capitolo 66 - Andrea

Andrea

Andrea

Qual è l'esatto momento in cui si può sentire il proprio cuore cessare di battere?

Beh, io credo di non sentirlo più, adesso, mentre tu sei qui davanti a me e ti sto dicendo addio, sto rinunciando a noi.

Scioccamente ho deciso che non sei tu la mia priorità e, con te, sto mandando a puttane l'unica possibilità che avevo di avere una vita, di nuovo una vera vita piena e felice.

Eri entrata nelle mie giornate come fa un arcobaleno, colorando improvvisamente un cielo grigio che porta ancora i segni della pioggia, facendomi credere che anche io potessi dimenticare il passato e rimarginare le sue cicatrici, ancora aperte e sanguinanti sulla mia pelle.
È stata solo una grande illusione amore mio, ma non è colpa tua, solo mia.

Tu, con la tua gioia di vivere, con la tua testardaggine, hai voluto sfidare i miei demoni, hai combattuto da grande guerriera, ma ora basta così, la battaglia è persa, ed io, non so come dirtelo.
Bizzarro come, proprio io, che cerco di combattere un uomo per aver spezzato il cuore di mia madre, le illusioni di mia sorella, ora, mi comporti esattamente come lui, calpestandoti amore mio.

Ma, credimi, è meglio così, lo capirai un giorno, forse e, magari, mi perdonerai, perché questa sera, sto uccidendo anche me, ma non posso fare altrimenti, c'è in ballo qualcosa di più grande di noi, più importante.

«Perdonami.»

È solo un sussurro il mio, riesco a malapena a ricacciare le lacrime mentre stringo il tuo regalo che infilo nella tasca, voglio avere almeno un ultimo ricordo di te, ma non mi vedrai leccare le mie ferite, lo farò da solo, in disparte, come sempre.
La tua espressione all'improvviso diventa preoccupata e cerco di trovare il coraggio per dirti addio, ma la tua mano stringe la mia e le osservo per qualche istante ancora, un ultima volta mi beo di questo tocco.
Ma poi, spengo del tutto i sentimenti, dando il benvenuto ai miei demoni, perché è inutile attendere oltre, la decisione è presa e indietro non si torna.

Faccio scivolare la mano distante dalla tua, mi allontano e prendo un grosso respiro, mentre tu resti lì, impalata, davanti a me in attesa che io ti distrugga, ignara del dolore che sto per farti.
Sei a due passi dal tuo carnefice, lo sono sempre stato, speravi mi guarissi, ma non ci sei riuscita, nessuno può.
«Non possiamo stare insieme?»

Aggrotti la fronte confusa.
«Intendi a mezzanotte o domani per il tuo compleanno?»

Come sei innocente, provo a spiegarmi una volta per tutte.
«Tra noi è finita.»

Stavolta sono stato chiaro, i tuoi occhi si spalancano e scuoti la testa come se volessi scacciare quelle parole via da te, ma purtroppo hai capito bene, e so che mi chiederai di ripetere, mi chiederai cosa intendo, mi chiederai perché, ed io dovrò scagliare il colpo di grazia.

«Non capisco.»
Le tue ciglia continuano a chiudersi ed aprirsi ritmicamente, ti senti smarrita, lo so, mi sento perso anche io.
«Chloe...»
Cerco le parole più adatte per dirti addio, per non sminuire ciò che sei stata e sei per me, perché ti sentirai questo, niente, invece sei esattamente l'opposto, ma ora non puoi capirlo.
Abbasso la testa quando le tue iridi vengono bagnate da lacrime, e c'è una parte di me che odia profondamente l'esatto momento in cui mi sono lasciato andare e ho abbattuto le mie difese per credere in noi, scegliendo te, perché sapevo che sarebbe comunque arrivato questo giorno.

Andiamo, non potevo davvero illudermi che tu mi saresti bastata.

Un'altra parte di me, invece, custodirà come il tesoro più prezioso che ci sia ogni ricordo di noi, vorrei tanto dirtelo, ma ora come ora, non sono in grado di farlo.

«Non riesco nemmeno a comprendere le tue parole, cosa stai dicendo?»
Fai un passo indietro come se volessi proteggerti da me, ma ormai è troppo tardi, ti ho già distrutta.
Vorrei accarezzare il tuo viso, vorrei consolarti, spiegarti che starai meglio, che affronterai la tua vita a testa alta e supererai tutto presto, dimenticandoti di me, che sono solo stato una parentesi nei tuoi giorni, mentre tu sei stata tutto nei miei.
Ma mi concentro, perché non posso toccarti e illuderti ancora, tengo a bada i miei istinti e me ne sto al mio posto.
«Hai sempre saputo che stavo combattendo una guerra contro i miei demoni personali, contro l'odio verso mio padre, una vendetta da portare a termine.»

