[2019] - Arte - Ken Masters

«Ma che bel disegno, Sophie! E anche il tuo, ovviamente, Will.»
Passando tra i banchi, la maestra di arte si mostrava contenta e fiera dei lavori fatti da ogni alunno. Guardava i fogli per qualche secondo con un sorriso stampato in faccia, commentava con qualche complimento e poi avanzava, avvicinandosi sempre più al bambino con la mano meno ferma di, se possibile, tutta la sua generazione. Il piccolo ha realizzato che mancavano meno di due banchi prima che venisse il suo turno, e senza rifletterci troppo ha preso il suo lavoro e l'ha cacciato sotto il banco nervosamente. No, il disegno non faceva proprio per lui.
Non aveva alcuna pazienza di stare seduto per tutto quel tempo e colorare dentro i contorni; se la cavava molto meglio a correre, a saltare e persino a fare gli esercizi di matematica.
Non ci capiva nulla di colori, non riusciva a "stare leggero" e si stancava subito di qualsiasi soggetto. La sua mano iniziava da sola ad andare sempre più veloce e lui non poteva che cercare di rincorrerla mentre tracciava linee assolutamente non parallele e vicine, ma caotiche e intrecciate senza criterio.
Non aveva il coraggio di mostrare alla maestra il disastro che aveva combinato anche questa volta: lei si arrabbiava sempre perché pensava che lui non si impegnasse affatto; ma non era mica vero!
Non avendo alcun modo per dimostrarglielo, comunque, non gli rimaneva che rassegnarsi ad affrontare l'imminente sfuriata. E preferiva farle credere di non averlo fatto del tutto, piuttosto che mostrarle quell'obbrobrio.
«Ken Masters. Dov'è il tuo compito?»
«Non ce l'ho» ha mormorato, riavviandosi i capelli biondi.
«Non ci credo neanche un pochino pochino. Tiralo fuori.» Quel tono perentorio lo usava solo con lui; ma che ingiustizia! Non poteva prendersela con qualcun altro, tipo Ronnie, che non era solo antipatico ma anche brutto?!
«Maestra, non l'ho fatto per davvero, non sto mica dicendo una bugia.»
Alla sua frase è seguito qualche momento di silenzio gelido, interrotto dalla voce di una sua compagna tanto carina quanto secchiona e ficcanaso: Sophie.
«Ho visto con i miei stessi occhi che lo metteva sotto il banco! Guarda, maestra, è proprio là!»
Ribollendo di rabbia, Ken ha cacciato una mano nel sottobanco e ha recuperato quell'obbrobrio. Aveva una gran voglia di sfondare la faccia alla spia, ma gli era stato insegnato che le femmine non si possono toccare e non intendeva finire nei guai anche con i genitori che lo adoravano.
«Ken lo sai che le bugie mi innervosiscono. Ma forse avrei tenuto nascosto anche io un compito fatto così male. Spiegami un attimo perché non ti impegni mai!»
«Ma io mi impegno...» Ha provato a protestare il bimbo, abbassando gli occhi sul banchetto che aveva davanti.
«Non avrò nulla di positivo da dire ai tuoi genitori, sappilo.»
Stringendo i pugni ha pensato che, tanto, la matematica era molto più importante dell'arte; e che la maestra di matematica, al contrario suo, aveva solo cose belle da riferire alla sua famiglia. Certo che la consapevolezza di non poter praticare la via dell'arte gli dispiaceva un po' - a volte aveva una gran voglia di disegnare, di esprimersi, ma gli era assolutamente negato. E così si sfogava con l'attività fisica, saltellando per tutti i corridoi della sua grande casa, rotolando in lungo e in largo per il giardino e così dicendo.
Che sia stato per tutto quel casino che, l'anno successivo, suo padre ha deciso di spedirlo da Master Gouken a studiare l'Ansatsuken? O forse è stata la tristezza che il piccolo dimostrava per la mancanza d'arte che sembrava destinata a regnare sul suo futuro?
Forse un po' d'arte è presente nella vita di ogni uomo. Forse è proprio una di quelle caratteristiche che ci rendono unici non solo nel mondo, ma in tutto l'universo: ci sono mille forme d'arte; e Ken è sempre stato destinato al mondo delle arti marziali.

Comunque sia, è certo che la figura di Ken Masters non si dimentica facilmente; ed è probabile perciò che l'odiata maestra di arte si sia pentita di averlo trattato così, vedendolo comparire - anni dopo la sua uscita da scuola - su giornali e servizi televisivi come "miglior lottatore americano". Una persona che s'intenda d'arte deve essere sensibile, e sfido che non si penta di ogni errore commesso; come questo, probabilmente uno dei più gravi - di definire e considerare Ken Masters uno "svogliato" e "perditempo" senza "capacità artistiche".

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