capitolo 90 - Andrea

Andrea

Quando sono arrivato qui, non credevo di riuscire a parlarle per più di cinque minuti, ed ora, mi bacia e posso stringerla a me.

Aver fatto l'amore qualche mattina fa è stata la prova che ancora mi ama, come prima, quanto me, però è ovvio che tentava di proteggersi dal sottoscritto rinnegando i sentimenti che ci legano.
L'ho vista rientrare nel club lasciandomi solo, ed ero certo che, dirle ancora una volta quanto fosse importante per me, non sarebbe servito a molto, la sua paura di essere ancora delusa e ferita avrebbe surclassato i suoi desideri, come è successo fin'ora.

Brian era lì fuori, nell'ombra, che fumava una sigaretta e mi ha quasi fatto prendere un colpo, arrivando alle mie spalle, dandomi una sonora pacca.

Quando mi ha chiesto se davvero volessi arrendermi e perderla, avendo assistito alla scena, udendo le mia parole, e di certo non era la prima volta che fosse spettatore di momenti dettati dal sentimento che mi porto dentro per questa ragazza, ho sentito un dolore nel petto, ormai tanto familiare.

Ha semplicemente gettato il filtro ormai consumato e trascinandomi verso l'ingresso mi ha detto
«Forza, vieni, le dedicheremo una canzone per farle capire ciò che non riesci a dirle, affidati sempre alla musica, amico. Qualche idea?.»


L'unica cosa che in quel momento la mia mente ripeteva, era semplicemente che non avevo intenzione di arrendermi, perché è così, sono disposto ad inseguirla per il resto della mia vita, significa che metterò ai piedi scarpe comode e mi terrò sempre pronto.

Quale canzone avrei potuto scegliere se non una italiana?
Sembra descrivere la mia vita, i miei errori, la mia rabbia, e lei, che è piombata all'improvviso qui, stravolgendo ogni momento già segnato dai miei demoni, facendomi scoprire sentimenti irraggiungibili, dando un senso alla parola amore, al significato di casa.

Non rovinerò tutto ancora e, non permetterò che lo faccia lei, condannando entrambi solo a sofferenze eterne.

Anche adesso vedo in lei una battaglia, tra ciò che urla la logica e ciò che comanda il cuore.

Chloe sgrana gli occhi allontanandosi dalle mie labbra, forse cosciente di aver agito d'istinto e aver abbattuto i muri innalzati per proteggersi, ma non puoi proteggerti dall'amore mia cara Chloe, l'ho capito perfino io.

« Mi sono lasciata prendere dal momento.»
I suoi occhi scuri schizzano ovunque, ma mai nei miei, cerca di ritrarsi ma la mia presa è salda, non le permetto di allontanarsi dal mio corpo, anzi, questo atteggiamento la costringe ad incastrare le nostre iridi.
In quelle pozze color cioccolato riesco a trovare la sua paura e la mia rivincita contro il destino che mi ero rassegnato a vivere, vedo la sua speranza di poter credere in me e trovo il mio appiglio a questo mondo che mi ha portato via tutto, scorgo tutto l'amore che vorrebbe nascondere, con scarsi risultati, e vi anelo un futuro pieno di colori.

«Chloe, io e te siamo una cosa sola, i nostri cuori lo sono, le nostre anime lo sono, credi in me ancora una volta.»
C'è una sorta di supplica nella mia voce, ma che importa se me ne frego, se mando al diavolo l'orgoglio, non è questo l'importante, lei lo è, ciò che perderei perdendo lei.

Abbassa lo sguardo sulla mia mano che stringe la sua, afferro con l'altra il suo cappotto e mi avvio verso l'uscita, mi faccio strada fra la gente che continua a cantare qualcosa osservando il palco e sul mio volto è stampato un sorriso.
Una volta fuori dal club ci dirigiamo verso la mia auto, parcheggiata per fortuna proprio di fronte, stranamente Chloe è taciturna ma collaborativa e non appena le apro la portiera sale senza fare domande o resistenza.
Non perdo tempo e mi siedo al mio posto dando subito gas e dirigendomi a casa mia.

