capitolo 77 - Andrea

Andrea

Questo damerino da strapazzo saluta calorosamente Aiden che ricambia, anche se il suo sguardo muta nel vedere Chloe e finisce preoccupato su di me, ma poi si riprende e felice le va incontro.
«Chloe, che sorpresa incontrarti qui.»
Abbraccia la mia ragazza, o meglio, la mia ex fidanzata, per poi rivolgersi al suo amico.
«Non sapevo vi conosceste voi due.»
Gli occhi chiari di Aiden cercano ancora me, forse per assicurarsi che io non dia di matto, al momento sono molto concentrato nell'udire la risposta che daranno.
«Ma certo che sì, visto che lavoro nella sua stessa agenzia era scontato accadesse.»
Per un attimo vorrei tirare un sospiro di sollievo, ma non significa che lui sia un semplice collega, considerando soprattutto che è la seconda volta che li trovo insieme.

La ragazza, dalla quale non riesco a togliere gli occhi di dosso, è taciturna e si tiene in disparte, si vede lontano un miglio che non è a suo agio in mia presenza e fa male questa distanza fra noi ma, è tutta colpa mia.

Sono intento a guardare ogni suo gesto per capire quanto feeling abbia con questo sbruffone, spero di riuscire a captare un misero segnale che mi faccia sperare che anche lei senta come me il cuore esplodere solo perché siamo nello stesso posto.
Non riesco a non cercare disperatamente il suo sguardo, anche se sono più di venti minuti che si trova seduta a meno di un metro da me ed è riuscita a non voltarsi dalla mia parte neanche una volta, neanche per sbaglio.
Come diavolo ci riesce?

Io non riesco quasi a respirare ogni volta che questo Thomas la sfiora, ogni volta che lei ride grazie a lui e non per me.

Stringo i pugni quando lui, con una scusa, le toglie qualcosa dai capelli, sistemandoglieli poi dietro la spalla, il mio petto si muove su e giù troppo velocemente e inizia a girarmi la testa per la collera che avvelena la mia ragione.
La rabbia che sento crescere come un vortice all'interno dei miei muscoli si trasforma presto in lava incandescente che brucia la mia pelle, più lo vedo cercare le sue attenzioni, più immagino di spaccargli la faccia e riempirla di sangue.

La mano di Brian si posa sul mio braccio improvvisamente e mi fa voltare distraendomi per un attimo, nei suoi occhi azzurri trovo per un riparo, comprensione, mi fa cenno di seguirlo.
Usciamo fuori sul retro del locale, l'aria è ghiacciata e respiro a pieni polmoni, sembra un ottimo rimedio per recuperare la lucidità di cui ho bisogno.
« Calmati, stavi per spaccare la faccia al mio amico e non te lo permetterò.»
Porto le mani sulle ginocchia accovacciandomi, continuo a respirare e tento di ripetermi che non è più mia, che devo andarmene perché l'ho lasciata libera.

Ma non funziona, cazzo.

« Lei, lei...io non posso...»
Torno in una posizione eretta e indico il locale alle nostre spalle continuando a scuotere la testa, continuando a vedere davanti agli occhi Chloe con un altro, continuando a sentire le viscere che mi vengono strappate dalla carne.
«Rinunciare a lei, vivere una vita vuota di rimpianti e ricordi, posso farlo...ma vederla ...»
Prendo a calci una sedia facendola rotolare poco più avanti, non soddisfatto la afferro e inizio a scaraventarla a terra più volte dando sfogo a tutta la rabbia che sento.
«Sono un totale casino.»
Sussurro con il fiatone e i resti di plastica fra le mani di quello che era una sedia.
«La metterò sul tuo conto, ovviamente.»
Mi volto a guardare Brian che mi fissa tranquillo, poggiato con la schiena al muro e una sigaretta in bocca.
Porta la mano muscolosa a spostare una ciocca di capelli biondi caduti davanti la fronte e scuote il capo.
«Ora che mi hai distrutto mezzo locale, se hai finito, resta qui senza combinare danni.»
Indica un'altra sedia accanto un piccolo tavolino.
« Andrea, so che stai provando, ed è per questo che solo per questa volta ti aiuterò, ma poi, ricorda che Thomas è mio amico e starò dalla sua parte.»
Sparisce dietro la porta metallica, io mi siedo non capendo bene il suo discorso, ma so che dovrei ringraziarlo per non avermi buttato fuori o chiamato la polizia dato lo scatto d'ira.

