capitolo 20 - Andrea

Andrea

La mia priorità questa sera è seduta accanto a me, concentro tutte le mie attenzioni sulla donna perfetta avvolta da un meraviglioso abito blu di raso che le fa risaltare gli occhi chiari, il suo sorriso è assolutamente radioso e sento di avere già la vittoria in pugno.
Ovvero, un appuntamento.
Se mi gioco bene le mie carte presto saremo finalmente una coppia, di certo è servita la serata, e devo ammettere, anche qualche dritta datami da Chloe, ma io mi sto impegnando molto.

Chiacchieriamo e mi sembra coinvolta, un uomo lo sente quando una donna è ben predisposta e c'è feeling, il gentil sesso è così trasparente e puro quando si tratta di emozioni, almeno per me.
Lo capisco subito se una donna è interessata, se inizia a provare qualcosa, o se vuole solo dissetare i propri istinti per una notte, sono un libro aperto, basta solo saperlo leggere.

Di tanto in tanto, sussurro al suo orecchio qualche stupida battuta sull'attore protagonista, lo metto a confronto ironicamente con me, riuscendo a provocare in risposta risate di assenso.
Proprio quando mi decido a chiederle finalmente di andare a mangiare qualcosa insieme, una sera di queste, restando inizialmente sul vago, così da avere una via d'uscita in caso di rifiuto, mi si contorce lo stomaco inspiegabilmente.
Caroline abbassa lo sguardo e accetta volentieri, io ne sono felice, è ovvio, è ciò che volevo da mesi, restavo a guardarla da lontano mentre avevo qualche storiella, la ammiravo e fantasticavo su questa donna perfetta ai miei occhi.

Ed ora? Non esulto come mi sarei aspettato.

La mente, che non riesco facilmente a padroneggiare, decide sempre di tirarmi brutti scherzi tormentandomi.
Provo a scacciare i pensieri di una ragazza vestita di rosso praticamente a venti metri da me, mi impongo di restare concentrato su Caroline, mi impongo di non voltarmi verso destra.
Non mi importa che lei sia così vicina, non mi importa che sia qui con un altro, non mi importa che abbia quel maledetto abito rosso, che lui possa posare i suoi occhi sulla sua scollatura, che possa...
Basta!

Guardo lo spettacolo, come se mi importasse qualcosa, e mentre il finto Johnny insegna il salto alla finta Baby, i ricordi si rincorrono fra loro per trovare proprio quel momento che ho cercato di seppellire, ma torna sempre a galla.

Non capisco come una banalissima serata insieme sia riuscita a smuovere qualcosa di incomprensibile dentro di me,mi sembra di essere tornato adolescente e venire scombussolato da sensazioni che avevo sepolto, e che comunque non comprendo.
In quell'attimo solo io so quanto avrei voluto baciarla, quella combina guai era con tutto il suo corpo spalmata sui miei muscoli tesi, ed io, la tenevo stretta a me il più possibile, per avere il più a lungo possibile le sue labbra vicine.
Ma non ero pronto a accorciare quella breve distanza, come non ero pronto ad essere travolto da ciò che mi stava esplodendo all'improvviso nel petto.

Le mie pupille, contro ogni volontà, si spostano verso destra e lo sguardo di Chloe mi trafigge, per un attimo resta a fissarmi come se in realtà non mi vedesse, come se fosse persa anche lei in qualche pensiero, o chissà, un ricordo, magari il nostro.
Ma perché dovrebbe, si sta godendo la serata con il suo caro Mark, infatti, dopo pochi attimi si riprendere e inizia a parlottare con lui e sorridere sotto il mio sguardo.

Il sorriso sarcastico lo tengo per me, tornando a guardare il palco e cerco di nascondere i pugni stretti, non dovrebbe importarmi nulla di ciò che fa, per me è una collega e nulla di più.

Allora perché continuo a infastidirmi e a guardarla? Cazzo!

Fingendo di grattarmi la nuca mi volto appena per non dare nell'occhio e ciò che vedo mi fa girare con tutto il busto fregandomene, non so perché non mi alzi e non corra lì a portarla via.
Mark ha messo il braccio intorno alle spalle di Chloe e mi sembra che a lei stia bene, anzi, quest'ultima mi sorride.

Perfetto, è guerra mia cara!

Inizio a tamburellare nervosamente con le dita sulla mia gamba, i miei nervi erano già tesi, ma ora, si sono spezzati nel vedere questa scenetta da strapazzo.
Qualcosa che non capisco inizia a divorarmi letteralmente le viscere e non può di certo trattarsi di gelosia, mi rifiuto.

