12. Justice
Erano arrivati in una specie di villaggio coperto di nebbia, quando Kakyoin aveva realizzato del tutto quella strana storia. All'inizio pensava fosse un crudele scherzo, ma Jotaro non era tipo da scherzare in questo modo. Era rimasto sbalordito ed avrebbe saltato sul posto se non avesse imparato a contenersi con gli altri per non apparire strano.
Il villaggio in cui si erano fermati era decisamente inquietante, così pieno eppure così deserto... In più, Jotaro avrebbe giurato di aver visto il cadavere di un cane muoversi, e sentito quelli che tutto eccetto sani sembravano parlare. Avevano persino trovato un cadavere. Era definitivo, dovevano andarsene da lì il prima possibile. In più, Thatiana non diceva nulla, ma aveva l'aria di chi sapeva cosa stava andando in corso, solo che non voleva fermarlo.
È quando sul cielo la nebbia si è modellata a forma di teschio, che avevano davvero capito che qualcosa non andava.
Dopo qualche minuto, arrivò una vecchietta dall'aria simpatica, bassa, la schiena curva, una mano fasciata e l'altra che la reggeva ad un bastone. -Siete viaggiatori?- Si rivolse poi a loro -Io gestisco un hotel, se volete potete venire lì a riposarvi.- La voce era quasi accogliente e gentile. Decisero di fidarsi e di seguirla, tanto non avrebbero mai lasciato quel villaggio senza prima sapere cosa era successo lì.
Ovviamente, Thatiana sapeva che non vi era un solo abitante vivo, se non la vecchia, ed un altro. Un'altra anima, e lei non parlava appunto per questo: Perché se avesse detto qualcosa, se ne sarebbero andati ed avrebbero lasciato lui lì. E non poteva permetterlo. Non di nuovo.
Appena entrati, la donna fece loro firmare una sorta di quaderno delle presenze, ma visto che lei non poteva, la ragazzina cieca fece firmare a Jotaro anche per sé, poi vennero guidati al terzo piano, sulle camere da letto. Qualche ora dopo, attirato dal rumore come di un colpo di pistola, Polnareff si era affacciato dalle scale, prima di scenderle.
Incontrò la vecchia, parlò con lei senza sapere che era la madre dell'uomo che lui stesso aveva ucciso assieme a Kakyoin e Thatiana, e prima che il danno fosse fatto, Polnareff scorse una figura sanguinante sotto uno dei divani.
Hol Horse si trascinò fuori dal nascondiglio che gli aveva imposto la vecchia Enyaba, trovando la forza per parlare da qualche parte nei suoi polmoni: -G-Gira-...!- Polnareff ci mise qualche secondo prima di identificarlo, e quando lo fece iniziava a sentire una fitta al cuore prima di rabbia intensa, ma appena vide la ferita al polso ed il modo in cui arrancava, in cui cercava di parlare, quasi si sciolse.
Quasi.
-Girati...!!- Riuscì infine a dire l'altro uomo, cercando di sollevarsi con il braccio sinistro non ferito. Il francese decise di fidarsi e si girò, vedendo la vecchia avventarglisi contro con delle forbici aperte, urlando di essere la madre di J. Gail, e, dietro di lei, vi erano una marea di cadaveri che si muovevano come zombie ai suoi ordini.
Fece per correre via, quando: -E-ehy, non lasciarmi qui!- I polmoni bruciavano, ed Hol Horse stava iniziando ad accusare la perdita di troppo sangue. Sentivala testa dolere e non poteva credere che sarebbe morto lì. -Sta zitto!- Gli urlò l'altro -Ti sei già dimenticato di Avdol?! Non ho nessuna ragione per salvarti, per quanto mi riguarda puoi morire qui!-
Il cowboy si accasciò a terra, ansimando. Chiuse gli occhi, ma non si addormentò. Rimase in uno stato di dormiveglia per quelle che gli sembravano ore, fino a quando non si svegliò, e la prima cosa a cui pensò fu di svignarsela. Si rimise dritto in piedi, barcollando appena all'inizio, prima di uscire da quell'hotel. Il cielo era pulito: Buon segno, la vecchia era stata sconfitta, ma soprattutto, avevano lasciato la macchina incustodita con le chiavi inserite.
Corse quanto poteva per non farsi notare, salì a bordo, accese il motore e... La macchina rimase ferma. O meglio, le ruote giravano ed il motore con loro, ma non faceva un solo centimetro di strada. Questo perché vi era qualcuno che la teneva inchiodata: Quella maledetta ragazzina con gli occhi bianchi. E prima che se ne rendesse conto due braccia viola appartenenti a Star Platinum lo sollevarono senza fatica, portandolo davanti agli altri, mentre delle liane anche esse viola lo legavano e circondavano.
Hol Horse alzò lo sguardo, allarmato, trovandosi davanti i suoi nemici, uno più arrabbiato dell'altro. -Io propongo di ucciderlo seduta stante.- Il francese fece per avvicinarsi con la sua spada, ma il braccio libero del vecchio Joseph lo frenarono: -Può esserci utile. E poi noi non siamo come lui, non uccidiamo senza un motivo.-
Polnareff sembrò indignarsi e strinse i denti. -Senza un motivo?! Signor Joestar, quest'uomo ha ucciso Avdol!- E Cristo solo sapeva quanto si sentiva in colpa per l'accaduto. Jotaro e Kakyoin si scambiarono uno sguardo d'intesa, prima che Joseph liquidasse la faccenda con un gesto della mano ed un verso.
Thatiana si avvicinò ad Hol Horse, che fino a quel momento non aveva capito quasi nulla della conversazione, tanto era disorientato. Gli premette una mano sul petto, quasi sussurrando: -Il mio stand mi permette di creare un collegamento fra la mia anima e quella di qualcun'altro tramite una promessa verbale, e se quell'altro prova ad infrangerla, il suo corpo si immobilizza fino a che l'intento non sparisce dalla sua mente. Il patto è questo: Tu non ci attacchi e noi ti lasciamo viaggiare con noi. Perché tu lo sai, che se viaggiassi da solo, Dio ti troverebbe e ti ucciderebbe più lentamente di quanto faremmo noi.-
Quella notte, quando si accamparono in una zona deserta, ed accesero un fuoco, Hol Horse si sedette fuori dal cerchio, dando loro la schiena e tirando fuori dalla sua sacca un panino da mangiare. La schiena curva per l'umiliazione di aver dovuto accettare (Non voleva morire, non fategliene una colpa), e l'ansia di poter essere attaccato dai servitori di Dio, o dai suoi nuovi compagni di viaggio, visto che gli aveva già detto quello che volevano sapere: La locazione della magione di Dio. Non sapeva nulla del suo potere, sapeva solo che era incredibilmente potente.
Fu quando una voce lo chiamò, che il suo cuore iniziò a riscaldarsi come non faceva da tempo, ed era solo per un semplice richiamo... Era davvero infantile certe volte, pensò. -Hol Horse, vieni anche tu.- La voce era della ragazza, Thatiana. -Vieni nel cerchio. Se ti attaccassero lì non penso se ne accorgerebbero in molti di noi.- Il tono era quasi ironico, ma caldo. Non stava scherzando, lo voleva davvero vicino. L'uomo si alzò e deglutì, trascinando la sua borsa vicino a loro, e sebbene rimasero più in silenzio di prima, il calore del fuoco sembrava raggiungerlo più che mai.
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