capitolo 85 - Chloe

Chloe

Chloe

Continuo a far scorrere le nostre foto su questo display.

Noi due sul divano, noi due in giro per la città, a casa di Davide, ne trovo una nella mia mini cucina a tentare di insegnargli una qualunque pietanza, e provo sentimenti contrastanti.
Per lo più si tratta di nostalgia, quella voglia di essere ancora fra le sue braccia, se chiudo gli occhi posso quasi provare ancora ogni singola emozione legata ad ogni momento immortalato qui.
Poi, vengo travolta dal dolore di non essere ancora a vivere quegli attimi, mi sento sciocca nel ritrovarmi come sempre ad elemosinare un futuro, delle speranze da quest'uomo.

Infine mi soffermo proprio su un'immagine che mi colpisce più delle altre, l'unica foto che è stata lui a scattare, tutte le altre le ho fatte io a tradimento o costringendolo, ma questa l'ho scovata per caso sul suo telefono e me la sono inviata.
Ritrae me fra le sue braccia, nel suo letto, sto dormendo beatamente mentre lui mi stringe, non si vedono i suoi occhi, purtroppo, il suo volto è a metà, però bastano le sue labbra perché formano un sorriso così tenero da togliere il fiato, da trasmettere amore.

L'amore che finalmente è riuscito a confessarmi.

In fondo quelle due piccole parole lui me le esprimeva quotidianamente con le attenzioni che riservava solo a me, con le emozioni che mi donava, attraverso uno sguardo, un bacio, una carezza.
Chiunque può dirti ti amo e poi trattarti male, non avere rispetto di te, non badare alle tue esigenze, non notare i tuoi cambi d'umore, oppure non esserci quando hai bisogno, anzi peggio, alzare le mani.
A cosa serve quel ti amo tanto bramato in questi casi?

É vero, Andrea non è riuscito a dirmelo mentre stavamo insieme e, le sue azioni dovrebbero spingermi a non credergli perché ha sbagliato prima che fossimo una coppia, come ha sbagliato adesso, ferendomi, quando ha deciso di troncare il nostro rapporto non dando la giusta importanza a ciò che eravamo.
Ma io gli credo, nonostante tutto.

Ogni volta che mi stringeva fra le braccia per cullarmi prima di addormentarmi, ogni volta che mi copriva con il piumone, oppure cedendomi la sua sciarpa se eravamo fuori, o facendomi trovare il mio dolce preferito a tavola, sorbendosi le mie serie TV d'amore, anche se finiva più per cazzeggiare al telefono con Davide, prendendomi in giro.
In tutto questo io ci leggevo amore, l'ho sempre fatto, e il mio cuore sapeva di non sbagliarsi.

Anche adesso il mio cuore mi grida di dargli un'altra occasione, di credergli quando lui dice che sarà diverso, e sono certa che sia sincero, in questo momento, ma poi?
Chi mi assicura che non cambierà idea per qualche ragione?

Mi sento bloccata, le paure mi incatenano tenendomi lontana da lui per proteggermi.

So che questa mattina sono stata fragile, sono consapevole di essermi lasciata andare e, aver fatto l'amore con Andrea è stato bellissimo, inutile dirlo, perché quando ami qualcuno, come io amo lui, non si tratta di uno sfogo fisico, ma un bisogno dell'anima, e questo non significa che non abbia timore ad aprire di nuovo le porte del mio cuore.

Non so se ho fatto bene ad accettare questo invito a cena e come sempre sono ancora qui a chiedermi se debba dargli un'altra occasione, a chiedermi se stia facendo la cosa giusta per me, a domandarmi se, o quando, mi farà ancora del male, se sceglierà me o la vendetta come ha sempre fatto.

