capitolo 35 - Andrea

Andrea

L'alba sorge, osservo il cielo con i suoi meravigliosi colori, non è stata una notte tranquilla, le parole di mia nonna, le parole di Davide, mi hanno fatto compagnia, per non dire tormentato.
Bevo il mio caffè italiano a piedi nudi davanti la grande vetrata osservando l'oceano, forse dovrei abbracciare ciò che mi scoppia dentro, non rinnegarlo, lasciarmi trasportare da emozioni che non ho avuto la forza di soffocare.

Mi preparo a questa nuova consapevolezza, cercare di essere un nuovo Andrea, lei potrebbe davvero salvarmi da questo marciume che mi porto dentro da troppo tempo, questo dolore che mi lacera l'anima intrappolandomi a quel che sono.

Prendo il telefono cercando il suo contatto, la voglia di chiamarla, di chiederle scusa per le parole dette, la paura che possa essere troppo tardi, mi fanno stringere i pugni e mi agitano.
Guardo l'orologio appeso alla parete in pietra grezza, è troppo presto, sbuffo scompigliandomi i capelli e mi rendo conto che devo trovare un modo per scaricare la frustrazione nel frattempo.
Chloe di sicuro starà ancora dormendo ed io, non so nemmeno quale sia la mossa giusta ora, cosa dirle dopo l'altra sera, e soprattutto come reagirà.

Infilo una tuta e vado in spiaggia a correre per scaricare l'ansia, a quest'ora è tutto semi deserto qui, proprio come amo io, solo, con i miei pensieri e il rumore delle onde come sottofondo.
Corro mentre la mia mente non si ferma, i pensieri brulicano e forse, per la prima volta, vedo il sole non solo qui fuori ma anche dentro di me, o almeno, è quello che vorrei.

Non so cosa sia cambiato, ma per la prima volta inizio anche a credere che non ci sia bisogno di rinunciare a lei per avere la mia vendetta.
Magari potrei raggiungere comunque il mio scopo in un altro modo, evitando ciò che avevo stabilito, ciò che prevedevano i miei piani.
Piani un po' drastici ad un certo punto, lo ammetto io stesso, ma ero pronto a tutto pur di annientare mio padre e lasciarlo senza ciò che ha di più caro, cioè la sua società, i suoi soldi.
Ed ora, forse, posso fare un passo indietro.

Non lo so, ma lei sta stravolgendo tutto, devo ammetterlo, che io lo voglia o no, che io sia pronto o no.

Tutto questo mi sta facendo impazzire, lei mi sta facendo impazzire, perderla quando potrebbe essere mia mi fa impazzire, quindi mi arrendo.

Mi fermo con il fiatone sorridendo stupidamente, poso le mani sui fianchi e scuoto la testa, conscio di aver fatto un casino prima di rendermi conto che ero fottuto dall'inizio e non ho mai avuto scampo.
Non so se quello che mi scoppia dentro si chiami infatuazione, oppure amore, magari fuoco di paglia, ma di sicuro è qualcosa che divampa e mi avvolge, è un sentimento che non riesco a spegnere.
E non voglio farlo.

Torno indietro verso casa, ormai l'ora X si avvicina, probabilmente dovrei prima mettere le cose in chiaro con Caroline per correttezza, era palese la sua disponibilità al bacio della buonanotte l'altra sera.
Rientro in casa e la prima cosa che faccio e mandare un messaggio proprio a lei dandole appuntamento al parcheggio dell'agenzia, non so come uscirò da questa situazione senza ferirla, ma userò molto tatto sperando capisca.
Poi parlerò con Chloe.

Mi butto sotto il getto d'acqua della doccia, sono trepidante all'idea della mattinata che mi aspetta e di come possa cambiare la mia vita.
Ammetto che un senso d'ansia all'idea di affrontare quella mora testarda e combattiva, dopo il mio ennesimo comportamento, mi mette agitazione.
Salgo in macchina conscio del fatto che io debba giocarmi bene le mie carte, per non mandare tutto a puttane, a tutto gas mi dirigo verso l'ufficio.

