7. The Devil
Una volta finita la serata, con il risultato che gli unici ubriachi erano Polnareff e Kakyoin, nonostante quest'ultimo avesse bevuto sì e no una lattina di birra, tornarono tutti nelle proprie camere. Avdol con Joseph, Jotaro con Kakyoin, Anne da sola, mentre Polnareff e Thatiana condividevano la loro.
Jotaro teneva Kakyoin in spalla, quasi senza fatica. Probabilmente, nonostante dell'altezza, era leggero. Lo portò alla loro camera, appoggiandolo su uno dei letti e facendo per spogliarsi per dormire, ma Kakyoin lo trattenne per un lembo della giacca che si stava per sfilare. Jotaro girò lo sguardo, nascondendo la leggera sorpresa alla perfezione dietro lo sguardo freddo.
Thatiana invece aveva capito che, con Polnareff, le parole erano inutili. Così, sospirando, lo aveva preso per un polso e stretto talmente forte da farlo diventare rosso, mentre la mano lentamente diventava viola per l'assenza di sangue. Lo trascinò con sé senza il minimo accenno di fatica, e lo buttò sul letto senza tanti complimenti, sospirando pesantemente. Polnareff però si alzò dal letto, così lei si schioccò le dita. -Vediamo se mi ricordo come si fa...- Aveva sussurrato, prendendo una delle coperte del letto ed arrotolandola in modo che facesse da corda per i polsi del ragazzo.
Il francese era caduto addormentato in nemmeno cinque minuti, ma proprio mentre anche Thatiana iniziava a dare i primi segni di stanchezza dopo tre giorni -non dormiva molto in generale, e sembrava non averne bisogno affatto, anche dopo giorni di veglia-, quando notò, in un angolo della stanza dove aveva supposto si trovasse il mini frigo, un'altra anima. Aveva il colore della terra bagnata, e dietro di sé aveva un'ammontare di maledizioni che nemmeno Thatiana riuscì a contare. Prima non l'aveva notata, intenta a chiacchierare, ma ora gli appariva più nitida e crudele.
-Vieni fuori.- Disse, imperiosa. Nessuna risposta. Poi un cigolìo, e la porta del mini frigo si aprì e l'uomo al suo interno le saltò addosso, lei non si spostò. Non poteva vederlo, ma sentiva la sua statura imponente, e mentre allungava velocemente una mano per dargli un colpo sotto il mento con forza, riuscì a percepire la sua pelle irta di cicatrici. Il colpo fu talmente forte che tre molari si staccarono, e gli incisivi si scheggiarono molteplici volte. L'uomo la guardò sgranando gli occhi e ridendo in modo dubbiamente sano. -Chi sei?-
-Mi chiamo Devo il Maledetto, della Carta del Demonio. Come hai fatto a capire che mi nascondevo nel frigorifero?!- Rispose velocemente lui. -Ho una buona vista.- Si limitò a spiegare lei. L'uomo ringhiò ed incrociò le braccia davanti a sé, urlando: -Tu me la pagherai, ragazzina!- Poi scoppiò a ridere, spostandosi verso il terrazzo. Thatiana lo raggiunse, lo sguardo serio ed il solito sorriso reso una smorfia neutra. -Non ho nulla da temere dalla feccia come te.- Disse, scatenando ancora di più le sue risate e le sue urla di dolore. Andò a sbattere contro la ringhiera, cadendo di sotto.
Thatiana perse di vista la sua anima, era scomparso, e per precauzione, era tornata nel letto affianco a quello di Polnareff, prendendo il telefono in mano e, ricordando le posizioni dei tasti a memoria, era riuscota a chiamare il signor Joestar, anche se al posto suo rispose Avdol. -Devo il Maledetto? Una volta l'ho incontrato... È un'essere senza scrupoli o riguardo. È meglio se venite nella nostra camera fra cinque minuti, avviso Jotaro e Kakyoin.- Lei per istinto annuì, ma ricordandosi che lui non la poteva vedere, ridacchiò e rispose. Dopotutto, anche lei era vecchiotta per usare quegli aggeggi infernali.
