capitolo 55- Chloe

Chloe

Mi copro con la sciarpa blu e beige fin sopra il naso, cerco di abbassare il cappellino di lana il più possibile, quasi non respiro, quasi non ci vedo, ma dovrò resistere ancora per poco.
Esco dalla metro e risalendo i gradini di corsa mi sento già meglio, da quando le mie foto sono ovunque mi capita di imbattermi in situazioni come quella che ho appena vissuto.
Ragazze che parlottano fra loro invidiando ingiustamente il mio corpo a discapito del loro, e contro, uomini che commentano poco gentilmente.

Fare la modella non fa proprio per me.

Cammino per un centinaio di metri ammirando l'oceano blu scuro che ho di lato, è appena arrivato Novembre e l'aria di New York inizia ad essere davvero gelida e non vedo l'ora di vedere questa città sommersa dalla neve, pur sapendo che morirò dal freddo.
Non faccio in tempo a premere il citofono che il portone viene aperto, entro in ascensore e salgo fino al quinto piano, non appena le porte davanti a me si aprono lui è lì, poggiato con la spalla allo stipite della sua porta di casa, braccia conserte mettendo in mostra i muscoli delle braccia.
Il sorriso tenero che gli si forma nel vedermi, ogni volta mi provoca un piccolo tuffo al cuore, inspiegabilmente, non capisco perché ancora reagisco così, ma non ho controllo sulle emozioni che mi regala con così poco quest'uomo.

«Sembri l'omino Michelin con quel coso addosso, e poi, ti si vedono solo gli occhi.»

Inizia a deridermi come fa di solito ultimamente dopo aver scoperto la mia allergia contro il freddo.
«Cos'hai da ridire contro il mio bellissimo piumino bianco nuovo.»
Fintamente offesa gli nego il solito bacio e anzi, mi faccio largo ed entro in casa.

«È enorme.»
Mi squadra dalla testa ai piedi, continuando a ridacchiare mentre chiude la porta.

«È l'unica moda newyorkese che sono entusiasta di seguire, mi copre fino ai polpacci.»
Non mi interessa seguire le mode, a meno ché, non si tratti di qualcosa che mi affascina, e qui non si tratta di bellezza, ma di sopravvivenza, vedere le ragazze andare in giro con questi enormi cosi addosso che sembrano piumoni del letto, che per quanto orribili sono caldissimi, mi ha fatto diventare gli occhi a cuoricino.

«Almeno ti nasconde agli occhi degli altri uomini.»
Inizia a borbottare andando verso la cucina a vista, e non posso non sorridere, mi piace vederlo geloso e, soprattutto punzecchiarlo.
« Per caso qui qualcuno è ancora geloso?»
Lo raggiungo e avvolgo le sue grandi spalle con le mie braccia stringendolo a me e poggiando l'orecchio alla schiena, riesco a sentire il suo cuore battere, ogni volta mi chiedo sempre la stessa cosa.

Chissà se prova ciò che sento io, chissà se batte anche per me?

«Può darsi che tu abbia un fidanzato un tantino geloso, a volte.»
Afferra le mie mani, sul suo petto, e si volta nel mio abbraccio, ora siamo faccia a faccia e incontrare i suoi occhi che mi guardano con questo entusiasmo, è emozionante.
Eppure continua a non sbilanciarsi sui suoi sentimenti, ancora li tiene per sé, nonostante io senta trasporto e affiatamento, non ho ancora la conferma di ciò che prova.
Quella notte magica di quasi un mese fa, sull'Empire State Building, io ho sentito qualcosa dentro di me esplodere e come una forza trascinarmi su confini mai esplorati, mi sono lasciata cullare da quelle emozioni che mi trasmetteva lui, soltanto lui, dalla improvvisa consapevolezza di volerlo così tanto, in quel momento e, soprattutto, nel mio domani.
Ho aperto il mio cuore di getto, impulsivamente, come è tipico di me, ma non ho pensato che potesse essere presto per la nostra storia, perché ero in balia di ciò che stavo provando e avevo bisogno di buttarlo fuori.

«Ma quanta roba hai addosso?»
Andrea inizia a lamentarsi dopo aver cercato di infilare le mani sotto la mia maglietta trovando per la terza volta l'ennesimo strato di tessuto.