« Non ha senso quello che stai blaterando, cosa c'entra questo?»
La voce le trema e tira entrambe le maniche del suo bel vestito che le ho regalato proprio io, per sfogare probabilmente in qualche modo l'ansia mentre attende una mia risposta definitiva.

Faccio combaciare, di sicuro per l'ultima volta i nostri occhi, e sono sincero.

« È semplice, mi sono ritrovato di fronte ad una scelta da fare.»
Prendo un respiro profondo e ingoio il nodo che mi blocca la possibilità di parlare.
«Non ho scelto te.»
Ecco, è questo l'istante in cui ho udito l'ultimo battito, seguito da un rumore sordo, l'eco dei nostri baci, delle tue risate, piano piano sparire, mentre una lacrima scende sulla tua guancia.
Che sciocco, i miei passi si affrettano e la mia mano è già sul tuo viso e la sta asciugando, e tu, mi stai lasciando stranamente fare, chiudendo gli occhi, godendo come me di questo contatto, l'ultimo.

«Chloe, non ho mai voluto farti del male, ti prego, credimi.»
Queste parole, tanto vere, quanto crude, spezzano la bolla nella quale ci eravamo rifugiati, prima di affrontare il domani, senza l'altro.
I tuoi occhi sono pieni di dolore, ma vi leggo altro, e fidati, ne so qualcosa, in mezzo a quella sofferenza, c'è una fiamma appena accesa, è l'odio che sta nascendo per il sottoscritto.

«Chi ti credi di essere per giocare così con i miei sentimenti?»
In malo modo mi spingi via da te, ma resto inerme, ti lascio sfogare, perché ti farà bene, forza colpiscimi.

«Sei un povero ragazzo solo, rotto dentro.»
Mi spinge ancora e finisco accanto al tavolo, i suoi occhi pieni di lacrime si posano sulla torta che ha fatto per me, con tanto amore, con una scritta tutta storta, per la quale l'avrei ringraziata ma presa in giro per giorni, se le cose fossero andate diversamente.
Chloe la afferra e la scaraventa a terra, pezzi di dolce al cioccolato, seguito da frammenti di ceramica, si sparpagliano sul pavimento ai nostri piedi.
Osservo questo disastro, e penso che sia solo questo ciò che resta della nostra storia.
«Tu, non sei in grado di amare, non lo sarai mai.»
Urla iniziandomi a spingere verso la porta d'ingresso, io non faccio resistenza, mi butta fuori, ma prima di chiudere questa porta mi guarda con rancore.
« Che tu sia maledetto Andrea, come il giorno che ti ho incontrato.»

Il vuoto che sento nel petto lo provai solo quella notte di diversi anni fa, perché lo sento di nuovo anche ora?

Questa è stata una scelta difficile, ma giusta, nonostante io la ami, ma dopo l'altra sera, dopo ciò che ho scoperto, dopo ciò che è accaduto, io non posso scegliere ancora lei, non ci riesco.

Entro in ascensore e mentre guardo la mia immagine riflessa, ripenso alle sue parole, io sono già maledetto cara Chloe e, hai ragione, non sono capace di amare, mi sono illuso di poter amare te, un angelo.
Una lacrima mi ricorda che sono umano, che provo dolore, per quanto io stia tentando di scacciarla con tutte le mie forze, ma la asciugo con un gesto di stizza, e con impeto e rabbia, prima che sia in grado di controllarmi, butto un pugno allo specchio davanti a me spezzandolo in diverse crepe.
Mi guardo, ignorando il dolore alle nocche sanguinanti, mi vedo spezzato, ed è proprio così che sono, rotto, hai ancora una volta ragione amore mio.

Le porte metalliche si aprono ed esco da questo palazzo, salgo in macchina e guido, spingendo forse più del dovuto il piede sull'acceleratore, le ruote mangiano l'asfalto ma non mi allontano mai abbastanza da te da riuscire a sentirmi meglio.

Maledizione.

Parcheggio davanti al pub del mio amico, non c'è molta gente, qui mi conoscono tutti, il solito tavolo nell'angolo, in disparte, nella penombra, per fortuna è libero.
Mi siedo e ordino una bottiglia di whisky, che non tarda ad arrivare.
La gente intorno a me continua la sua vita come sempre, mentre la mia va a puttane, come sempre.
Lui, devo ringraziare lui, c'èntra ancora una volta lui.
Le note dei Maneskin riempiono l'intero pub, mentre scorro le foto sul telefono di noi due che hai tanto insistito per fare e che cancellerò perché fa troppo male.

Ignoro il bicchiere e bevo direttamente dalla bottiglia, domani non ti amerò più, non sentirò già più questo dolore che mi ricorda che eri mia fino a qualche minuto fa, ma stasera, mi sta bene soffrire pur di sentirti ancora con me, crogiolarmi e illudermi ancora per un altro po' di essere tuo.

https://youtu.be/IdoWmHNLoPQ

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