[2019] - Pesce fuor d'Acqua - Dudley

[Numero XVII della rivista mensile: "World's Stars" - settima pagina]

È stato per me un onore poter intervistare il campione inglese di Boxe, ma è con autentico orgoglio che ora introduco tale scambio su questa rivista!
Dudley si è dimostrato degno della sua fama sia sul ring che nelle occasioni più e meno ufficiali: e non ha mancato di far risaltare la sua unicità quando è giunto da noi, prolungandosi in una serie di complimenti rivolti all'arredamento della nostra sede.
Quest'uomo è un maestro nel lavoro e nella vita! Si è presentato in camicia bianca, giacca verde smeraldo portata sul braccio, pantaloni di raso, delle scarpe principesche e un cilindro nero sul capo. Ha salutato tutti con gran cordialità e ha preso posto in poltrona con tanta leggerezza che non sembra vero che sia capace anche di fare male.

Ma andiamo al sodo, perché questa è stata l'occasione di porgergli le domande che voi lettori ci avete fornito!

Q. È un'emozione per me poterla incontrare di persona. Lei è un idolo e ogni volta che seguo un suo incontro è sempre più spettacolare!
D. Merito degli allenatori e del tempo. Certamente questi due fattori non bastano a determinare la bravura di un atleta, ma hanno un peso notevole sulla carriera di ognuno di noi.
Q. Come sempre, ben detto. Ho qui una scaletta di domande e voglio iniziare dalla quella che tutti ci siamo posti la prima volta che l'abbiamo vista. Come ha trovato il modo di tenere così bene i baffi?
D. [Ride.] Ci è voluto un po', in effetti. Pare assurdo anche a me di aver vissuto vent'anni senza di loro; all'inizio non mi piacevano neanche un po'. Ma quando l'adolescenza è finita è cambiata anche la mia posizione sulla questione: ora i baffi sono, per me, un'eredità di famiglia.
Q. Fantastico! Ha qualche consiglio per i lettori circa la cura dei capelli?
D. Oh, su di quelli grava il gusto della moda. Un tempo gli si dava davvero poca importanza, soprattutto tra noi uomini, perché si usavano molto i cappelli. Ma ora simboleggiano la personalità, rappresentano una buona percentuale della "prima impressione" e per questo contano davvero molto. Quel che posso dire è che non ci sono tagli "belli" e "brutti": ognuno deve gestire ciò che ha nella miglior maniera possibile, e tener conto dell'idea di sé che vuole dare senza lasciarsi influenzare da nessun altro.
Q. Grazie mille. Si è fatto tempo, comunque, di parlare della sua carriera.
D. A volte rimpiango di non aver scelto una professione più estetica... Ma pian piano, sto riuscendo a mutare lo scenario attorno a me in qualcosa di più, come dire, elevato e consono al mio stile.
Q. Proprio a questo proposito, mi interesserebbe sapere come ha potuto scegliere il pugilato, uno come lei.
D. Come si sa, mio padre era un campione di questo sport e quando capitano situazioni simili, è un vero peccato non sfruttarle. Ho iniziato a combattere proprio seguendo le sue orme, quando ancora il suo nome suonava familiare alle orecchie di tutti. Ho deciso di continuare, poi, per i benefici che apporta al fisico: il pugilato mi ha forgiato in modo analogo a come io l'ho modellato secondo il mio gusto. L'allenamento costante ci ha reso una cosa unica.
Q. Non ha mai provato un momento di crisi nei confronti di questo sport?
D. No, sinceramente no. Per lungo tempo ho lavorato in solitaria, senza veri sfidanti e in quel periodo avevo un'idea completamente sbagliata della mia disciplina. Salendo su un vero ring, parevo un pesce fuor d'acqua; ma il segreto per superare situazioni del genere è prenderla con filosofia. Bisogna far sentire l'avversario come alienato, per vincerlo; e non è affatto facile. Comunque, non mi sono mai sentito scoraggiato. Ho subito avvertito un desiderio impellente di portare quel mondo dentro il mio, iniziando col mostrare cosa sia la classe a chi vive sul ring e dando una lezione di stile a tutti i miei avversari. Non mi è mai importato di vincere le sfide: per molti anni ho perso e perso, ma la vera vittoria che ricercavo l'ho trovata alla grande. A me bastava lottare, e farlo come solo io so fare: il pubblico l'ha capito subito e ha iniziato a tifarmi ancor prima che io raggiungessi un buon livello di tecnica. Ora il ring è la mia casa: gli spalti si adeguano alle mie maniere e tutti mi rispettano.
Non attendo altro che il prossimo torneo per poter dimostrare che non ho finito di migliorarmi!

Ecco le ultime curiosità rilasciate dal nostro ospite super speciale, tra un sorso di tè e l'altro! Avrei continuato per giorni a chiacchierare con lui, ma come sapete non invitiamo mai un ospite da solo, e il tempo a nostra disposizione è terminato in quattro e quattr'otto.
Spero quindi che l'intervista sia interessante, e se avete consigli da chiedere, basta usare la cartolina all'interno della quarta di copertina!

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