10. The Emperor
Gli occhi di Thatiana brillarono di rosso.
Era andata con Kakyoin a cercare Polnareff, dopo che lui non era tornato per un po', nonostante sapesse cosa stava per succedere, ma voleva fare finta di niente, cercare di agire il più normalmente possibile. Eppure era tardi, di nuovo.
Hol Horse, l'uomo che Polnareff aveva incontrato nella sua ricerca, un alleato dell'uomo con due mani destre, lo aveva colto alla sprovvista con l'abilità del suo stand, ma Avdol lo aveva raggiunto e salvato. Kakyoin aveva raggiunto i due giusto in tempo per vedere la schiena dell'egiziano venire lacerata dal riflesso di uno stand. Un rumore di sparo. Thatiana si staccò dalla manica di Kakyoin e corse verso Avdol, i piedi scalzi sanguinavano quando prestava una roccia troppo appuntita, ma la ferita si rimarginava quasi subito, facendo cadere sulla povere solo poche gocce di sangue.
L'anima dello stand di Hol Horse che si muoveva velocemente, più velocemente di Thatiana, per quanto la sua velocità superasse quella media di un'essere umano. La pallottola colpì la fronte di Avdol. Lei sapeva che l'aveva solo scalfita e che Avdol sarebbe vissuto... Ma era comunque frustrante.
Non era riuscita ad impedirlo. Come avrebbe fatto allora per tutto il resto che sarebbe venuto?A cosa serviva la sua immortalità?
Perché lei era fatta così. Non conoscendo la paura della morte, la sua non poteva definirla "vita", e vedendo le anime dei defunti, per lei la morte stessa non aveva significato. Lei non era mai triste quando qualcuno perdeva la vita, tanto che per le persone alla quale egli era legata, che continuavano ad essere tristi. Come per la morte, nemmeno la vita per lei aveva valore.
Nonostante tutto, continuava ad importargli delle altre persone e dell'esito della loro esistenza. Forse, era per quella vena umana che gli era rimasta in corpo...
Vide Avdol cadere a terra, una pozza di sangue attorno al suo capo. Si mise davanti ai suoi piedi, in linea retta verso Hol Horse, che invece rideva di gusto, gioendo del fatto che il primo a morire era l'unico che poteva causare loro (A lui ed al suo compagno) qualche sorta di fastidio. Ma la sua risata cessò, quando gli occhi di Thatiana brillarono di rosso, diretti verso di lui. Si avvicinava lenta, camminando, dietro di lui sentiva Polnareff piangere e questo non faceva che montare dentro di lei ancora più rabbia.
Hol Horse sentiva l'impulso di scappare via, ma in contemporanea lo sguardo della ragazzina lo teneva incollato al suo posto. -Tu sei Hol Horse, giusto?- Non aspettò una risposta. -Perché ci attacchi? Cosa ti ha spinto ad unirti a Dio?- Sia Hol Horse che Thatiana rimasero in silenzio, mentre lei si avvicinava fino a raggiungere il metro di distanza dall'uomo. -Quindi noi siamo una valvola di sfogo? Noi che colpa abbiamo, se le uniche persone a cui tenevi sono morte perché non sopportavano la tua vista, oppure ti hanno tradito?- Il cowboy trattenne il fiato, guardandola quasi con orrore. Quanto sapeva?
-Forse tua madre aveva ragione, assomigli davvero a quel mostro di tuo padre. Sai come sei nato, giusto?- Lei ricominciò a sorridere, gli occhi fissi sul suo petto, all'altezza del cuore. -Chissà come ci si sente ad essere frutto di così tanta sofferenza... Sei un errore. Come ci si sente? Vuoti? Oppure desideri morire, ed è per questo che ti fai più nemici possibili? Ti consiglio di continuare così, non affezionarti a nessuno... Ti faranno soffrire come già quei due hanno fatto, giusto? Ti hanno tradito, e tutti quelli che credevi tuoi amici in realtà si prendevano gioco di te perché sapevano cosa eri. Il frutto dell'amore, quello che dovrebbe essere un figlio... Tu sei solo il rimpiazzo di qualcun'altro. Nessuno ti ha mai voluto, e nessuno ti vorrà mai, e tu ne sei cosciente.-
Tutto. Thatiana sapeva tutto. Hol Horse era caduto a terra, le ginocchia che gli stavano cedendo. Il cappello era volato nella polvere, e lui non poteva fare altro che sottostare alle sue parole. -Vuoi che qualcuno ti ami per quello che sei? Chi mai potrebbe mai amare un errore nato dall'atto più impuro di questo mondo? Tu incarni l'odio, è naturale che ti stiano lontani tutti quelli che avvicini.- Le sue parole gli rimbombavano nella testa, tanto che non era riuscito a trattenersi. Aveva preso il cappello, aveva urlato ed era corso via, quasi inciampando sui suoi stessi piedi.
Kakyoin era inginocchiato vicino ad Avdol. Thatiana poteva sentire la sua anima sperare che lui rivivesse, urlare che era successo tutto troppo in fretta. La testa del ragazzo era pesante, e girava alla vista del sangue. Era solo un ragazzo, perché si era immischiato nella faccenda di quella famiglia con cui non c'entrava niente? Poteva semplicemente ringraziare Jotaro per averlo salvato, e tornare a casa dai suoi genitori... È vero. I suoi genitori. Non li aveva avvisati nemmeno. Chissà quanto erano preoccupati...
Polnareff si sentiva svenire, ma un rapido sguardo ad uno specchio, lo rese più sveglio che mai. L'uomo con due mani destre li stava attaccando attraverso quel riflesso. -Non c'è tempo. Di Avdol si occuperanno Jotaro e Joseph, noi dobbiamo trovare il portatore dell'Appeso.- La voce di Thatiana era dura, molto meno dolce e rassicurante, molto più... Realistica. Metteva i brividi.
Prima che l'Appeso potesse attaccarli, Polnareff ruppe lo specchio in cui si trovava, e si era precipitato con Kakyoin e Thatiana dentro una macchina. A guidare, era il diciassettenne senza patente, ma era meglio così. Il francese non riusciva nemmeno a parlare senza balbettare, tremava da capo a piedi, incessantemente, tanto che dargli il volante in mano sarebbe stato come darlo a Thatiana. A questo punto, meglio far guidare uno che un minimo riusciva a vedere.
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