« Non significa che io sia sicura di questo.»
Indica entrambi con l'indice.
« Dovremmo magari andarci piano e vedere come va, devi riconquistare la mia fiducia.»
Mi avvisa credendo di essere imperativa mentre lo dice, ma nel frattempo siamo già nel parcheggio sotterraneo del mio palazzo.
« Potremmo iniziare con una semplice cena, qualche passeggiata.»
Propone quando le apro lo sportello incitandola a scendere dall'auto.
«Mi dovrai dimostrare che tu sia davvero cambiato e la tua vendetta ...»
Le chiudo la bocca premendo le mie labbra sulle sue, non potendo attendere neanche di arrivare al mio appartamento, troppo entusiasta ed eccitato.

Assaporare ancora la possibilità di un futuro diverso, colmo d'amore, di suoi sorrisi, di risvegli con lei accanto, mi spinge a stringerla come se fosse un tesoro inestimabile, un diamante raro.

Più le mie mani premono sulla sua schiena per far sì che i nostri corpi si fondino l'uno all'altro, più le sue braccia si avvolgono intorno al mio collo, mentre le nostre lingue danzano al ritmo della passione.
I mugolii risuonano in questo parcheggio sotterraneo e la nostra lucidità è a rischio, non ho la forza di staccarmi, non voglio farlo, nonostante sia la scelta più giusta, dato il luogo in cui ci troviamo.
Lo fa lei, con difficoltà e, vederla riprendere fiato, ad occhi chiusi, stringendo il collo del mio cappotto, è ancora più eccitante.
Percorriamo quei pochi metri che ci dividono dall'ascensore, mano nella mano, e quando le porte metalliche si aprono entriamo in silenzio, continuando però a guardarci, come se i nostri occhi non fossero in grado di vedere altro, di sciogliere questo legame.
L'aria che si respira è piena di fuoco, nonostante i pochi gradi che in realtà ci sono e, ad un tratto, non so nemmeno come, le nostre labbra sono di nuovo una cosa sola.

Lei, spalmata sulla parete dell'ascensore, mentre ci divoriamo a vicenda, con la mia mano sul suo tondo lato b e la sua gamba avvolta intorno al mio fianco, è la visione più erotica che abbia mai visto.
Le tolgo il cappotto, con foga, facendolo cadere sul pavimento di questo buco, le sue mani sfilano dalle spalle anche il mio, che finisce fra i nostri piedi, poi si dirigono verso l'orlo del mio maglione intrufolandosi sotto.
Divampa un incendio nei nostri corpi che vogliosi si cercano, si trovano, hanno bisogno di essere ancora pelle contro pelle immediatamente.
Il segnale sonoro che ci avvisa di essere arrivati al piano desiderato, anticipa l'apertura delle porte, ma non riesce a farci staccare.
Cammino con grande difficoltà verso l'uscita trascinando la donna che mi ha fottuto il cervello, il cuore, la mia dannatissima esistenza, lei, l'unica che è in grado di uccidermi e ridarmi la vita.

Aiuto Chloe a togliermi il maglione e lo lancio per questo piccolo corridoio pieno di appartamenti e, con le sue mani sulla mia pelle, continuo a camminare all'indietro con passi malfermi, e con la mia bocca sul suo collo.
La ragione è persa, lei è l'unica che riesce a farmi provare queste emozioni, questa smania di averla e di sentirmi suo.

Quando siamo davanti la porta di casa mia, ci stacchiamo, i polmoni ne approfittano per inglobare aria finalmente, afferro le chiavi dalla tasca dei miei jeans e di fretta le inserisco nella serratura.
Una volta dentro la richiudo con un calcio e mi prendo il tempo necessario per godermi la visione della donna che amo con i capelli in disordine, gli occhi pieni di lussuria, le labbra gonfie e un succhiotto in bella vista sul collo.

Due passi e afferro il suo viso per riportare le sue labbra sulle mie, perché come preso da una frenesia, lei è una droga alla quale non so resistere.

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