Caroline al mio fianco percepisce il mio stato d'animo agitato dopo l'ennesima volta in cui mi muovo e rimuovo sulla mia poltroncina nel giro di cinque minuti.
«Tutto bene?»
In quel frangente un lampo di genio.
«Insomma, sono irrequieto perché c'è una ragazza che tempo fa ho rifiutato con molto tatto, per me era solo una conoscente, ma ogni volta che mi vede ha la speranza che possa nascere qualcosa e sta male puntualmente.»
Fingo un'aria sofferente, ma forse devo fingere poco.
« Mi daresti una mano?»
Lei mi guarda interrogativa e non c'è bisogno che mi chieda come, la domanda è scritta sul suo volto.
« Io non voglio che soffra, ma forse si metterebbe il cuore in pace se mi vedesse con una ragazza e pensasse che io sia fidanzato.»
Il suo sorriso di comprensione mi dice che ha abboccato.
«Hai ragione, in genere a noi donne serve scontrarci con la dura realtà, pur facendoci male.»
Annuisco semplicemente, sono un genio.

Mi sporgo verso di lei e anche io metto il mio braccio sulle sue spalle, e sono più che sicuro che la cara Chloe mi stia guardando, ma io non l'ho fatto per ripicca o con l'intento di fare un dispetto a lei, o comunque non solo, ne ho approfittato per avvicinarmi di più alla mia dolce quasi metà.
Giusto per essere sicuri, più che altro per curiosità, grattandomi l'orecchio mi volto leggermente per dare un'occhiata alla mia destra, il mio sopracciglio inizia a tremare dal nervosismo.
Quella grande impertinente mi fissa truce e poi stampa un bacio sulla guancia di quel cretino.

Mi alzo d'istinto, nonostante il buio della sala le faccio segno di uscire, sono pronto anche a trascinarla fuori se necessario, quindi meglio che mi segua con le sue gambe, prima di dare noi spettacolo.
Perché tutti assisterebbero alla scena di me che mi avvicino a quei due e me la carico in spalla uscendo di qui, magari con un pugno sul mascellone di Mark come finale.
E sia chiaro che lo faccio solo per lei, non sa che tipo sia questo ragazzo, magari vuole solo portarsela a letto, e comportandosi così gli manda proprio il messaggio sbagliato.

Le luci soffuse bastano per vedere i suoi occhi che mi sfidano, e la signorina dovrebbe riuscire a vedere i miei accesi di rabbia, nonostante questo continua a mimare un no con la testa.
Il mio sorriso sarcastico è il preludio a ciò che accadrà, tento di mantenere la calma, ma non sono famoso per questo, quindi mi incammino verso la donna che mi fa perdere il controllo, pronto a strozzarla.
Caroline mi richiama fermando i miei passi, mi ero dimenticato di lei.
« Andrea, tutto bene?»
Il tono è preoccupato e confuso, lo spettacolo è agli atti finali e senza dare spiegazioni mi alzo e vado via, devo inventarmi qualcosa.
« Ho visto quella ragazza uscire con l'amica in lacrime, mi sento in colpa, voglio giusto capire se sta bene, e dirle di andare avanti con la sua vita.»
Conscio di comportarmi da stronzo bugiardo, non ho intenzione di bruciarmi la mia opportunità con la donna dei miei sogni.
« Sei davvero un ragazzo sensibile. Vai, tranquillo.»
Mi sorride e in fondo non le sto esattamente mentendo, perchè è ciò che farei se si presentasse una situazione simile, non sono un bugiardo solo perché in questo momento non sta andando così.
Non posso dirle che sto andando a salvare una collega da sé stessa.

Punto i miei occhi sulla mora che mi manderà al manicomio e la trovo in piedi, entrambi ci dirigiamo verso l'uscita, ad ogni gradino la rabbia sale, ad ogni gradino l'immagine che ho visto mi si ripropone.
Appena la raggiungo afferro la sua mano e la trascino letteralmente fuori dalla sala, non so nemmeno io dove, e mi sto sempre trattenendo dal caricarla in spalla e portarla via.
Oltrepasso i bagni, oltrepasso alcune porte, ignoro volutamente le sue proteste e le sue domande, la mia mano tiene salda la sua e i miei passi sono frettolosi.
Quando non ne posso più, apro una porticina ed entriamo, la richiudo e poggio le mie spalle su di essa.

È in trappola.

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