capitolo 42 - Chloe

Chloe

Sono stretta fra le sue braccia, i nostri respiri si mescolano ancora, non riesco a smettere di tremare e sono sicura che se ne sia accorto, anche se spero di sbagliarmi.
Ho paura di mostrarmi fragile, di espormi, di crederci ancora, perché io tutto questo l'ho già vissuto, e non è andata a finire bene per il mio povero cuore.

Mi sono ritrovata in un angolo a trattenere lacrime, a sentirmi non abbastanza rispetto ad un'altra donna, ad essere usata per gioco, il capriccio di una sera.
Non mi aspettavo assolutamente di ritrovarmi a vivere alcune emozioni a me sconosciute fino a quel bacio improvviso, le stesse che ho ora nuovamente addosso, e che non mi fanno smettere di tremare.

I miei occhi sono chiusi, non ho il coraggio di aprirli e rendermi conto che lui non sia qui, capire di aver immaginato tutto, anche se è impossibile fare un sogno tanto reale come questo.
Ma non voglio aprirli anche per un altro motivo.
Quando lo farò, dovrò affrontare tutto questo, lui, il pericolo di ritrovarmi a pezzi appena si stancherà o si renderà conto che non sono io quella che vuole.
Devo proteggermi dai tipi come lui, nonostante il mio unico desiderio sia quello di baciarlo ancora, di stringerlo a me e iniziare a vivere un sentimento che è sbocciato dal nulla, ma sembra più forte che mai, inspiegabilmente.

Provo debolmente, perché in realtà neanche io sono davvero convinta di questa scelta, a staccarmi da lui, resto con lo sguardo chino, ma i suoi occhi li sento addosso.
Le sue mani, con decisione, mi tengono ancorata al suo corpo, e una di queste, poi si sposta sotto il mio mento per costringermi ad alzare lo sguardo, anche se è l'ultima cosa che vorrei fare, perché non credo che avrò la forza per restare fedele a me stessa e mandarlo via.
I nostri occhi si incontrano e come temevo ogni cellula del mio corpo grida di stringerlo, di amarlo, di rischiare, ma ho paura.

«Chloe, che succede?»

Mi allontano da lui sospirando, mi siedo sul letto lasciando che i capelli ricadano sul mio viso come uno scudo, ma purtroppo ci pensa Andrea ad inginocchiarsi davanti a me e con un gesto tenero riportarli dietro il mio orecchio destro.
Siamo nuovamente faccia a faccia, ingoio il groppo di saliva che blocca la gola, ma il problema è che mi manca il coraggio di mandarlo via perché temo sia un errore di cui possa pentirmi per il resto dei miei giorni.

Come puoi sapere qual è la scelta giusta da fare, puoi perdere la cosa più importante di te prendendo una decisione sbagliata, e magari non c'è rimedio dopo, quando te ne accorgi.
Siamo fatti di scelte, e ad ogni scelta presa, stai rischiando qualcosa, ora bisogna capire quanto io sia disposta a rischiare il mio cuore per lui.

« Non mi fido di te Andrea, sei volubile, me lo hai dimostrato più volte. Non sono disposta a rischiare il mio cuore.»
La sua mano resta a mezz'aria, ancora vicino i miei capelli per poi ricadere sul suo ginocchio, non ho il fegato di guardare il suo volto, i suoi occhi, e già mi pento delle mie parole non appena si allontana da me.

Credo stia per andare via, ma semplicemente resta in piedi, immobile a pochi passi dandomi le spalle, forse sta realizzando che non vale la pena insistere.
Ma non appena si volta verso di me, in quelle iridi miste, vedo una determinazione che mi sorprende, l'angolo destro delle sue labbra si alza appena.

Ho già visto questa espressione sul suo bel volto, non si arrenderà e, nel momento in cui lo capisco, mi sembra di percepire un battito nuovo in me, di speranza.

«Dove vuoi andare a cena?»

Strabuzzo gli occhi, devo aver capito male, gli chiedo di ripetere ma invece ho capito benissimo.
Forse, vedendo il mio povero cervello andare in fumo, ha pietà di me e mi spiega questo cambio di rotta improvvisa.
Non puoi andare a casa di una donna, dirle che vuoi iniziare una relazione, venire rifiutato e dopo meno di un minuto semplicemente proporre una cena, come se non fosse appena successo nulla, come se fossimo due amici.

«Iniziamo a frequentarci, capirai che puoi fidarti di me, ti darò il tempo che ti serve per farlo.»
Lo vedo molto sicuro di sé, in effetti è una proposta allettante, ma peggiorerebbe solo le cose per me, so già come andrebbe a finire, frequentarlo significherebbe innamorarmi di lui ed è ciò che più temo dopo il suo comportamento.

