1. Vecchi Amici, Nuovi Compagni

-Aspettate, prima di partire...- Iniziò l'anziano, la voce resa roca e profonda dalla vecchiaia -Ho chiamato la fondazione Speedwagon, hanno detto che ci avrebbero inviato dei medici, insieme ad un altro alleato.- 

Jotaro, il cappello calato sugli occhi, sbuffò. Sua madre era in pericolo, non voleva perdere tempo ad aspettare altre persone rompipalle, gli bastavano suo nonno e il ragazzo coi capelli rossi. Alla fine il più accettabile era l'egiziano, anche se il suo modo di fare gli dava sui nervi. -Calma Jotaro, fortunatamente mi hanno detto che l'alleato era in Giappone al momento della chiamata, e considerato che l'ho fatta ieri, dovrebbe essere qui entro pochi minuti...-

Aspettarono poco più di un quarto d'ora di vuoto, quando si sentì una voce leggera che chiamava Joseph Joestar per nome con poche forze. Il vecchio andò all'entrata, sorprendendosi che, al posto di chissà quale uomo muscoloso o donna dal fascino irresistibile, vi fosse una ragazzina di al massimo quindici anni, minuta, col sorriso sulle labbra. 

Sfiorava forse il metro e cinquanta, eppure risultava slanciata e magra, col corpo coperto da una lunga veste bianca che le arrivava sino alle caviglie, ornate di grossi anelli dorati che facevano rumore ad ogni suo movimento. I veli che accompagnavano quella veste ed i capelli scuri, lunghi, mossi, davano l'idea che lei avesse più di cento e cento anni. Alla vita aveva una sottile cinta che stringeva l'abito ai fianchi, e si chiudeva con una spilla a forma di cuore dorato. Il pollice e il medio della mano destra avevano due anelli ciascuno, e la mano sinistra ne aveva due nell'indice e nel mignolo. Fra i capelli teneva un fermaglio d'oro che aveva incisa la scritta "Psychis".

Lei salutò con una mano, sorridendo e distentendo appena le sottili labbra bianche come il volto. Era estremamente pallida. Ma la cosa che inquietava di più il vecchio Joseph erano gli occhi: Puntati sul suo petto, all'altezza del cuore, le iridi bianche come la sclera erano delimitate da una sottile striscia nera e dalla pupilla. Sembrava che brillassero.

Sulle prime, Joseph non si ricordò della ragazza, ma piano piano le sue memorie vennero a galla. -Oh my God!- La piccola rise. -Ti sei ricordato di me?- Chiese, aggrappandosi alla sua manica per istinto. -Tu sei la bambina...! Ma come...?-

-Io e Speedwagon eravamo in buoni rapporti, eravamo amici, così ho mantenuto i contatti anche con la Fondazione Speedwagon!- Non era certo quello che inquietava Joseph, quanto il suo aspetto, che nonostante i cinquant'anni passati non era variato di una virgola. Iniziò a camminare con la ragazzina al fianco, che lo teneva per il polso per aiutarsi. Guardava a terra, lo sguardo perso nel vuoto.

Il ragazzo coi capelli rossi fu il primo che, assalito dalla curiosità, gli era andato incontro, sorridendo alla ragazzina e salutandola con un cenno della mano. Lei alzò lo sguardo verso il suo petto, e con un sorriso rispose dopo qualche secondo: -Sono felice del tuo entusiasmo di conoscermi, ma sono cieca!- Il ragazzo ritirò la mano, stringendo le labbra e le palpebre, arrossendo. -Scusa...- Balbettò, spostandosi per farli passare.

Joseph ridacchiò, spostando poi lo sguardo su di lei. -Come hai fatto a capire che era davanti a te con "entusiasmo"?- Le chiese, portandola lentamente alla stanza dove stavano l'egiziano e Jotaro, preoccupati per la madre di quest'ultimo. -Ho sentito la sua anima, ho alzato la testa e l'ho vista, e non sentendo niente ho pensato mi stesse salutando, e dal rumore veloce dei passi ho pensato fosse curioso!- La capacità deduttiva della ragazza iniziava a spaventarlo.

Entrarono nella stanza, e l'uomo dalla carnagione scura fu percorso da un forte brivido nel vederla. Non sapeva perchè, ma la sua sola presenza lo metteva in soggezione, come una persona che fa un lavoro da più tempo mette in soggezione una che ha appena iniziato. -Piacere- Disse -Mi chiamo Thatiana Jimenez, sono la vostra nuova aiutante!- Sfoggiò un sorriso allegro, gli occhi chiusi per enfatizzarlo, e quello servì a calmare, almeno in parte, Avdol.

Nel frattempo, era arrivato anche Kakyoin Noriaki, e sia lui che l'egiziano si presentarono, a differenza dell'altro ragazzo. -Una ragazzina.- Disse, alzandosi. -Abbiamo aspettato una ragazzina.- Thatiana non si scompose. -Diciassette miseri anni non fanno di te un uomo, ragazzo, per molti altri diciassette anni passano con uno schiocco di dita- Ridacchiò, senza perdere nemmeno per un'istante la sua calma più che evidente.

I medici erano arrivati solo pochi attimi prima, ed avevano iniziato a fornire l'assistenza delle macchine alla donna sdraiata.

Il ragazzo fece per ribattere, ma Joseph lo bloccò al volo, intuendo la sua prossima mossa. -Jotaro! Non è il momento, dobbiamo partire subito.- Lui sbuffò, allontanandosi verso l'uscita con al seguito Kakyoin. Avdol si mosse poco dopo, lasciando alla figlia dell'amico un ultimo sguardo sconsolato. Poco prima che potesse uscire sentì le dita sottili di una mano esile afferrargli un lembo della manica, e poi il polso, sentendosi di nuovo in soggezione. Thatiana aveva lo sguardo basso, e gli camminava di fianco con un sorriso sulle labbra.

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