[2021] - Chiaro di Luna - Abel x Rashid
[Ma quanto sono smielata quest'anno? Il fatto è che non riesco a decidermi: Rashid o Charlie al fianco di Abel? (O entrambi? Non entriamo nel discorso poliamore). Quindi per adesso mi mantengo indecisa.]
***
Dopo aver passato un mese intero ospite presso Rashid, sentendosi accettato dalla sua facoltosa famiglia, prendendo dimestichezza con le abitudini del suo popolo ma soprattutto stringendo il legame che esisteva tra loro, Abel si è sentito avvolgere dalla nebbia della malinconia.
Attualmente si trovava a casa sua, appena fuori Marsiglia: aveva acquistato quella villetta per via della magnifica vista che offriva. Essendo novembre, però, il tempo umido la offuscava praticamente sempre: erano un paio di settimane che pioveva senza interruzione e pure quel giorno, che era stato il primo - per quanto nuvoloso e triste - privo di rovesci, una specie di nebbia aveva celato l'orizzonte.
Abel era in piedi davanti alla finestra. Indossava un paio pantaloni di pile, una maglia a maniche lunghe di morbido cotone celata da una vestaglia di velluto, e aveva ai piedi il suo paio di pantofole preferite. Reggeva con entrambe le mani una tazza di tè fumante; aveva finalmente imparato a berlo rinunciando a zuccherarlo, quindi non lo prendeva più per 'piacere', ma come un semplice rimedio al gelo che regnava in quella casa deserta.
La luce della stanza era spenta: altrimenti non avrebbe potuto osservare il buio della campagna che circondava la sua proprietà, le luci del primo centro abitato a qualche chilometro di distanza, i fiochi bagliori dei lampioni sulle colline poco prima dell'orizzonte... E soprattutto, il cerchio della luna che faceva capolino dalle morbide nubi che avevano reso tanto triste quella stupida giornata.
Non è che fosse successo qualcosa di importante: il problema era proprio questo.
Non si era accorto di quanto fosse noiosa e vuota la sua esistenza, prima di provare la pienezza della vita del suo amico. Non si trattava di invidia: è più quel tipo di sentimento che ti fa osservare il mondo esterno dopo il tramonto, che ti fa sospirare in continuazione, che ti spinge a leggere un libro di poesie e ad abbandonarlo ancora aperto sulla scrivania, che ti mette un freddo nelle ossa che neppure il più bollente infuso di tutto il mondo potrebbe togliere.
Abel ha lasciato che la sua mente si riempisse delle immagini che aveva visto in quel mese di permanenza. C'era il deserto che Rashid gli aveva mostrato sorridendo a trentadue denti: da bambino sognava di attraversarlo in cerca di tesori, gli aveva raccontato con sguardo sognante. Aveva concluso osservando come si sentisse ancora bambino, dopotutto, e questo invece con uno sguardo leggermente amaro.
C'era l'oasi in cui si era lavato il viso: aveva reclinato la testa all'indietro, aprendo le labbra per emettere un sospiro di sollievo, prima di invitarlo a fare lo stesso, preoccupandosi come sempre della sua salute. Le gocce d'acqua riflettevano la luce del sole come fossero diamanti della miglior fattura: la pelle liscia della sua fronte, del suo naso, delle sue gote gli era sembrata la cosa più gradevolmente fresca di tutta la Terra e aveva represso a stento l'impulso di accarezzarla.
C'era poi la città: il bar in cui avevano provato un caffè buonissimo, in cui Rashid si era seduto dando le spalle allo specchio in cui aveva potuto guardare i loro volti vicini, e constatare che insieme stavano proprio bene; il mercato in cui avevano mangiato dallo stesso piatto, e dove aveva potuto osservare i suoi grandi occhi scuri illuminarsi per una risata, o scintillare per il desiderio di avere un oggetto, oppure assumere lo strano aspetto di quando non era sicuro di avere la sua approvazione e li socchiudeva, li spalancava e li puntava dritti nei suoi.
Infine c'era la sua bellissima casa, con le pareti candide, la cucina pulita al punto di risplendere eppure profumata di mille spezie, il salotto in cui avevano chiacchierato a cuor leggero con tutti i parenti... La camera da letto che avevano condiviso, in cui aveva potuto osservarlo assumere l'espressione di un angelo durante il sonno, studiare il suo corpo celato dalle lenzuola leggere, seguire con lo sguardo gli arabeschi che i suoi capelli ricci disegnavano sul guanciale, finalmente liberi dal copricapo del quale pareva non poter fare a meno.
Perché tutte quelle immagini belle e felici gli facevano male al petto? Sembravano artigli che gli rigavano il cuore. Eppure non voleva abbandonare quello strano dolore: c'era un senso di profonda gioia nelle lacrime che gli pulsavano alla base degli occhi, nel nodo che aveva in gola. Sembrava che un messaggio indecifrabile si stava facendo largo dentro di lui, dal ventre su fino al cervello, che però invece di elaborarlo intendeva usarlo come un giaciglio.
Terminato di sorseggiare la bevanda, tiepida verso la fine, Abel si è lentamente incamminato al lavello della sua cucina. Ha attraversato il corridoio nel buio completo, ha approfittato della luce lunare per non rovinare giù dalle scale, ha raggiunto il suo obiettivo e infine si è voltato, appoggiando la schiena al mobile con un sospiro.
Non aveva intenzione di dormire, non subito.
Si è diretto al salotto e, stufo di stare al buio, ha acceso il lampadario di cristallo che aveva acquistato dopo lunghi mesi di sacrificio.
Proprio in quel momento, l'inaspettato trillo del campanello l'ha fatto trasalire.
Senza neppure riflettere ha spalancato l'uscio, curioso di scoprire chi avesse scelto un'ora tanto tarda per disturbarlo.
"Pensavo stessi dormendo, per cui non ho osato suonare prima."
Il padrone di casa si è fiondato al cancelletto, aprendolo in tutta fretta e stringendo il visitatore in un abbraccio appena l'ha raggiunto.
"Che sorpresa, Rashid! Per te mi alzerei anche nel cuore della notte. Quindi non farti mai più problemi del genere"
"Guarda che è il cuore della notte" gli ha fatto osservare lui, ancora tra le sue braccia.
"In effetti... Vuoi dirmi che cosa ci fai qui?"
Il giovane si è staccato e ha abbassato la testa, strizzando gli occhi in cerca dell'audacia necessaria a spiegargli il motivo del suo viaggio.
"Da quando te ne sei andato sono triste, Abel"
"Bastava chiamarmi... Anche nel cuore della notte. Mi sarei messo subito in viaggio"
"No, non... Non capisci." Rashid ha riaperto gli occhi e, grazie al chiaro di luna, fissato lo sguardo nel suo. "Ti amo. Non posso vivere senza di te."
Il francese è rimasto a bocca aperta. Ecco il nome di quel sentimento che lo rendeva triste! Come aveva potuto non capirlo subito?
Invece di rispondere ha scelto di agire: si è avvicinato al suo volto e ha fatto coincidere le loro labbra in un bacio.
Quella notte il cancelletto è rimasto aperto: per fortuna che hanno chiuso almeno la porta di casa.
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