Capitolo 2 - Chloe
Tolgo i saldali color oro slacciando le fibbie laterali e le prendo in mano, immergo i piedi nella sabbia ancora tiepida, è il tramonto, e la natura ci regala un bellissimo cielo dalle sfumature arancioni.
Il mare è talmente limpido e cristallino che sembra ingoiare quella enorme palla di fuoco, nel giro di brevi istanti svanisce sotto i miei occhi.
Delle forti mani si intrecciano intorno al mio ventre e le braccia muscolose mi avvolgono stringendomi, così da far battere più forte il mio cuore, perché so che è lui.
Mi volto nel suo abbraccio e i suoi occhi scuri sono ad un passo, proprio come le sue labbra.
<< Chloe, volevo farlo da tempo. >>
Sussurra dolce al mio orecchio e il mio stomaco si contorce per ciò che sta per accadere, quasi non respiro, aspetto questo momento da troppo.
Lo vedo accorciare finalmente la distanza ed io chiudo gli occhi abbandonandomi a queste emozioni, e finalmente...mi lecca, mi sta leccando tutta la guancia, poi passa all'orecchio.
Sbarro gli occhi con faccia schifata, davanti a me ho due occhietti nocciola chiari, contornati da pelo nero e bianco, ed io, nizio ad urlare con tutto il fiato che ho nei polmoni.
<< Jolly. >>
Il gatto malefico di mia madre scappa via.
Ha rovinato tutto, era un sogno perfetto, finalmente Mark stava per baciarmi, almeno nei miei sogni, ma neanche lì sono fortunata.
Mai una gioia.
Mi alzo dal letto irritata e vado dritta in bagno borbottando minacce di morte contro quella palla di pelo, lego i miei lunghi capelli scuri e mi lavo subito il viso e l'orecchio.
Ancora irritata e scalza, a passo spedito vado in cerca di mia madre per casa, la trovo in cucina che canticchia allegra facendo ondeggiare la sua coda nera, appena vede la mia faccia livida si blocca.
<< Che succede? >>
La sua espressione è confusa, la mia agguerrita.
<< Accendi il forno, a colazione mangeremo Jolly stamattina, dove si è cacciato? >>
Inizio a guardarmi intorno, mi abbasso per cercarlo sotto la poltrona del salotto, lo cerco dietro la porta, sembro una pazza.
<< Se non la smetti di dire stupidaggini infilo te nel forno, con contorno di patate, muoviti o perderai l'aereo. >>
La mia testa scatta verso l'orologio in vetro appeso al muro, constato che quel gatto per stavolta è salvo, non ho abbastanza tempo per farlo fuori, quindi accantono i miei piani di vendetta e mi fiondo sulla colazione e poi a fare una bella doccia.
Il viaggio sarà lungo e non so quando potrò tornare a trovare la mia famiglia, mi mancheranno, proprio come mi mancherà la mia bella Italia, la mia splendida Calabria, con la sua semplicità, il suo calore, il suo mare, la sua ospitalità.
Dopo la mia laurea in marketing, mi sono fatta coraggio e mi sono trasferita in America, ormai già da sei mesi, e dopo mille tentativi, sono riuscita ad ottenere uno stage in un'agenzia pubblicitaria.
Questo è il lavoro dei miei sogni, ho le idee ben chiare su ciò che voglio dal futuro.
Amo l'America, credo sia per colpa di mia madre, pur essendo italianissima ho un nome americano e lei non ha fatto altro che farmi sognare questa vita che mi sto conquistando, e Mark sarebbe la ciliegina sulla torta.
Lo stage è stato duro ed è durato due mesi, lui è stato il mio mentore, ed è assolutamente perfetto, nei miei quasi ventisei anni non ho mai visto un uomo più affascinante.
Occhi scuri e profondi, un sorriso che ti abbaglia, e poi è così intelligente e simpatico...
<< Chloe, come al solito fantastichi ad occhi aperti. >>
Mio padre mi richiama facendomi schioccare due dita davanti gli occhi.
Lo ignoro e corro a prendere lo zainetto, mentre papà sistema le valigie nel portabagagli, e non posso non soffermarmi un attimo a guardare la mia casetta, non riesco a trattenere un sospiro di tristezza, mi volto verso il mare, me ne sfugge uno di malinconia, salgo in macchina e partiamo.
Il percorso verso l'aeroporto è stato pieno di raccomandazioni, non è facile per un genitore sapere la figlia così lontana, in un paese straniero, senza possibilità di raggiungerla facilmente, la preoccupazione è tanta, lo capisco.
Saluto i miei stringendoli forte e trattenendo le lacrime, in genere sono una frignona solo quando sono sola con me stessa, non mi piace mostrarmi vulnerabile, ma a volte è impossibile.
Salita a bordo sono un po' nervosa, è sempre così per la partenza e per l'atterraggio, sono il mio incubo, ho crisi di panico, di sicuro quella stronza di Sofi, la mia migliore amica, non mi ha aiutata con la sua telefonata.