-Polnareff si è addormentato dopo la sbornia, ho paura sia in pericolo così.- Sorrise, sentendo Avdol sussultare leggermente dall'altra parte della cornetta. Chiuse la chiamata e sospirò, sentendo poi la sua veste bianca macchiarsi di rosso sui veli del polso con cui reggeva il telefono. Sentì un orribile calore ad esso, ed un pezzo di carne si staccò, imbrattandole la lunga gonna. Lei strinse le labbra per il dolore. -Sai, "Maledetto" come soprannome, ti si addice davvero...- Disse con la voce spezzata, vedendo un'anima leggera, sempre sul marrone, girarle sotto i piedi, sotto il letto.
-Come hai fatto a vedermi?!- Sbraitò con voce acuta quella che, ad occhi normali, sarebbe sembrata una bambola con il corpo di legno, più simile ad una marionetta. Di fatto, nessuno dei sottoposti di Dio conosceva Thatiana ed i suoi poteri, in quanto nemmeno Dio stesso sapeva dell'esistenza della ragazzina. Lei si alzò in piedi, la schiena dritta e gli occhi socchiusi, il sorriso che ancora non accennava a tornare.
-Sei un'essere schifoso.- Disse, sibilando quelle parole come veleno di serpente. -Come osi?!- La bambola di Devo andò contro di lei da dietro con un coltellino in mano, credendo che la cecità non facesse che avvantaggiarlo. Piantò dentro la sua schiena tutta l'arma, finendo anche per trapassarle il cuore, e continuò così, accoltellandola per almeno otto volte, ma lei rimase sempre ferma, le ferite che sanguinavano copiosamente. Eppure non si muoveva, come se fosse già morta.
La bambola si fermò, guardandola. -Ed una è sistemata!- Esclamò, esultando. Poi, piano, il sangue smise improvvisamente di scendere, e dagli strappi sul vestito si poteva distinguere la pelle pallida che ricresceva, si rimarginava. -Mi hai fatto male...- Disse lei, come se nulla fosse successo. Ci volle meno di un minuto perché la sua schiena fosse totalmente rimarginata, senza lasciare cicatrici. Il nemico indietreggiò, quasi spaventato. -Chi-chi s-se... C-cosa sei?!- Urlò, cercando di lanciarle contro una lampada vicina, ma lei, udendo il rumore dell'aria spostata dell'oggetto, si spostò, afferrando al volo la lampada, ed in quel momento, Devo il Maledetto potè giurare che per qualche istante al posto della ragazza, vi fosse una divinità dall'aura bianca e vuota.
Polnareff aprì gli occhi e, seppur ancora brillo, riuscì a distinguere la scena, talmente perfetta da parere quasi a rallentatore. Vide Thatiana, il modo in cui si muoveva, e quasi pareva che le sue vesti fossero fatte d'aria pura mentre esse seguivano il movimento del vento creatosi dal suo corpo, e che la sua pelle fosse puro acciaio, lucido e resistente, dalla forte presa salda. Mentre si muoveva, i suoi occhi sembravano essere luci pure che ondeggiavano nel vuoto, come se tutto il resto scomparisse nel nero. Il rosso sulle vesti candide sembrava un atto quasi profano verso quella figura così... Candida. Perfetta. Divina. Sentì un tale senso di inferiorità, impotenza e vuoto nel cuore tale da fargli fare una smorfia e farlo stringere in un angolo del letto, le mani che istintivamente stringevano le lenzuola poste ai polsi.
Thatiana poggiò con cura la lampada sul suo letto -Che maniere...- Disse -Non sembra, ma le lampade costano.- Il suo alone di perfezione era sparito del tutto, ma la sua voce chiara e decisa, seppur quasi gentile, metteva ancora i brividi, come una cascata alla fine di un fiume: meravigliosa, ma letale se non stavi attento. La ragazzina prese la bambola con una mano, i muscoli rilassati, come se non stesse sforzando, mentre la bambola si agitava come una matta. Mise le punte delle dita della mano libera sotto il suo mento, forzando. La testa venne via come il tappo di una birra.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top