« Ho freddo, in Italia non siamo abituati a queste temperature, lo sai.»
Cerco di allontanarlo inutilmente.

«Ti ho già detto che ci penserò io a scaldarti, nuda nel mio letto.»
Sussurra con voce roca cercando di lasciare dei piccoli baci invitanti sul mio collo.

«Oppure vestita, in cucina.»
A questa mia proposta si ferma e si allontana da me quel tanto che basta per riuscire ad osservarmi, con un sopracciglio alzato.
«Tra un'ora arrivano Sofy e Davide.»
Gli ricordo della cena che abbiamo organizzato con tono di rimprovero, i suoi programmi sono andati in fumo e il fatto che sbuffi mi dice che lo abbia capito.

Inizio a preparare la cena che abbiamo programmato, ieri siamo andati insieme a fare la spesa e lui ha promesso di aiutarmi, nonostante non sia molto bravo in cucina, ma questa può essere un'occasione per lui per imparare qualcosa e smetterla di mangiare sempre da asporto quando non ci sono io.

«Spero che Sofy non faccia scappare Davide, è entusiasta di conoscere un bel ragazzo.»
La mia amica parla di questa cena da tutta la settimana e guarda le foto di quel povero ragazzo tutto il giorno, ho un po' paura.

«Io prevedo una serata spassosa.»
Scoppia ad un tratto a ridere come se già nella sua testa avesse immaginato chissà quale scenario assurdo, e conoscendo Sofy, di qualunque cosa si tratti, potrebbe diventare realtà.

«Strano che un bel ragazzo come Davide non abbia una fidanzata, mi è sembrato anche una brava persona, sicuro che non si frequenti con nessuno?»
A seguito dell'incontro in spiaggia, ormai diverso tempo fa, è capitato di trovarlo qui e chiacchierare, una volta siamo anche andati a bere qualcosa al loro solito pub.

«No, una volta, da ubriaco, mi disse di aver fatto una cazzata andando a letto con una ragazza, mi parlò di sentimenti che non doveva provare, ma poi non uscì più fuori quel discorso.»
Andrea inizia a pensare con sguardo vago senza dare troppa importanza all'accaduto e riprende a sistemare le birre nel freezer.

«È il tuo migliore amico, magari era importante.»
Uomini, possibile che non debbano mai capire quando qualcosa è importante?

«Fu lui a sminuire la cosa, anche se, forse non dovrei dirtelo ma, ora che mi ci fai riflettere, addirittura intravidi alcune lacrime, ma era ubriaco.»
Scuote la testa scacciando la sensazione di essersi fatto sfuggire qualcosa, ma io ho proprio l'impressione che invece, avrebbe dovuto dargli il giusto peso e se ne pentirà perché da ubriachi si dice la verità spesso.

«Secondo me quei due farebbero una coppia perfetta, ma poi chi li sopporterebbe insieme, già singolarmente mi fanno uscire di testa, poi dovrei andare a ricoverarmi in una clinica.»
Ha quasi lo sguardo terrorizzato nell'immaginare Davide e Sofy insieme che lo torturano, è davvero comico, poi cambia atteggiamento ritornando serio.
«Comunque è da diverso tempo che non ha una storia in effetti, con la sua ex è durata un po' e lo vedevo sereno, credevo fosse innamorato, ma all'improvviso l'ha lasciata tempo fa, dopo una nostra vacanza insieme, senza darmi spiegazioni in merito.»

Ad un tratto il suono di un telefono si diffonde nella casa, mi volto a guardarlo, i suoi occhi sono puntati verso il corridoio e le sue spalle si irrigidiscono, poi quelle iridi miste si fissano su di me e ho la netta sensazione che voglia dirmi qualcosa, ma non lo fa, si incammina verso la sua stanza in silenzio.
Il suo telefono è qui sul tavolo del salotto, davanti a me, e non sta squillando, mentre l'altro, quello che un paio di volte vidi in ufficio chiuso nel suo cassetto, continua a suonare.
Ho sempre voluto chiedergli con chi parlasse così segretamente, perché avere un secondo cellulare gelosamente nascosto, ciò che temo è che la risposta non mi piacerà per niente.

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