11. Wheel of Fortune

Il suo braccio si sollevò per indicare con la mano un rilievo di roccia. -Si trova lì.- Thatiana era imperturbabile. Lei sapeva che Avdol non era morto, lo sapeva dal principio. Anche se il cuore si era fermato per un attimo, la sua anima era ancora al suo posto, e ci sarebbe rimasta.

Lo stand dell'uomo con due mani destre li aveva però seguiti e Kakyoin riusciva a distinguere la sua figura nel volante. La macchina si schiantò, lo stand che si spostava di superficie in superficie, persino fra gli occhi di un bambino. Ma capito il trucco, era facile aggirarlo. Era ironico come l'Arcano dell'Impiccato, J. Gail, fosse morto proprio in quel modo, trafitto da una lancia, appeso ad essa. Thatiana gli lanciò uno sguardo disgustato, e per quel secondo in cui la videro, sia Polnareff che Kakyoin pensarono di poterla accomunare quasi a Dio stesso.

E la cosa non era rassicurante. Non si fidavano di lei, non del tutto. Poteva leggerli, sapeva quello che pensavano solo girando la testa... Perché era con loro? Eppure sembrava che nemmeno il signor Joestar e Jotaro si fidassero di lei...

Ma Avdol si fidava. Avdol aveva un sesto senso per questo genere di cose, se non fosse stato per questo, Polnareff non sarebbe stato lì, perché nessuno degli altri lo avrebbe accolto come aveva fatto lui. Anche lui si sarebbe fidato di Thatiana. Glielo doveva.

Quando Hol Horse, al loro ritorno, si era fatto di nuovo avanti però lui perse le staffe. Lo odiava, era la persona che più voleva morta dopo J. Gail. Era per colpa sua che non era riuscito a chiarire con Avdol, se lui si era sacrificato prima di poterlo ringraziare. Fece per alzare la spada del suo Chariot contro di lui, ma Thatiana lo fermò con un cenno di una mano. Prima che potesse parlare però, Hol Horse era già scappato via.

Quella sera, dopo essere stati attaccati dall'Arcano dell'Imperatrice, in hotel c'era un letto vuoto, un materasso in più a cui nessuno riusciva a non pensare. Si sentivano deboli, Kakyoin e Polnareff in particolare, visto che non erano riusciti a proteggere il loro amico.

Presero, il giorno dopo, una di quelle macchine con il tettuccio scoperto, ed alla guida misero il francese. Non è una buona accoppiata, se ci pensi attentamente, soprattutto se poi ad inseguirvi sta uno stand nemico  con le fattezze di un'auto che cerca di uccidervi in ogni modo. Finì pure che Thatiana cadde dalla macchina, insieme ad Anne. Avrebbe potuto ignorarla, avrebbe potuto mettersi da una parte, tanto era immortale, e non aveva preoccupazioni come "vivere", lei lo faceva e basta.

Eppure non si trattenne con quello scatto da terra, qualche metro davanti alla ragazzina, le braccia poste in avanti per fermare l'automobile. L'impatto fu brutale. Si sentirono le ossa di Thatiana schioccare, quasi uscire dal braccio le cui vene si erano gonfiate di sangue. I piedi scavavano nel terreno di diversi centimetri verso il basso, mentre arretrava di diversi metri, prima di fermarsi a circa un metro da Anne. Il metallo del paraurti era schiacciato ed aveva la forma delle sue dita impressa sopra, mentre il resto del cruscotto era leggermente schiacciato.

Le ruote continuavano ad andare, ruggendo sulla sabbia e sulla terra che si sollevava e copriva agli altri compagni di Thatiana di vedere quello che succedeva. Poi, un forte gemito di dolore maschile, rumori di metallo contro altro metallo, e la polvere si era riposata a terra. Joseph aveva capito cosa era successo, e quasi si mise a ridere da quanto era impossibile quello che aveva appena fatto lei: Thatiana aveva iniziato a camminare contro la macchina, aveva spinto il metallo sul metallo usando la spinta delle ruote, ora ferme, come punto di appoggio per trasformare l'auto in una lattina vuota.

Le ruote erano ferme, e fuori dal finestrino pendeva un braccio muscoloso grondante di sangue, ma era l'unico punto del corpo di quell'uomo, con un minimo di muscolatura. Quando lo videro, gli altri scoppiarono a ridere, tranne Jotaro, che invece si era avvicinato prima ad Anne e poi a Thatiana. -Tutto bene?- Aveva detto a voce bassa per non farsi sentire dagli altri. Thatiana sorrise, prendendo una mano di Jotaro e facendola posare sul suo braccio, senza dire niente. Jotaro la assecondò, tenendo la mano dove lei l'aveva piazzata. Sotto la pelle, le sue dita ed il suo palmo poterono sentire le ossa che si assestavano, i nervi che si riallacciavano ed i muscoli che ricescevano e tenevano saldo tutti il resto.

Il ragazzo prese il suo brividino, e tornò con gli altri compagni. Polnareff era ancora incredulo per la scena, così Jotaro ne approfittò per prendere in disparte Kakyoin.

-Mh? Che c'è?- Il tono era rilassato, ma tradiva in parte la leggera preoccupazione per l'amico: Era più pallido del solito. Il rosso ovviamente non sapeva che era per colpa dello scherzetto che Thatiana gli aveva fatto poco fa, e per quanto fosse un "duro" anche Jotaro aveva i suoi diciassette anni.

-Dobbiamo parlare.- Lo portò fuori portata d'orecchio e gli spiegò la faccenda: Avdol era ancora vivo, ed aspettava solo loro.

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