capitolo 62 - Andrea

Andrea

In ufficio la giornata è pesante, non mi sono alzato dalla mia scrivania neanche per una breve pausa, Chloe è passata a portarmi il pranzo e non l'ho più vista.
Mi sto occupando di una grossa campagna pubblicitaria che ci porterà un contratto lungo minimo tre anni, comprendendo tutti i prossimi progetti di questo famoso brand, ma purtroppo non lo sto facendo da solo ma con il mio compagno d'ufficio.
I dissapori fra noi, sono silenti, giusto per il quieto vivere, si stanno risvegliando e ne sono la prova le sue continue frecciatine su me e la mia fidanzata, che tento in tutti i modi di prendere diplomaticamente ricordandogli che sono io a risvegliarmi accanto a lei.
Penso ci speri ancora un po' e forse potrei avergli fatto credere che Chloe si fermi da me più spesso di quanto faccia in realtà.
Anche se è da una settimana che la vedo solo qui in ufficio, sto facendo gli straordinari e lei la sera ha da fare in caffetteria, ammetto che mi manca svegliarmi al suo fianco.

Faccio scricchiolare il collo con la speranza di sentire un minimo di sollievo, avendo i muscoli tutti indolenziti e rigidi, fuori dalla finestra il cielo è buio e mi rendo conto che la giornata è terminata solo quando Mark saluta e va via.
Dopo qualche minuto sento bussare e mi volto, sull'uscio trovo due occhi nocciola intensi che mi osservano, il mio corpo si muove verso il suo come se avesse bisogno di un contatto, anche solo sfiorarla mi rasserena.
Poso la mano sulla sua guancia facendola sorridere dolcemente ed io mi chiedo come possa una creatura così meravigliosamente complicata a riempirmi la vita, ad aver scelto di amarmi.

La tiro dentro l'ufficio e chiudo la porta, la mano corre frettolosamente verso la serratura trovando la chiave nella toppa e la ruoto, ora siamo soli davvero.
«Che stai facendo?»
Un misto fra confusione ed eccitazione illumina i suoi occhi, ho bisogno di lei, ora, qui, del suo sapore mischiato col mio, del suo odore addosso, soprattutto visto che neanche questa sera verrà a casa con me.
Mi avvicino e senza darle spiegazioni o tempo per ritrarsi, o per fermarmi, inizio a baciarla, dapprima dolcemente, con l'intento di far crescere in lei la stessa voglia che ho io di buttare all'aria il buon senso.
Le sue labbra sono dannatamente morbide e non appena mi allontano la ritrovo ad occhi chiusi, non perdo un attimo e scosto i capelli dal collo per leccare l'incavo di questo e provocare un dolce mugulio di apprezzamento.
La spingo con gentilezza verso la scrivania, ma poi una fantasia mi stuzzica e cambio direzione pregustandomi già quest'idea.
La scrivania del caro Mark o la sua sedia, o entrambe, ma per ora opto per la prima.

«Andrea non possiamo.»
Sussurra poco convincente, poggiata su questo tavolo, osservando la mia mano che risale su per la sua gamba addentrandosi sotto la gonna marrone e, nonostante le calze spesse, riesco a percepire i brividi sulla sua pelle.
I nostri occhi si incontrano proprio quando le mie dita si fermano sulla sua intimità e iniziano a muoversi lenti ma decisi, so che le piace perché il labbro inferiore finisce presto per essere intrappolato fra i suoi denti.
Sto tentando di resistere, perché godermi lo spettacolo di Chloe che ha un orgasmo mi eccita, ma è difficile non volere di più.
L'altra mano sfugge al mio controllo e inizia a stuzzicare il suo seno da sotto questo maglioncino che strapperei, mi tuffo sulle sue labbra perché voglio essere io a morderle.
Inizio a succhiarle, leccarle, per poi morderle ed iniziare da capo, nella testa un unico pensiero, rischio di venire anche io, peccato che al momento lei non mi stia nemmeno sfiorando.