In genere vengo sempre accusata io di non collegare il filtro cervello/bocca, ma lei non è da meno, forse è per questo che ci amiamo così tanto.
Il primo volo è solo di un'ora e mi porta a Roma, sono stata comunque tranquilla, la dolce signora seduta accanto a me mi ha aiutata a distrarmi chiacchiarando, invece ora che dovrò affrontare un volo di quasi dieci ore è tutta un'altra cosa.
Attraverso la grande vetrata, mentre sono in fila per i controlli del volo successivo, osservo l'aereo che mi porterà dall'altra parte del mondo, incontro al mio futuro.
Un futuro che devo conquistare, e sono solo al punto di partenza, la strada davanti a me è piena di intoppi e di sicuro ci saranno momenti in cui vorrò mollare, ma sono testarda, bisogna esserlo.
La prima volta che ho fatto un viaggio così lungo ho anche pensato di ubriacarmi per affrontarlo, ma non è consentito, spero che i sonniferi siano consentiti perché ne ho presa una pillola, dovrebbe fare effetto a breve.
Salgo sull'aereo con un senso d'ansia,trovo subito il mio posto e
aggancio la cintura di sicurezza con mani tremanti, il primo tentativo va a vuoto, il secondo funziona, inizio a picchiettare con le unghie sul bracciolo del sedile, e quando sono nervosa devo cantare per calmarmi.
Mi concentro sul ritmo, sulle parole, a non stonare, amo cantare, ovviamente è una cosa che sono costretta a fare a bassa voce, quindi anche per quello devo essere concentrata.
Intono il motivetto di Shivers di Ed Sheeran che mi gironzola in testa.
L'hostess al centro del corridoio inizia a spiegare in diverse lingue cosa fare in caso di incidente, al solo pensiero io vado in iper ventilazione, per distrarmi inizio a parlare da sola.
<< Bhe, sono stata poco ma mi sono abbronzata parecchio. >>
Osservo le mie braccia e le gambe abbastanza scure, c'è da dire che parto avvantaggiata, ho di mio una pelle leggermente olivastra.
<< Per carità, uccidetemi adesso, non fatemi soffrire per tutto il viaggio di dieci ore. >>
Una voce profonda e sofferente proviene proprio dall'uomo seduto accanto a me che comodamente è poggiato con la testa al sedile e indossa gli occhiali da sole.
Mi volto ed è immobile, sembra dormire, per un attimo ho la sensazione di essermi sbagliata, non può essere stato lui a parlare, ma poi sospira pesantemente facendo fuoriuscire tutta l'aria dal naso e toglie gli occhiali, mi guarda, e per un attimo ho la netta sensazione di conoscerlo.
Osservo i suoi occhi, sono nocciola chiari ma hanno diverse sfumature verdi che sembrano dargli luce, non capisco cosa abbiano i suoi occhi, ma sono davvero belli.
Mi schiocca le dita davanti il viso arrogantemente facendomi innervosire.
Ma chi si crede di essere questo pallone gonfiato?
Questo gesto può farlo solo mio padre.
<< Sveglia bella addormentata. >>
Resto a bocca aperta per la sua sfacciataggine e maleducazione.
<< Hai intenzione di cantare per tutto il volo? O di parlare da sola? >>
In questo preciso istante i miei piani di vendetta prendono forma nella mia bella testolina, sistemo la gonna azzurra a pois, accavallo le gambe, per quanto mi sia concesso in questo piccolo spazio, e mi schiarisco la voce.
Mi volto verso il mio compagno di viaggio con il busto e con un sorrisone malefico stampato in volto, immagino anche i miei occhioni scuri illuminarsi, e probabilmente se mi osservasse bene, nascosti fra i capelli, proprio sul capo, noterebbe due piccole corna rosse.
<< Io sono Chloe. >>
Gli porgo la mano, lui confuso con fronte aggrottata la afferra titubante.
<< Andrea. >>
Si passa una mano fra i capelli leggermente ramati, evidentemente a disagio, e si risistema per bene sul suo sedile, la testa nuovamente poggiata, gli occhiali a coprirlo, ed io è proprio qui che decido di attaccare la mia preda.
(Ho preso una freccia al cuore)
I took an arrow to the heart
(Non ho mai baciato una bocca che ha il sapore della tua)
I never kissed a mouth that tastes like yours
(Fragole e qualcosa di più)
Strawberries and somethin' more
(Ooh sì, voglio tutto)
Ooh yeah, I want it all
(Rossetto sulla mia chitarra (ooh))
Lipstick on my guitar (ooh)
(Riempi il motore, possiamo guidare molto lontano)
Fill up the engine, we can drive real far
(Vai a ballare sotto le stelle)
Go dancin' underneath the stars.
