capitolo 32 - Andrea
Andrea
Parcheggio sotto casa di Caroline e le invio un messaggio per dirle che la sto aspettando.
Ho una strana sensazione per la serata che mi porta ad essere inquieto.
Forse non voglio ammetterlo con Davide, non lo ammetterò di sicuro con Chloe, ma se quell'idiota di Mark avrà atteggiamenti troppo intimi con lei, o sfacciati per i miei gusti, non so come reagirò.
Alla sola idea che davanti a me possa prenderle la mano, un gesto in fondo il più innocuo, o addirittura abbracciarla, accarezzare i suoi capelli morbidi, stringo i pugni e la voglia irrefrenabile di spaccare qualcosa mi assale.
Mi chiedo a che punto siano quei due, se già l'abbia baciata, se anche lui abbia potuto assaporare quelle labbra carnose a cuore, e soprattutto, cosa più importante, cosa abbia provato lei.
All'idea che le sue labbra si siano posate su quelle di un altro potrei urlare, apro meglio il finestrino per respirare un po' d'aria, al pensiero che Chloe abbia provato le stesse emozioni che ha sentito baciando me, senza farne differenza, un moto di rabbia si accende all'interno del mio corpo.
Ed io sono il solito idiota perché devo scacciarli questi pensieri, quella ragazza, e mi ritrovo sempre nella medesima situazione.
Sempre lei che mi fa impazzire.
Il portone dell'enorme palazzo lussuoso si apre e vedo la mia futura fidanzata in tutto il suo splendore come al solito, credo di non averla mai vista senza trucco, per quanto non esageri mai, oppure con i capelli tutti disordinati, è sempre in ordine e con l'outfit curato.
Nonostante non sia una di quelle oche.
L'abito bianco che ha scelto per la serata le dona e mi è sempre piaciuta con la coda, mette in risalto il suo bel viso e gli occhi verdi chiarissimi.
Eppure, la prima cosa alla quale la mia stupida mente riesce a chiedersi, è se anche Chloe abbia scelto un abito corto come il suo.
Stringo il volante infastidito con me stesso per non essere in grado neanche di ammirare tranquillamente la ragazza che, sorridendomi, sta entrando in auto, senza perdermi in pensieri che non dovrei avere, senza lei fra i piedi.
Mi avvicino per posarle un bacio sulla guancia e inspiro il suo profumo, un po' troppo forte, da cretino quale sono, subito penso che avrei preferito una fragranza di un fiore delicato, un fiore sconosciuto.
Serro la mascella tirandomi indietro, l'ho fatto di nuovo.
«Pronta per la cena?»
Mi sorride dicendosi emozionata, io invece non lo sono per niente, saremmo dovuti uscire solo noi due, ma non devo lasciare che questo intoppo mi porti fuori strada, la mia missione sarà baciarla entro fine serata.
Devo assolutamente togliermi dalla testa quella mora in qualche modo e Caroline deve assolutamente aiutarmi, devo solo accelerare le tappe della nostra frequentazione per riuscirci.
Arrivati al ristorante, praticamente dopo aver spiaccicato poco più di tre parole, per via del nervosismo che cresce, mi chiedo chi abbia scelto questa location.
Vomita lusso, e per quanto di tanto in tanto mi piace trattarmi bene, o portare una donna in qualche luogo carino, questo è troppo, mi aspetto di trovare qui mio padre, e ci mancherebbe solo questa.
«È stato Mark a proporre questo posto?»
Chiedo entrando e notando lo sfarzo ovunque posi lo sguardo.
« In realtà lo abbiamo scelto insieme, ci siamo ritrovati in ascensore e chiacchierando abbiamo scoperto di frequentare spesso questo ristorante.»
Andiamo bene.
Io odio posti simili, ma abbozzo un sorriso di circostanza e tengo i pensieri per me.
Appena mi volto la vedo e non so cosa succede, ma sembra quasi che il tempo in sala si fermi, ogni persona sembra essere immobile, come se i camerieri non stessero sfrecciando fra i vari tavoli, ogni suono sembra svanire, il chiacchiericcio dei clienti, il rumore di stoviglie.
Sono catturato totalmente da quelle iridi nocciola scure, che sembrano essere perse nelle mie, tanto quanto lo sono io.
Cazzo, lo so che dovrei scappare, per il bene di entrambi, lo so che lei sarà la mia rovina, ed io la sua, ma giuro che ci sto provando e ogni volta fallisco.
