanti altri edifici e grigio.
New York, per ora, gli sembrava identica a Parigi: un pochino più alta e abitata da gente decisamente più stressata, ma praticamente identica.
Hanno varcato la soglia d'ingresso senza esitazione e sono entrati in ascensore in compagnia di una decina di sconosciuti: la salita è durata talmente a lungo da lasciare ad Abel il tempo di sbadigliare due volte.
Una volta arrivati al piano corretto, Charlie ha preceduto l'amico alla cassa. Ha borbottato un po' con il commesso, gli ha mostrato il portafogli e pagato in anticipo con diverse banconote. Sì, la cosa ha inizialmente spaventato Abel; poi si è ricordato che in America, un singolo dollaro è stampato su carta e non coniato come moneta; comunque sia più tardi, guardando lo scontrino, si spaventerà di nuovo.
Con lo scontrino in mano hanno atteso un cameriere, che li ha accompagnati vicino alla vetrata.
"Sacrebleu!"
Il giovane ha resistito a fatica alla tentazione di appiccicarsi al vetro, limitandosi a sedere senza scollare lo sguardo dal paesaggio.
Charlie, da parte sua, ha dedicato la maggior parte delle attenzioni al suo viso esterrefatto piuttosto che alla città. Era fiero di sé stesso per avergli mostrato una bellezza simile e si sentiva appagato dalla sua felicità.
"Ma siamo proprio di fronte all'Empire... C'est magnifique!"
L'altro non ha saputo resistere ed è scoppiato a ridere.
"Quando mi hai detto che non t'interessava la zona ho pensato di farti questa imboscata. Se la stanza in albergo fosse stata dall'altra parte dell'edificio l'avresti potuto guardare tutto il giorno."
Finalmente Abel ha staccato gli occhi dall'edificio che più di ogni altro l'aveva spinto a visitare la Grande Mela, per rivolgersi a colui che l'aveva accompagnato fino a là.
"È una bellissima sorpresa e un pensiero dolcissimo. Merci!"
"Dovevo" ha commentato Charlie. Non gli ha detto che mentre lui realizzava il suo sogno di vedere l'Empire dal vivo, Abel realizzava il suo: di andare in vacanza insieme, rendere la loro amicizia la più speciale e preparare il terreno per la confessione che ancora non trovava il coraggio di fare.
Dopo l'abbondante pasto, con il sole allo zenit sulle loro teste, sono tornati al pianterreno.
"Se sei d'accordo con me, proporrei di salire là adesso".
Charlie ha seguito la direzione del gesto che aveva fatto con la testa, pur sapendo fin troppo bene cosa intendesse dire.
"Se insisti" gli ha concesso scherzosamente. Si sono messi in coda alla biglietteria e poi all'ascensore; hanno parlato tra di loro e persino insieme al simpatico signore che avevano davanti, che era un cittadino e ha voluto spiegare loro la storia dell'edificio.
Sono stati in ascensore ancora più a lungo di prima per raggiungere l'ottantaseiesimo piano: questa volta hanno sbadigliato entrambi.
Arrivati sulla terrazza, comunque, la loro attesa è stata ripagata.
Il francese non avrebbe creduto di meravigliarsi ancora: il fatto è che in albergo aveva avuto la prima visuale della città; al ristorante si era trovato più in alto di prima; mentre qui era davvero a un passo dal cielo.
Agendo d'impulso, si è avvicinato a Charlie e l'ha stretto in un abbraccio. Lui è diventato un peperone; ha chiuso gli occhi e ricambiato la stretta, sentendo un gradevole calore propagarsi dal cuore in tutto il suo corpo.
Quando li ha riaperti, ha incontrato lo sguardo del simpatico signore che aveva insegnato loro la storia dell'edificio, che li osservava con tenerezza.
"Sei felice?" Ha chiesto ad Abel, giusto per dire qualcosa. Lui ha poggiato la fronte sulla sua spalla, attendendo un attimo prima di rispondergli.
"Oui. E tu?"
Lui ha sospirato e preso ad accarezzargli la testa.
"Mai così tanto prima d'ora."
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