Tamburello nervosamente le dita sullo sportello chiuso, sono poggiato ad esso in attesa di Caroline, immerso nei miei pensieri confusi, non so proprio come affrontare il discorso essendo delicato.
All'improvviso un rumore di tacchi mi fa voltare, è lei, come sempre bellissima, eppure, da quando un ciclone è entrato nella mia vita è cambiato tutto.
Aspettavo un'occasione con la ragazza che ai miei occhi era perfetta, e che mi sta raggiungendo sorridendomi, ed ora che finalmente si stava realizzando tutto, non è lei che sogno, che mi fa restare sveglio la notte, che tormenta i miei pensieri di continuo.

Chloe, tutto l'opposto di ciò che avrei creduto di poter desiderare, sembra non essere fatta per me, ne io per lei, diciamolo.
Anche se alla fine, chi può dire una cosa del genere davvero, chi può sapere quale sia la giusta metà che combacia con i tuoi angoli se non provi ad incastrare i pezzi?

Magari non mi perdonerà, magari durerà un'ora, perché ci faremo fuori a vicenda, visto i nostri caratteri, ma per una volta perché non posso seguire il mio cuore e vedere dove mi porta?

Mentre rimugino su questo, Caroline, con determinazione si avvicina e fa qualcosa che mi sorprende, posa le sue labbra sulle mie lasciandomi interdetto, rovinando tutti i miei piani.
Mi scanso subito scostandola, quel breve bacio inaspettato non mi ha provocato nulla, nessun brivido, nessun battito, segno che sia cambiato tutto.

« Caroline, ascolta, io...»
« Non hai provato niente perché sei interessato a Chloe.»
Mi interrompe sorprendendomi, la fisso stupito.
«Non sono idiota, l'altra sera era palese quanto fossi geloso di Mark e non facevi altro che guardarla, ma perché mettermi in mezzo?»
Abbasso lo sguardo colpevole.
« Non ti ho presa in giro, se è ciò che pensi, mi sei sempre piaciuta, ma poi lei...»
Non so nemmeno come spiegare quello che è successo da quando è entrata nella mia vita.
« Non è stato corretto, e volevo capire se baciandoti sarei riuscita a farti provare qualcosa.»
Mi dispiace e posso solo dirglielo ed è ciò che faccio, si volta e va via adirata.

Mentre rimugino a ciò che è appena successo, il tonfo di uno sportello mi costringe a guardarmi intorno, il mio sesto senso è in allerta, e purtroppo, trovo degli occhi lucidi scuri che mi osservano sofferenti a poca distanza, ed io maledico questo destino infame che si diverte a giocare sempre con la mia vita.

Chloe è ferma davanti la sua auto, parcheggiata non molto distante, e io vorrei correre da lei per dirle che non è come sembra, ma il terrore che , proprio ora che sono pronto a mettere in gioco il mio cuore, lei abbia assistito ad una scena che non sarebbe mai dovuta esistere, irrigidisce tutti i miei muscoli, impedendomi i movimenti.

Mi preoccupano i pensieri e le emozioni che ne sono generati, la paura di perderla ancor prima di aver avuto la possibilità di viverla a pieno, e non è giusto.

Mi dirigo verso la donna che sto perdendo, ma lei, a passo spedito è già vicina all'ascensore, inizio addirittura a correre per raggiungerla, la chiamo a gran voce ma non si volta, proprio quando sta per sfuggirmi, riesco ad afferrare il suo braccio.
Si scansa con uno scatto e voltandosi, nei suoi occhi leggo qualcosa che non so decifrare, ma qualunque cosa sia mi ferisce, blocca le parole che si sgretolano sulle mie labbra, incapaci di uscire, per poterle spiegare come sono realmente andati i fatti.
«Non toccarmi, devi starmi lontano d'ora in avanti.»
Pronuncia queste parole con rabbia, con dolore, ed io, riesco solo ad osservare la donna che ho davanti entrare in ascensore e vedere la sua figura scomparire attraverso delle porte metalliche lucide.
Mi sento uno schifo, un vuoto e un dolore al centro del petto che mi divorano, e mi rendo conto in quel preciso istante che non ho mai potuto fare a meno di lei, e che le ho sempre fatto del male.
Ma soprattutto, mi rendo conto che ciò che provo è autentico, non posso scappare e non voglio più farlo.

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