«E poi, sei così bella stasera che è un peccato restare a casa ormai.»
Le sue parole mi ricordano che avevo un appuntamento, guardo immediatamente l'orologio e rischio di essere in un disastro ritardo, ora lo sono solo enormemente.
Di scatto mi alzo dal letto ignorandolo e vado alla ricerca delle scarpe che avevo messo da qualche parte, mi guardo intorno, poi sbircio sotto il letto piegandomi a carponi sul pavimento.
Eccole.
Nel rialzarmi trovo il caro Andrea a fissarmi il sedere, lo fulmino con uno sguardo assassino e scuoto la testa nel constatare che è il solito maschio.

Infilo le mie décolleté blu e mi dirigo alla porta, ancora chiusa, pronta ad andare al mio appuntamento, afferro la maniglia ma qualcosa mi trattiene.
La mano di Andrea stringe il mio braccio nudo e mi dispiace di non aver già indossato la giacca che avevo intenzione di mettere per completare il mio outfit, per lo meno avrei evitato questo contatto.
Ogni volta che mi sfiora, il mio corpo reagisce contro la mia volontà, accidenti.

« Dove stai andando?»
Le sue sopracciglia chiare aggrottate, fanno da contorno a due occhi, non direi confusi, ma piuttosto allarmati, perché sa benissimo la risposta.

« Ho già preso un impegno stasera e mi stanno aspettando.»
Quasi non lo guardo perché temo in una sua reazione, perché la verità è che io voglio che mi faccia vincere la paura di fidarmi di lui, la verità è che voglio che non si arrenda.

« Non puoi andare all'appuntamento con Mark, non mi sta bene che la mia fidanzata vada a cena con un idiota che vuole solo portarla a letto.»
Sputa fuori acido, ma in tutto questo, io ho solo sentito la parola ' fidanzata' e il mio cuore credo si sia fermato.
« Metterò io le cose in chiaro con quel damerino da strapazzo, dov'era la cena?»
Chiede spazientito.

La mia pazienza però sta per finire e una volta ritornata in me, dopo lo shock avuto per come mi ha definita, sono pronta all'attacco.
« Tu non vai da nessuna parte, e non sono la tua fidanzata.»
La sua risposta mi fa tremare le gambe e girare la testa, maledizione.

Afferra all'improvviso la mia nuca e mi bacia, le nostre labbra unite mi fanno perdere il respiro dandogli purtroppo conferma dell'effetto che ha su di me.
Con la lingua sfiora la superficie del labbro superiore prima di staccarsi di pochi millimetri, ed io mi ritrovo stordita da emozioni che mi fanno bramare di più.

« Mark ti ha mai fatta sentire così?»
Chiede sussurrando ancora sulle mie labbra e lui non sa che non c'è mai stato nessun bacio per un confronto, perché non c'è nessun sentimento che mi spinge a farlo, che mi spinge a provarci.

Resto impalata come una sciocca ragazzina, come se fosse il mio primo bacio, continuo a fissare queste labbra così vicine, così invitanti, ma cerco di darmi un contegno.
Mi schiarisco la voce e sbatto le palpebre più volte alla ricerca di lucidità, perché mi serve ora, eccome.

«Non farlo più.»
Gli intimo, credo con poca convinzione purtroppo.
Lo spingo via mentre lui ridacchia facendomi innervosire.
«Chloe, non puoi negare che provi le stesse emozioni che sconvolgono me.»

Non rispondo per non mentire, non riuscirei a farlo ora, meglio tacere quando si è troppo presi da sentimenti che potrebbero portarti ad esporti troppo.

«Siamo fatti per stare insieme, ammettilo, io l'ho fatto.»
Ha un'aria vittoriosa alquanto irritante.
« Dovrei stare dietro ogni tuo capriccio? Ogni tuo sbalzo ormonale che ti porta a cambiare decisione ogni due giorni, mio caro?»
Ma chi si crede di essere?
Lo spingo ad ogni accusa e lui fa bene ad indietreggiare con aria impaurita.
« Decidi di baciarmi, poi decidi di volere Caroline, ora torni da me, quale sarà la prossima mossa da latin lover?»
Tenta di aprire bocca ma lo interrompo perché non voglio sentire le sue sciocchezze da grand'uomo.

«Tua madre non ti ha insegnato che non puoi avere tutti i giocattoli che vuoi?»
Mi fissa ad un tratto serio, evidentemente ha capito che non sto giocando, cosa che lui ha fatto fin'ora.
« Devo parlarci io con tua madre, dovrebbe farti un discorsetto di come non si gioca con le ragazze...»

«Vuoi uscire con Mark? Prego. Non mi vuoi? Va bene.»
Mi urla in faccia interrompendomi, con una ferocia che non gli avevo mai visto, subito dopo esce da questa stanza sbattendo la porta così forte da far tremare i vetri.
Resto immobile, conscia di aver esagerato, ma anche del fatto che lo abbia fatto lui con questa reazione.

Il telefono squilla, in bella mostra sul letto, sul display il nome di Mark lampeggia, devo chiudere questa inutile frequentazione, e per quanto non abbia alcuna voglia di vederlo, infilo la giacca, il cappotto, ed esco con l'angoscia nel cuore.

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