Mi allontano ignorando le sue proteste, devo almeno cercare di regolare il respiro ed i battiti impazziti, questa donna mi fa uscire di testa.
La esorto a togliere le calze e l'intimo, inizialmente fa storie, ma di certo non mi ferma quando mi chino e gliele sfilo guardando quelle pupille che man mano diventano sempre più grandi seguendo i miei movimenti.
Prima di rialzarmi poso dei baci umidi lungo l'interno della sua coscia risalendo fino al punto proibito a chiunque, ma non a me.
Peccato che non ci sia tutto questo tempo.

Mi alzo, lei, continua a stringere le mani sul bordo del legno ciliegio mentre io slaccio i pantaloni e li abbasso, seguiti dai boxer verdi e, non vedo l'ora di essere dentro questa donna.
Chloe ha la mia stessa urgenza, afferra il mio maglione e mi tira a sé facendo congiungere le nostre labbra, le sue gambe si arpionano intorno alla mia vita cercando di far congiungere i nostri corpi e l'aiuto volentieri.
Ad unirsi sembra essere anche la nostra anima non solo i nostri corpi, ogni volta che siamo fusi da non capire dove inizia il suo e finisce il mio.

Ogni volta che i miei affondi aumentano di intensità le sfugge un gemito forse fin troppo acuto, dato che ci troviamo in ufficio, nonostante l'ora di chiusura e i colleghi fossero tutti intenti ad andar via, vorrei evitare pettegolezzi e richiami.
Cerco di bloccare questi rumori chiudendole la bocca con la mia, la lingua trova la sua e la lotta ha inizio, una guerra sensuale che continua ad elevare questo godimento.
Una mano si infila fra i capelli morbidi, alla base della nuca e l'altra, affonda nella sua carne, nella coscia.

Il nostro affiatamento, fisico, ma anche mentale, questa passione che esplode ogni volta che ci sfioriamo, i battibecchi e le sfide che non riescono a dividerci ma solo ad avere voglia di viverci di più, i cuori che navigano insieme fra le onde di un mare infinito, tutto questo ha un nome.
Si chiama amore.

In fondo l'ho sempre saputo, l'ho sempre sentito dentro di me che questa pazza mora mi avrebbe stravolto la vita in qualche modo e, lo ha fatto.
Questa donna mi ha salvato, in ogni modo possibile in cui si possa salvare un'anima dannata ed oscura, lei è il mio miracolo.
Eppure sono stato così idiota da non dirle apertamente cosa provo, perché le cose belle mi spaventano, lei lo ha sempre fatto, questi sentimenti che sentivo crescere, questo legame che volevo rinnegare credendo fosse un pericolo, invece è stata la mia salvezza.

Devo rimediare subito.

I nostri respiri concitati iniziano a calmarsi, prendo dei fazzoletti per ripulirci e mentre mi sistemo la osservo rivestirsi.
Ha le guance rosse e i capelli un po' in disordine, ma è bellissima, soprattutto quando imbarazzata mi guarda e scoppia a ridere coinvolgendomi in questo momento di spensieratezza.
La avvolgo fra le mie braccia e, quando sto per aprire il mio cuore, accade qualcosa di inaspettato.

«Chloe, io sono stato uno stupido a non dirti fin'ora che ti...»
Qualcuno bussa alla porta facendoci girare di scatto verso questa con lo sguardo impaurito per essere colti sul fatto, nonostante siamo ormai vestiti.
Cerco di darmi un'ultima sistemata, e lo stesso fa lei, controllo che l' ufficio sia in ottime condizioni senza destare sospetti, ma farci trovare insieme con la porta chiusa a chiave, già dice tutto.
Mi schiarisco la gola e mi preparo ad affrontare chiunque ci sia oltre questa porta, ma non mi sarei mai aspettato di trovare lei.

Resto senza fiato nel vedere quegli occhi, quel sorriso, sentire quella voce di persona e mi chiedo perché sia qui.

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