Lui subito schizza in avanti facendo quasi cadere gli occhiali da sole e mi fissa con sguardo scioccato e la bocca semiaperta, in risposta io sorrido sbattendo le ciglia più volte, simulando l'angioletto che non sono.
<< Stai scherzando? >>
Rispondo alla sua domanda portando la mia mano chiusa a pugno sotto le mie labbra carnose, come se fosse un microfono, lui serra la bocca in una fessura e chiude gli occhi come se cercasse di calmarsi, resta immobile pochi istanti per poi ritornare al suo posto.
Mentre l'aereo decolla afferro la sua mano stringendola, forse troppo forte visto che lo vedo spalancare la bocca.
<< Scusa. >>
Rammaricata lo lascio andare.
Un sobbalzo mi scuote, mi ero appisolata, il sonnifero ha fatto effetto, devo aver dormito per gran parte del viaggio, mi trovo con la testa poggiata sulla spalla del mio nuovo migliore amico, e quando me ne accorgo mi irrigidisco.
Cerco di staccarmi molto lentamente con la speranza che anche lui si sia appisolato e non si sia accorto di nulla, alzo lo sguardo ed invece trovo i suoi occhi fissi su di me.
Il suo sguardo è strano e anche la sensazione che provo, lo stomaco ad un tratto sembra contorcersi, tutto questo è molto imbarazzante, mi rimetto subito al mio posto, senza dire una parola, e stranamente nemmeno lui lo fa.
Devo sempre ritrovarmi in situazioni bizzarre.
Osservo dal finestrino, sporgendomi un po', questa enorme città che sta cambiando la mia vita, i suoi palazzi, i suoi parchi, e soprattutto l'oceano, nonostante sia notte e non riesca a vederlo bene, e sorrido entusiasta.
Peccato che il posto al finestrino sia del mio paziente amico, io ho il lato corridoio, quindi sto invadendo il suo spazio, la gioia gli si legge in volto.
Dopo poco si avvicina il momento dell'atterraggio, io inizio il mio rito stringendo le mani sulle ginocchia.
(Ooh, non ne ho mai abbastanza)
Ooh, I can't get enough
(Sai che potresti farmi a pezzi (ooh))
You know you could tear me apart (ooh)
(Rimettimi insieme e prendi il mio cuore)
Put me back together and take my heart
(Non avrei mai pensato di poter amare così tanto)
I never thought that I could love this hard.
<< Oh Gesù, di nuovo.>>
Mi volto agguerrita verso di lui fulminandolo.
<< Sei un maleducato, non riesci ad avere la sensibilità di sopportare che io canti per due minuti perché ho paura dell'atterraggio. >>
Ha il coraggio di ridere ironicamente alle mie accuse.
<< Io sarei un maleducato? Non hai fatto altro che disturbarmi per tutto il volo, ho avuto fin troppa pazienza. >>
Controbatte, questa faccia di bronzo vuole portare avanti questa discussione.
<< È arrivato mister sensibilità.>>
Non ha capito che con me gli sbruffoni non vincono.
Lo fisso accanita sfidandolo, mentre lui è pronto a dire la sua infervorato, ma sembra perdere lucidità fissando le mie labbra per via della troppa vicinanza fra i nostri volti, in effetti, entrambi, discutendo, ci siamo avvicinati all'altro.
Mentre stiamo litigando la voce del comandante si espande potente per tutto l'aereo informandoci di essere atterrati, guardo dal finestrino e posso constatare di essere sulla terra ferma, confusa mi guardo intorno e gli altri passeggeri stanno già scendendo dall'aereo, istintivamente mi volto verso lo sconosciuto e gli sorrido.
<< Non mi sono accorta di niente per la prima volta, grazie, è stato bello litigare con te.>>
Gli occhi davanti mi scrutano con attenzione assottigliandosi, si passa una mano sulla barba leggermente ramata ed ispida.
<< Ti sei drogata prima di partire per riuscire ad affrontare il viaggio? È l'unica spiegazione logica che avrebbe tutto il tuo comportamento.>>
Il mio viso si colora subito di rosso, un po' per imbarazzo e un po' per rabbia, avrei voglia di mandarlo a quel paese, e non so perché non lo faccio.
<< Spero di non rivederti mai più, troglodita."
I suoi occhi si sbarrano.
<< Cosa? Io spero di non rivederti mai più, è stato un incubo.>>
In tutto questo l'hostess continua a dirci gentilmente di scendere dall'aereo perché siamo gli unici rimasti a bordo, mi affretto ad allontanarmi da lui con piacere, infondo questa città è enorme, sarà l'ultima volta che lo vedrò.
Ciao a tutti, di sicuro starete pensando, ma a te, incontri tranquilli e normali, personaggi sani di mente, non piacciono proprio?
Ahahah ovviamente no!
(visto che sono tutti così i miei personaggi credo che la risposta sia superflua)
Spero vi sia piaciuto e vi abbia divertito.... Chloe sarà un bel tipetto!
https://youtu.be/Kg-YqwyZiOU
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