Una parte di me crede che stavolta possa essere diverso, si tratta della parte innamorata, di quella che spera di essere riuscita a cambiarlo, della parte più ingenua di me che crede alle sue parole di essere riuscita a portare, come ha detto lui, la luce fra le sue tenebre. L'altra parte, quella più fragile, quella già ferita più volte, si prepara a prendere nuovamente ago e filo per ricucire i pezzi che rimarranno.

Busso alla sua porta e mi sembra così strano tornare qui, ma anche così giusto, che sciocca.

La porta si apre e lui mi accoglie con un sorriso, il groviglio di emozioni che pesa tonnellate continua a far sentire la sua presenza alla bocca dello stomaco, ed ero sicura che arrivata qui sarebbe peggiorato tutto, infatti non mi sbagliavo.
Con passo mal fermo entro in questa casa che è stata testimone di momenti felici e involontariamente mi sembra di riviverne alcuni, trovandomi qui da sola con lui.

Ovunque si posi il mio sguardo trovo ancora la mia presenza stranamente, ma deve per forza essere una mia sensazione sbagliata, perché non può essere cosí.
Il rossetto che trovo sul mobile dell'ingresso non può essere quello che ho lasciato l'ultima volta, sarà sicuramente di Grace.
Pochi passi e sono in salotto, mentre lui prende il mio cappotto, aiutandomi a sfilarlo, attira la mia attenzione una sciarpa rossa di lana, posata sulla spalliera del divano e, mi sembra assurdo che sia la mia, anche se è identica.
Istintivamente mi avvicino al piccolo tavolino situato vicino l'angolo della grande vetrata, sfioro con le dita le pagine ruvide di un libro aperto,il mio libro, lo stavo leggendo l'ultimo giorno che sono stata qui e, riconosco da una frase la pagina, ero proprio arrivata a questo capitolo.

«Se te lo stessi chiedendo, sì, non ho toccato niente che ti appartenesse, nel bagno c'è ancora il tuo profumo, con il tappo finito chissà dove, e sotto il cuscino c'è ancora il tuo pigiama...»

«Perché? Che senso ha?»
Lo interrompo stupita e desiderosa di una risposta.

«Perché non sono riuscito a cancellare le traccia di te, non potevo, non volevo.»
Risponde risoluto incastrando i suoi occhi nei miei.

«Chloe, sapevo di averti persa, ma avere una scia della tua presenza mi faceva...non so... forse sperare che magari un giorno potessi tornare da me, in qualche modo.»
L'intensità con cui mi guarda quasi mi annienta, facendomi sentire di vetro, talmente fragile e desiderosa di rifugiarmi nelle sue braccia e dimenticare tutto, il dolore, le delusioni passate, le paure che mi tengono lontana.

Andrea fa un passo verso di me ed io ne faccio uno indietro costringendolo a fermarsi e, so di averlo ferito con questa mia reazione, ma se solo mi sfiorasse temo di perdere la forza che mi sto imponendo di avere.

Lo squillo di un telefono riecheggia in tutta la casa, riconosco questo suono e mi riporta nel baratro dell'ignoto, quelle emozioni sgradevoli che mi faceva vivere ogni volta che quel maledetto telefono misterioso lo portava lontano da noi, lo allontanava dall'essere l'Andrea che conoscevo.
Anche questa volta il suo volto è allarmato, come lo è sempre stato, ogni volta pronto a nascondermi la verità, ma non oggi.

«Sono qui per avere delle risposte, poi non uscirò solo da quella porta, ma anche dalla tua vita.»
Quale parte di me sia stata in grado di pronunciare queste parole non ne ho la minima idea, immagino quella che sta covando rancore per tutte le lacrime versate, per i momenti bui e i progetti fatti insieme mancati.

Per cosa poi?

La sua mascella si contrae ed infila le mani in tasca, i miei occhi sembrano quasi sfidarlo, ma sorregge il mio sguardo, incrocio le braccia sotto al seno e attendo.

È arrivato il momento della verità.

Ciao a tutti, ci avviciniamo alla fine di questa storia, non mancano molti capitoli. 😢❤️

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