Con il naso rivolto verso l'alto fisso il cielo, le luci della città non permettono di vedere le stelle, ma qualcuna, data la penombra qui, si intravede, lei era la mia e l'ho lasciata andare via.

Davvero era tutto più importante?
Davvero ne è valsa questa pena logorante?
C'è ancora un po' di felicità per me in questo mondo?

«Andrea, stai bene?»
La voce di Chloe arriva come un segno divino, la vedo correre verso di me preoccupata con il kit del primo soccorso in mano.
«Brian ha detto che ti sei fatto male.»
Poggia la piccola valigetta sul tavolino e la apre, il suo sguardo è preoccupato.
« No, io, non ...»
«Ti medico la mano. Ma che diavolo è successo?»
Guardo la mia mano e solo ora mi rendo conto di avere una ferita.
Appena mi sfiora sospiro perché vorrei solo afferrarla e stringerla a me, baciarla, ritrovarmi in lei, ma serro la mascella e nonostante questa vicinanza stia mettendo a dura prova il mio istinto, resisto per non farla scappare.

Lei, ancora lei, sempre lei, catapultata all'improvviso nella mia vita dal nulla, pronta a stravolgerla, a salvarmi, a portare colore.

La osservo concentrarsi mentre medica la mia ferita e il suo capo chino è vicino al mio, mi avvicino di pochi centimetri e inspiro il suo profumo.
Quanto mi è mancato.

« Non mi hai mai detto quale fosse il tuo profumo, mi ha sempre ricordato un fiore.»
I suoi movimenti si bloccano e alza la testa, mi guarda confusa.
« L'ho sempre amato, lo sai, te lo chiedevo spesso e mi dicevi di indovinarlo, ma non ci sono mai riuscito.»
Resta in silenzio a esaminare a fondo i miei occhi, la mia espressione, il mio volto, poi torna al suo lavoro da infermiera improvvisata, il silenzio cala, finisce la sua medicazione e richiude la cassettina.
Proprio quando mi sono arreso a non avere nessun canale di comunicazione con lei, riesce sempre a sorprendermi.
« Frangipane.»
Sussurra senza guardarmi.

« È un profumo che ha come base la fragranza del fiore frangipane.»
La vedo sorridere appena quando le dico che è la prima volta che ne sento parlare.
«È un piccolo fiore, davvero bello, che ha una leggenda.»
Ora sono curioso, ma anche se non lo fossi fingerei, qualunque cosa pur di continuare a vivere l'illusione che si è ricreata di noi due ancora insieme.
«Un veggente disse ad un ricercatore francese che per diventare ricco avrebbe dovuto trovare un fiore dai colori della luna e dalla fragranza che placasse l'anima.»
La osservo assorta a raccontare e le sue parole mi colpiscono molto.
« Lui viaggiò tanto e arrivò fino all'isola di Antigua, l'anziana più saggia del popolo del posto, gli indicò un luogo dove finalmente trovare ciò che cercava.
Credeva di trovare grandi tesori, invece trovò solo un fiore luccicante come monete, e capì che il viaggio era concluso.»
Le sue belle iridi intrappolano le mie.
«Il tesoro era quello, una notte stellata, la pace che gli dava quel profumo inebriante, la vita che stava vivendo.»
Poi il suo sguardo si spegne e si allontana da me.

«Io sono proprio come quel ricercatore francese.»
Le mie parole la fanno voltare prima che rientri nel locale.
«Ossessionato, non dalla ricchezza, ma dalla mia vendetta e, solo quando ho trovato te, il mio fiore di frangipane, hai placato la mia anima facendomi capire cosa contasse.»

Il silenzio è sovrano fra noi, si ode solo una musica lontana di sottofondo che proviene dal locale, leggera, grazie alle pareti insonorizzate.
I suoi occhi sembrano tremare, le sue labbra anche, fino a quando, il dolore non si trasforma in rassegnazione.
«Chloe, mi dispiace...»
Faccio un passo avanti, ho bisogno che non mi sfugga nuovamente di mano, ma le sue parole sono un proiettile sparato dritto al cuore.
«A me dispiace Andrea, non sono riuscita a guarire la tua anima distrutta.»
Si volta e va via.

«Anche a me.»
Il mio sussurro riecheggia nel buio.

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