Non so nemmeno che vestito abbia, se un pantalone o tacchi, non riesco ad abbassare lo sguardo, perché al momento, sono perso e non riesco a ritrovarmi.
« Sei davvero molto bella questa sera.»
Sussurro ad un passo da lei, ed è la verità, non mi importa cosa indossi, è il sorriso che sta adornando il suo viso che le da una luce unica.
Ignoro come Mark saluti affettuosamente Caroline, in realtà, ho dimenticato proprio che ci siano anche loro due, ma la mia dama richiama la nostra attenzione e mi rendo conto di aver sbagliato di nuovo, Chloe riesce sempre a stravolgere tutti i miei piani.
Accidenti.
Saluto Mark con un cenno del capo e non me ne frega niente se sono maleducato, ma sto facendo uno sforzo immane ad essere qui stasera, perché già vederlo posare quella mano sulla sua schiena per me è troppo.
E sono appena arrivato.
Ci sediamo tutti e la serata ha ufficialmente inizio, una serata che sembra essere organizzata per due, e quei due continuano a chiacchierare e sorridere, mentre io e Chloe non riusciamo ad essere coinvolti.
Lei ha la mia stessa voglia di essere altrove, di essere soli, le si legge in faccia, non posso pensare che sia solo una mia fantasia.
Non riesco a distogliere lo sguardo dal suo volto per più di pochi minuti, non riesco a far finta di non essere calamitato dal suo essere, per quanto mi sforzi.
Il problema è questo, ha un potere che è inspiegabile, le basta essere presente in un posto, in una stanza, per attrarmi come una calamita, la mia condanna è semplicemente incrociare il suo sorriso per restarne abbagliato.
Cazzo, sembro un adolescente, ma cosa mi succede con questa ragazza?
Il fatto che neanche lei riesca a dare attenzioni all'uomo che è seduto al suo fianco, proprio come io non riesca a farlo con la donna che questa sera mi ha accompagnato, la dice lunga sul disastro che siamo.
Come faccio ad ignorare i miei occhi sempre puntati nella sua direzione a scrutare i suoi gesti, a sperare di non vederla sorridere ad un'altro, e ritrovarmi i suoi addosso più di quanto avrei sperato.
Ad un tratto si alza con un viso sofferente e si allontana con la scusa di dover fare una telefonata, ma so di averla scossa con il mio atteggiamento, lo sto facendo da tempo e non vorrei, giuro che sto provando a togliermela dalla testa, e forse anche dal cuore, perché temo possa essere arrivata fin lì.
Ma è assurda una cosa simile, vero?
Afferro la metà del grissino che è sopravvissuto alle mani di Chloe, e come lei, inizio a dedicarmici sbriciolandolo per la frustrazione, i miei occhi sono fissi verso la porta d'ingresso dove l'ho vista uscire e ad un tratto le mie gambe si muovono sole.
Mi allontano dal tavolo con la scusa di aver visto un conoscente e volerlo salutare, esco dal ristorante e l'aria fresca è un toccasana, respiro a pieni polmoni vedendola poco distante.
Mi avvicino e d'istinto, senza pensarci, poso la mano sulla sua guancia incastrando i nostri occhi.
«Stai bene?»
È ciò che mi interessa sapere, ma si scosta dal mio tocco nervosamente.
«Smettila di seguirmi, smettila di guardarmi.»
Pronuncia queste parole come se fossero una supplica, nonostante il tono sia acido.
Fa pochi passi indietro mettendo ancor più distanza fra i nostri corpi, distanza che invece io vorrei annientare.
« Perché ti comporti così quando sei stato tu a dirmi di starti lontano e dimenticare quel bacio?»
Sputa all'improvviso, ed è chiaro quanto io stia sbagliando con lei, mi ripeto di starle lontano ma finisco sempre per non farlo e confonderla, o ferirla.
«Sei stato tu a scegliere Caroline, tu a spingermi fra le braccia di un'altro, volutamente.»
Serro la mascella inevitabilmente perché è vero ciò che ha appena detto, e non sa quanto vorrei semplicemente girarmi e andare via, e quanto non riesca a farlo.
Ma ciò che dice subito dopo mi fa perdere il controllo, forse ormai esasperato da tutto questo tenermi dentro dei sentimenti contrastanti che non capisco, ma che sono troppo forti per continuare a cercare di soffocare inutilmente.
« Cosa c'è Andrea, ti sei per caso reso conto di aver sbagliato? Perché non mi sembra che di me non ti importi nulla.»
Mi fissa determinata in attesa della verità, ed io, scopro le mie carte.
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